giovedì 10 ottobre 2024

Israele ha fatto l’11 settembre - W.M. Peterson

 

L’11 settembre 2004, il New York Times pubblicò un articolo di opinione per commemorare il terzo anniversario degli attacchi terroristici dell’11 settembre. L’articolo iniziava riconoscendo che i fatti chiave su quanto accaduto quel giorno continuavano ad essere occultati dalle agenzie governative:

“Nei tre anni successivi all’11 settembre, abbiamo iniziato a capire che è possibile sapere cosa è successo senza sapere cosa è successo. È la differenza tra la conoscenza che è sia individuale che collettiva. . . e la conoscenza che è veramente pubblica. Parte di ciò che dobbiamo sapere pubblicamente è stato fornito dal rapporto della Commissione sull’11 settembre. Altre risposte mancano”.

Queste sono parole straordinarie da parte del giornale di riferimento della nostra nazione. Il suggerimento che il popolo americano debba accettare passivamente di essere stato ingannato su un evento che ha cambiato il mondo da parte di coloro che sono stati eletti per servire l’interesse pubblico, dimostra che non c’era alcuna intenzione da parte dei media di scoprire cos’era realmente accaduto quel giorno o di ritenere qualcuno responsabile.

Quasi 3.000 americani erano stati uccisi in pieno giorno e al mondo era stata fornita una spiegazione impossibile, ma, solo tre anni dopo i fatti, il Times non si era preoccupato di indagare su chi era stato e perché.

Se l’America avesse avuto dei media onesti, in nessun modo i responsabili avrebbero potuto farla franca con il loro audace attacco e l’altrettanto audace storia di copertura dei “19 arabi armati di taglierini che battono la superpotenza tecnologica più sofisticata che il mondo abbia mai conosciuto”.

Esiste una straordinaria quantità di dati che dimostrano che la storia ufficiale non può essere vera, ma i media hanno fatto del loro meglio per ignorarli tutti, infangando chiunque sollevi un fatto scomodo come un maledetto ‘teorico della cospirazione’. Sorprendentemente, la BBC aveva messo in dubbio la storia ufficiale del Governo fin dall’inizio, riferendo il 23 settembre 2001 che cinque dei diciannove ‘dirottatori’ erano stati trovati vivi e vegeti in luoghi come Arabia Saudita e  Marocco, e non si trovavano affatto vicino a New York City o a Washington D.C. la mattina dell’11 settembre. Nonostante questa rivelazione sbalorditiva, i nomi ed i volti degli uomini rimangono fissati in modo permanente nella leggenda dell’11 settembre e la storia sensazionale, come tante altre, è stata frettolosamente sepolta nel buco della memoria di Orwell.

 

Allora ci potremmo chiedere. . . chi è stato? Chi aveva i mezzi, il movente e l’opportunità per compiere un crimine della portata dell’11 settembre e poi coprire le proprie tracce?

Beh, per cominciare, possiamo tranquillamente escludere Osama bin Laden e la sua banda dei quaranta ladroni mediorientali. Quei barboni non avevano né la competenza né l’organizzazione per realizzare qualcosa di simile all’11 settembre. In effetti, il dossier dell’FBI sui terroristi più ricercati, incluso Osama bin Laden, non ha mai menzionato un collegamento con l’11 settembre, ma ha fatto riferimento solo agli attentati contro due ambasciate statunitensi nel 1998. Alla domanda di un giornalista sul perché della cosa, il Capo delle Attività Investigative dell’FBI, Rex Tomb, aveva risposto: “Il motivo per cui l’11 settembre non è menzionato nella pagina di Osama bin Laden è che l’FBI non ha prove concrete che colleghino bin Laden all’11 settembre”.

All’insaputa di molti americani, Osama bin Laden era sul libro paga della CIA negli anni ’80, durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, e la sua famiglia aveva legami d’affari di lunga data con alcuni importanti membri dell’establishment. (Nel 1978, George W. Bush e Salem bin Laden, fratello di Osama, avevano fondato un’azienda petrolifera con sede in Texas chiamata Arbusto Energy. I bin Laden e i Bush erano partner commerciali di lunga data).

Gli eventi terroristici di altissima efficacia, come l’11 settembre, dipendono dalla scenografia per ingannare il pubblico di riferimento. Bin Laden, alto, bruno e con il turbante in testa era – per gli americani – l’archetipo perfetto dell’aspetto di un terrorista. Hollywood aveva trascorso molti anni a impiantare questa immagine nella mente del pubblico prima dell’11 settembre e la sua idea ingannevole aveva avuto l’effetto desiderato. Brian Jenkins della Rand Corporation aveva detto nel 1974: “Il terrorismo è rivolto alle persone che guardano, non alle vittime reali. Il terrorismo è teatro”. È importante tenere a mente queste parole quando si esamina l’11 settembre e altri eventi simili, molti dei quali vengono spiegati al pubblico da agenti israeliani come Rita Katz del SITE Intelligence Group.

Alcuni spunti su cosa comporti un’operazione come quella dell’11 settembre sono stati forniti poco dopo gli attacchi da Eckhart Wertheback, ex presidente del servizio di intelligence nazionale tedesco Verfassungsschutz. Wertheback. Egli aveva detto al giornalista investigativo Christopher Bollyn, alla fine del 2001, che “la precisione mortale” e “l‘ampiezza della pianificazione” avrebbero necessariamente richiesto la “struttura fissa” di un’organizzazione di intelligence statale, cosa che impossibile da trovare in un “gruppo sciolto” di terroristi come Al-Qaeda. Poco tempo dopo, un secondo ex capo dell’intelligence tedesca, Andreas von Bulow, aveva dichiarato a Bollyn: “La pianificazione degli attentati è stata tecnicamente e organizzativamente un’impresa magistrale. . .dirottare quattro enormi aerei in pochi minuti e, in un’ora, guidarli verso i loro obiettivi, con complicate manovre di volo, questo è impensabile, senza anni di supporto da parte dei servizi segreti statali”. Dando un credito significativo alla valutazione dei tedeschi, l’ex analista della CIA e vicedirettore dell’antiterrorismo per il Dipartimento di Stato americano, Larry Johnson, ha detto a proposito degli attacchi: “Non abbiamo nulla nella storia da paragonare a questo. L’unica cosa che ci si avvicina è un’operazione di intelligence dell’ex Unione Sovietica”.

Chiaramente gli attacchi dell’11 settembre sono stati un’operazione estremamente sofisticata che ha richiesto molti anni di pianificazione e un’immensa quantità di supporto governativo, militare e mediatico per essere realizzata con successo. L’idea che un gruppo di estremisti straccioni senza Stato potesse mettere in atto un crimine di questa portata senza alcuna resistenza significativa è assolutamente ridicola.

Cui Bono?

“Stiamo beneficiando di una cosa, ovvero dell’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, e della guerra americana in Iraq” – Benjamin Netanyahu

‘Netanyahu dice che gli attacchi dell’11 settembre sono positivi per Israele’, Ha’aretz (16 aprile 2008)

Quando si verifica un atto di terrore come quello  dell’11 settembre, la domanda che bisogna sempre porsi è: “Cui bono? Chi ne beneficia? Il motivo per cui è una domanda così importante è che la storia ci ha insegnato che ‘chi beneficia di un crimine è probabilmente colui che lo ha commesso’. Il giorno dell’11 settembre, quando si pensava che fossero morte più di 20.000 persone, un Benjamin Netanyahu sorprendentemente ottimista era stato intervistato dal giornalista James Bennett del New York Times“Alla domanda su cosa significasse l’attacco per le relazioni tra gli Stati Uniti e Israele, Benjamin Netanyahu, l’ex Primo Ministro, ha risposto: ‘E’ molto buono’. Poi si è corretto: ‘Beh, non molto buono, ma genererà simpatia immediata’”. (Un giorno di terrore: Gli israeliani; il sangue versato è visto come un legame che avvicina le due nazioni”, New York Times, 12 settembre 2001).

Ora chiedetevi: chi, sano di mente, descriverebbe ciò che è appena accaduto come “molto buono”, per qualsiasi motivo? Risposta: Solo qualcuno che ha visto qualche beneficio nell’atrocità. Le candide dichiarazioni di Netanyahu sopra citate, rilasciate a sette anni di distanza l’una dall’altra, ci informano che l’11 settembre è stato indubbiamente benefico per Israele. Come spiego nel mio recente articolo ‘Bibi’s War of Terror Agenda‘, gli strateghi israeliani avevano cercato a lungo di trascinare l’esercito americano in Medio Oriente a combattere per conto di Israele. Tutto ciò che serviva era la scusa giusta.

Gli eventi che hanno portato all’11 settembre 2001

Tutti i servizi di intelligence dell’America e dell’Europa sanno bene che il disastroso attacco era stato pianificato e realizzato dal Mossad…” – Francesco Cossiga, ex Presidente della Repubblica Italiana, Corriere della Sera (30 novembre 2007)

Uno dei primi segni della preveggenza israeliana degli attacchi era arrivato nel 1979, sotto forma di un’intervista condotta dal giornalista ebreo-americano Michael Evans con il fondatore del Mossad, Isser Harel. Come Evans aveva ricordato sul Jerusalem Post (30 settembre 2001):

“Mi ero incontrato con l’ex capo del Mossad Isser Harel per una conversazione sul terrorismo arabo. Mentre mi porgeva una tazza di tè caldo e un piattino di biscotti, gli avevo chiesto: ‘Pensa che il terrorismo arriverà in America e, se sì, dove e perché?’

Harel aeva guardato il suo ospite americano e aveva risposto: ‘Temo che arriverà in America. L’America ha il potere, ma non la volontà, di combattere il terrorismo…” Per quanto riguarda il dove, Harel aveva continuato: ”New York City è il simbolo della libertà e del capitalismo. È probabile che colpiscano l’Empire State Building, il vostro edificio più alto [pensava erroneamente] e un simbolo del vostro potere”. … Ventuno anni dopo, la prima parte della previsione di Harel si era avverata; tranne, ovviamente, che le Torri Gemelle del World Trade Center erano molto più alte dell’Empire State Building”.

Nel 1987, due dei migliori agenti di Isser Harel, Peter Zvi Malkin e Avraham Shalom-Bendor, avevano ottenuto l’appalto per la sicurezza del WTC mentre lavoravano per un’azienda di proprietà di Shaul Eisenberg chiamata Atwell Security di Tel Aviv. Per decenni Malkin e Bendor avevano  lavorato per Harel ed erano stati coinvolti in missioni top-secret del Mossad, tra cui il contrabbando di plutonio e il rapimento di Adolf Eichmann dall’Argentina nel 1960. Harel era stato infine costretto a dimettersi dalla carica di capo del Mossad, dopo che erano state rese note le sue attività nell’ambito dell’Operazione Damocle, che comprendevano l’invio di lettere-bomba e l’assassinio di scienziati tedeschi che lavoravano insieme agli egiziani ad un programma missilistico.

Gli agenti del Mossad Avraham Shalom-Bendor e Peter Zvi Malkin (foto sotto) si assicurarono il contratto di sicurezza del WTC nel 1987 per conto della Atwell Security di Shaul Eisenberg di Tel-Aviv

 

Gli agenti del Mossad Avraham Shalom-Bendor e Peter Zvi Malkin si erano assicurati il contratto di sicurezza del WTC nel 1987 per conto della Atwell Security di Shaul Eisenberg di Tel-Aviv.

Il capo di Peter Malkin e di Shalom-Bendor alla Atwell Security, il magnate miliardario Shaul Eisenberg, era un agente del Mossad con una grande influenza in Estremo Oriente e aveva contribuito a formare i gruppi terroristici ebraici Irgun e Shanghai Betar. Aveva anche lavorato a stretto contatto con Henry Kissinger durante gli anni ’70, contrabbandando armi a bande comuniste assetate di sangue come i Khmer Rossi di Pol Pot. Questi erano i loschi personaggi che stavano cercando di acquisire il contratto di sicurezza del World Trade Center già nel 1987, un contratto che avrebbe dato loro anche il controllo degli aeroporti, dei porti e dei treni pendolari di New York. Tutto stava andando secondo i piani, fino a quando l’Autorità Portuale di New York non aveva annullato l’accordo dopo aver scoperto che, nel 1984, Bendor era stato condannato per l’omicidio di due adolescenti palestinesi mentre era a capo dell’agenzia di sicurezza interna israeliana Shin Be. Nonostante questa piccola battuta d’arresto, Bendor avrebbe continuato a lavorare per la società Kroll Associates di Jules Kroll e Maurice Greenberg, che si sarebbe aggiudicata il contratto sulla sicurezza del World Trade Center dopo l’attentato con un camion-bomba, istigato dall’FBI, del 1993.

