L’11 settembre 2004, il New
York Times pubblicò un articolo di opinione per commemorare il terzo
anniversario degli attacchi terroristici dell’11 settembre. L’articolo iniziava
riconoscendo che i fatti chiave su quanto accaduto quel giorno continuavano ad
essere occultati dalle agenzie governative:
“Nei tre anni successivi all’11 settembre, abbiamo
iniziato a capire che è possibile sapere cosa è successo senza sapere cosa è
successo. È la differenza tra la conoscenza che è sia individuale che
collettiva. . . e la conoscenza che è
veramente pubblica. Parte di ciò che dobbiamo
sapere pubblicamente è stato fornito dal rapporto della Commissione sull’11
settembre. Altre risposte mancano”.
Queste sono parole straordinarie da parte del giornale di riferimento della
nostra nazione. Il suggerimento che il popolo americano debba accettare
passivamente di essere stato ingannato su un evento che ha cambiato il mondo da
parte di coloro che sono stati eletti per servire l’interesse pubblico,
dimostra che non c’era alcuna intenzione da parte dei media di scoprire cos’era
realmente accaduto quel giorno o di ritenere qualcuno responsabile.
Quasi 3.000 americani erano stati uccisi in pieno giorno e al mondo era
stata fornita una spiegazione impossibile, ma, solo tre anni dopo i fatti,
il Times non si era preoccupato di indagare su chi
era stato e perché.
Se l’America avesse avuto dei media onesti, in nessun modo i responsabili
avrebbero potuto farla franca con il loro audace attacco e l’altrettanto audace
storia di copertura dei “19 arabi armati di taglierini che battono la
superpotenza tecnologica più sofisticata che il mondo abbia mai conosciuto”.
Esiste una straordinaria quantità di dati che dimostrano che la storia
ufficiale non può essere vera, ma i media hanno fatto del loro meglio per
ignorarli tutti, infangando chiunque sollevi un fatto scomodo come un maledetto
‘teorico della cospirazione’. Sorprendentemente, la BBC aveva messo in dubbio
la storia ufficiale del Governo fin dall’inizio,
riferendo il 23 settembre 2001 che cinque dei diciannove
‘dirottatori’ erano stati trovati vivi e vegeti in luoghi come Arabia Saudita
e Marocco, e non si trovavano affatto vicino a New York City o a
Washington D.C. la mattina dell’11 settembre. Nonostante questa rivelazione
sbalorditiva, i nomi ed i volti degli uomini rimangono fissati in modo
permanente nella leggenda dell’11 settembre e la storia sensazionale, come
tante altre, è stata frettolosamente sepolta nel buco della memoria di Orwell.
Allora ci potremmo chiedere. . . chi è stato? Chi aveva i mezzi, il movente
e l’opportunità per compiere un crimine della portata dell’11 settembre e poi
coprire le proprie tracce?
Beh, per cominciare, possiamo tranquillamente escludere Osama bin Laden e
la sua banda dei quaranta ladroni mediorientali. Quei barboni non avevano né la
competenza né l’organizzazione per realizzare qualcosa di simile all’11
settembre. In effetti, il dossier dell’FBI sui terroristi più ricercati,
incluso Osama bin Laden, non ha
mai menzionato un collegamento con l’11 settembre, ma ha fatto riferimento solo agli
attentati contro due ambasciate statunitensi nel 1998. Alla domanda di un
giornalista sul perché della cosa, il Capo delle Attività
Investigative dell’FBI, Rex Tomb, aveva risposto: “Il motivo per cui l’11
settembre non è menzionato nella pagina di Osama bin Laden è che l’FBI non ha
prove concrete che colleghino bin Laden all’11 settembre”.
All’insaputa di molti americani, Osama bin Laden era sul
libro paga della CIA negli anni ’80, durante l’invasione sovietica
dell’Afghanistan, e la sua famiglia aveva legami
d’affari di lunga data con alcuni importanti membri
dell’establishment. (Nel 1978, George W. Bush e Salem bin Laden, fratello di
Osama, avevano
fondato un’azienda petrolifera con sede in Texas chiamata Arbusto
Energy. I bin Laden e i Bush erano partner
commerciali di lunga data).
Gli eventi terroristici di altissima efficacia, come l’11 settembre, dipendono
dalla scenografia per ingannare il pubblico di riferimento. Bin Laden, alto,
bruno e con il turbante in testa era – per gli americani – l’archetipo perfetto
dell’aspetto di un terrorista. Hollywood aveva trascorso molti anni a
impiantare questa immagine nella mente del pubblico prima dell’11 settembre e
la sua idea ingannevole aveva avuto l’effetto desiderato. Brian Jenkins della
Rand Corporation aveva detto nel 1974: “Il terrorismo è rivolto alle
persone che guardano, non alle vittime reali. Il terrorismo è teatro”. È importante tenere a
mente queste parole quando si esamina l’11 settembre e altri eventi simili,
molti dei quali vengono spiegati al pubblico da agenti israeliani come Rita
Katz del SITE Intelligence Group.
Alcuni spunti su cosa comporti un’operazione come quella dell’11 settembre
sono stati forniti poco dopo gli attacchi da Eckhart Wertheback, ex presidente
del servizio di intelligence nazionale tedesco Verfassungsschutz. Wertheback.
Egli aveva
detto al giornalista investigativo Christopher Bollyn, alla fine del
2001, che “la precisione mortale” e “l‘ampiezza della pianificazione”
avrebbero necessariamente richiesto la “struttura fissa” di
un’organizzazione di intelligence statale, cosa che impossibile da trovare in
un “gruppo sciolto” di terroristi come Al-Qaeda. Poco tempo
dopo, un secondo ex capo dell’intelligence tedesca, Andreas von Bulow, aveva
dichiarato a Bollyn: “La pianificazione degli attentati è stata tecnicamente
e organizzativamente un’impresa magistrale. . .dirottare quattro enormi aerei
in pochi minuti e, in un’ora, guidarli verso i loro obiettivi, con complicate
manovre di volo, questo è impensabile, senza anni di supporto da parte dei
servizi segreti statali”. Dando un credito significativo alla
valutazione dei tedeschi, l’ex analista della CIA e vicedirettore
dell’antiterrorismo per il Dipartimento di Stato americano, Larry Johnson, ha
detto a proposito degli attacchi: “Non abbiamo nulla nella storia
da paragonare a questo. L’unica cosa che ci si avvicina è un’operazione di
intelligence dell’ex Unione Sovietica”.
Chiaramente gli attacchi dell’11 settembre sono stati un’operazione
estremamente sofisticata che ha richiesto molti anni di pianificazione e
un’immensa quantità di supporto governativo, militare e mediatico per essere
realizzata con successo. L’idea che un gruppo di estremisti straccioni senza
Stato potesse mettere in atto un crimine di questa portata senza alcuna
resistenza significativa è assolutamente ridicola.
Cui Bono?
“Stiamo beneficiando di una cosa, ovvero dell’attacco
alle Torri Gemelle e al Pentagono, e della guerra americana in Iraq” – Benjamin Netanyahu
‘Netanyahu dice che gli attacchi dell’11 settembre
sono positivi per Israele’, Ha’aretz (16 aprile 2008)
Quando si verifica un atto di terrore come quello dell’11 settembre,
la domanda che bisogna sempre porsi è: “Cui bono? Chi ne
beneficia? Il motivo per cui è una domanda così importante è che la storia ci
ha insegnato che ‘chi beneficia di un crimine è probabilmente colui che lo ha
commesso’. Il giorno dell’11 settembre, quando si pensava che fossero morte più
di 20.000 persone, un Benjamin Netanyahu sorprendentemente ottimista era stato
intervistato dal giornalista James Bennett del New York
Times: “Alla domanda su cosa significasse l’attacco
per le relazioni tra gli Stati Uniti e Israele, Benjamin Netanyahu, l’ex Primo
Ministro, ha risposto: ‘E’ molto buono’. Poi si è corretto: ‘Beh, non molto buono, ma genererà simpatia
immediata’”. (Un giorno di terrore: Gli israeliani; il sangue
versato è visto come un legame che avvicina le due nazioni”, New
York Times, 12 settembre 2001).
Ora chiedetevi: chi, sano di mente, descriverebbe ciò che è appena accaduto
come “molto buono”, per qualsiasi motivo? Risposta: Solo qualcuno che ha visto
qualche beneficio nell’atrocità. Le candide dichiarazioni di Netanyahu sopra
citate, rilasciate a sette anni di distanza l’una dall’altra, ci informano che
l’11 settembre è stato indubbiamente benefico per Israele. Come spiego nel mio
recente articolo ‘Bibi’s War of Terror Agenda‘, gli strateghi israeliani
avevano cercato a lungo di trascinare l’esercito americano in Medio Oriente a
combattere per conto di Israele. Tutto ciò che serviva era la scusa giusta.
