La Comunità palestinese di Roma e del Lazio, emanazione dell’Autorità nazionale palestinese di Ramallah, coerentemente con il comportamento della polizia alle dipendenze dell’Anp in Cisgiordania, che nel rispetto degli accordi di Oslo garantisce la sicurezza di Israele in caso di manifestazioni contro l’occupazione, si dichiara in sintonia con la Prefettura romana e ne accetta il divieto alla manifestazione nazionale del 5 ottobre contro il genocidio e per il rispetto dei diritti umani.
Per rendere più chiara la sua posizione, il rappresentante della Comunità di
Roma e del Lazio dichiara a tv, radio e altri mezzi d’informazione che lui e i
membri della sua Comunità non parteciperanno alla manifestazione indetta
per fermare la mano assassina di Israele in tutto il Medio Oriente. La Tv
e alcuni organi di stampa stanno dando grande rilievo a questa decisione. Il “divide
et impera” è il grande alleato di Israele, ma anche del nostro Governo che,
grazie al compiacente Parlamento della Repubblica - nata dalla Resistenza, è
bene ricordarlo - sta trasformando l’Italia in uno stato di polizia. Ultimo
passo l’approvazione del ddl 1660.
Il 5 ottobre, col divieto di manifestare che molti di noi non rispetteranno
nella piena consapevolezza del diritto alla libertà di espressione
costituzionalmente garantito, forse vedremo la prima forma di applicazione
delle liberticide norme contenute nel citato ddl 1660. Ma andare in piazza il 5
ottobre, in forma assolutamente pacifica e altrettanto determinata è necessario
ed ha un valore doppio: quello di chiedere che cessino i massacri di vite e di
diritti di cui è responsabile Israele assistito dai suoi complici, e quello di
riaffermare il diritto alle garanzie di una Costituzione sempre più calpestata
ma che abbiamo il diritto e il dovere di difendere.
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