Privatizzazione

Con il contratto di sicurezza per il World Trade Center in mano ai Sionisti, l’obiettivo successivo era l’acquisizione della proprietà delle colossali meraviglie ingegneristiche.

Dal giorno dell’inaugurazione, nel 1972, le Torri Gemelle erano di proprietà dello Stato, in pratica dell’Autorità Portuale di New York e del New Jersey. Ma, nel 2000, i funzionari della città erano desiderosi di scaricare le proprietà obsolete e piene di amianto, che sarebbero costate miliardi di dollari per essere bonificate. Ronald Lauder era a capo della Commissione di Privatizzazione dello Stato di New York del Governatore Pataki e del Consiglio di Ricerca dello Stato di New York sulla Privatizzazione ed era stato lui a decidere che il WTC 1 e il WTC 2 dovessero diventare per la prima volta di proprietà privata. Lauder era da tempo a capo del World Jewish Congress ed era stato descritto come l’uomo maggiormente responsabile dell’ascesa di Benjamin Netanyahu alla ribalta politica. Aveva legami con l’intelligence israeliana grazie al suo finanziamento del Centro Interdisciplinare di Herzliya, dove aveva istituito la Scuola Lauder di Governo, Diplomazia e Strategia. Inoltre, Lauder e il suo amico Ehud Barak erano entrambi membri del ‘Mega Group’ di Leslie Wexner, che era la forza finanziaria trainante delle truffe internazionali di Jeffrey Epstein.

Nel luglio 2001, la privatizzazione del complesso WTC aveva permesso agli ultra-sionisti Larry Silverstein e Frank Lowy di acquistare un contratto di locazione di 99 anni sulla proprietà, un contratto che includeva una polizza assicurativa rielaborata che raddoppiava la copertura in caso di attacco terroristico. Gli edifici erano assicurati da Ace Limited e Marsh McLennan, entrambe di proprietà di Jules Kroll e Maurice Greenberg, che, poco dopo, avevano ceduto la responsabilità civile a varie altre società che avrebbero subito il colpo. Dopo gli attacchi, Silverstein aveva ottenuto un risarcimento assicurativo di 4,55 miliardi di dollari, nonostante avesse investito solo 14 milioni di dollari per l’acquisto delle proprietà. Era un classico caso di quello che i nostri antenati avrebbero chiamato ‘fulmine ebraico’. Silverstein era un amico personale molto stretto di Benjamin Netanyahu (Ha’aretz aveva riferito che si erano sentiti al telefono ogni domenica per anni), e Frank Lowy era un membro della Brigata Golani di Israele e del gruppo terroristico clandestino Haganah. Il presidente dell’Autorità Portuale di New York, Lewis Eisenberg (un altro amico di Netanyahu), aveva negoziato l’accordo e sia Silverstein che Eisenberg erano membri del consiglio di amministrazione della United Jewish Appeal (UJA) Federation di New York, il più grande ente di raccolta fondi per Israele in America. Se tutto ciò non bastasse, si dà il caso che il consulente senior di Lewis Eisenberg all’epoca, Michael Glassner, fosse il Direttore Politico Regionale del Sud-Ovest del mega gruppo di lobby sionista AIPAC!

Oltre a detenere il contratto di locazione per il WTC 1 e 2, Larry Silverstein era proprietario del WTC 7, l”edificio dei Fratelli Solomon’ che era misteriosamente crollato sulla sua stessa impronta a velocità di caduta libera alle 5:20 del pomeriggio dell’11 settembre, pur non essendo stato colpito da nessun aereo. Durante una trasmissione della PBS del 10 settembre 2002, America Rebuilds, Silverstein era sembrato ammettere che l’edificio era stato abbattuto con l’uso di esplosivi pre-impiantati, quando aveva detto: “Ricordo di aver ricevuto una telefonata dal comandante dei vigili del fuoco che mi disse che non erano sicuri di riuscire a contenere l’incendio. Avevo detto: “Abbiamo avuto una perdita di vite umane così terribile, la cosa più intelligente da fare è tirarlo giù”. Hanno preso la decisione di tirarlo giù e abbiamo visto l’edificio crollare”.

Il capo del FDNY [vigili del fuoco di NY] Daniel Nigro, il suddetto comandante in servizio, ha affermato di non aver mai parlato con Silverstein quel giorno e di non conoscere nessuno che lo avesse fatto: “Sono ben consapevole della dichiarazione del signor Silverstein, ma per quanto mi ricordo non ho parlato con lui quel giorno e non ricordo che qualcuno mi abbia detto di averlo fatto”.

Preveggenza e preparazione

“Nel marzo 1948, un documento dei Capi di Stato Maggiore congiunti sui ‘Requisiti di forza per la Palestina’… prevedeva che ‘la strategia sionista avrebbe cercato di coinvolgere gli Stati Uniti in una serie sempre più ampia e profonda di operazioni destinate a garantire i massimi obiettivi ebraici’”. –Stephen Green, Taking Sides: Le relazioni segrete dell’America con un Israele militante (1984)

Ci sono numerose indicazioni della preveggenza israeliana riguardo agli attacchi dell’11 settembre.

* Poco dopo gli attacchi dell’11 settembre, cinque israeliani erano stati arrestati e tenuti in custodia per 71 giorni. Secondo ABC News, gli uomini avevano filmato e festeggiato mentre il primo aereo colpiva la Torre Nord, e Ha’aretz (17 settembre 2001) aveva riferito che erano stati visti “esultare” con “grida di scherno” che avevano indotto i testimoni preoccupati a chiamare la polizia. Gli uomini erano stati arrestati nel tardo pomeriggio dalla polizia della Contea di Bergen, N.J., che aveva rivelato che [i cinque uomini] erano in possesso di diversi passaporti stranieri, taglierini, 4.700 dollari in contanti e mappe con segni sospetti che li collegavano al complotto. Inoltre, i cani anti-bomba portati sul posto per ispezionare il loro furgone hanno rilevato tracce di esplosivo. Il capo della polizia della contea di Bergen, John Schmidig , aveva dichiarato ai media: “Abbiamo ricevuto un avviso di vigilanza per un furgone Chevrolet bianco con immatricolazione nel New Jersey e una scritta sulla fiancata. .Tre persone sono state viste festeggiare nel Liberty State Park dopo l’impatto. Hanno detto che tre persone stavano saltando su e giù”. Il quotidiano del New Jersey Bergen Record aveva riportato l’incidente il giorno successivo in un articolo in cui l’articolista Paulo Lima aveva citato una fonte che gli aveva detto: “Nell’auto ci sono mappe della città  con alcuni luoghi evidenziati. Sembrava che fossero collegati a questo. Sembrava che sapessero cosa sarebbe successo quando si trovavano al Liberty State Park”. In seguito era stato rivelato che due degli uomini – Sivan e Paul Kurzberg – lavoravano per il Mossad, e gli altri – Yaron Schmuel, Oded Ellner e Omer Maramari – avevano anch’essi legami  con l’agenzia di intelligence. Da allora sono  noti come gli ‘israeliani danzanti’.

L’azienda con sede nel New Jersey per cui questi uomini lavoravano, la Urban Moving Systems, era una nota copertura del Mossad. Il rispettato giornale ebraico The Forward (15 marzo 2002), aveva riferito che Urban Moving Systems era stata riconosciuta dall’FBI come una copertura per l’intelligence israeliana, e Vincent Cannistraro, capo delle operazioni antiterrorismo della CIA, aveva confermato che all’interno della comunità dell’intelligence questo fatto era ben noto. Dopo essere stato interrogato una volta dalle autorità, il proprietario di Urban Moving System, Dominik Suter, aveva chiuso immediatamente l’attività ed era fuggito in Israele, con una tale fretta che non aveva nemmeno ripulito i suoi uffici. I reporter di ABC News che avevano visitato la sede dell’azienda avevano così descritto la scena: “Sembrava che fosse stata chiusa in gran fretta. C’erano dei telefoni cellulari abbandonati, i telefoni dell’ufficio erano ancora collegati e le proprietà di decine di clienti erano rimaste nel magazzino”. (Fonte: ABC News, 24 giugno 2002)

I cinque uomini arrestati per aver filmato e celebrato l’attacco erano stati trattenuti per 71 giorni e poi rilasciati in Israele su ordine dell’Assistente del Procuratore Generale / cittadino israeliano, Michael Chertoff. Secondo un articolo di Ha’aretz c’era stato un forte lavoro di lobbying a loro favore da parte di ‘due importanti membri del Congresso di New York’, e il giornalista Christopher Ketcham di Counterpunch (7 marzo 2007) aveva riferito che nientemeno che l’avvocato in disgrazia di Jeffrey Epstein, Alan Dershowitz, era intervenuto personalmente per appianare le cose con il governo degli Stati Uniti. Una volta tornati in Israele, tre dei cinque uomini erano apparsi nel programma televisivo di Yair Lapid e avevano parlato del loro periodo in America. Quando gli era stato chiesto cosa stessero facendo in prossimità della scena del crimine, Oded Ellner aveva risposto: “… Il nostro scopo era quello di documentare l’evento”.

Tre dei cinque 'israeliani danzanti' erano  apparsi nel programma televisivo di Yair Lapid e

avevano ammesso di essere stati a NYC l'11 settembre per “documentare l'evento”.

* Il capo della Polizia di New York che aveva supervisionato la risposta della polizia agli attacchi dell’11 settembre era Bernard Kerick. Kerick aveva contraddetto i rapporti sugli agenti israeliani arrestati a NYC l’11 settembre e aveva bloccato le informazioni provenienti dai suoi dipartimenti di polizia. Meno di due settimane prima dell’11 settembre, il 26 agosto 2001, Kerick si trovava in Israele, dove aveva incontrato il miliardario Eitan Werthemeir, che gli aveva concesso un “prestito senza interessi di 250.000 dollari”. L’8 novembre 2007, Kerik era stato incriminato da un gran giurì federale a White Plains, New York, con l’accusa di frode fiscale e di aver fatto false dichiarazioni al governo federale sui 250.000 dollari ricevuti da Wertheimer. I procuratori avevano anche accusato Kerik di aver ricevuto circa 236.000 dollari dal magnate immobiliare ebreo Steven C. Witkoff tra il 2001 e il 2003.

* Alcune ore prima degli attacchi, una società di messaggistica istantanea di proprietà israeliana, chiamata Odigo, aveva inviato un messaggio avvertendo i destinatari di stare lontani dal WTC l’11 settembre. (La sede di Odigo negli Stati Uniti si trovava a soli due isolati dal WTC). Alex Diamandis, vicepresidente dell’azienda, aveva dichiarato: “I messaggi dicevano che sarebbe successo qualcosa di grosso in un certo lasso di tempo, e così è stato, quasi al minuto. È possibile che l’avviso di attacco sia stato trasmesso ad altri membri di Odigo, ma l’azienda non ha ricevuto segnalazioni di altri destinatari del messaggio”. L’amministratore delegato di Odigo, Micha Macover, aveva dichiarato ad Ha’aretz (26 settembre 2001): “Non ho idea del motivo per cui è stato inviato il messaggio… Potrebbe essere stato qualcuno che stava scherzando e che ha scoperto di aver capito per sbaglio la cosa giusta”. La storia era stata riportata dalla stampa israeliana e da Brian McWilliams di Newsbytes il 27 settembre 2001. Secondo un rapporto online del Jerusalem Post (12 settembre 2001) successivamente confermato dal caporedattore del giornale, Bret Stephens (‘Letters,’The Economist, 9 gennaio 2003), il Ministero degli Esteri israeliano aveva compilato un elenco con i nomi di 4.000 israeliani che si pensava si trovassero nell’area del WTC al momento degli attacchi, ma solo uno risultava essere morto. Odigo aveva una funzione chiamata ‘People Finder’ che permetteva di inviare messaggi a grandi gruppi in base a caratteristiche comuni, come la nazionalità.