Gli eventi che hanno portato all’11
settembre 2001
“Tutti i servizi di intelligence dell’America e dell’Europa sanno
bene che il disastroso attacco era stato pianificato e realizzato dal Mossad…”
– Francesco Cossiga, ex Presidente della Repubblica Italiana, Corriere
della Sera (30 novembre 2007)
Uno dei primi segni della preveggenza israeliana degli attacchi era
arrivato nel 1979, sotto forma di un’intervista condotta dal giornalista
ebreo-americano Michael Evans con il fondatore del Mossad, Isser Harel. Come
Evans aveva
ricordato sul Jerusalem Post (30 settembre
2001):
“Mi ero incontrato con l’ex capo del Mossad Isser
Harel per una conversazione sul terrorismo arabo. Mentre mi porgeva una tazza di tè caldo e un piattino di biscotti,
gli avevo chiesto: ‘Pensa che il terrorismo arriverà in America e, se sì, dove
e perché?’
Harel aeva guardato il suo ospite americano e aveva
risposto: ‘Temo che arriverà in America. L’America ha il potere, ma non
la volontà, di combattere il terrorismo…” Per quanto riguarda il dove, Harel
aveva continuato: ”New York City è il simbolo della libertà e del capitalismo. È probabile che colpiscano l’Empire State Building, il vostro
edificio più alto [pensava erroneamente] e un simbolo del vostro potere”. … Ventuno anni dopo, la prima parte della previsione di Harel si
era avverata; tranne, ovviamente, che le Torri Gemelle del World Trade Center
erano molto più alte dell’Empire State Building”.
Nel 1987, due dei migliori agenti di Isser Harel, Peter Zvi Malkin e
Avraham Shalom-Bendor, avevano ottenuto l’appalto per la sicurezza del WTC
mentre lavoravano per un’azienda di proprietà di Shaul Eisenberg chiamata
Atwell Security di Tel Aviv. Per decenni Malkin e Bendor avevano lavorato
per Harel ed erano stati coinvolti in missioni top-secret del Mossad, tra cui
il contrabbando
di plutonio e il rapimento di Adolf Eichmann dall’Argentina nel 1960. Harel era
stato infine costretto a dimettersi dalla carica di capo del Mossad, dopo che
erano state rese note le sue attività nell’ambito dell’Operazione Damocle, che
comprendevano l’invio di lettere-bomba e l’assassinio di scienziati tedeschi
che lavoravano insieme agli egiziani ad un programma missilistico.
Gli agenti del Mossad Avraham Shalom-Bendor e Peter
Zvi Malkin (foto sotto) si assicurarono il contratto di sicurezza del WTC nel
1987 per conto della Atwell Security di Shaul Eisenberg di Tel-Aviv
Gli agenti del Mossad Avraham Shalom-Bendor e Peter
Zvi Malkin si erano assicurati il contratto di sicurezza del WTC nel 1987 per
conto della Atwell Security di Shaul Eisenberg di Tel-Aviv.
Il capo di Peter Malkin e di Shalom-Bendor alla Atwell Security, il magnate
miliardario Shaul Eisenberg, era un agente del Mossad con una grande influenza in
Estremo Oriente e aveva contribuito a formare i gruppi terroristici ebraici
Irgun e Shanghai Betar. Aveva anche lavorato a stretto contatto con Henry
Kissinger durante gli anni ’70, contrabbandando
armi a bande comuniste assetate di sangue come i Khmer Rossi di Pol Pot.
Questi erano i loschi personaggi che stavano cercando
di acquisire il contratto di sicurezza del World Trade Center già nel 1987, un
contratto che avrebbe dato loro anche il controllo degli aeroporti, dei porti e
dei treni pendolari di New York. Tutto stava andando secondo i piani, fino a
quando l’Autorità Portuale di New York non aveva annullato l’accordo dopo aver
scoperto che, nel 1984, Bendor era stato condannato per l’omicidio di due
adolescenti palestinesi mentre era a capo dell’agenzia di sicurezza interna
israeliana Shin Be. Nonostante questa piccola battuta d’arresto, Bendor avrebbe
continuato a lavorare per la società Kroll Associates di Jules Kroll e Maurice
Greenberg, che si sarebbe aggiudicata il contratto sulla sicurezza del World
Trade Center dopo l’attentato con un camion-bomba, istigato
dall’FBI, del 1993.
Privatizzazione
Con il contratto di sicurezza per il World Trade Center in mano ai
Sionisti, l’obiettivo successivo era l’acquisizione della proprietà delle
colossali meraviglie ingegneristiche.
Dal giorno dell’inaugurazione, nel 1972, le Torri Gemelle erano di
proprietà dello Stato, in pratica dell’Autorità Portuale di New York e del New
Jersey. Ma, nel 2000, i funzionari della città erano desiderosi di scaricare le
proprietà obsolete e piene di amianto, che sarebbero costate miliardi di
dollari per essere bonificate. Ronald Lauder era a capo della Commissione di
Privatizzazione dello Stato di New York del Governatore Pataki e del Consiglio
di Ricerca dello Stato di New York sulla Privatizzazione ed era stato lui a
decidere che il WTC 1 e il WTC 2 dovessero diventare per la prima volta di
proprietà privata. Lauder era da tempo a capo del World Jewish Congress ed era
stato descritto come l’uomo maggiormente responsabile dell’ascesa di Benjamin
Netanyahu alla ribalta politica. Aveva legami con l’intelligence israeliana
grazie al suo finanziamento del Centro Interdisciplinare di Herzliya, dove
aveva istituito la Scuola Lauder di Governo, Diplomazia e Strategia. Inoltre,
Lauder e il suo amico Ehud Barak erano
entrambi membri del ‘Mega Group’ di Leslie Wexner, che era la
forza finanziaria trainante delle truffe internazionali di Jeffrey Epstein.
Nel luglio 2001, la privatizzazione del complesso WTC aveva permesso agli
ultra-sionisti Larry Silverstein e Frank Lowy di acquistare un contratto di
locazione di 99 anni sulla proprietà, un contratto che includeva una polizza
assicurativa rielaborata che raddoppiava la copertura in caso di attacco
terroristico. Gli edifici erano assicurati da Ace Limited e Marsh McLennan,
entrambe di proprietà di Jules Kroll e Maurice Greenberg, che, poco dopo,
avevano ceduto la responsabilità civile a varie altre società che avrebbero
subito il colpo. Dopo gli attacchi, Silverstein aveva ottenuto un risarcimento
assicurativo di 4,55 miliardi di dollari, nonostante avesse investito solo 14
milioni di dollari per l’acquisto delle proprietà. Era un classico caso di
quello che i nostri antenati avrebbero chiamato ‘fulmine ebraico’. Silverstein
era un amico personale molto stretto di Benjamin Netanyahu (Ha’aretz aveva riferito che si
erano sentiti al telefono ogni domenica per anni), e Frank
Lowy era un membro della Brigata Golani di Israele e del gruppo terroristico
clandestino Haganah. Il presidente dell’Autorità Portuale di New York, Lewis
Eisenberg (un altro amico di Netanyahu), aveva negoziato l’accordo e sia
Silverstein che Eisenberg erano membri del consiglio di amministrazione della
United Jewish Appeal (UJA) Federation di New York, il più grande ente di
raccolta fondi per Israele in America. Se tutto ciò non bastasse, si dà il caso
che il consulente senior di Lewis Eisenberg all’epoca, Michael Glassner, fosse
il Direttore Politico Regionale del Sud-Ovest del mega gruppo di lobby sionista
AIPAC!
Oltre a detenere il contratto di locazione per il WTC 1 e 2, Larry
Silverstein era proprietario del WTC 7, l”edificio dei Fratelli Solomon’ che
era misteriosamente crollato sulla sua stessa impronta a velocità di caduta
libera alle 5:20 del pomeriggio dell’11 settembre, pur non essendo stato
colpito da nessun aereo. Durante una trasmissione della PBS del 10 settembre
2002, America Rebuilds, Silverstein era sembrato
ammettere che l’edificio era stato abbattuto con l’uso di esplosivi
pre-impiantati, quando aveva detto: “Ricordo di aver ricevuto una
telefonata dal comandante dei vigili del fuoco che mi disse che non erano
sicuri di riuscire a contenere l’incendio. Avevo detto: “Abbiamo avuto una perdita di vite umane così
terribile, la cosa più intelligente da fare è tirarlo giù”. Hanno preso la decisione di tirarlo giù e abbiamo visto l’edificio
crollare”.
Il capo del FDNY [vigili del fuoco di NY] Daniel Nigro, il suddetto
comandante in servizio, ha
affermato di non aver mai parlato con Silverstein quel giorno e di
non conoscere nessuno che lo avesse fatto: “Sono ben consapevole della
dichiarazione del signor Silverstein, ma per quanto mi ricordo non ho parlato
con lui quel giorno e non ricordo che qualcuno mi abbia detto di averlo fatto”.
Preveggenza e preparazione
“Nel marzo 1948, un documento dei Capi di Stato
Maggiore congiunti sui ‘Requisiti di forza per la Palestina’… prevedeva che ‘la
strategia sionista avrebbe cercato di coinvolgere gli Stati Uniti in una serie
sempre più ampia e profonda di operazioni destinate a garantire i massimi
obiettivi ebraici’”. –Stephen Green, Taking Sides: Le relazioni segrete dell’America con un Israele militante (1984)
Ci sono numerose indicazioni della preveggenza israeliana riguardo agli
attacchi dell’11 settembre.
