sabato 22 dicembre 2018

Lettera ad Antonio Megalizzi, su giornalismo e terrorismo - Ennio Remondino




Caro Antonio, caro collega.
Funerali di Stato per te Antonio, con cattedrale e arcivescovo della tua Trento, col Presidente della Repubblica e quello del Consiglio, e soprattutto con il pianto dei tuoi familiari e dei tuoi amici. Quelle due bandiere sulla tua bara, il tricolore e quella europea per cui tu ti battevi tanto che rischiava di non esserci. Lascia perdere gli sciocchi, e oggi sappi che, nonostante formalismi forse esagerati, tutti quelli che ti sono attorno sono realmente addolorati. Eri giovane, eri idealista, eri un ‘bravo ragazzo’, in un contesto in cui dare a uno quel riconoscimento, si rischia di bollarlo da ingenuo. Vorrei parlare con te da collega. Da nonno del mestiere. Prima una confidenza. Poi alcuni consigli /avvertimenti (vizio di noi vecchi).
Ho letto che ti hanno riconosciuto pubblicista ad honorem, ma post mortem. Amaro in bocca. Ma a turbarmi è stato l’elenco dei giornalisti uccisi nel 2018. 80, e tu mancavi, fuori tempo massimo e fuori classifica. Reportes sans Frontieres dettaglia quanti tra i nostri morti fossero ‘giornalisti professionisti’, quanti giornalisti ‘non professionisti’, o ‘collaboratori dei media’. Da antico frequentatore di tante guerre, sul fronte dei media, ho visto morire troppo giornalisti ‘non professionisti’ bravi e coraggiosi, e una infinità di ‘collaboratori dei media’, senza i quali l’informazione dei veri fronti di guerra ce la dimenticheremmo. 2019, meno dettagli e un po’ più di umanità, ti pare Antonio?

Il terrorismo di Stato
Quel giovanotto, quasi tuo coetaneo che ha distrutto se stesso e cinque vite. Jihadista improvvisato, il tuo assassino, e quindi praticamente impossibile da prevenire. La prossima volta dove? Ma caro Antonio, sul terrorismo ci stanno raccontando anche un sacco di balle. Lupi solitari, cani sciolti, ma il caso Khashoggi ha portato allo scoperto il terrorismo di Stato. Diciamocelo tra di noi, Antonio, che a gridarlo troppo si rischia almeno la carriera: sostenere il terrorismo fa parte della politica estera di Paesi alleati, come la petrolifera Arabia Saudita o la Turchia Nato. Lo ha intuito persino il Senato americano che ha recentemente invitato Trump a sospendere il sostegno militare all’Arabia Saudita.
Non accadrà mai, ovviamente, con tutti quei miliardi in armi Usa vendute a Riad. «Uno degli Stati che più hanno contribuito nei decenni a finanziare e ispirare il jihadismo, responsabile della morte di migliaia di civili in Yemen», ci ripete Alberto Negri, altro ‘vecchio’ da trincea. «In Arabia Saudita la coalizione guidata da Riad utilizza le brigate di Al Qaeda per combattere contro gli Houthi, i ribelli sciiti zayditi sostenuti dall’Iran. Dopo avere combattuto con i droni e raid aerei l’Aqap -Al Qaeda nella Penisola Arabica- gli Stati Uniti hanno lasciato che Riad ed Emirati arabi reclutassero i qaedisti nelle milizie di mercenari che combattono nel Sud dello Yemen, a Taiz e nel porto di Hodeida».

Ultima considerazione e poi ti saluto
Difficile leggere queste notizie vero? Forse al Parlamento di Strasburgo di questo non si parlava, ed è errore tragico. Come forse non si parlava della attualità di oggi nell’aria da tempo. Gli Stati Uniti che escono dalla Siria (forse). Io e te sappiamo che nemmeno dovevano starci, ma non facciamo troppo gli ingenui, almeno tra noi. Ti ricordi quando, dal Nord della Siria abbiamo celebrato la lotta dei curdi contro il Califfato? Ora lasciamo che la Turchia di Erdogan li massacri mentre continua a proteggere i jihadisti arroccati a Idlib. La cronaca più dettagliata la puoi leggere anche qui su Remocontro, ma confesso che tutto ciò, oltre allo schifo, provoca senso di colpa nei tuoi confronti.
Ma che cavolo di mondo e di giornalismo ti stavamo per lasciare Antonio, se tu, buono e idealista come ti hanno cresciuto, fossi vissuto a praticare questo dannato meraviglioso mestiere? Gli Usa che escono dalla Siria e lasciano nelle pesti gli alleati curdi, i soli che hanno veramente combattuto sul campo l’Isis. Carognata vero? Ma come ripete il mio amico Negri, «troppo difficile fare la guerra al terrorismo senza sporcarsi le mani». Ed ecco gli alleati turchi e sauditi che hanno alimentato il terrore. O la scemenza ultima di chi vorrebbe imporre all’Italia la visione israeliana del mondo, terroristi compresi. In tutto questo, accade che bravi ragazzi come te, Antonio, vengano uccisi. Perdonaci se puoi.

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