* ZIM shipping, una grande azienda israeliana, un tempo di proprietà di Shaul Eisenberg, aveva un ufficio di 10.000 metri quadrati nella Torre Nord del World Trade Center. Una settimana prima dell’11 settembre, ZIM aveva lasciato la sede, perdendo un deposito cauzionale di 50.000 dollari e violando il contratto d’affitto. L’amministratore delegato Shaul Cohen-Mintz aveva dichiarato a USA Today il 17 novembre 2001 che “è stato come un atto di Dio, ci siamo trasferiti”. Un atto di Dio o la conoscenza del complotto? L’agente dell’FBI Michael Dick, che stava indagando sulle spie israeliane che si pensava fossero coinvolte negli attacchi, aveva iniziato ad indagare su ZIM. Era stato immediatamente sollevato dai suoi compiti da Michael Chertoff.

* Un rapporto pubblicato settimane prima dell’11 settembre dalla Scuola di Studi Militari Avanzati dell’Esercito degli Stati Uniti (SAMS) metteva in guardia dall’agenzia di intelligence israeliana Mossad: “Spietata e astuta, con la capacità di prendere di mira le forze statunitensi e di farla sembrare un’azione arabo-palestinese”. Il rapporto era stato pubblicato in prima pagina dal Washington Times il 10 settembre 2001.

* Poco prima dell’11 settembre, era stata acquistata una quantità spropositata di opzioni put su United Airlines (UA) e American Airlines (AA). Un’opzione put viene collocata su azioni il cui valore futuro si pensa sia destinato ad un immediato declino. Circa il 95% delle opzioni put su UA erano state acquistate il 6 settembre 2001, mentre 115.000 azioni di AA erano state acquistate il 10 settembre. Questi acquisti erano 25 volte superiori al normale. Il 15 ottobre 2001, l’International Organization of Securities Commissions aveva dichiarato che i profitti delle opzioni put, acquistate anche su più società ospitate negli edifici del World Trade Center, erano dell’ordine di centinaia di milioni di dollari e avrebbero potuto rappresentare il “più grande insider trading mai commesso”. Chiaramente, qualcuno ‘informato’ aveva avuto la ‘sensazione’ che le azioni sarebbero crollate molto presto e aveva cercato di trarne profitto. La società che gestiva tutte le opzioni put era AB Brown Investment Bank, una filiale di Deutsche Bank. All’epoca dell’11 settembre, il Direttore Esecutivo della CIA era Alvin ‘Buzzy’ Krongard, ex CEO e Presidente di AB Brown Investment Bank. Come riportato dall’Independent del Regno Unito 14 ottobre 2001), “Con grande imbarazzo degli investigatori, è emerso anche che l’azienda utilizzata per acquistare molte delle ‘opzioni put’ – in cui un trader, in effetti, scommette su un calo del prezzo delle azioni – … era stata guidata fino al 1998 da ‘Buzzy’ Krongard, ora direttore esecutivo della CIA”. AB Brown e Alvin Krongard avevano entrambi forti legami con lo Stato israeliano attraverso le loro connessioni con la società di Yair Shamir, Scitex. La moglie di Krongard, Sheryl Gordon, era una dipendente di lunga data di Rothschild Asset Management.

* Nel giugno 2001, la Drug Enforcement Agency (DEA) degli Stati Uniti aveva redatto un rapporto interno di 60 pagine che descriveva l’esistenza di un grande giro di spionaggio israeliano attivo sul suolo americano. Il rapporto era stato divulgato ai media nel dicembre 2001 e aveva rivelato che 200 giovani israeliani, molti dei quali legati all’intelligence militare, erano stati arrestati come spie nei mesi precedenti l’11 settembre. Le spie israeliane avevano cercato di infiltrarsi negli uffici della DEA e in altri edifici federali, utilizzando la copertura di ‘studenti d’arte’. Il rapporto affermava che la maggior parte degli ‘studenti d’arte’ aveva ammesso di aver prestato servizio in unità dell’esercito israeliano “specializzate nell’intelligence militare, nell’intercettazione dei segnali elettronici o negli ordigni esplosivi”. Uno degli uomini arrestati era una guardia del corpo del capo dell’esercito israeliano, mentre un altro, Aran Ofek, era il figlio di un noto generale israeliano. Peer Segalovitz, uno degli arrestati, aveva prestato servizio nel 605 Battaglione nelle Alture del Golan e “ha riconosciuto di poter far esplodere edifici, ponti, automobili e qualsiasi altra cosa di cui ci fosse bisogno”, si legge nel rapporto della DEA.

Nel dicembre 2001, il reporter di Fox News Carl Cameron aveva prodotto un’inchiesta in 4 parti sul giro di spie, in cui affermava che altri 60 israeliani erano stati arrestati e detenuti in base alle leggi antiterrorismo entrate in vigore dopo l’11 settembre, e che tra loro c’erano “alcuni militari israeliani in servizio attivo”. Molti di questi uomini vivevano a Hollywood, in Florida, molto vicini ai presunti dirottatori dell’11 settembre. Infatti, Hanan Serfaty, ufficiale dell’intelligence militare israeliana diventato ‘studente d’arte’, aveva affittato un appartamento al 4220 di Sheridan Street mentre Mohammed Atta viveva al 3389 di Sheridan Street! Simili ‘coincidenze’ di vicinanza abitativa si erano verificate in altri sei centri urbani nel periodo precedente l’11 settembre. Non c’è alcun dubbio che, poco prima dell’11 settembre, gli israeliani stessero tramando qualcosa di pericoloso per gli interessi americani. In un articolo del 7 maggio 2002 per Salon, il giornalista Christopher Ketcham scriveva: “Per quasi due anni, centinaia di giovani israeliani che sostenevano falsamente di essere studenti di arte hanno infestato gli uffici federali, in particolare la DEA. Nessuno sa perché – e nessuno sembra volerlo scoprire”.

* Nel dicembre 1998, Philip Zelikow, Ashton Carter e John Deutch (tutti ebrei) avevano redatto un rapporto per Foreign Affairs intitolato Catastrophic Terrorism: Affrontare il nuovo pericolo. La prima sezione del rapporto, ‘Immaginare l’evento trasformante’, avvertiva che il terrorismo catastrofico era sul punto di arrivare in America, forse già “il mese prossimo”, e descriveva in dettaglio come l’America avrebbe dovuto rispondere, oltre a come il Paese avrebbe potuto cambiare di conseguenza. Philip Zelikow aveva scritto che un attacco terroristico catastrofico all’America, come la distruzione del World Trade Center, sarebbe stato un “evento trasformante”, un “evento spartiacque nella storia americana” che, “come Pearl Harbor… avrebbe diviso il nostro passato e il nostro futuro in un prima e un dopo”. Il “dopo” sarebbe stato caratterizzato da “misure draconiane, che avrebbero ridotto le libertà civili, consentito una sorveglianza più ampia dei cittadini, la detenzione dei sospetti e l’uso della forza letale”. Ci sarebbero voluti più di due anni per concretizzarlo, ma gran parte di ciò che era stato scritto si era realizzato sulla scia dell’11 settembre, quando quelli del PNAC avevano ottenuto la loro tanto attesa ‘nuova Pearl Harbor’.

Zelikow, che aveva intitolato la sua tesi di dottorato ‘La creazione e il mantenimento del mito pubblico’, era stato nominato Direttore esecutivo della Commissione sull’11 settembre da George W. Bush. Quando era stato scritto Catastrophic Terrorism, sia Ashton Carter (Segretario della Difesa sotto Obama) che John Deutch (Direttore della CIA 1995-96) erano soci senior di Global Technology Partners, un’affiliata esclusiva di Rothschild Nord America. Deutch si era dichiarato colpevole di cattiva gestione di segreti governativi nel 2001 ed era stato graziato da Bill Clinton nel suo ultimo giorno di mandato.

La ‘sicurezza’ degli aeroporti

“Un giorno, forse, se si deciderà che le storie possono essere raccontate, si vedrà che lo Stato [Israele] è stato coinvolto in atti mille volte più sporchi di qualsiasi cosa stia accadendo in Colombia”. –Ten. Gen. Rafael Eitan, ‘The Columbia Connection’, Jerusalem Post (1 settembre 1989)

L’azienda incaricata della sicurezza e dello screening dei passeggeri negli aeroporti da cui provenivano i voli dirottati era un’azienda israeliana chiamata Huntleigh USA, una filiale interamente controllata da International Consultants on Targeted Security (ICTS).

L’ICTS era stata fondata nel 1982 dagli israeliani Menachem Atzmon ed Ezra Harel, e l’11 settembre 2001 era sotto il controllo di Lior Zouker. L’azienda impiegava molti agenti dell’agenzia di sicurezza interna israeliana Shin Bet, che si occupava anche della sicurezza della compagnia aerea israeliana El Al, nota per il suo ruolo nel contrabbando internazionale di cocaina. Menachem Atzmon era stato condannato al carcere nel 1996 per reati finanziari commessi mentre era al fianco di Ehud Olmert come co-tesoriere della campagna politica di Benjamin Netanyahu. Lo stesso Olmert (Primo Ministro di Israele dal 2006 al 2009) sarebbe poi stato incarcerato per accuse di corruzione nel 2016. È interessante notare che [Olmert] si trovava a New York il giorno prima dell’11 settembre, ma questo fatto era stato riportato solo anni dopo in un articolo del Jerusalem Post che aveva descritto la vendita da parte di Olmert, il 10 settembre 2001, della squadra di calcio Beitar a due uomini d’affari americani/israeliani di New York. Olmert era sindaco di Gerusalemme all’epoca dell’11 settembre. Ci chiediamo perché la sua visita sia stata tenuta segreta. Ma sto divagando…

L’ICTS ha sede nei Paesi Bassi ed è stata gestita da agenti dell’intelligence israeliana sin dalla sua nascita. È di proprietà di Cukierman & Co. il cui fondatore Roger Cukierman è un ex CEO del Gruppo Edmund de Rothschild e presidente della Israel General Bank. È significativo che Roger Cukierman sia stato anche presidente del Catalyst Fund di Boaz Harel, che, nel 1995,  aveva nominato il figlio del Primo Ministro Yitzhak Shamir, Yair Shamir, in una posizione di leadership. La filiale ICTS Huntleigh USA è gestita da ex membri delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e dello Shin Bet. L’11 settembre, l’azienda controllava la sicurezza e i controlli dei passeggeri all’aeroporto Logan di Boston e all’aeroporto Newark del New Jersey, il che è significativo perché chiunque abbia effettivamente dirottato gli aerei passeggeri deve essere stato autorizzato a salire a bordo con armi più impressionanti di alcuni taglierini. L’ICTS ha una lunga storia di sospette falle nella sicurezza  e si era occupata della sicurezza in alcune località dove erano avvenuti atti terroristici:

* Aeroporto Charles de Gaulle a Parigi, dove il ‘bombarolo delle scarpe’ Richard Reid è salito a bordo del suo volo nel 2001.

* L’aeroporto internazionale Domodedovo di Mosca, dove 37 persone erano state uccise e 173 ferite in un attentato del 2011.

* L’aeroporto di Bruxelles, dove 32 persone erano state uccise e oltre 300 ferite in un attentato del 2016 attribuito all’ISIS.