* Poco dopo gli attacchi dell’11 settembre, cinque israeliani erano
stati arrestati e tenuti in custodia per 71 giorni. Secondo ABC
News, gli uomini avevano filmato e festeggiato mentre il primo aereo colpiva la
Torre Nord, e Ha’aretz (17 settembre 2001)
aveva riferito che erano stati visti “esultare” con “grida di scherno” che
avevano indotto i testimoni preoccupati a chiamare la polizia. Gli uomini erano
stati arrestati nel tardo pomeriggio dalla polizia della Contea di Bergen,
N.J., che aveva rivelato che [i cinque uomini] erano in possesso di diversi
passaporti stranieri, taglierini, 4.700 dollari in contanti e mappe con segni
sospetti che li collegavano al complotto. Inoltre, i cani anti-bomba portati
sul posto per ispezionare il loro furgone hanno rilevato tracce di esplosivo.
Il capo della polizia della contea di Bergen, John Schmidig , aveva
dichiarato ai media: “Abbiamo ricevuto un avviso di
vigilanza per un furgone Chevrolet bianco con immatricolazione nel New Jersey e
una scritta sulla fiancata. .Tre persone sono state viste festeggiare nel
Liberty State Park dopo l’impatto. Hanno detto che tre persone stavano saltando
su e giù”. Il quotidiano del New Jersey Bergen Record aveva riportato l’incidente il
giorno successivo in un articolo in cui l’articolista Paulo Lima aveva citato
una fonte che gli aveva detto: “Nell’auto ci sono mappe della
città con alcuni luoghi evidenziati. Sembrava che fossero collegati a
questo. Sembrava che sapessero cosa sarebbe successo quando si trovavano al
Liberty State Park”. In seguito era stato rivelato che due degli
uomini – Sivan e Paul Kurzberg – lavoravano per il Mossad, e gli altri – Yaron
Schmuel, Oded Ellner e Omer Maramari – avevano anch’essi legami con
l’agenzia di intelligence. Da allora sono noti come gli ‘israeliani
danzanti’.
L’azienda con sede nel New Jersey per cui questi uomini lavoravano, la
Urban Moving Systems, era una nota copertura del Mossad. Il rispettato giornale ebraico The
Forward (15 marzo 2002), aveva riferito che Urban Moving Systems era stata
riconosciuta dall’FBI come una copertura per l’intelligence israeliana, e
Vincent Cannistraro, capo delle operazioni antiterrorismo della CIA, aveva
confermato che all’interno della comunità dell’intelligence questo fatto era
ben noto. Dopo essere stato interrogato una volta dalle autorità, il
proprietario di Urban Moving System, Dominik Suter, aveva chiuso immediatamente
l’attività ed era fuggito in Israele, con una tale fretta che non aveva nemmeno
ripulito i suoi uffici. I reporter di ABC News che avevano visitato la sede
dell’azienda avevano così descritto la scena: “Sembrava che fosse stata chiusa
in gran fretta. C’erano dei telefoni cellulari abbandonati, i telefoni
dell’ufficio erano ancora collegati e le proprietà di decine di clienti erano
rimaste nel magazzino”. (Fonte: ABC News, 24 giugno
2002)
I cinque uomini arrestati per aver filmato e celebrato l’attacco erano
stati trattenuti per 71 giorni e poi rilasciati in Israele su ordine
dell’Assistente del Procuratore Generale / cittadino israeliano, Michael
Chertoff. Secondo un articolo di Ha’aretz c’era
stato un forte lavoro di lobbying a loro favore da parte di ‘due importanti
membri del Congresso di New York’, e il giornalista Christopher Ketcham
di Counterpunch (7 marzo 2007) aveva riferito che
nientemeno che l’avvocato in disgrazia di Jeffrey Epstein, Alan Dershowitz, era
intervenuto personalmente per appianare le cose con il governo degli Stati
Uniti. Una volta tornati in Israele, tre dei cinque uomini erano apparsi nel
programma televisivo di Yair Lapid e avevano parlato del loro periodo in
America. Quando gli era stato chiesto cosa stessero facendo in prossimità della
scena del crimine, Oded Ellner aveva risposto: “… Il
nostro scopo era quello di documentare l’evento”.
Tre dei
cinque 'israeliani danzanti' erano
apparsi nel programma televisivo
di Yair Lapid e
avevano
ammesso di essere stati a NYC l'11 settembre per “documentare l'evento”.
* Il capo della Polizia di New York che aveva supervisionato la risposta
della polizia agli attacchi dell’11 settembre era Bernard Kerick. Kerick aveva
contraddetto i rapporti sugli agenti
israeliani arrestati a NYC l’11 settembre e aveva bloccato le informazioni
provenienti dai suoi dipartimenti di polizia. Meno di due settimane prima
dell’11 settembre, il 26 agosto 2001, Kerick si trovava in Israele, dove aveva
incontrato il miliardario Eitan Werthemeir, che gli aveva concesso un “prestito senza interessi di 250.000 dollari”. L’8
novembre 2007, Kerik era stato incriminato da un gran giurì federale a White
Plains, New York, con l’accusa di frode fiscale e di aver fatto false
dichiarazioni al governo federale sui 250.000 dollari ricevuti da Wertheimer. I
procuratori avevano anche accusato Kerik di aver ricevuto circa 236.000 dollari
dal magnate immobiliare ebreo Steven C. Witkoff tra il 2001 e il 2003.
* Alcune ore prima degli attacchi, una società di messaggistica istantanea
di proprietà israeliana, chiamata Odigo, aveva inviato un messaggio avvertendo
i destinatari di stare lontani dal WTC l’11 settembre. (La sede di Odigo negli
Stati Uniti si trovava a soli due isolati dal WTC). Alex Diamandis,
vicepresidente dell’azienda, aveva dichiarato: “I messaggi dicevano che sarebbe
successo qualcosa di grosso in un certo lasso di tempo, e così è stato, quasi
al minuto. È possibile che l’avviso di attacco sia stato trasmesso ad altri
membri di Odigo, ma l’azienda non ha ricevuto segnalazioni di altri destinatari
del messaggio”. L’amministratore delegato di Odigo, Micha Macover,
aveva dichiarato ad Ha’aretz (26
settembre 2001): “Non ho idea del motivo per cui è stato inviato il messaggio…
Potrebbe essere stato qualcuno che stava scherzando e che ha scoperto di aver
capito per sbaglio la cosa giusta”. La storia era stata riportata
dalla stampa israeliana e da Brian McWilliams di Newsbytes il 27 settembre 2001. Secondo un
rapporto online del Jerusalem Post (12
settembre 2001) successivamente
confermato dal caporedattore del giornale, Bret Stephens (‘Letters,’The Economist, 9 gennaio 2003), il Ministero degli
Esteri israeliano aveva compilato un elenco con i nomi di 4.000 israeliani che
si pensava si trovassero nell’area del WTC al momento degli attacchi, ma solo uno risultava essere morto. Odigo aveva una
funzione chiamata ‘People Finder’ che permetteva di inviare messaggi a grandi
gruppi in base a caratteristiche comuni, come la nazionalità.
* ZIM shipping, una grande azienda israeliana, un tempo di proprietà di
Shaul Eisenberg, aveva un ufficio di 10.000 metri quadrati nella Torre Nord del
World Trade Center. Una settimana prima dell’11 settembre, ZIM aveva lasciato
la sede, perdendo un deposito cauzionale di 50.000 dollari e violando il
contratto d’affitto. L’amministratore delegato Shaul Cohen-Mintz aveva
dichiarato a USA Today il 17 novembre 2001
che “è stato come un atto di Dio, ci siamo trasferiti”. Un
atto di Dio o la conoscenza del complotto? L’agente dell’FBI Michael Dick, che
stava indagando sulle spie israeliane che si pensava fossero coinvolte negli
attacchi, aveva iniziato ad indagare su ZIM. Era stato immediatamente sollevato
dai suoi compiti da Michael Chertoff.
* Un rapporto pubblicato settimane prima dell’11 settembre dalla Scuola di
Studi Militari Avanzati dell’Esercito degli Stati Uniti (SAMS) metteva in
guardia dall’agenzia di intelligence israeliana Mossad: “Spietata e astuta, con la capacità di prendere di mira le forze
statunitensi e di farla sembrare un’azione arabo-palestinese”. Il
rapporto era stato pubblicato
in prima pagina dal Washington Times il
10 settembre 2001.
* Poco prima dell’11 settembre, era stata acquistata una quantità
spropositata di opzioni
put su United Airlines (UA) e American Airlines (AA). Un’opzione put
viene collocata su azioni il cui valore futuro si pensa sia destinato ad un
immediato declino. Circa il 95% delle opzioni put su UA erano state acquistate
il 6 settembre 2001, mentre 115.000 azioni di AA erano state acquistate il 10
settembre. Questi acquisti erano 25 volte superiori al normale. Il 15 ottobre
2001, l’International Organization of Securities Commissions aveva dichiarato
che i profitti delle opzioni put, acquistate anche su più società ospitate
negli edifici del World Trade Center, erano dell’ordine di centinaia di milioni
di dollari e avrebbero potuto rappresentare il “più grande insider trading mai commesso”.
