Mentre la legge che trasforma di fatto l’Italia in uno ‘Stato di polizia’ è all’esame del Senato della Repubblica, altri solerti organi della pubblica amministrazione accelerano la marcia verso una situazione di tipo ungherese. Uno tra gli ultimi passi in questa terrificante direzione appare davvero allarmante, ed è l’istruttoria di un procedimento disciplinare che rischia di provocare (essendo il secondo, dopo un primo non meno pretestuoso) la sospensione dall’insegnamento senza stipendio, fino ad arrivare al licenziamento, di Christian Raimo. Il quale insegna storia e filosofia in un liceo romano, studia la storia della scuola e della pedagogia, ed è uno scrittore e un intellettuale pubblico. Le sue radici culturali si intrecciano a quelle di Alessandro Leogrande, e affondano nel pensiero e nella pratica di Goffredo Fofi, e dunque in quelli di Danilo Dolci, in una sinistra radicale nutrita di cattolicesimo democratico e tradizione anarchico-pacifista. Raimo ha una grande e profonda esperienza nel mondo dell’editoria italiana, e molti libri degli ultimi anni si devono a sue intuizioni: tra questi anche il mio Le pietre e il popolo (Minimum fax, 2013 e 2022).
Quando Raimo parla in pubblico, gli capita di farlo con grande chiarezza:
per fortuna. Così l’11 settembre, mentre partecipava alla prima festa nazione
di AVS (con la quale si era candidato al Parlamento europeo), ha detto: «penso
che vada fatta da Alleanza Verdi e Sinistra… una manifestazione contro
Valditara, non per la scuola ma contro Valditara perché ci sono dentro la
sua ideologia tutto il peggio, la cialtronaggine, l’incapacità di avere una
biografia internazionale, la recrudescenza appunto dell’umiliazione, un
abilismo … un evidente abilismo, il classismo, il sessismo: c’è tutto. E quindi
io penso che se è vero che non è lui l’avversario, è vero che è lui il
fronte del palco di quel mondo che ci è avverso, e quindi vada colpito lì come
si colpisce la Morte nera in Star Wars: come dire che c’è un impero, però
c’è la Morte nera… : io penso che, come dire, non è difficile colpirlo perché
tutto quello che dice è talmente palese, evidente, arrogante, cialtrone, lurido
– direi lurido è una parola che si attaglia a quello che dice Valditara – che
insomma è facile vederlo». Il senso è chiaro: come la fortezza stellare
apparentemente invincibile (e invece alla fine distrutta da un pugno di
partigiani della Repubblica), il professor Valditara è il braccio armato del
regime, ma è anche talmente disarmato culturalmente da poter essere facilmente
sconfitto. La crudezza della lingua di Raimo potrà piacere o meno (a me non
dispiace per nulla), ma la lucidità dell’analisi appare evidente. Ed è
un’analisi legittima, espressa esercitando la libertà che (ancora?) ci
garantisce l’articolo 21 della Costituzione, durante la festa di una forza
politica di opposizione rappresentata in Parlamento. È profondamente
sconcertante che questa, e altre analoghe frasi di Raimo, siano state sbobinate
dai solerti funzionari del Ministero dell’Istruzione e del Merito e siano ora
il ‘corpo del reato’ al centro di un (nuovo) provvedimento
disciplinare che sta per essere irrogato. Nella prosa (tra Ovra e Kafka) di
viale Trastevere si legge che le parole dell’imputato «si inseriscono in un più
ampio contesto costituito da plurime condotte reiterate nel tempo, non conformi
alla responsabilità, alla correttezza e ai doveri specifici inerenti alla
funzione di docente, oltre che lesive dell’immagine della scuola, della
Pubblica Amministrazione e delle istituzioni. La gravità dei fatti qui
contestati si desume altresì dall’intenzionalità dei comportamenti».
L’ultima frase è veramente geniale: Raimo evidentemente non parlava
sotto i fumi dell’oppio comunista, o ipnotizzato dal fantasma di Bakunin: no,
perbacco, l’ha detto apposta! Ci sarebbe solo da ridere, se non fosse
che Raimo rischia ora davvero di essere licenziato, e soprattutto se non fosse
che questo mostruoso provvedimento svela l’uso politico e le intenzioni
autoritarie del ministro Valditara, e di questo governo il cui
partito-guida è un partito di matrice fascista. Il Ministero sostiene che Raimo
avrebbe violato i vari articoli del Codice disciplinare e di condotta dei
dipendenti dell’Istruzione, e di quello dei pubblici dipendenti, che sanzionano
un danno di immagine inflitto «all’Amministrazione». Si potrebbe parlare a
lungo della mostruosità di questi codici di matrice aziendal-repressiva, che
ammorbano pubblico impiego, scuola e financo l’autonoma università in flagrante
contrasto con la Costituzione: ma qui il punto è che criticare
politicamente il ministro non significa in nessun modo recare un danno di
immagine all’Amministrazione. Laddove identificare quest’ultima con il
livello politico, cioè con il signor ministro pro tempore Giuseppe
Valditara, significa ragionare già nei termini dello Stato totalitario che i
signori del governo hanno in mente. Il che non fa che dimostrare che le analisi
di Christian Raimo sono non solo perfettamente legittime, ma anche
drammaticamente centrate.
Proviamo a unire i puntini: l’autonomia differenziata minaccia di fare a
pezzi la Repubblica, lasciando al Parlamento nazionale un ruolo poco più che
onorifico; il premierato intende fare a pezzi la Costituzione, lasciando solo
sul proscenio un ‘capo’; la ‘riforma’ della magistratura mette sotto il
controllo di quel capo anche l’azione penale; il disegno di legge sulla
sicurezza abbatte il dissenso; l’incombente riforma dell’università minaccia di
spegnere la sede naturale del pensiero critico. Se uno come Raimo
rischia di pagare con la perdita del posto di lavoro l’espressione della sua
contrarietà, cosa si serve ancora a capire che è il momento di reagire,
collettivamente? Come aveva amaramente imparato a sue spese Piero
Calamandrei, «la libertà è come l’aria: ci s’accorge di quanto vale, quando
comincia a mancare»… Ecco: sta cominciando.
Nessun commento:
Posta un commento