* La metropolitana di Londra il 7 luglio 2007, dove alcune bombe erano esplose simultaneamente su tre treni della metropolitana e su un autobus, uccidendo 52 persone e ferendone oltre 700. L’evento sarebbe diventato noto come gli attacchi del 7/7. Quasi subito dopo le esplosioni, il capo del Mossad, Efraim Halevy, aveva scritto sul Jerusalem Post di “esplosioni multiple e simultanee che hanno avuto luogo oggi sul sistema di trasporto di Londra”, anche se nessuno, compresa la polizia londinese, aveva saputo, se non dopo, che le esplosioni erano state simultanee. Curiosamente, l’ufficio di ICTS UK si trova a Tavistock Square, proprio dove era stata fatta esplodere la bomba sull’autobus, e Benjamin Netanyahu era a Londra in quel momento. L’azienda israeliana Comverse/Verint aveva ricevuto l’appalto per l’installazione di “sistemi video in rete” nella metropolitana di Londra un anno prima degli attentati del 7/7. Chi avrebbe potuto immaginare che i sistemi di sorveglianza avrebbero fallito in quel giorno particolare?

* L’aeroporto Schiphol di Amsterdam, dove Umar Farouk Abdulmutallab, figlio di un dirigente d’azienda e bancario nigeriano ed ex Ministro dello Sviluppo Economico, era stato autorizzato a salire a bordo di un aereo con la sua biancheria intima piena di esplosivo. Questo incidente aveva spianato la strada alla diffusione degli invasivi body scanner aeroportuali Rapiscan. Il ‘Chertoff Group’ di Michael Chertoff, focalizzato sulla sicurezza/gestione del rischio e sul fatto di ‘rendere il mondo più sicuro’, aveva la rappresentanza Rapiscan e aveva guadagnato una fortuna con il suo lancio. Si dice che il Chertoff Group avesse magazzini pieni di scanner pronti all’uso già prima che il ‘bombarolo delle mutande’ passasse davanti alla sicurezza dell’ICTS con l’esplosivo nella sua biancheria intima.

L’insabbiamento

Per insabbiare un crimine della portata dell’11 settembre, ci sono tre aspetti cruciali di cui bisogna essere padroni .

* Controllare l’interpretazione iniziale e l’eredità duratura, il modo in cui l’evento viene spiegato al pubblico.

* Controllare le indagini e l’accesso alle prove.

* Controllare il contenzioso per evitare la scoperta legale.

Interpretazione

 

Ehud consegna la narrazione

La mattina dell’11 settembre, Ehud Barak, ex Primo Ministro di Israele, comandante dell’élite Sayeret Matkal e capo delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), si trovava comodamente negli studi della BBC a Londra, pronto a dire al mondo intero chi fosse il responsabile degli attacchi di quel giorno. In un momento di estremo caos, quando si supponeva che nessuno avesse idea di cosa stesse accadendo e che l’apparato di intelligence/sorveglianza più sofisticato che il mondo avesse mai conosciuto fosse stato superato per ben quattro volte in un solo giorno, c’era l’ex Primo Ministro israeliano che diceva di sapere chi era stato – “Osama bin Laden” – e di sapere dove si nascondeva – “in Afghanistan”. Aveva poi annunciato che era giunto il momento per l’America di lanciare una “guerra operativa e concreta contro il terrorismo” in Medio Oriente, esattamente come gli strateghi israeliani avevano pianificato per decenni! Questa spiegazione degli eventi, fornita dagli studi della BBC pochi istanti dopo gli attentati e molto prima che iniziasse la raccolta di qualsiasi prova, è diventata la narrazione ufficiale accettata indiscutibilmente dai politici e dai media. Non è mai cambiata.

Ehud Barak è collegato a tutti i livelli alla rete criminale sionista responsabile dell’11 settembre. Come capo dell’intelligence militare israeliana (AMAN) negli anni ’80, Barak aveva armato e addestrato la banda islamica virulentemente anti-occidentale di Gulbuddin Hekmatyr, compresa la risorsa della CIA Osama bin Laden, per creare lo spauracchio perfetto per l’imminente ‘Guerra al Terrore’. In questa operazione era stato assistito dal membro del Congresso degli Stati Uniti Charlie Wilson e dal suo aiutante/manipolatore principale, l’israeliano Zvi Rafiah. L’uomo che Barak aveva incaricato di addestrare Bin Laden e Hekmatyr era l’agente doppiogiochista di lingua ebraica e risorsa della CIA Ali Mohammad, che, non si sa come, era scomparso senza lasciare traccia dal sistema carcerario statunitense mentre scontava una condanna all’ergastolo per il suo ruolo nell’organizzazione degli attentati a due ambasciate statunitensi in Africa nel 1998. Per elencare tutti i legami di Barak con la malavita internazionale ci vorrebbe un’opera di notevole volume. Tuttavia, vale la pena notare che Barak era stato uno stretto collaboratore e partner commerciale di Jeffrey Epstein attraverso il suo coinvolgimento in una società chiamata Carbyne, nel cui consiglio di amministrazione sedeva Michael Chertoff. Come aveva riferito Gidi Weitz sul quotidiano israeliano Ha’aretz (11 luglio 2019):

 

Rivelato: Jeffrey Epstein aveva avviato una partnership del valore di milioni con Ehud Barak nel 2015

Il finanziere miliardario americano Jeffrey Epstein, un criminale sessuale registrato che è stato arrestato questa settimana con nuove accuse di sfruttamento della prostituzione con ragazze minorenni, aveva collaborato con l’ex Primo Ministro Ehud Barak per investire nella startup dell’ex Primo Ministro.

Nel 2015 Barak ha creato una società in accomandita, di cui è l’unico azionista. Questa società ha investito in Reporty Homeland Security, fondata nel 2014, diventando uno dei principali azionisti. L’anno scorso Reporty ha cambiato nome in Carbyne. L’azienda sviluppa funzionalità di gestione e identificazione delle chiamate per i servizi di risposta alle emergenze.

Barak è il presidente di Carbyne e, secondo quanto riportato dai media economici, il suo investimento personale nell’azienda ammonta a milioni di dollari. Haaretz ha appreso che Epstein ha finanziato una parte considerevole dell’investimento, diventando così un partner del progetto.

È interessante notare che il cugino di primo grado di Barak, David Brog, è stato a lungo capo dello staff del senatore della Pennsylvania Arlen Spector, che, come giovane avvocato ebreo della Commissione Warren, aveva inventato la ridicola teoria del ‘proiettile magico’ per spiegare le palesi anomalie nell’assassinio del Presidente John F. Kennedy. Le impronte israeliane sono presenti in tutti gli omicidi di JFK e di suo fratello Bobby. Il Giudizio Finale di Michael Collins Piper e La verità non detta su Kennedy di Laurent Guyenot sono libri da leggere assolutamente.

 

L’ora di Hauer

Non molto tempo dopo che Ehud Barak aveva informato l’intero mondo anglofono che l’America doveva lanciare una ‘guerra operativa al terrore’ in Medio Oriente, un altro fervente agente sionista aveva iniziato ad apparire alla televisione americana. L’11 settembre Jerome Hauer era l’amministratore delegato della Kroll Associates, la società responsabile della sicurezza del World Trade Center. In precedenza era stato direttore dell’Ufficio del Sindaco Giuliani per la Gestione delle Emergenze (OEM) dal 1996 al 2000 e aveva guidato la costruzione di un bunker di comando da 13 milioni di dollari al 23° piano del WTC 7, da cui si potevano monitorare tutte le frequenze di comunicazione di emergenza di New York. Come molti altri in questa saga, Hauer ha profonde radici sioniste. Sua madre è stata presidente onorario del capitolo Hadassah delle Figlie di Sion di New York.

Pochi minuti dopo il crollo delle torri, Jerome Hauer era apparso su CBS News con Dan Rather per fornire ai telespettatori della rete la storia ufficiale del governo. Hauer aveva affermato che le torri erano cadute solo perché erano state colpite dagli aerei e dagli incendi che ne sono derivati, che, secondo lui, avevano indebolito l’integrità strutturale degli edifici facendoli crollare. Aveva anche avvertito che “i detriti hanno bloccato l’accesso all’Edificio 7 e sono preoccupati per la stabilità strutturale”. Mai prima d’ora un grattacielo con struttura in acciaio era crollato a causa di un incendio, quindi il fatto che Hauer dicesse ‘sono preoccupati per la sua stabilità strutturale’ in riferimento al WTC 7 era ridicolo. In realtà Hauer stava preparando il pubblico a ciò che sapeva sarebbe accaduto più tardi, alle 17.20, quando il WTC 7 aveva sfidato le leggi della fisica e si era schiantato sulla sua stessa impronta a velocità di caduta libera, nonostante non fosse stato colpito da nessun aereo e ci fossero solo incendi relativamente minori negli uffici. Ciononostante, la ridicola favola di Hauer sarebbe diventata storia ufficiale e le sue sciocchezze sulla distruzione delle Torri Gemelle sarebbero state adottate tre anni dopo dal Rapporto della Commissione sull’11 settembre, gravemente lacunoso, scritto nella sua interezza dal collega cospiratore Philip Zelikow. Forse non a caso, era stata la raccomandazione di Hauer a far ottenere all’ex capo dell’antiterrorismo dell’FBI John O’Neil il posto di capo della sicurezza della Kroll Associates. O’Neil si era lamentato amaramente del fatto che le sue indagini su Al-Qaeda e Osama bin Laden fossero sabotate da persone all’interno dell’FBI stessa. Era morto durante gli attacchi dell’11 settembre, il primo giorno del suo nuovo lavoro.

 

Bush e Fleischer

Mentre tutto questo accadeva, il Presidente George W. Bush era seduto a mille miglia di distanza, in un’aula di una scuola elementare, come un cretino, mentre veniva aggiornato sugli eventi in corso dal suo portavoce israeliano Ari Fleischer. Non è possibile sapere quale livello di comprensione avesse avuto il buffone Boy Bush nella pianificazione dell’11 settembre. Suo padre, che quella mattina si incontrava con l’elitario Carlyle Group di David Rubinstein, probabilmente ne sapeva molto di più. Boy Bush era probabilmente considerato un peso per l’operazione a causa della sua incompetenza mentale, il che spiega perché è stato tenuto lontano da tutto, mentre Ari Fleischer, con la doppia cittadinanza israeliana/americana, entrava azione.

Era stato Fleischer a tenere un cartello scritto a mano dal fondo dell’aula per Bush, con la scritta ‘Non dire ancora nulla’. Poi aveva preparato personalmente il discorso di Bush alla nazione, parola per parola, mentre si trovavano ancora alla Scuola Elementare Emma E. Brooker. Incredibile! Il giornalista investigativo Christopher Bollyn si era chiesto: “Come faceva Fleischer a sapere cosa avrebbe dovuto dire il Presidente quando non si sapeva praticamente nulla di chi ci fosse dietro il crimine?”. “Non solo Fleischer era un sionista convinto, ma suo fratello maggiore era il presidente di un’azienda israeliana, posseduta e controllata da veterani dell’aviazione israeliana, uno dei quali era socio d’affari in una società con Ehud Barak”. Ari Fleischer è uno dei principali sospettati nell’operazione dell’11 settembre e, ovviamente, è stato un grande sostenitore della disastrosa guerra in Iraq. È anche un membro di Chabad Lubavitch, il gruppo religioso ortodosso estremo guidato per decenni dal terribile razzista che odia i gentili Menachem Mendel Schneerson.

 

Il controllo delle indagini

L’11 settembre è stato il peggior caso di omicidio di massa nella storia dell’America, eppure in qualche modo non è mai stato indagato come un crimine e nessuno è mai stato condannato in un tribunale. Al posto delle procedure legali standard, il Governo ha invece dichiarato gli attacchi un ‘atto di guerra’, reso possibile dall’attacco al Pentagono, e l’America si è precipitata a invadere i Paesi precedentemente scelti in Medio Oriente, mentre le prove della più grande scena del crimine nella storia degli Stati Uniti venivano frettolosamente distrutte.

Le migliaia di tonnellate di acciaio rimosse dal sito del WTC, che avrebbero potuto dimostrare l’uso o meno di esplosivi per demolire le torri, erano tagliate in piccoli pezzi, mescolate con altri rottami e spedite in Cina, in un momento in cui il prezzo dell’acciaio era di soli 80 dollari/tonnellata, il più basso degli ultimi cinquant’anni. In un articolo del gennaio 2002 per la rivista Fire Engineering, il direttore Bill Manning aveva denunciato la distruzione di prove critiche: “Per più di tre mesi, l’acciaio strutturale del World Trade Center è stato e continua ad essere tagliato e venduto come rottame. Prove cruciali che potrebbero rispondere a molte domande sulle pratiche di progettazione e sulle prestazioni dei grattacieli in condizioni di incendio sono in viaggio verso la Cina… La distruzione e la rimozione delle prove devono cessare immediatamente”.