Chiaramente, qualcuno ‘informato’ aveva avuto la ‘sensazione’ che le azioni
sarebbero crollate molto presto e aveva cercato di trarne profitto. La società
che gestiva tutte le opzioni put era AB Brown Investment Bank, una filiale di
Deutsche Bank. All’epoca dell’11 settembre, il Direttore Esecutivo della CIA
era Alvin ‘Buzzy’ Krongard, ex CEO e Presidente di AB Brown Investment Bank.
Come riportato dall’Independent del Regno
Unito ( 14 ottobre 2001), “Con grande imbarazzo degli investigatori, è emerso anche che
l’azienda utilizzata per acquistare molte delle ‘opzioni put’ – in cui un
trader, in effetti, scommette su un calo del prezzo delle azioni – … era stata
guidata fino al 1998 da ‘Buzzy’ Krongard, ora direttore esecutivo della CIA”. AB
Brown e Alvin Krongard avevano entrambi forti legami con lo Stato israeliano
attraverso le loro connessioni con la società di Yair Shamir, Scitex. La moglie
di Krongard, Sheryl Gordon, era una dipendente di lunga data di Rothschild
Asset Management.
* Nel giugno 2001, la Drug Enforcement Agency (DEA) degli Stati Uniti aveva
redatto un rapporto interno di 60 pagine che descriveva l’esistenza di un
grande giro di spionaggio israeliano attivo sul suolo americano. Il rapporto
era stato divulgato ai media nel dicembre 2001 e aveva rivelato che 200 giovani
israeliani, molti dei quali legati all’intelligence militare, erano stati
arrestati come spie nei mesi precedenti l’11 settembre. Le spie israeliane
avevano cercato di infiltrarsi negli uffici della DEA e in altri edifici
federali, utilizzando la copertura di ‘studenti d’arte’. Il rapporto affermava
che la maggior parte degli ‘studenti d’arte’ aveva ammesso di aver prestato
servizio in unità dell’esercito israeliano “specializzate nell’intelligence
militare, nell’intercettazione dei segnali elettronici o negli ordigni
esplosivi”. Uno degli uomini arrestati era una guardia del corpo del
capo dell’esercito israeliano, mentre un altro, Aran Ofek, era il figlio di un
noto generale israeliano. Peer Segalovitz, uno degli arrestati, aveva prestato
servizio nel 605 Battaglione nelle Alture del Golan e “ha riconosciuto di poter far esplodere edifici, ponti, automobili e
qualsiasi altra cosa di cui ci fosse bisogno”, si legge nel rapporto
della DEA.
Nel dicembre 2001, il reporter di Fox News Carl Cameron aveva
prodotto un’inchiesta in 4 parti sul giro di spie, in cui affermava che
altri 60 israeliani erano stati arrestati e detenuti in base alle leggi
antiterrorismo entrate in vigore dopo l’11 settembre, e che tra loro c’erano “alcuni militari israeliani in servizio attivo”. Molti
di questi uomini vivevano a Hollywood, in Florida, molto vicini ai presunti
dirottatori dell’11 settembre. Infatti, Hanan Serfaty, ufficiale
dell’intelligence militare israeliana diventato ‘studente d’arte’, aveva
affittato un appartamento al 4220 di Sheridan Street mentre Mohammed Atta
viveva al 3389 di Sheridan Street! Simili ‘coincidenze’ di vicinanza abitativa
si erano verificate in altri sei centri urbani nel periodo precedente l’11
settembre. Non c’è alcun dubbio che, poco prima dell’11 settembre, gli
israeliani stessero tramando qualcosa di pericoloso per gli interessi
americani. In un articolo del 7 maggio
2002 per Salon, il giornalista Christopher
Ketcham scriveva: “Per quasi due anni, centinaia di giovani
israeliani che sostenevano falsamente di essere studenti di arte hanno
infestato gli uffici federali, in particolare la DEA. Nessuno sa perché – e nessuno sembra volerlo scoprire”.
* Nel dicembre 1998, Philip Zelikow, Ashton Carter e John Deutch (tutti
ebrei) avevano redatto un rapporto per Foreign Affairs intitolato
Catastrophic Terrorism: Affrontare il nuovo pericolo. La prima sezione del rapporto,
‘Immaginare l’evento trasformante’, avvertiva che il terrorismo catastrofico
era sul punto di arrivare in America, forse già “il mese prossimo”, e
descriveva in dettaglio come l’America avrebbe dovuto rispondere, oltre a come
il Paese avrebbe potuto cambiare di conseguenza. Philip Zelikow aveva scritto
che un attacco terroristico catastrofico all’America, come la distruzione del
World Trade Center, sarebbe stato un “evento trasformante”,
un “evento spartiacque nella storia americana” che, “come Pearl Harbor… avrebbe diviso il nostro passato e il nostro
futuro in un prima e un dopo”. Il “dopo” sarebbe stato
caratterizzato da “misure draconiane, che avrebbero ridotto le
libertà civili, consentito una sorveglianza più ampia dei cittadini, la
detenzione dei sospetti e l’uso della forza letale”. Ci sarebbero
voluti più di due anni per concretizzarlo, ma gran parte di ciò che era stato
scritto si era realizzato sulla scia dell’11 settembre, quando quelli del PNAC
avevano ottenuto la loro tanto attesa ‘nuova Pearl Harbor’.
Zelikow, che aveva intitolato la sua tesi di dottorato ‘La creazione e il
mantenimento del mito pubblico’, era stato nominato Direttore esecutivo della
Commissione sull’11 settembre da George W. Bush. Quando era stato scritto Catastrophic Terrorism, sia Ashton Carter
(Segretario della Difesa sotto Obama) che John Deutch (Direttore della CIA
1995-96) erano soci senior di Global Technology Partners, un’affiliata
esclusiva di Rothschild Nord America. Deutch si era dichiarato colpevole di
cattiva gestione di segreti governativi nel 2001 ed era stato graziato da Bill
Clinton nel suo ultimo giorno di mandato.
La ‘sicurezza’ degli aeroporti
“Un giorno, forse, se si deciderà che le storie
possono essere raccontate, si vedrà che lo Stato [Israele] è stato coinvolto in
atti mille volte più sporchi di qualsiasi cosa stia accadendo in Colombia”. –Ten. Gen. Rafael Eitan, ‘The Columbia Connection’, Jerusalem
Post (1 settembre 1989)
L’azienda incaricata della sicurezza e dello screening dei passeggeri negli
aeroporti da cui provenivano i voli dirottati era un’azienda israeliana
chiamata Huntleigh USA, una filiale interamente controllata da International
Consultants on Targeted Security (ICTS).
L’ICTS era stata fondata nel 1982 dagli israeliani Menachem Atzmon ed Ezra
Harel, e l’11 settembre 2001 era sotto il controllo di Lior Zouker. L’azienda
impiegava molti agenti dell’agenzia di sicurezza interna israeliana Shin Bet,
che si occupava anche della sicurezza della compagnia aerea israeliana El
Al, nota
per il suo ruolo nel contrabbando internazionale di cocaina. Menachem
Atzmon era stato condannato al carcere nel 1996 per reati finanziari commessi
mentre era al fianco di Ehud Olmert come co-tesoriere della campagna politica
di Benjamin Netanyahu. Lo stesso Olmert (Primo Ministro di Israele dal 2006 al
2009) sarebbe poi stato incarcerato per accuse di corruzione nel 2016. È
interessante notare che [Olmert] si trovava a New York il giorno prima dell’11
settembre, ma questo fatto era stato riportato solo anni dopo in un
articolo del Jerusalem Post che aveva descritto la vendita
da parte di Olmert, il 10 settembre 2001, della squadra di calcio Beitar a due
uomini d’affari americani/israeliani di New York. Olmert era sindaco di
Gerusalemme all’epoca dell’11 settembre. Ci chiediamo perché la sua visita sia
stata tenuta segreta. Ma sto divagando…
L’ICTS ha sede nei Paesi Bassi ed è stata gestita da agenti
dell’intelligence israeliana sin dalla sua nascita. È di proprietà di Cukierman
& Co. il cui fondatore Roger Cukierman è un ex CEO del Gruppo Edmund de
Rothschild e presidente della Israel General Bank. È significativo che Roger
Cukierman sia stato anche presidente del Catalyst Fund di Boaz Harel, che, nel
1995, aveva nominato il figlio del Primo Ministro Yitzhak Shamir, Yair
Shamir, in una posizione di leadership. La filiale ICTS Huntleigh USA è gestita
da ex membri delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e dello Shin Bet. L’11
settembre, l’azienda controllava la sicurezza e i controlli dei passeggeri
all’aeroporto Logan di Boston e all’aeroporto Newark del New Jersey, il che è
significativo perché chiunque abbia effettivamente dirottato gli aerei
passeggeri deve essere stato autorizzato a salire a bordo con armi più
impressionanti di alcuni taglierini. L’ICTS ha una lunga storia di sospette
falle nella sicurezza e si era occupata della sicurezza in alcune
località dove erano avvenuti atti terroristici:
* Aeroporto Charles de Gaulle a Parigi, dove il ‘bombarolo delle scarpe’
Richard Reid è salito a bordo del suo volo nel 2001.
