martedì 18 giugno 2024

Transito – Anna Seghers

a Marsiglia ancora parte qualche nave verso le Americhe, per molti sopravvissuti al nazismo e alla burocrazia è l'occasione di fuggire da un'Europa minacciosa, piena di morte e di assassini.

il romanzo è una cronaca delle paure, dell'ansia, delle fughe tentate, degli incontri mancati, dei soldi che finiscono, dei documenti che mancano o scadono.

ancora oggi un libro così è attualità per le migliaia di profughi che vogliono arrivare in Europa, quella fortezza che non permette l'arrivo e  il passaggio di quei profughi che spesso ha creato.

in Turchia, nei Balcani, in Libia, in Tunisia aspettano qualche biglietto, su qualche imbarcazione della morte o della salvezza, una lotteria che l'Europa sostiene e incentiva.

il romanzo non fa sconti a nessuno, non ci sono bugie, il tempo che con la sua falce non perdona.

cercatelo e soffritene tutti.


ps: qualche anno prima Emmanuel Bove aveva scritto un (grande) romanzo La trappola, si raccontavano situazioni simili.

 


 

La autora escribió esta novela cuando vivía la misma situación de refugiada que su innominado protagonista. Los hechos que nos narra: la dificultad en conseguir los papeles y permisos necesarios para poder embarcar y llegar a un destino seguro, son las mismas complicaciones que tanto ella como millones de ciudadanos, que perdieron precisamente esta condición, tuvieron que sortear para poder huir de un país que no los quería dentro de sus fronteras, pero que a su vez no hacía más que ponerles trabas para que no pudieran realizar lo que se les exigía. Personas que se aventuraban a un futuro incierto, tratando de escapar de un presente más incierto aún. Ciudades que no son un destino, como sentencia uno de sus personajes: «[…] hijo mío, porque todos los países temen que en lugar de pasar, queramos quedarnos. Un tránsito… es permiso para atravesar un país cuando está claro que no se quiere permanecer en él.[…]»

Con un estilo preciosista cargado de prosa poética, seguiremos las tribulaciones de nuestro reflexivo protagonista. Un pobre hombre que es la excepción al resto, puesto que él se contenta con sobrellevar la situación en esta ciudad, no necesita huir; no cree que la solución esté en cambiar su incertidumbre por otra. Anna consigue transmitir, con sus escasos diálogos y narración en primera persona, esa sensación de soledad que siente aquel que ya no pertenece a ningún lugar. Conoceremos a multitud de personajes y sus motivaciones para abandonar un continente que estalla en llamas. Sus distintas condiciones particulares que convergen en un mismo propósito.

Leyendo esta novela ha acudido a mi mente en varias ocasiones aquella obra imprescindible de Vasili Grossman, «Vida y destino». No solo por la similitud de estilos, también por las conmovedoras historias que, me consta, se apoyan más en la realidad que en la inventiva de sus creadores. Personas ajenas a la política y asuntos más grandes que ellos, que pagan las consecuencias sin haber adquirido esas deudas. Pero que aquí son el telón de fondo, donde el hilo central es la historia de este alemán que por —al menos al principio— su desmedido deber moral, se carga con la obligación de dejar resueltos los asuntos de un muerto, al que ni tan siquiera conoció. Pero que al final es el amor el detonante que lo impulsa a dejarse llevar por las circunstancias.

Literatura con mayúsculas. Obra indispensable que hay que leer más de una vez en la vida. En ella aparece todo lo que nos hace humanos.

da qui

 

Il desiderio, la necessità di fuga dall'Europa nella Francia occupata dall'esercito nazista. Tanti i profughi che devono superare l'intricata , frustrante e incomprensibile rete della burocrazia nell"attesa di permessi, visti, disponibilità di mezzi. La voce narrante è quella di un giovane tedesco, fuggito da un campo di concentramento, che intreccia la sua storia personale con la tragedia di un'epoca e di un continente. Da leggere per capire il nostro passato e il nostro presente

da qui

 

L’Io narrante è un tedesco fuggito da un campo di concentramento nazista, che ha attraversato il Reno a nuoto e, dopo numerose peripezie, si è arenato a Marsiglia. Siamo nell’inverno 1940-1941, la Francia è stata occupata dalle truppe di Hitler, che la controllano saldamente al Nord, lasciando gradi di libertà a Sud. A Marsiglia si è radunata una folla di fuggiaschi, che assomiglia a una ”processione di anime morte”. Si muove incessantemente tra diversi consolati (soprattutto del Messico, ma anche del Brasile e infine USA) sognando un foglio di via e/o un permesso di soggiorno nella nuova patria cui saranno destinati (sempre che riescano a raggiungerla). L’intero romanzo è strutturato come un girone del Purgatorio di Dante, con questa grade turba di sfollati che si muove in tondo alla ricerca di una via d’uscita, senza però mai riuscire o a salire in Paradiso, o scendere all’inferno. Infatti il romanzo si apre (e si chiude) con l’affondamento del piroscafo Montréal, che era rimasta l’ultima via di fuga di un gran numero di profughi. Li vediamo ogni dì percorre a vuoto, avanti e indietro, la lunga via del mare, la Canebière e poi sostare nei diversi caffè lungomare (il Mont Ventoux, così caro al Petrarca, il Saint-Ferréol e Aux Brûleurs des Loups). Con “un solo desiderio, imbarcarsi, e un solo timore, dover restare”. Il romanzo riflette l’esperienza di profuga della stessa Seghers bloccata a Marsiglia coi due figli, in attesa della liberazione del marito, internato a Le Vernet, il lager per gli emigrati di sinistra e i combattenti della guerra civile spagnola. Pur rendendo onore al merito alla Seghers per le traversie patite e per lo sforzo profuso nel racconto, il romanzo non riesce a decollare. E’ piuttosto sbiadito e ripetitivo e chiuso in se stesso, senza un aggancio agli eventi bellici terribili che si svolgevano in quel periodo. La devastante guerra nazista resta sullo sfondo, quasi in sordina, dimenticando che l’intera Europa era un campo di concentramento.

da qui

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