L’uomo che aveva supervisionato la distruzione di queste prove cruciali era stato l’Assistente del Procuratore Generale, Michael Chertoff.

Chertoff cittadino israeliano e co-autore dell’antilibertario Patriot Act, era stato nominato capo della Sicurezza Nazionale nel 2005. Sua madre, Livia Eisen, era stata uno dei primi agenti del Mossad e suo padre, un rabbino talmudico, aveva insegnato al Jewish Theological Seminary di New York, una yeshiva di spicco che collega alcuni dei personaggi chiave dell’11 settembre con altri crimini sionisti, come lo schema ponzi di Bernie Madoff.

Un articolo del 2005 di USA Today fornisce una visione del potere esercitato da Chertoff nel periodo immediatamente successivo agli attacchi dell’11 settembre:

“Nei minuti successivi agli attacchi terroristici dell’11 settembre, mentre il Procuratore Generale John Ashcroft tornava di corsa da Milwaukee, Michael Chertoff decideva tutto.

Chertoff, all’epoca capo della divisione criminale del Dipartimento di Giustizia, ha violato le spinose linee territoriali che da tempo dividono il Dipartimento di Giustizia dall’FBI. Da un ufficio al quinto piano della sede centrale dell’FBI, al di sopra dei flussi di persone in preda al panico che affollavano Pennsylvania Avenue, si era installato nel centro di crisi del Bureau. Per le 20 ore successive, aveva diretto la risposta iniziale del governo all’attacco terroristico più letale della storia degli Stati Uniti”

Ma Chertoff non aveva diretto solo la risposta iniziale del governo agli attacchi, era stato anche parte integrante dell’insabbiamento. In qualità di capo della Divisione Criminale del Dipartimento di Giustizia, era compito di Michael Chertoff raccogliere prove e perseguire il crimine dell’11 settembre. Invece di farlo, Chertoff ha contribuito all’insabbiamento per conto della rete etnica responsabile del crimine. È stato Michael Chertoff a supervisionare la confisca e la distruzione delle prove, invocando le norme sulle Informazioni di Sicurezza Sensibili (SSI) per impedire alle famiglie dell’11 settembre di accedervi. Questo ostruzionismo è continuato per anni dopo la sua nomina a capo della Sicurezza Nazionale nel 2005, la posizione perfetta da cui dirigere il prolungato insabbiamento. Non c’è da stupirsi che l’avvocato John H. Clark, che aveva lavorato per svelare la verità sulla morte di Vince Foster nel 1993, abbia detto di Chertoff: “È un bastardo disonesto. Ha partecipato all’insabbiamento di Foster”.

 

Il cavaliere ebreo di Ground Zero

L’uomo a cui Michael Chertoff aveva assegnato il controllo delle operazioni di pulizia a Ground Zero era Richard Sheirer, direttore dell’Ufficio di Gestione delle Emergenze del sindaco Rudolph Giuliani dal 2000 al 2002. Sheirer è diventato noto con il soprannome di ‘Cavaliere Ebreo di Ground Zero’ dopo essere stato nominato Cavaliere Ebreo onorario dal Consiglio dei Rabbini di New York per il suo lavoro a Ground Zero. A Sheirer era stata conferita la completa autorità sulle operazioni di pulizia del WTC. Un articolo del 15 ottobre. 2001 del New York Magazine, intitolato ‘L’uomo dietro il sindaco’, descriveva il ruolo principale di Sheirer nel sito del WTC: “Dall’11 settembre, Sheirer ha assunto la responsabilità del più grande sforzo di pulizia nella storia americana, coordinando 100 agenzie federali, statali e locali, tra cui la FEMA. È diventato, in effetti, l’amministratore delegato di un’azienda con migliaia di lavoratori e un budget che potrebbe raggiungere i 40 miliardi di dollari – o, se si preferisce, il sindaco della zona calda…”

Sotto l’occhio vigile di Sheirer, tutto l’acciaio era stato prelevato dalla scena del crimine del WTC e trasportato in due discariche di proprietà ebraica nel New Jersey, dove era stato tagliato in pezzi di 60 centimetri o meno, mescolato con altri rottami metallici e spedito in Cina prima che potessero essere eseguite delle ispezioni. Il New York Daily News aveva riferito nell’aprile 2002: “Circa 185.101 tonnellate di acciaio strutturale sono state rimosse da Ground Zero. La maggior parte dell’acciaio è stata riciclata secondo la decisione della città di inviare rapidamente i rottami ai cantieri di recupero nel New Jersey. La mossa affrettata della città ha indignato molte famiglie delle vittime, che ritengono che l’acciaio avrebbe dovuto essere esaminato in modo più approfondito. Il mese scorso, gli esperti antincendio hanno dichiarato al Congresso che circa l’80% dell’acciaio è stato mandato in discarica senza essere esaminato perché gli investigatori non avevano l’autorità per conservare i rottami”.

Richard Sheirer e Michael Chertoff dovrebbero essere entrambi perseguiti per il loro ruolo nella distruzione delle prove critiche dell’11 settembre e per aver interferito con la rete criminale responsabile del crimine. Non c’è altra spiegazione per le loro azioni nella pulizia di Ground Zero. Chi stavano coprendo questi due agenti sionisti? Osama bin Laden? Khalid Sheikh Mohammad? Improbabile.

Nonostante tutta la corruzione, c’erano ancora alcuni investigatori onesti che cercavano di andare a fondo di ciò che aveva realmente causato la distruzione dei tre colossali grattacieli la mattina dell’11 settembre. A questo punto è facile immaginare che tipo di trattamento era stato riservato loro. Un articolo del 2 febbraio 2002 del New York Times intitolato ‘A Search for Clues in the Towers’ Collapse: Engineers Volunteer to Examine Steel Debris Taken to Scrapyards”, descriveva la scena caotica di un gruppo di veri ingegneri che aveva cercato di recuperare dei rottami a scopo di indagine: “Dal momento in cui le due torri sono crollate l’11 settembre, gli ingegneri e altri esperti hanno lottato per rispondere alle domande monumentali sul perché e sul come gli edifici, progettati per sostenere l’impatto di un jet, siano completamente crollati. Ma nonostante le promesse di un’ampia indagine federale, e dopo settimane di appelli da parte delle famiglie delle vittime e di altri per fermare la distruzione dell’acciaio che potrebbe contenere ogni sorta di indizi, le scene per metà eroiche e per metà comiche del deposito di rottami di Jersey City continuano a svolgersi.

“Piccole squadre di ingegneri si lanciano in corse un po’ folli, come capre di montagna, verso cumuli di acciaio per recuperare pezzi di colonne della torre. Gli ingegneri programmano le loro incursioni per evitare di essere schiacciati… In tutto questo, gli ingegneri professano ottimismo sul fatto che stanno catturando e portando in salvo ciò che è più utile. Ma ammettono che non c’è modo di dirlo con certezza; un numero imprecisato di colonne d’acciaio è stato spedito in acciaierie lontanissime, anche in Asia, senza essere mai state esaminate o conservate”.

Quando, dopo l’11 settembre, il buon amico di Benjamin Netanyahu, Michael Bloomberg, era diventato sindaco di New York City per ben tre mandati, aveva cercato di minimizzare questa distruzione criminale di prove dicendo: “Guardare un pezzo d’acciaio non dice nulla”. Bloomberg, fanatico del controllo delle armi, aveva fatto la sua parte nell’insabbiamento minacciando, secondo quanto riferito, i dipendenti della Polizia di New York e del Dipartimento della Difesa di New York di essere perseguiti e di perdere l’impiego e la pensione se avessero parlato di ciò che avevano visto e sentito quel giorno, ossia le esplosioni nelle torri, il ferro fuso nelle macerie, ecc. Un articolo del New York Magazine del 26 agosto 2011, a firma di Chris Smith, aveva riassunto i sentimenti di Bloomberg nei confronti delle vedove dell’11 settembre: “Anche se l’11 settembre ha reso Michael Bloomberg sindaco, a volte è sembrato insensibile ai suoi effetti sugli altri: una volta ha detto in modo memorabile che voleva dire alle vedove che dovevano ‘ingoiare il rospo’ e andare avanti”.

Bloomberg è un altro agente sionista che ha coperto i criminali dell’attentato dell’11 settembre. È un convinto sostenitore del Patriot Act (scritto a due mani con l’amico sionista Michael Chertoff) e si batte costantemente per la riscrittura della Costituzione degli Stati Uniti sulla base della ‘lotta al terrorismo’. In un articolo per Mintpressnews.com, la giornalista investigativa Whitney Webb descrive in dettaglio i legami di Bloomberg con gli storici molestatori sessuali Jeffrey Epstein e Harvey Weinstein:

Bloomberg ed Epstein hanno anche condiviso amicizie strette con alcuni degli stessi dirigenti dei media di New York, come Mort Zuckerman. I media hanno descritto Zuckerman, un ex socio d’affari di Epstein, come un “sostenitore di lunga data” di Bloomberg. In un altro esempio, l’ex pubblicitario di Epstein, Howard Rubenstein, è un sostenitore di lunga data di Bloomberg e sarebbe stato la forza trainante della controversa spinta di Bloomberg ad aggirare i limiti del mandato di sindaco e a perseguire un terzo mandato come sindaco di New York.

Un altro socio comune di Epstein-Bloomberg è il magnate dei media in disgrazia Harvey Weinstein. Weinstein faceva parte di un gruppo di investimento con Epstein, che aveva cercato di acquistare il New York Magazine nel 2003. Un altro membro di quel gruppo di investimento era il commentatore abituale di MSNBC Donny Deutsch, che di recente ha sostenuto con fervore la candidatura di Bloomberg.

Weinstein è stato recentemente condannato per stupro e ha decine di accusatori, la cui decisione di farsi avanti sui crimini sessuali di Weinstein negli ultimi anni ha contribuito a dare vita al movimento “Me Too”. Weinstein ha anche legami con l’ex Primo Ministro israeliano Ehud Barak, che era un amico intimo e un socio d’affari di Epstein, ed era stato lo stesso Barak a presentare personalmente Weinstein alle ex spie del Mossad che Weinstein aveva ingaggiato per intimidire le sue accusatrici. Oltre ad essere Primo Ministro, Barak è anche l’ex capo dell’intelligence militare israeliana, l’agenzia di intelligence straniera che ha sponsorizzato l’operazione di ricatto sessuale di Epstein con ragazze minorenni negli Stati Uniti.

La candidatura di Bloomberg non è ancora stata fortemente contestata per i suoi legami con Weinstein, che sono considerevoli. Per esempio, Weinstein è stato uno dei principali finanziatori delle campagne elettorali di Bloomberg e ha persino registrato delle robocall per conto di Bloomberg per aumentare le sue possibilità di elezione. Bloomberg, a sua volta, ha nominato Weinstein nel consiglio di amministrazione di un ente di beneficenza e, in seguito, Weinstein ha elogiato Bloomberg per aver aiutato la sua società cinematografica. Mentre i legami di Bloomberg con Wexner, Epstein e Maxwell sono passati sotto silenzio, alcune testate (per lo più di destra) hanno trattato i legami Bloomberg-Weinstein, ma c’è stata poca pressione su Bloomberg da parte dei media tradizionali nell’affrontare direttamente questi legami.

 

I rottamatori di Zion

I due demolitori che avevano gestito tutto l’acciaio di Ground Zero erano Hugo Neu e Metal Management. Entrambe le aziende erano possedute e gestite da Sionisti: Alan Ratner di Metal Management e Robert Kelman di Hugo Neu. (L’attività di Metal Management, con sede a Newark, aveva appena iniziato a riprendersi da una bancarotta da Capitolo 11, poco prima dell’11 settembre, un evento che avrebbe fornito profitti inaspettati all’azienda in difficoltà).