* L’aeroporto internazionale Domodedovo di Mosca, dove 37 persone erano
state uccise e 173 ferite in un attentato del 2011.
* L’aeroporto di Bruxelles, dove 32 persone erano state uccise e oltre 300
ferite in un attentato del 2016 attribuito all’ISIS.
* La metropolitana di Londra il 7 luglio 2007, dove alcune bombe erano
esplose simultaneamente su tre treni della metropolitana e su un autobus,
uccidendo 52 persone e ferendone oltre 700. L’evento sarebbe diventato noto
come gli attacchi del 7/7. Quasi subito dopo le esplosioni, il capo del Mossad,
Efraim Halevy, aveva scritto sul Jerusalem Post di “esplosioni
multiple e simultanee che hanno avuto luogo oggi sul sistema di trasporto di
Londra”, anche se nessuno, compresa la polizia londinese, aveva
saputo, se non dopo, che le esplosioni erano state simultanee. Curiosamente,
l’ufficio di ICTS UK si trova a Tavistock Square, proprio dove era stata fatta
esplodere la bomba sull’autobus, e Benjamin Netanyahu era a Londra in quel
momento. L’azienda israeliana Comverse/Verint aveva ricevuto l’appalto per
l’installazione di “sistemi video in rete” nella metropolitana di Londra un
anno prima degli attentati del 7/7. Chi avrebbe potuto immaginare che i sistemi
di sorveglianza avrebbero fallito in quel giorno particolare?
* L’aeroporto Schiphol di Amsterdam, dove Umar Farouk Abdulmutallab, figlio
di un dirigente d’azienda e bancario nigeriano ed ex Ministro dello Sviluppo
Economico, era stato autorizzato a salire a bordo di un aereo con la sua
biancheria intima piena di esplosivo. Questo incidente aveva spianato la strada
alla diffusione degli invasivi body scanner aeroportuali Rapiscan. Il ‘Chertoff
Group’ di Michael Chertoff, focalizzato sulla sicurezza/gestione del rischio e
sul fatto di ‘rendere il mondo più sicuro’, aveva la rappresentanza Rapiscan e
aveva guadagnato una fortuna con il suo lancio. Si dice che il Chertoff Group
avesse magazzini pieni di scanner pronti all’uso già prima che il ‘bombarolo
delle mutande’ passasse davanti alla sicurezza dell’ICTS con l’esplosivo nella
sua biancheria intima.
L’insabbiamento
Per insabbiare un crimine della portata dell’11 settembre, ci sono tre aspetti cruciali di cui bisogna
essere padroni .
* Controllare l’interpretazione iniziale e l’eredità duratura, il modo in
cui l’evento viene spiegato al pubblico.
* Controllare le indagini e l’accesso alle prove.
* Controllare il contenzioso per evitare la scoperta legale.
Interpretazione
Ehud consegna la narrazione
La mattina dell’11 settembre, Ehud Barak, ex Primo Ministro di Israele,
comandante dell’élite Sayeret Matkal e capo delle Forze di Difesa Israeliane
(IDF), si trovava comodamente negli studi della BBC a Londra, pronto a dire al
mondo intero chi fosse il responsabile degli attacchi di quel giorno. In un
momento di estremo caos, quando si supponeva che nessuno avesse idea di cosa
stesse accadendo e che l’apparato di intelligence/sorveglianza più sofisticato
che il mondo avesse mai conosciuto fosse stato superato per ben quattro volte
in un solo giorno, c’era l’ex Primo Ministro israeliano che diceva di sapere
chi era stato – “Osama bin Laden” – e di sapere dove si nascondeva – “in
Afghanistan”. Aveva poi annunciato che era giunto il momento per l’America di
lanciare una “guerra operativa e concreta contro il
terrorismo” in Medio Oriente, esattamente come gli strateghi
israeliani avevano pianificato per decenni! Questa spiegazione
degli eventi, fornita dagli studi della BBC pochi istanti dopo gli attentati e
molto prima che iniziasse la raccolta di qualsiasi prova, è diventata la
narrazione ufficiale accettata indiscutibilmente dai politici e dai media. Non
è mai cambiata.
Ehud Barak è collegato a tutti i livelli alla rete criminale sionista
responsabile dell’11 settembre. Come capo dell’intelligence militare israeliana
(AMAN) negli anni ’80, Barak aveva armato e addestrato la banda islamica
virulentemente anti-occidentale di Gulbuddin Hekmatyr, compresa la risorsa della
CIA Osama bin Laden, per creare lo spauracchio perfetto per l’imminente ‘Guerra
al Terrore’. In questa operazione era stato assistito dal membro del Congresso
degli Stati Uniti Charlie Wilson e dal suo aiutante/manipolatore principale,
l’israeliano Zvi Rafiah. L’uomo che Barak aveva incaricato di addestrare Bin
Laden e Hekmatyr era l’agente doppiogiochista di lingua ebraica e risorsa della
CIA Ali Mohammad, che, non si sa come, era scomparso senza lasciare traccia dal
sistema carcerario statunitense mentre scontava una condanna all’ergastolo per
il suo ruolo nell’organizzazione degli attentati a due ambasciate statunitensi
in Africa nel 1998. Per elencare tutti i legami di Barak con la malavita
internazionale ci vorrebbe un’opera di notevole volume. Tuttavia, vale la pena
notare che Barak era stato uno stretto collaboratore e partner commerciale di
Jeffrey Epstein attraverso il suo coinvolgimento in una società chiamata
Carbyne, nel cui consiglio di amministrazione sedeva Michael Chertoff. Come
aveva riferito Gidi Weitz sul quotidiano israeliano Ha’aretz (11 luglio 2019):
Rivelato: Jeffrey Epstein aveva avviato una
partnership del valore di milioni con Ehud Barak nel 2015
Il finanziere miliardario americano Jeffrey Epstein,
un criminale sessuale registrato che è stato arrestato questa settimana con
nuove accuse di sfruttamento della prostituzione con ragazze minorenni, aveva
collaborato con l’ex Primo Ministro Ehud Barak per investire nella startup
dell’ex Primo Ministro.
Nel 2015 Barak ha creato una società in accomandita,
di cui è l’unico azionista. Questa
società ha investito in Reporty Homeland Security, fondata nel 2014, diventando
uno dei principali azionisti. L’anno
scorso Reporty ha cambiato nome in Carbyne. L’azienda sviluppa funzionalità di gestione e
identificazione delle chiamate per i servizi di risposta alle emergenze.
Barak è il presidente di Carbyne e, secondo quanto
riportato dai media economici, il suo investimento personale nell’azienda
ammonta a milioni di dollari. Haaretz
ha appreso che Epstein ha finanziato una parte considerevole dell’investimento,
diventando così un partner del progetto.
È interessante notare che il cugino di primo grado di Barak, David Brog, è
stato a lungo capo dello staff del senatore della Pennsylvania Arlen Spector,
che, come giovane avvocato ebreo della Commissione Warren, aveva inventato la
ridicola teoria del ‘proiettile magico’ per spiegare le palesi anomalie
nell’assassinio del Presidente John F. Kennedy. Le impronte israeliane sono
presenti in tutti gli omicidi di JFK e di suo fratello Bobby. Il Giudizio Finale di Michael Collins Piper e La verità non detta su Kennedy di Laurent Guyenot
sono libri da leggere assolutamente.
L’ora di Hauer
Non molto tempo dopo che Ehud Barak aveva informato l’intero mondo
anglofono che l’America doveva lanciare una ‘guerra operativa al terrore’ in
Medio Oriente, un altro fervente agente sionista aveva iniziato ad apparire
alla televisione americana. L’11 settembre Jerome Hauer era l’amministratore
delegato della Kroll Associates, la società responsabile della sicurezza del
World Trade Center. In precedenza era stato direttore dell’Ufficio del Sindaco
Giuliani per la Gestione delle Emergenze (OEM) dal 1996 al 2000 e aveva guidato
la costruzione di un bunker di comando da 13 milioni di dollari al 23° piano
del WTC 7, da cui si potevano monitorare tutte le frequenze di comunicazione di
emergenza di New York. Come molti altri in questa saga, Hauer ha profonde
radici sioniste. Sua madre è stata presidente onorario del capitolo Hadassah
delle Figlie di Sion di New York.
Pochi minuti dopo il crollo delle torri, Jerome Hauer era apparso su CBS
News con Dan Rather per fornire ai telespettatori della rete la storia
ufficiale del governo. Hauer aveva affermato che le torri erano cadute solo
perché erano state colpite dagli aerei e dagli incendi che ne sono derivati,
che, secondo lui, avevano indebolito l’integrità strutturale degli edifici
facendoli crollare. Aveva anche avvertito che “i detriti hanno bloccato
l’accesso all’Edificio 7 e sono preoccupati per la stabilità strutturale”.
