a Marsiglia ancora parte qualche nave verso le Americhe, per molti sopravvissuti al nazismo e alla burocrazia è l'occasione di fuggire da un'Europa minacciosa, piena di morte e di assassini.
il romanzo è una cronaca delle paure, dell'ansia, delle fughe tentate, degli incontri mancati, dei soldi che finiscono, dei documenti che mancano o scadono.
ancora oggi un libro così è attualità per le migliaia di profughi che vogliono arrivare in Europa, quella fortezza che non permette l'arrivo e il passaggio di quei profughi che spesso ha creato.
in Turchia, nei Balcani, in Libia, in Tunisia aspettano qualche biglietto, su qualche imbarcazione della morte o della salvezza, una lotteria che l'Europa sostiene e incentiva.
il romanzo non fa sconti a nessuno, non ci sono bugie, il tempo che con la sua falce non perdona.
cercatelo e soffritene tutti.
ps: qualche anno prima Emmanuel Bove aveva scritto un (grande) romanzo La trappola, si raccontavano situazioni simili.
…La autora escribió esta novela cuando
vivía la misma situación de refugiada que su innominado protagonista. Los
hechos que nos narra: la dificultad en conseguir los papeles y permisos
necesarios para poder embarcar y llegar a un destino seguro, son las mismas
complicaciones que tanto ella como millones de ciudadanos, que perdieron
precisamente esta condición, tuvieron que sortear para poder huir de un país
que no los quería dentro de sus fronteras, pero que a su vez no hacía más que
ponerles trabas para que no pudieran realizar lo que se les exigía. Personas
que se aventuraban a un futuro incierto, tratando de escapar de un presente más
incierto aún. Ciudades que no son un destino, como sentencia uno de sus
personajes: «[…] hijo mío, porque todos los países temen que en lugar de pasar,
queramos quedarnos. Un tránsito… es permiso para atravesar un país cuando está
claro que no se quiere permanecer en él.[…]»
Con un estilo
preciosista cargado de prosa poética, seguiremos las tribulaciones de nuestro
reflexivo protagonista. Un pobre hombre que es la excepción al resto, puesto
que él se contenta con sobrellevar la situación en esta ciudad, no necesita
huir; no cree que la solución esté en cambiar su incertidumbre por otra. Anna consigue
transmitir, con sus escasos diálogos y narración en primera persona, esa
sensación de soledad que siente aquel que ya no pertenece a ningún lugar.
Conoceremos a multitud de personajes y sus motivaciones para abandonar un
continente que estalla en llamas. Sus distintas condiciones particulares que
convergen en un mismo propósito.
Leyendo esta
novela ha acudido a mi mente en varias ocasiones aquella obra imprescindible de
Vasili Grossman, «Vida y destino». No solo por la similitud de estilos, también
por las conmovedoras historias que, me consta, se apoyan más en la realidad que
en la inventiva de sus creadores. Personas ajenas a la política y asuntos más
grandes que ellos, que pagan las consecuencias sin haber adquirido esas deudas.
Pero que aquí son el telón de fondo, donde el hilo central es la historia de
este alemán que por —al menos al principio— su desmedido deber moral, se carga
con la obligación de dejar resueltos los asuntos de un muerto, al que ni tan
siquiera conoció. Pero que al final es el amor el detonante que lo impulsa a
dejarse llevar por las circunstancias.
Literatura con
mayúsculas. Obra indispensable que hay que leer más de una vez en la vida. En
ella aparece todo lo que nos hace humanos.
Il desiderio, la necessità di fuga dall'Europa nella Francia
occupata dall'esercito nazista. Tanti i profughi che devono superare
l'intricata , frustrante e incomprensibile rete della burocrazia
nell"attesa di permessi, visti, disponibilità di mezzi. La voce narrante è
quella di un giovane tedesco, fuggito da un campo di concentramento, che
intreccia la sua storia personale con la tragedia di un'epoca e di un
continente. Da leggere per capire il nostro passato e il nostro presente
L’Io narrante è un tedesco fuggito da un campo di
concentramento nazista, che ha attraversato il Reno a nuoto e, dopo numerose
peripezie, si è arenato a Marsiglia. Siamo nell’inverno 1940-1941, la Francia è
stata occupata dalle truppe di Hitler, che la controllano saldamente al Nord, lasciando
gradi di libertà a Sud. A Marsiglia si è radunata una folla di fuggiaschi, che
assomiglia a una ”processione di anime morte”. Si muove incessantemente tra
diversi consolati (soprattutto del Messico, ma anche del Brasile e infine USA)
sognando un foglio di via e/o un permesso di soggiorno nella nuova patria cui
saranno destinati (sempre che riescano a raggiungerla). L’intero romanzo è
strutturato come un girone del Purgatorio di Dante, con questa grade turba di
sfollati che si muove in tondo alla ricerca di una via d’uscita, senza però mai
riuscire o a salire in Paradiso, o scendere all’inferno. Infatti il romanzo si
apre (e si chiude) con l’affondamento del piroscafo Montréal, che era rimasta
l’ultima via di fuga di un gran numero di profughi. Li vediamo ogni dì percorre
a vuoto, avanti e indietro, la lunga via del mare, la Canebière e poi sostare
nei diversi caffè lungomare (il Mont Ventoux, così caro al Petrarca, il
Saint-Ferréol e Aux Brûleurs des Loups). Con “un solo desiderio, imbarcarsi, e
un solo timore, dover restare”. Il romanzo riflette l’esperienza di profuga
della stessa Seghers bloccata a Marsiglia coi due figli, in attesa della
liberazione del marito, internato a Le Vernet, il lager per gli emigrati di
sinistra e i combattenti della guerra civile spagnola. Pur rendendo onore al
merito alla Seghers per le traversie patite e per lo sforzo profuso nel
racconto, il romanzo non riesce a decollare. E’ piuttosto sbiadito e ripetitivo
e chiuso in se stesso, senza un aggancio agli eventi bellici terribili che si
svolgevano in quel periodo. La devastante guerra nazista resta sullo sfondo,
quasi in sordina, dimenticando che l’intera Europa era un campo di
concentramento.
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