Hugo Neu era un ebreo tedesco che aveva avuto la sua prima azienda negli anni ’30 con i soci Meno Lissauer e Walter Rothschild, prima di fondare la propria azienda all’inizio degli anni ’60 con il proprio nome. Nel 1999, il figlio di Hugo Neu, John, aveva aperto una filiale con l’esplicito scopo di fare affari con l’Asia. (Ricorderete che l’Asia è il luogo in cui Shaul Eisenberg era attivo ed è il luogo in cui le prove della scena del crimine del complesso WTC sarebbero state spedite). Il nuovo braccio commerciale globale si chiamava Hugo Neu Schnitzer Global Trade ed era diretto da due ebrei israeliani di nome Nathan Fruchter e Jehuda Saar. Prima di lavorare per Hugo Neu, Fruchter e Saar avevano entrambi lavorato per il mega criminale sionista e risorsa del Mossad Marc Rich presso Glencore International (il cui CEO è Ivan Glasenberg). Marc Rich era stato graziato per i suoi numerosi crimini, tra cui evasione fiscale, frode telematica e racket, da Bill Clinton nel suo ultimo giorno di mandato, dopo aver ricevuto intense pressioni in tal senso dagli ex Primi Ministri Ehud Barak, Shimon Peres ed Ehud Olmert, insieme ad altri membri di spicco dello Stato israeliano.

Nel suo libro Solving 9-11, il giornalista investigativo Christopher Bollyn riassume i vari viaggi di Nathan Fruchter e Jehuda Saar: “Dai primi giorni con Marc Rich e Glencore, fino a Hugo Neu e al Midland Group, Saar e Fruchter hanno sempre lavorato per aziende strettamente legate a Israele e al Mossad”. Hugo Neu aveva legami sospetti con il progetto nucleare israeliano di Dimona, visti i suoi forti investimenti in un’azienda chiamata Agua-Agro e in un israeliano di nome Oren Gafri, che, secondo Bollyn, era “uno specialista in rivestimenti energetici nano-compositi come quelli che hanno polverizzato i 220 acri di pavimenti in cemento del World Trade Center”.

Da parte sua, Alan Ratner era stato nominato presidente di Metal Management nel 2000. Il suo amministratore delegato era un ebreo di nome Daniel Dienst, assunto nel giugno del 2001. Dienst aveva lavorato in precedenza per la banca d’investimento CIBC World Markets (ex Oppenheimer & Co.), che ha legami molto forti con lo Stato di Israele. Sia Dienst che Ratner sembrano essere stati messi al posto giusto al ‘momento giusto’ per favorire l’insabbiamento dell’11 settembre. Nel 2005, Metal Management e Hugo Neu si erano fuse in Sims Group Ltd.

In qualità di direttori delle rispettive società, Alan Ratner e Robert Kelman avevano personalmente supervisionato il ‘trattamento’ criminale di oltre 250.000 tonnellate di acciaio del WTC, prima che potesse essere effettuato qualsiasi esame. Secondo il New York Times, Hugo Neu aveva un’enorme forza lavoro che faceva turni di dodici ore  per tagliare l’acciaio in piccoli pezzi da mescolare con altri metalli prima di essere inviati alle fonderie in Asia. Il Dr. Frederick W. Mowrer, professore associato del dipartimento di ingegneria antincendio dell’Università del Maryland, era stato citato nel New York Times (25 dicembre 2001): Trovo spaventosa la velocità con cui le prove potenzialmente importanti sono state rimosse e riciclate”. Fatto curioso, il Canale di Claremont, che consentiva alle navi di accedere al cantiere Hugo Neu, era stato dragato un mese prima dell’11 settembre per approfondirlo di oltre 6 metri in alcuni punti, al fine di renderlo accessibile alle navi più grandi. Hugo Neu aveva investito 24 milioni di dollari del proprio denaro nel progetto.

Quali sono le probabilità che i due cantieri di rottamazione in cui sono state portate e distrutte le prove del peggior crimine della storia degli Stati Uniti fossero entrambi controllati da ebrei sionisti? Che ne dite di zero? Anche l’azienda di trasporto su camion assunta per trasportare le macerie e i detriti del WTC era gestita da un israeliano. Yoram Shalmon di PowerLoc Technologies, aveva rivelato in un’intervista a SecuritySolutions.com quanto attentamente egli monitorasse i suoi autisti con il GPS durante le operazioni di pulizia: “Siamo stati in grado di iniziare a identificare i modelli di comportamento. Se un autista arrivava in ritardo, l’analista del traffico ne cercava il motivo. Forse l’autista si era fermato per il pranzo, o forse era colpa del traffico… C’erano grandi preoccupazioni, perché i carichi erano costituiti da materiale altamente sensibile. Un autista, ad esempio, aveva fatto una pausa pranzo prolungata… Non c’era nulla di criminale, ma era stato licenziato”.

Gli Ebrei rappresentano poco più del 2% della popolazione degli Stati Uniti, gli israeliani molto meno. Eppure, in qualche modo, si trovano in ogni singolo punto della matrice dell’11 settembre, dall’inizio alla fine. Per quanto possa provare, caro lettore, non troverà gruppi organizzati di afghani, russi, siriani, iracheni o cinesi coinvolti nel complotto terroristico; solo israeliani ed ebrei sayanim estremamente dediti alla causa sionista. Sayanim è una parola ebraica che significa ‘aiutanti’ o ‘collaboratori’ e indica gli ebrei nei Paesi di tutto il mondo che sono disposti ad aiutare il Mossad in qualsiasi modo.

 

Il controllo del contenzioso

Un altro cospiratore ben piazzato che aveva svolto il suo ruolo nell’insabbiamento dell’11 settembre era stato Kenneth Feinberg. Feinberg è un avvocato sionista che è stato coinvolto in molte truffe di alto profilo nella sua ignobile carriera; era stato l’uomo che aveva deciso quali banche dovessero essere salvate con i soldi dei contribuenti dopo il crollo finanziario del 2008, per esempio. Sua moglie, Diane Feinberg, è un membro esecutivo dello United Jewish Appeal – l’organizzazione di cui facevano parte Larry Silverstein e Lewis Eisenberg – ed era anche nel consiglio di amministrazione dell’Agenzia Ebraica, un’organizzazione d’élite con stretti legami con il Mossad.

Kenneth Feinberg era, ovviamente, un uomo con le giuste credenziali per assistere nella copertura dell’11 settembre. Pertanto, non sorprende che fosse stato scelto per dirigere il Fondo per il risarcimento delle vittime dell’11 settembre. Questo fondo era stato attivato specificamente per impedire alle famiglie delle vittime di parlare degli attacchi o di intraprendere qualsiasi azione legale futura contro le compagnie aeree, il governo o le agenzie di sicurezza coinvolte nell’11 settembre. Una volta che una famiglia in lutto accettava il denaro di Feinberg (fornito dal contribuente americano), le veniva impedito di parlare pubblicamente degli eventi o di perseguire la giustizia attraverso i tribunali. Si trattava di un’altra montatura da parte dei truffatori sionisti. Il 97% delle famiglie aveva accettato immediatamente di ricevere i soldi dal Governo in cambio del silenzio. Il restante 3%, che aveva rifiutato l’offerta e aveva scelto invece l’udienza in tribunale, era stato molestato e intimidito dall’avvocato ebreo Sheila Birnbaum, nominata nel processo come ‘mediatrice speciale’. In questo ruolo, la Birnbaum aveva il compito di fare pressione sulle famiglie affinché si adeguassero e accettassero il risarcimento offerto dal fondo di Feinberg. Aveva svolto il suo lavoro con una tenacia senza dubbio affinata dai suoi molti anni come partner dello studio legale internazionale Skadden Arps (guidato da Eric Friedman). Skadden Arps ha legami molto forti con lo Stato di Israele. Un socio senior dello studio è Kenneth Bialkin, ex presidente nazionale della Anti-Defamation League of B’nai B’rith.

 

La ‘guerra giudiziaria di logoramento’ del giudice Hellerstein

Novantasei famiglie avevano rifiutato il denaro di Feinberg e Birnbaum, scegliendo invece di ricorrere ai tribunali per conoscere i fatti su ciò che era realmente accaduto ai loro cari. Sfortunatamente per le famiglie coinvolte, tutti i casi erano finiti nell’aula di Alvin K. Hellerstein, un giudice sionista della Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Sud di New York.

Hellerstein era salito al suo alto livello giudiziario nel 1998, dopo aver ricevuto una nomina dal Presidente Bill Clinton. È un ebreo talmudico che è collegato ad alcune delle stesse istituzioni ortodosse di New York City, come Michael Chertoff e il collega giudice Mike Mukasey, che avevano aiutato il rilascio delle spie israeliane catturate dopo l’11 settembre, compresi i cinque ‘israeliani danzanti’.

Era ovvio che l’accordo era stato preso fin dall’inizio, poiché ancora una volta un agente sionista era ben posizionato per prestare la sua assistenza all’insabbiamento in corso. In qualità di giudice unico per tutte le cause per illeciti civili dell’11 settembre, Hellerstein ha ritardato talmente tanto il processo e ha posto ostacoli ad ogni passo che alla fine, nel 2011, dieci anni dopo gli attentati, l’ultima famiglia che ancora nutriva la speranza di ottenere un processo aperto, la famiglia Bavis di Boston, si è accordata con il tribunale dopo che Hellerstein aveva preso una decisione relativa al caso, rendendo impossibile per loro continuare. In seguito, la famiglia si è lamentata del fatto che Hellerstein “ha essenzialmente smontato il caso in modo che la verità su ciò che ha portato agli eventi dell’11 settembre 2001 non sarebbe mai stata raccontata al processo”.

Frustrazioni simili sono state provate da ogni famiglia che ha cercato giustizia attraverso il corrotto tribunale cabalistico di Hellerstein.

Un articolo del Boston Herald (6 marzo 2010) aveva riferito delle difficoltà con Hellerstein incontrate dalla famiglia di Sara Low, un’assistente di volo del Volo 11: “Un giudice di Manhattan viene diffamato dalla famiglia in lutto di un’assistente di volo di Boston, uccisa negli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, perché, secodo la famiglia, avrebbe bloccato un processo pubblico, costringendoli a rinunciare alla lotta”. Delle 96 famiglie che speravano di avere il loro giorno in tribunale, non un solo caso era andato a processo, proprio come previsto dalla rete terroristica responsabile dell’11 settembre. Il co-cospiratore di Hellerstein, Kenneth Feinberg, aveva applaudito l’ostruzione della giustizia da parte del giudice, dicendo: “Sapeva fin dall’inizio che i casi dovevano essere patteggiati e ci è arrivato”. (New York Times, 9 settembre 2016).

 

Il conflitto di interessi del giudice Hellerstein

Hellerstein è un truffatore, non c’è dubbio. Il suo spaventoso abuso delle procedure giudiziarie per proteggere i suoi padroni sionisti, responsabili dell’omicidio di 2.977 americani in pieno giorno l’11 settembre, è un’accusa nauseante. Eppure, i media di proprietà ebraica lo hanno lodato mentre costringeva le famiglie delle vittime, una per una, a risolvere i loro casi fuori dal tribunale, sostenendo che “avevano deciso di accettare denaro piuttosto che ottenere informazioni”. Ciò che i media hanno rifiutato di riferire, tuttavia, è stato l’evidente conflitto di interessi del Giudice Hellerstein, che, in primo luogo, avrebbe dovuto squalificarlo immediatamente dal presiedere il contenzioso.