Mai prima d’ora un grattacielo con struttura in acciaio era crollato a causa di
un incendio, quindi il fatto che Hauer dicesse ‘sono preoccupati per la sua
stabilità strutturale’ in riferimento al WTC 7 era ridicolo. In realtà Hauer
stava preparando il pubblico a ciò che sapeva sarebbe accaduto più tardi, alle
17.20, quando il WTC 7 aveva sfidato le leggi della fisica e si era schiantato
sulla sua stessa impronta a velocità di caduta libera, nonostante non fosse
stato colpito da nessun aereo e ci fossero solo incendi relativamente minori
negli uffici. Ciononostante, la ridicola favola di Hauer sarebbe diventata
storia ufficiale e le sue sciocchezze sulla distruzione delle Torri Gemelle
sarebbero state adottate tre anni dopo dal Rapporto della Commissione sull’11
settembre, gravemente lacunoso, scritto nella sua interezza dal collega
cospiratore Philip Zelikow. Forse non a caso, era stata la raccomandazione di
Hauer a far ottenere all’ex capo dell’antiterrorismo dell’FBI John O’Neil il
posto di capo della sicurezza della Kroll Associates. O’Neil si era lamentato
amaramente del fatto che le sue indagini su Al-Qaeda e Osama bin Laden fossero
sabotate da persone all’interno dell’FBI stessa. Era morto durante gli attacchi
dell’11 settembre, il primo giorno del suo nuovo lavoro.
Bush e Fleischer
Mentre tutto questo accadeva, il Presidente George W. Bush era seduto a
mille miglia di distanza, in un’aula di una scuola elementare, come un cretino,
mentre veniva aggiornato sugli eventi in corso dal suo portavoce israeliano Ari
Fleischer. Non è possibile sapere quale livello di comprensione avesse avuto il
buffone Boy Bush nella pianificazione dell’11 settembre. Suo padre, che quella
mattina si incontrava con l’elitario Carlyle Group di David Rubinstein,
probabilmente ne sapeva molto di più. Boy Bush era probabilmente considerato un
peso per l’operazione a causa della sua incompetenza mentale, il che spiega
perché è stato tenuto lontano da tutto, mentre Ari Fleischer, con la doppia
cittadinanza israeliana/americana, entrava azione.
Era stato Fleischer a tenere un cartello scritto a mano dal fondo dell’aula
per Bush, con la scritta ‘Non dire ancora nulla’. Poi aveva preparato
personalmente il discorso di Bush alla nazione, parola per parola, mentre si
trovavano ancora alla Scuola Elementare Emma E. Brooker. Incredibile! Il
giornalista investigativo Christopher Bollyn si era chiesto: “Come faceva Fleischer a sapere cosa avrebbe dovuto dire il
Presidente quando non si sapeva praticamente nulla di chi ci fosse dietro il
crimine?”. “Non solo Fleischer era un sionista convinto,
ma suo fratello maggiore era il presidente di un’azienda israeliana, posseduta
e controllata da veterani dell’aviazione israeliana, uno dei quali era socio
d’affari in una società con Ehud Barak”. Ari Fleischer è uno dei
principali sospettati nell’operazione dell’11 settembre e, ovviamente, è stato
un grande sostenitore della disastrosa guerra in Iraq. È anche un membro di
Chabad Lubavitch, il gruppo religioso ortodosso estremo guidato per decenni dal
terribile razzista che odia i gentili Menachem Mendel Schneerson.
Il controllo delle indagini
L’11 settembre è stato il peggior caso di omicidio di massa nella storia
dell’America, eppure in qualche modo non è mai stato indagato come un crimine e
nessuno è mai stato condannato in un tribunale. Al posto delle procedure legali
standard, il Governo ha invece dichiarato gli attacchi un ‘atto di guerra’,
reso possibile dall’attacco al Pentagono, e l’America si è precipitata a
invadere i Paesi precedentemente scelti in Medio Oriente, mentre le prove della
più grande scena del crimine nella storia degli Stati Uniti venivano
frettolosamente distrutte.
Le migliaia di tonnellate di acciaio rimosse dal sito del WTC, che
avrebbero potuto dimostrare l’uso o meno di esplosivi per demolire le torri,
erano tagliate in piccoli pezzi, mescolate con altri rottami e spedite in Cina,
in un momento in cui il prezzo dell’acciaio era di soli 80 dollari/tonnellata,
il più basso degli ultimi cinquant’anni. In un articolo
del gennaio 2002 per la rivista Fire Engineering, il
direttore Bill Manning aveva denunciato la distruzione di prove critiche: “Per più di tre mesi, l’acciaio strutturale del World Trade Center
è stato e continua ad essere tagliato e venduto come rottame. Prove cruciali che potrebbero rispondere a molte domande sulle
pratiche di progettazione e sulle prestazioni dei grattacieli in condizioni di
incendio sono in viaggio verso la Cina… La distruzione e la rimozione delle
prove devono cessare immediatamente”.
L’uomo che aveva supervisionato la distruzione di queste prove cruciali era
stato l’Assistente del Procuratore Generale, Michael Chertoff.
Chertoff cittadino israeliano e co-autore dell’antilibertario Patriot Act,
era stato nominato capo della Sicurezza Nazionale nel 2005. Sua madre, Livia
Eisen, era stata uno dei primi agenti del Mossad e suo padre, un rabbino
talmudico, aveva insegnato al Jewish Theological Seminary di New York, una
yeshiva di spicco che collega alcuni dei personaggi chiave dell’11 settembre
con altri crimini sionisti, come lo schema ponzi di Bernie Madoff.
Un articolo del 2005 di USA Today fornisce
una visione del potere esercitato da Chertoff nel periodo immediatamente
successivo agli attacchi dell’11 settembre:
“Nei minuti successivi agli attacchi terroristici
dell’11 settembre, mentre il Procuratore Generale John Ashcroft tornava di
corsa da Milwaukee, Michael Chertoff decideva tutto.
Chertoff, all’epoca capo della divisione criminale del
Dipartimento di Giustizia, ha violato le spinose linee territoriali che da
tempo dividono il Dipartimento di Giustizia dall’FBI. Da un ufficio al quinto piano della sede centrale dell’FBI, al di
sopra dei flussi di persone in preda al panico che affollavano Pennsylvania
Avenue, si era installato nel centro di crisi del Bureau. Per le 20 ore successive, aveva diretto la risposta iniziale del
governo all’attacco terroristico più letale della storia degli Stati Uniti”
Ma Chertoff non aveva diretto solo la risposta iniziale del governo agli
attacchi, era stato anche parte integrante dell’insabbiamento. In qualità di
capo della Divisione Criminale del Dipartimento di Giustizia, era compito di
Michael Chertoff raccogliere prove e perseguire il crimine dell’11 settembre.
Invece di farlo, Chertoff ha contribuito all’insabbiamento per conto della rete
etnica responsabile del crimine. È stato Michael Chertoff a supervisionare la
confisca e la distruzione delle prove, invocando le norme sulle Informazioni di
Sicurezza Sensibili (SSI) per impedire alle famiglie dell’11 settembre di
accedervi. Questo ostruzionismo è continuato per anni dopo la sua nomina a capo
della Sicurezza Nazionale nel 2005, la posizione perfetta da cui dirigere il
prolungato insabbiamento. Non c’è da stupirsi che l’avvocato John H. Clark, che
aveva lavorato per svelare la verità sulla morte di Vince Foster nel 1993,
abbia detto di Chertoff: “È un bastardo disonesto. Ha
partecipato all’insabbiamento di Foster”.
Il cavaliere ebreo di Ground Zero
L’uomo a cui Michael Chertoff aveva assegnato il controllo delle operazioni
di pulizia a Ground Zero era Richard Sheirer, direttore dell’Ufficio di
Gestione delle Emergenze del sindaco Rudolph Giuliani dal 2000 al 2002. Sheirer
è diventato noto con il soprannome di ‘Cavaliere Ebreo di Ground Zero’ dopo
essere stato nominato Cavaliere Ebreo onorario dal Consiglio dei Rabbini di New
York per il suo lavoro a Ground Zero. A Sheirer era stata conferita la completa
autorità sulle operazioni di pulizia del WTC. Un articolo del 15 ottobre. 2001
del New
York Magazine, intitolato ‘L’uomo dietro il sindaco’, descriveva il
ruolo principale di Sheirer nel sito del WTC: “Dall’11 settembre, Sheirer ha
assunto la responsabilità del più grande sforzo di pulizia nella storia
americana, coordinando 100 agenzie federali, statali e locali, tra cui la FEMA. È diventato, in effetti, l’amministratore delegato di un’azienda
con migliaia di lavoratori e un budget che potrebbe raggiungere i 40 miliardi
di dollari – o, se si preferisce, il sindaco della zona calda…”
Sotto l’occhio vigile di Sheirer, tutto l’acciaio era stato prelevato dalla
scena del crimine del WTC e trasportato in due discariche di proprietà ebraica
nel New Jersey, dove era stato tagliato in pezzi di 60 centimetri o meno,
mescolato con altri rottami metallici e spedito in Cina prima che potessero
essere eseguite delle ispezioni. Il New York Daily News aveva
riferito nell’aprile 2002: “Circa 185.101 tonnellate di
acciaio strutturale sono state rimosse da Ground Zero. La maggior parte dell’acciaio è stata riciclata secondo la
decisione della città di inviare rapidamente i rottami ai cantieri di recupero
nel New Jersey. La mossa affrettata della città
ha indignato molte famiglie delle vittime, che ritengono che l’acciaio avrebbe
dovuto essere esaminato in modo più approfondito. Il mese scorso, gli esperti antincendio hanno dichiarato al
Congresso che circa l’80% dell’acciaio è stato mandato in discarica senza
essere esaminato perché gli investigatori non avevano l’autorità per conservare
i rottami”.
Richard Sheirer e Michael Chertoff dovrebbero essere entrambi perseguiti
per il loro ruolo nella distruzione delle prove critiche dell’11 settembre e
per aver interferito con la rete criminale responsabile del crimine. Non c’è
altra spiegazione per le loro azioni nella pulizia di Ground Zero. Chi stavano
coprendo questi due agenti sionisti? Osama bin Laden? Khalid Sheikh Mohammad?
Improbabile.
Nonostante tutta la corruzione, c’erano ancora alcuni investigatori onesti
che cercavano di andare a fondo di ciò che aveva realmente causato la
distruzione dei tre colossali grattacieli la mattina dell’11 settembre. A
questo punto è facile immaginare che tipo di trattamento era stato riservato
loro. Un articolo del 2
febbraio 2002 del New York Times intitolato ‘A
Search for Clues in the Towers’ Collapse: Engineers Volunteer to Examine Steel
Debris Taken to Scrapyards”, descriveva la scena caotica di un gruppo di veri
ingegneri che aveva cercato di recuperare dei rottami a scopo di
indagine: “Dal momento in cui le due torri sono crollate
l’11 settembre, gli ingegneri e altri esperti hanno lottato per rispondere alle
domande monumentali sul perché e sul come gli edifici, progettati per sostenere
l’impatto di un jet, siano completamente crollati. Ma nonostante le promesse di un’ampia indagine federale, e dopo
settimane di appelli da parte delle famiglie delle vittime e di altri per
fermare la distruzione dell’acciaio che potrebbe contenere ogni sorta di
indizi, le scene per metà eroiche e per metà comiche del deposito di rottami di
Jersey City continuano a svolgersi.
“Piccole squadre di ingegneri si lanciano in corse un
po’ folli, come capre di montagna, verso cumuli di acciaio per recuperare pezzi
di colonne della torre. Gli ingegneri programmano le
loro incursioni per evitare di essere schiacciati… In tutto questo, gli
ingegneri professano ottimismo sul fatto che stanno catturando e portando in
salvo ciò che è più utile. Ma ammettono che non c’è modo
di dirlo con certezza; un numero imprecisato di colonne d’acciaio è stato
spedito in acciaierie lontanissime, anche in Asia, senza essere mai state
esaminate o conservate”.
Quando, dopo l’11 settembre, il buon amico di Benjamin Netanyahu, Michael
Bloomberg, era diventato sindaco di New York City per ben tre mandati, aveva
cercato di minimizzare questa distruzione criminale di prove dicendo: “Guardare un pezzo d’acciaio non dice nulla”. Bloomberg,
fanatico del controllo delle armi, aveva fatto la sua parte nell’insabbiamento
minacciando, secondo quanto riferito, i dipendenti della Polizia di New York e
del Dipartimento della Difesa di New York di essere perseguiti e di perdere
l’impiego e la pensione se avessero parlato di ciò che avevano visto e sentito
quel giorno, ossia le esplosioni
nelle torri, il ferro fuso nelle
macerie, ecc. Un articolo del New York Magazine del 26 agosto 2011, a firma di
Chris Smith, aveva riassunto i sentimenti di Bloomberg nei confronti delle
vedove dell’11 settembre: “Anche se l’11 settembre ha reso
Michael Bloomberg sindaco, a volte è sembrato insensibile ai suoi effetti sugli
altri: una volta ha detto in modo memorabile che voleva dire alle vedove che
dovevano ‘ingoiare il rospo’ e andare avanti”.
Bloomberg è un altro agente sionista che ha coperto i criminali
dell’attentato dell’11 settembre. È un convinto sostenitore del Patriot Act
(scritto a due mani con l’amico sionista Michael Chertoff) e si batte costantemente
per la riscrittura della Costituzione degli Stati Uniti sulla base della ‘lotta
al terrorismo’. In un articolo per Mintpressnews.com, la giornalista
investigativa Whitney Webb descrive in dettaglio i legami di Bloomberg con gli
storici molestatori sessuali Jeffrey Epstein e Harvey Weinstein:
Bloomberg ed Epstein hanno anche condiviso amicizie
strette con alcuni degli stessi dirigenti dei media di New York, come Mort
Zuckerman. I media hanno descritto Zuckerman, un ex
socio d’affari di Epstein, come un “sostenitore di lunga data” di Bloomberg. In un altro esempio, l’ex pubblicitario
di Epstein, Howard Rubenstein, è un sostenitore di lunga data di Bloomberg e
sarebbe stato la forza trainante della controversa spinta di Bloomberg ad
aggirare i limiti del mandato di sindaco e a perseguire un terzo mandato come
sindaco di New York.
Un altro socio comune di Epstein-Bloomberg è il
magnate dei media in disgrazia Harvey Weinstein. Weinstein
faceva parte di un gruppo di investimento con Epstein, che aveva cercato di
acquistare il New York Magazine nel 2003. Un
altro membro di quel gruppo di investimento era il commentatore abituale di
MSNBC Donny Deutsch, che di recente ha sostenuto con fervore la candidatura di
Bloomberg.
Weinstein è stato recentemente condannato per stupro
e ha decine di accusatori, la cui decisione di farsi avanti sui crimini
sessuali di Weinstein negli ultimi anni ha contribuito a dare vita al movimento
“Me Too”. Weinstein ha anche legami con l’ex Primo
Ministro israeliano Ehud Barak, che era un amico intimo e un socio d’affari di
Epstein, ed era stato lo stesso Barak a presentare personalmente Weinstein alle
ex spie del Mossad che Weinstein aveva ingaggiato per intimidire le sue
accusatrici. Oltre ad essere
Primo Ministro, Barak è anche l’ex capo dell’intelligence militare israeliana,
l’agenzia di intelligence straniera che ha sponsorizzato l’operazione di
ricatto sessuale di Epstein con ragazze minorenni negli Stati Uniti.
La candidatura di Bloomberg non è ancora stata
fortemente contestata per i suoi legami con Weinstein, che sono considerevoli. Per esempio, Weinstein è stato uno dei
principali finanziatori delle campagne elettorali di Bloomberg e ha persino
registrato delle robocall per conto di Bloomberg per aumentare le sue
possibilità di elezione. Bloomberg,
a sua volta, ha nominato Weinstein nel consiglio di amministrazione di un ente
di beneficenza e, in seguito, Weinstein ha elogiato Bloomberg per aver aiutato
la sua società cinematografica. Mentre
i legami di Bloomberg con Wexner, Epstein e Maxwell sono passati sotto
silenzio, alcune testate (per lo più di destra) hanno trattato i legami
Bloomberg-Weinstein, ma c’è stata poca pressione su Bloomberg da parte dei
media tradizionali nell’affrontare direttamente questi legami.
I rottamatori di Zion
I due demolitori che avevano gestito tutto l’acciaio di Ground Zero erano
Hugo Neu e Metal Management. Entrambe le aziende erano possedute e gestite da
Sionisti: Alan Ratner di Metal Management e Robert Kelman di Hugo Neu.
(L’attività di Metal Management, con sede a Newark, aveva appena iniziato a
riprendersi da una bancarotta da Capitolo 11, poco
prima dell’11 settembre, un evento che avrebbe fornito profitti
inaspettati all’azienda in difficoltà).
Hugo Neu era un ebreo tedesco che aveva avuto la sua prima azienda negli
anni ’30 con i soci Meno Lissauer e Walter Rothschild, prima di fondare la
propria azienda all’inizio degli anni ’60 con il proprio nome. Nel 1999, il
figlio di Hugo Neu, John, aveva aperto una filiale con l’esplicito scopo di
fare affari con l’Asia. (Ricorderete che l’Asia è il luogo in cui Shaul
Eisenberg era attivo ed è il luogo in cui le prove della scena del crimine del
complesso WTC sarebbero state spedite). Il nuovo braccio commerciale globale si
chiamava Hugo Neu Schnitzer Global Trade ed era diretto da due ebrei israeliani
di nome Nathan Fruchter e Jehuda Saar. Prima di lavorare per Hugo Neu, Fruchter
e Saar avevano entrambi lavorato per il mega criminale sionista e risorsa del
Mossad Marc Rich presso Glencore International (il cui CEO è Ivan Glasenberg).