Il figlio del giudice Hellerstein, Joseph Hellerstein, è un avvocato ebreo ortodosso in Israele per lo studio legale Amit, Pollak & Matalon, che, per puro caso, rappresenta la società madre di ICTS, la stessa azienda responsabile della sicurezza aeroportuale dell’11 settembre e un imputato principale nella causa per illecito civile! In circostanze normali, questo sarebbe stato più che sufficiente per far rimuovere il giudice Hellerstein dal caso, poiché il Codice di condotta per i giudici degli Stati Uniti afferma esplicitamente:

Un giudice deve dequalificarsi da un procedimento in cui l’imparzialità del giudice possa essere ragionevolmente messa in discussione, inclusi, ma non solo, i casi in cui… il giudice o il coniuge del giudice, o una persona imparentata con entrambi entro il terzo grado di parentela, o il coniuge di tale persona stia… agendo come avvocato nel procedimento…

Ma ahimè, non si trattava di circostanze normali. Lungi dal ricusarsi dal presiedere la causa e le azioni legali sull’11 settembre, Alvin Hellerstein aveva invece escluso l’ICTS dal procedimento e i media ebraici avevano fatto la loro parte omettendo di riferire su questo fondamentale conflitto di interessi.

In un articolo intitolato Il legame immorale del giudice Hellerstein con un imputato chiave nella causa sull’11 settembre, Christopher Bollyn scrive:

Hellerstein ha un chiaro conflitto di interessi nella causa per illecito civile dell’11 settembre, perché suo figlio è un avvocato di Amit, Pollak & Matalon, lo studio legale che lavora per Cukierman & Company, la società madre di ICTS, ed è strettamente legato a essa.

Questo presenta un evidente (e probabilmente criminale) conflitto di interessi che non può essere ignorato o permesso. Il Codice di Condotta per i Giudici degli Stati Uniti ha una lista di controllo per i conflitti di interesse finanziari e di altro tipo, che è molto utile per comprendere il conflitto di interesse di Hellerstein nella causa per illeciti del 9-11. Sia Alvin Hellerstein che il suo studio legale sono stati coinvolti in un conflitto di interessi.

Sia Alvin Hellerstein che suo figlio Joseph hanno lavorato per il noto studio legale ebraico Stroock, Stroock & Lavan prima di passare alle posizioni che ricoprono ora. Il Presidente Bill Clinton aveva nominato Alvin Hellerstein alla Corte distrettuale degli Stati Uniti a New York nel 1998 e Joseph si era trasferito in Israele nel 2001. Entrambi sanno che esiste un conflitto di interessi, ed è per questo che non vogliono essere intervistati dai media. Stroock, Stroock & Lavan hanno svolto un ruolo chiave nella preparazione dell’11 settembre. Avevano rappresentato Silverstein Properties quando Larry Silverstein aveva acquisito il contratto di locazione del World Trade Center nel luglio 2001. Avevano anche rappresentato Goldman Sachs, A.I.G. e Cerberus Capital Management, tre delle principali società fraudolente coinvolte nel salvataggio da mille miliardi di dollari di George W. Bush e Barack Obama.

Stroock ha una lunga storia di rappresentanza dei Rothschild e di altri Sionisti di alto livello.

Lo stretto legame familiare del giudice Hellerstein con la società del Mossad finanziata dai Rothschild, responsabile degli attacchi terroristici dell’11 settembre, spiega il motivo per cui è stato scelto per gestire il contenzioso sugli illeciti dell’11 settembre. È stato scelto per gestire il contenzioso dell’11 settembre per proteggere l’inganno dell’11 settembre – e i colpevoli – bloccando la scoperta e impedendo un processo. Quando il giudice Alvin K. Hellerstein chiuderà il processo sull’11 settembre, dopo aver risolto tutti i casi in via extragiudiziale fuori dall’aula, sospetto che dovrà ritirarsi in Israele. Sapendo molto bene come lui e i suoi compari sionisti hanno ostacolato la giustizia per così tante persone, la sua paura non gli permetterà di vivere in pace tra coloro a cui ha fatto un torto così grave”.

L’eredità

 

Il rapporto della Commissione sull’11 settembre

“Quello che i funzionari governativi e militari hanno detto al Congresso, alla Commissione, ai media e al pubblico su chi sapeva, cosa e quando – era quasi completamente, e inspiegabilmente, falso”. – John Farmer, consulente senior della Commissione sull’11 settembre.

Ora abbiamo raggiunto la fase finale della saga dell’11 settembre. . l’eredità duratura. Per i cospiratori, è imperativo condizionare continuamente la mente del pubblico con la versione degli eventi che desiderano sia creduta. I criminali dell’11 settembre hanno fatto di tutto per convincere gli americani con la favola ufficiale del governo, secondo cui 19 arabi con dei taglierini avrebbero ingannato il sistema di sorveglianza più sofisticato del mondo per abbattere con due aerei tre grattacieli con struttura in acciaio. La proprietà sionista dei media americani assicura che questa sia l’unica storia che le masse sentono. Fortunatamente, gli attivisti della verità hanno avuto un grande successo nel diffondere attraverso Internet la consapevolezza delle molte assurdità insite nella storia del governo. Da anni ormai, i sondaggi dimostrano costantemente che la maggioranza degli americani nutre seri dubbi sul resoconto governativo di ciò che è accaduto l’11 settembre 2001. Per combattere questo scetticismo, il Governo e le sue istituzioni interamente controllate, così dipendenti dai finanziamenti federali, hanno pubblicato una manciata di rapporti gravemente errati con l’obiettivo di convincere il pubblico della loro storia farsesca, conferendole una patina pseudo-scientifica. Il più importante di questi è il Rapporto della Commissione sull’11 settembre.

La Commissione Nazionale sugli Attacchi Terroristici agli Stati Uniti (la Commissione 9/11) era stata istituita il 27 novembre 2002, dopo oltre un anno di ostruzionismo da parte dell’Amministrazione Bush. Il gruppo aveva pubblicato il suo dubbio Rapporto della Commissione quasi due anni dopo, il 22 luglio 2004, dopo aver omesso montagne di prove che smentivano la ridicola narrazione del governo e aver permesso ai membri di spicco del gabinetto Bush di testimoniare in segreto, lontano dagli occhi e dalle orecchie indiscrete del pubblico. Phillip Zelikow, un grande insider dell’amministrazione, era stato nominato direttore esecutivo della Commissione sull’11 settembre dal Presidente Bush, dopo che la sua prima scelta, la canaglia sionista Henry Kissinger, era stata costretta a dimettersi a causa delle proteste dell’opinione pubblica e del suo fermo rifiuto di rivelare i clienti d’affari del suo oscuro gruppo Kissinger Associates. Persino il New York Times (29 novembre 2002) ha sollevato un sopracciglio per la sorprendente nomina di Kissinger, “… si è tentati di chiedersi se la scelta del signor Kissinger non sia un’abile manovra della Casa Bianca per contenere un’indagine che ha a lungo osteggiato”.

Come si è scoperto, Zelikow era l’uomo giusto per il lavoro. Come studente della Tufts University, aveva intitolato la sua tesi di dottorato ‘La creazione e il mantenimento dei miti pubblici‘. Se trovate strano che proprio colui che ha presieduto il Rapporto della Commissione sull’11 settembre sia un esperto nell’ingannare il pubblico e nel promuovere ‘miti pubblici’ ampiamente diffusi, non siete i soli. Questo è esattamente ciò che ha fatto con il suo Rapporto della Commissione, che è stato un tale lavaggio del cervello che persino alcuni membri del suo stesso staff, come il Presidente Thomas Kean, si sono espressi contro di esso dicendo, tra le altre cose, che era stato preparato per fallire.

I profondi legami di Zelikow con le stesse persone su cui avrebbe dovuto indagare hanno creato un enorme conflitto di interessi che, come il giudice Hellerstein, avrebbe dovuto squalificarlo immediatamente come direttore esecutivo della Commissione. In qualità di membro della ‘Task Force sulla Sicurezza Nazionale nell’Era dell’Informazione’ del Presidente Bush, Zelikow era stato l’autore della ‘Strategia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d’America’ della Casa Bianca del 2002, che aveva delineato la dottrina della guerra preventiva, utilizzata con effetto devastante contro l’Iraq nel 2003 e contro altri Paesi che non rappresentavano alcuna minaccia per l’America, ma che erano percepiti come ostili a Israele. Quando era stato nominato Direttore Esecutivo della Commissione sull’11 settembre, la paternità di Zelikow della dottrina era sconosciuta ai membri dello staff della Commissione, compresi i presidenti Thomas Kean e Lee Hamilton,  I suoi conflitti di interesse erano così evidenti che, al momento della nomina, Richard Clarke, consigliere di George Bush per l’antiterrorismo, aveva notato in modo preveggente: “Il problema è stato risolto… qualcuno potrebbe avere un conflitto di interessi più evidente di Zelikow?”.

Zelikow aveva dominato ogni aspetto dell’indagine dall’inizio alla fine, aveva assunto e licenziato il personale, aveva diretto tutti gli sforzi di ricerca, aveva omesso tutti i dati che non supportavano la narrazione ufficiale e aveva permesso che confessioni falsate, ottenute sotto tortura, fossero ammesse come prove, come le molte affermazioni oltraggiose di Khalid Sheikh Mohammad. Il giornalista americano Paul Sperry è stato uno dei pochissimi americani che avevano osato sottolineare l’ovvio“Sebbene non abbia un voto, l’ex avvocato texano ha probabilmente più influenza di qualsiasi membro, compreso il presidente. Zelikow sceglie le aree di indagine, il materiale informativo, gli argomenti delle udienze, i testimoni e le linee di interrogatorio dei testimoni. Sceglie anche quali battaglie vale la pena combattere, dal punto di vista legale, con la Casa Bianca, ed è stato coinvolto nell’ultima serie di capitolazioni – ehm, negoziazioni – sulla testimonianza di Rice. E i commissari, per la maggior parte, seguono le sue raccomandazioni. In effetti, è lui che stabilisce l’agenda e gestisce l’indagine.

Inoltre, porta con sé un odore di conflitto di interessi davvero odioso, che in qualche modo non è stato rilevato dagli avvocati che lo hanno selezionato per una delle posizioni investigative più importanti nella storia degli Stati Uniti”.

Il membro della Commissione ed ex senatore degli Stati Uniti Max Cleland sembrava essere d’accordo con la valutazione di Sperry. Dimettendosi per protesta poco dopo la nomina, Cleland aveva dichiarato: “Questa è una truffa. È disgustoso. L’America viene imbrogliata”. Aveva ragione. Il Rapporto della Commissione Zelikow sull’11 settembre è stato un tale lavaggio del cervello che non ha nemmeno menzionato il crollo in caduta libera dell’Edificio 7 del WTC di 47 piani alle 5:20 del pomeriggio. Secondo i colleghi della Commissione, Philip Zelikow aveva già scritto il rapporto quasi interamente come sarebbe apparso alla fine, ancor prima che iniziasse la sua ‘indagine’.

 

Benjamin Chertoff

Benjamin Chertoff è stato il ricercatore senior di un articolo di Popular Mechanics intitolato ‘Debunking 9/11 Lies’ pubblicato nella primavera del 2005. L’articolo è stato utilizzato come base per un libro intitolato Debunking 9/11 Myths: Why Conspiracy Theories Can’t Stand Up to the Facts (Perché le teorie del complotto non possono reggere il confronto con i fatti ), pubblicato un anno dopo e che vedeva come caporedattore il decano del gossip ebraico Jim Meigs di Entertainment Weekly. Con menti eccelse come Meigs, chi potrebbe dubitare delle conclusioni del team?

Nonostante si vantasse sulla sua copertina che “Le teorie del complotto non possono resistere ai fatti concreti”, sia l’articolo di Chertoff che il libro che ha ispirato non hanno prodotto alcuna spiegazione coerente su ciò che ha effettivamente causato la distruzione delle tre torri del WTC l’11 settembre o sul perché gli aerei dirottati non erano stati intercettati. Nonostante ciò, il lavoro di Chertoff è stato citato da molti media mainstream come la risposta definitiva alle ‘teorie cospirative sull’11 settembre’. Il defunto, grande ricercatore e teologo, il professor David Ray Griffin, che aveva completamente demolito entrambi gli studi di Popular Mechanics nel suo libro del 2007 Debunking 9/11 Debunking, scrive: “Lungi dal trattare tutte le affermazioni chiave del movimento per la verità sull’11 settembre, gli autori sembrano essersi occupati solo di quelle affermazioni che pensavano di poter sembrare di sfatare agli occhi del lettore generale. Sebbene affermino che i teorici della cospirazione ‘ignorano tutti i dettagli, tranne quelli che ritengono a sostegno delle loro teorie’, questa affermazione descrive meglio l’approccio degli autori di Debunking 9/11 Myths”.

Ora, perché Benjamin Chertoff e Popular Mechanics, collegato alla CIA, hanno voluto infangare la loro reputazione stellare pubblicando un resoconto così palesemente non scientifico di ciò che era accaduto l’11 settembre? Forse perché Benjamin Chertoff è il cugino del cospiratore dell’11 settembre Michael Chertoff! Quando l’instancabile giornalista Christopher Bollyn aveva contattato personalmente Benjamin Chertoff e gli aveva chiesto se fosse imparentato con Michael Chertoff, il ricercatore principale di Debunking 9/11 Lies aveva risposto a disagio: “Non lo so”. Quando Bollyn aveva contattato la madre di Benjamin Chertoff a Pelham, New York, e le aveva posto la stessa domanda, aveva risposto: “Sì, certo, è un cugino”.

Questo fatto scomodo era stato affrontato da Jim Meigs nella sua ‘Postfazione’ a Debunking 9/11 Myths, dove aveva fatto del suo meglio per minimizzare l’importanza della scoperta di Bollyn: “Christopher Bollyn ha telefonato alla madre di Ben, che si è offerta di dire che, sì, pensa che Michael Chertoff possa essere un lontano cugino… è possibile che Ben e Michael Chertoff siano lontani parenti”.

Si noti che Meigs ha apportato delle astute modifiche per creare una certa distanza. “Sì, naturalmente” diventa ‘sì, lei pensa’ e ‘è un cugino’ viene trasformato in ‘potrebbe essere un cugino lontano’. Il professor Griffin scrive,

L’espressione di dubbio di Meigs è sorprendente. Sostiene che lui e il suo staff di esperti sono stati in grado di scoprire in pochi mesi tutte le verità centrali sull’11 settembre… eppure non sono stati in grado di scoprire con certezza se un membro del loro team fosse imparentato con il Direttore della Sicurezza Nazionale!… Qualunque sia la verità, sembra che il PM abbia fatto tutto il possibile per evitare che questa accusa venisse rivolta al suo libro. Mentre Benjamin Chertoff si era auto-descritto come il ricercatore senior dell’articolo della rivista e il suo nome era ben visibile in testa all’elenco dei giornalisti che vi avevano lavorato, il suo nome non è presente sulla copertina del libro come uno dei suoi redattori. Il suo nome non è nemmeno elencato tra i “reporter/scrittori” o i “ricercatori”, né in nessun altro punto della pagina tecnica del libro. In effetti, l’unica menzione del suo nome, prima della Postfazione, si trova nella sezione “Ringraziamenti”, dove viene ringraziato – anche se era a capo del dipartimento di ricerca quando è stato pubblicato l’articolo – solo come uno dei tanti “membri del team di giornalisti originali”. Probabilmente nessuno, leggendo solo questo libro, penserebbe uno dei suoi autori è un uomo imparentato con il direttore della Sicurezza Nazionale.

 

L’insabbiamento del NIST

“A mio parere, l’indagine sul World Trade Center da parte del NIST non è all’altezza delle aspettative, in quanto non ha individuato in modo definitivo la causa, non ha collegato in modo sufficiente le raccomandazioni di specificità alla causa, non ha invocato appieno tutta la sua autorità per cercare i fatti nell’indagine e ha guidato gli avvocati del governo a scoraggiare piuttosto che a sviluppare la ricerca dei fatti”. – Professor James Quintiere, Ingegneria della Protezione Antincendio, Università del Maryland, alla Commissione della Camera sulla Scienza (26 ottobre 2005).

Il National Institute of Standards and Technology (NIST) aveva pubblicato il suo ‘Rapporto finale delle indagini sul disastro del World Trade Center’ nel settembre 2005. Inutile dire che si trattava di un tipico insabbiamento finanziato dai contribuenti, indegno della carta su cui era stampato. Il NIST era diretto all’epoca da un cripto-giudeo di nome William Jeffrey (vero nome Jaffe), messo a capo dell’organizzazione da George W. Bush il 25 maggio 2005. Come molti altri in questa saga, sembra che Jeffrey sia stato messo al posto giusto al ‘momento giusto’ per prestare i suoi servizi all’insabbiamento, assumendo il controllo del NIST proprio mentre si preparava il rapporto sul ‘crollo’ delle torri del World Trade Center e lasciando il NIST tre anni dopo, poco prima della pubblicazione del rapporto dell’Istituto sull’Edificio 7.

William Jeffrey era nato nel 1952 da Helen Anna Engelking e Alan Samuel Jaffe, ebrei russi che avevano cambiato il nome della famiglia in Jeffrey. Prima di diventare direttore del NIST nel 2005, Jeffrey aveva lavorato per la DARPA (il sinistro braccio tecnologico del Pentagono) ed era stato determinante nella creazione del settore scientifico e tecnologico presso il Dipartimento di Sicurezza Nazionale. In particolare, aveva ricoperto il ruolo di Assistente Aggiunto per la Tecnologia presso il Defense Airborne Reconnaissance Office, dove aveva lavorato allo sviluppo di sensori per il veicolo aereo senza pilota RQ-4 Global Hawk.

Era stato Jeffrey a supervisionare la produzione del rapporto del NIST sulla distruzione delle torri del WTC. Il suo investigatore principale/responsabile di programma per il progetto era un ebreo di nome Stephen Cauffman, che, al momento in cui scriviamo, ricopre il ruolo di capo sezione della Divisione Sicurezza delle Infrastrutture, Agenzia per la Cybersecurity e la Sicurezza delle Infrastrutture (CISA). Durante l’indagine del NIST, Jeffrey e il suo team non hanno mai cercato alcuna prova dell’uso di esplosivi per abbattere le tre torri con struttura in acciaio, né hanno esaminato la presenza di metallo fuso sotto le macerie del complesso WTC. Chiaramente Cauffman, Jeffrey e i loro subordinati Shyam Sunder e John Gross non erano interessati a scoprire cosa avesse realmente causato la distruzione senza precedenti dei tre enormi edifici. Gli analisti hanno concluso che sono colpevoli di aver mentito sulle temperature dell’incendio, sull’espansione termica del calcestruzzo e sulla conducibilità termica dell’acciaio, falsificando anche i modelli e omettendo dati critici. Dopo aver completato il rapporto del NIST, William Jeffrey è stato CEO dello Stanford Research Institute (SRI), dove i nanocompositi sono stati sviluppati in un laboratorio gestito da un israeliano di nome Yigal Blum, dal 1984 al 2018. Blum ha lavorato come Direttore Associato di Scienza e Tecnologia Chimica per oltre tre decenni presso l’SRI.

 

Il Memoriale dell’11 settembre

Quando dico che ci sono impronte israeliane in tutto l’11 settembre, intendo proprio nei minimi dettagli. Il Memoriale dell’11 settembre è stato progettato da Michael Arad, un cittadino israeliano che ha prestato servizio nell’unità di commando della Brigata Golani e che ha dichiarato di essere un amico intimo di Michael Bloomberg. Il padre di Arad, Moshe Arad, era stato Ambasciatore israeliano in America e in Messico e aveva fatto parte del consiglio di amministrazione dell’Israel Council on Foreign Relations; è morto a Tel Aviv nel 2019.

La storia ufficiale sostiene che Arad aveva presentato il suo nome in un concorso nel 2003 per la costruzione del memoriale dell’11 settembre e, guarda caso, aveva vinto! Su 13.683 partecipanti provenienti da tutti i 50 Stati Uniti e da 94 Paesi del mondo, il che rappresenta il più grande concorso di progettazione della storia, il figlio dell’ex Ambasciatore israeliano si era aggiudicato la vittoria. Che fortuna! Sono sicuro che non ha nulla a che fare con i suoi legami con il Sionismo internazionale e con Michael Bloomberg. Non ci pensate, teorici della cospirazione!

Il progetto di Arad per il memoriale dell’11 settembre era coerente con il piano generale originale creato da un ebreo polacco di nome Daniel Libeskind, scelto per supervisionare la ricostruzione del World Trade Center. I progetti di Libeskind sono stati descritti da molti critici come superficiali, privi di anima e poco stimolanti. Il memoriale dell’11 settembre è coerente con queste descrizioni. Oggi è praticamente un sito religioso in cui i gentili si recano in pellegrinaggio ogni giorno per contemplare l’orrore di quel giorno provocato dalla stessa rete di persone che hanno costruito l’orribile memoriale. È uno dei modi più efficaci con cui i responsabili del crimine rafforzano la loro narrazione fittizia sulle menti impressionabili. Se visto da questa angolazione, il memoriale dell’11 settembre si rivela per quello che è realmente: una macabra presa per il naso da parte degli Ebrei che, come bonus aggiuntivo, aiuta a coltivare un maggiore odio nei confronti degli arabi.

Per aggiungere un ulteriore insulto, un gruppo guidato da David Silverman ha intentato una causa per far rimuovere la croce del World Trade Center dal memoriale dell’11 settembre. Formata da travi d’acciaio dissotterrate dalle macerie del WTC a Ground Zero, è stata issata da una gru come un toccante simbolo di speranza, poiché assomiglia molto alla croce cristiana. Dopo aver intentato la causa, Silverman si è sfogato con la stampa: “È stata benedetta da cosiddetti uomini santi e presentata come un ricordo che il loro Dio, che non si è preoccupato di fermare i terroristi musulmani o di impedire che 3.000 persone venissero uccise nel suo nome, si è preoccupato solo di donarci delle macerie che assomigliano a una croce”.

Conclusione

Le informazioni presentate sopra sono solo una parte dei dati disponibili che implicano Israele nel peggior attacco terroristico della storia americana. Israele è l’unico Paese che aveva i mezzi, il movente e l’opportunità di compiere gli attacchi e di coprirli successivamente. Non sorprende quindi che la schiacciante preponderanza delle prove conduca direttamente a Tel-Aviv; o come ha detto l’ex Direttore degli Studi Strategici dell’U.S. Army War College, Alan Sabrosky: “La pista delle prove per l’11 settembre e le guerre in Afghanistan e in Iraq parte dal PNAC, dall’AIPAC e dalle loro coorti; passa per i neo-conservatori, per lo più ebrei, dell’amministrazione Bush; e torna al governo israeliano. Nessuna delle negazioni e delle macchinazioni politiche può alterare questa realtà essenziale”. [Fonte]

Come ho dimostrato, l’11 settembre è servito come casus belli per trascinare l’esercito statunitense in Medio Oriente per fare guerra ai nemici di Israele, in conformità con un’agenda pluridecennale formulata dagli strateghi politici e militari sionisti.

Comprendere le ragioni dell’11 settembre e la rete criminale responsabile del crimine aiuta a dare un senso al nostro paesaggio geopolitico moderno, in particolare all’incidente del 7 ottobre e alle sue conseguenze sempre più problematiche.

La Guerra al Terrore non è destinata a terminare fino a quando Israele non avrà espanso il suo territorio dai fiumi Nilo ed Eufrate e non avrà liberato Gaza e la Cisgiordania da tutti gli abitanti non ebrei. A tal fine, gli agenti israeliani sono di nuovo al lavoro per cercare di trascinare le truppe americane in Medio Oriente per combattere Hezbollah, gli Houthi, l’Iran e chiunque altro si opponga all’egemonia israeliana sulla regione ricca di petrolio. Sarà un disastro assoluto per tutti noi se il popolo americano si lascerà manipolare emotivamente per sostenere un’altra guerra in Medio Oriente giustificata dagli inganni di Israele. Non possiamo permettere che ciò accada. Prendete ciò che avete imparato qui e usatelo.

Siate vigili e soprattutto diffidate di tutto ciò che i media le dicono, perché la menzogna a favore della loro agenda è il loro obiettivo numero uno. In effetti, è la loro ragione d’essere.

Di W.M. Peterson, truthblitzkrieg.com

02.09.2024

Fonte: https://truthblitzkrieg.com/2024/09/02/1379/

Tradotto dalla Redazione di ComeDonChisciotte.org

 

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