Marc Rich era stato graziato per i suoi numerosi crimini, tra cui evasione
fiscale, frode telematica e racket, da Bill Clinton nel suo ultimo giorno di
mandato, dopo aver ricevuto intense
pressioni in tal senso dagli ex Primi Ministri Ehud Barak,
Shimon Peres ed Ehud Olmert, insieme ad altri membri di spicco dello Stato
israeliano.
Nel suo libro Solving 9-11, il giornalista
investigativo Christopher Bollyn riassume i vari viaggi di Nathan Fruchter e
Jehuda Saar: “Dai primi giorni con Marc Rich e Glencore, fino a Hugo Neu e al
Midland Group, Saar e Fruchter hanno sempre lavorato per aziende strettamente
legate a Israele e al Mossad”. Hugo Neu aveva legami sospetti con il
progetto nucleare israeliano di Dimona, visti i suoi forti investimenti in
un’azienda chiamata Agua-Agro e in un israeliano di nome Oren Gafri, che,
secondo Bollyn, era “uno specialista in rivestimenti energetici
nano-compositi come quelli che hanno polverizzato i 220 acri di pavimenti in
cemento del World Trade Center”.
Da parte sua, Alan Ratner era stato nominato presidente di Metal Management
nel 2000. Il suo amministratore delegato era un ebreo di nome Daniel Dienst,
assunto nel giugno del 2001. Dienst aveva lavorato in precedenza per la banca
d’investimento CIBC World Markets (ex Oppenheimer & Co.), che ha legami
molto forti con lo Stato di Israele. Sia Dienst che Ratner sembrano essere
stati messi al posto giusto al ‘momento giusto’ per favorire l’insabbiamento
dell’11 settembre. Nel 2005, Metal Management e Hugo Neu si erano fuse in Sims
Group Ltd.
In qualità di direttori delle rispettive società, Alan Ratner e Robert
Kelman avevano personalmente supervisionato il ‘trattamento’ criminale di oltre
250.000 tonnellate di acciaio del WTC, prima che potesse essere effettuato
qualsiasi esame. Secondo il New York Times, Hugo
Neu aveva un’enorme forza lavoro che faceva turni di dodici ore per
tagliare l’acciaio in piccoli pezzi da mescolare con altri metalli prima di
essere inviati alle fonderie in Asia. Il Dr. Frederick W. Mowrer, professore
associato del dipartimento di ingegneria antincendio dell’Università del
Maryland, era stato citato nel New
York Times (25 dicembre 2001): “Trovo spaventosa la
velocità con cui le prove potenzialmente importanti sono state rimosse e
riciclate”. Fatto curioso, il Canale di Claremont, che
consentiva alle navi di accedere al cantiere Hugo Neu, era stato dragato
un mese prima dell’11 settembre per approfondirlo di oltre 6 metri
in alcuni punti, al fine di renderlo accessibile alle navi più grandi. Hugo Neu
aveva investito 24 milioni di dollari del proprio denaro nel progetto.
Quali sono le probabilità che i due cantieri di rottamazione in cui sono
state portate e distrutte le prove del peggior crimine della storia degli Stati
Uniti fossero entrambi controllati da ebrei sionisti? Che ne dite di zero?
Anche l’azienda di trasporto su camion assunta per trasportare le macerie e i
detriti del WTC era gestita da un israeliano. Yoram Shalmon di PowerLoc
Technologies, aveva rivelato
in un’intervista a SecuritySolutions.com quanto attentamente egli
monitorasse i suoi autisti con il GPS durante le operazioni di pulizia: “Siamo stati in grado di iniziare a identificare i modelli di
comportamento. Se un autista arrivava in
ritardo, l’analista del traffico ne cercava il motivo. Forse l’autista si era fermato per il pranzo, o forse era colpa
del traffico… C’erano grandi preoccupazioni, perché i carichi erano costituiti
da materiale altamente sensibile. Un autista, ad esempio, aveva
fatto una pausa pranzo prolungata… Non c’era nulla di criminale, ma era stato
licenziato”.
Gli Ebrei rappresentano poco più del 2% della popolazione degli Stati
Uniti, gli israeliani molto meno. Eppure, in qualche modo, si trovano in ogni
singolo punto della matrice dell’11 settembre, dall’inizio alla fine. Per
quanto possa provare, caro lettore, non troverà gruppi organizzati di afghani,
russi, siriani, iracheni o cinesi coinvolti nel complotto terroristico; solo
israeliani ed ebrei sayanim estremamente
dediti alla causa sionista. Sayanim è una
parola ebraica che significa ‘aiutanti’ o ‘collaboratori’ e indica gli ebrei
nei Paesi di tutto il mondo che sono disposti ad aiutare il Mossad in qualsiasi
modo.
Il controllo del contenzioso
Un altro cospiratore ben piazzato che aveva svolto il suo ruolo
nell’insabbiamento dell’11 settembre era stato Kenneth Feinberg. Feinberg è un
avvocato sionista che è stato coinvolto in molte truffe di alto profilo nella
sua ignobile carriera; era stato l’uomo che aveva deciso quali banche dovessero
essere salvate con i soldi dei contribuenti dopo il crollo finanziario del
2008, per esempio. Sua moglie, Diane Feinberg, è un membro esecutivo dello
United Jewish Appeal – l’organizzazione di cui facevano parte Larry Silverstein
e Lewis Eisenberg – ed era anche nel consiglio di amministrazione dell’Agenzia
Ebraica, un’organizzazione d’élite con stretti legami con il Mossad.
Kenneth Feinberg era, ovviamente, un uomo con le giuste credenziali per
assistere nella copertura dell’11 settembre. Pertanto, non sorprende che fosse
stato scelto per dirigere il Fondo per il risarcimento delle vittime dell’11
settembre. Questo fondo era stato attivato specificamente per impedire alle
famiglie delle vittime di parlare degli attacchi o di intraprendere qualsiasi
azione legale futura contro le compagnie aeree, il governo o le agenzie di
sicurezza coinvolte nell’11 settembre. Una volta che una famiglia in lutto
accettava il denaro di Feinberg (fornito dal contribuente americano), le veniva
impedito di parlare pubblicamente degli eventi o di perseguire la giustizia
attraverso i tribunali. Si trattava di un’altra montatura da parte dei
truffatori sionisti. Il 97% delle famiglie aveva accettato immediatamente di
ricevere i soldi dal Governo in cambio del silenzio. Il restante 3%, che aveva
rifiutato l’offerta e aveva scelto invece l’udienza in tribunale, era stato
molestato e intimidito dall’avvocato ebreo Sheila Birnbaum, nominata nel
processo come ‘mediatrice speciale’. In questo ruolo, la Birnbaum aveva il
compito di fare
pressione sulle famiglie affinché si adeguassero e accettassero il
risarcimento offerto dal fondo di Feinberg. Aveva svolto il suo lavoro con una
tenacia senza dubbio affinata dai suoi molti anni come partner dello studio
legale internazionale Skadden Arps (guidato da Eric Friedman). Skadden Arps ha
legami molto forti con lo Stato di Israele. Un socio senior dello studio è
Kenneth Bialkin, ex presidente nazionale della Anti-Defamation League of B’nai
B’rith.
La ‘guerra giudiziaria di logoramento’ del giudice
Hellerstein
Novantasei famiglie avevano rifiutato il denaro di Feinberg e Birnbaum,
scegliendo invece di ricorrere ai tribunali per conoscere i fatti su ciò che
era realmente accaduto ai loro cari. Sfortunatamente per le famiglie coinvolte,
tutti i casi erano finiti nell’aula di Alvin K. Hellerstein, un giudice
sionista della Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Sud di New
York.
Hellerstein era salito al suo alto livello giudiziario nel 1998, dopo aver
ricevuto una nomina dal Presidente Bill Clinton. È un ebreo talmudico che è
collegato ad alcune delle stesse istituzioni ortodosse di New York City, come
Michael Chertoff e il collega giudice Mike Mukasey, che avevano aiutato il
rilascio delle spie israeliane catturate dopo l’11 settembre, compresi i cinque
‘israeliani danzanti’.
Era ovvio che l’accordo era stato preso fin dall’inizio, poiché ancora una
volta un agente sionista era ben posizionato per prestare la sua assistenza
all’insabbiamento in corso. In qualità di giudice unico per tutte le cause per
illeciti civili dell’11 settembre, Hellerstein ha ritardato talmente tanto il
processo e ha posto ostacoli ad ogni passo che alla fine, nel 2011, dieci anni dopo gli attentati, l’ultima famiglia che
ancora nutriva la speranza di ottenere un processo aperto, la famiglia Bavis di
Boston, si è accordata con il tribunale dopo che Hellerstein aveva preso una
decisione relativa al caso, rendendo impossibile per loro continuare. In
seguito, la famiglia si è lamentata del fatto che Hellerstein “ha essenzialmente smontato il caso in modo che la verità su ciò
che ha portato agli eventi dell’11 settembre 2001 non sarebbe mai stata
raccontata al processo”.
Frustrazioni simili sono state provate da ogni famiglia che ha cercato
giustizia attraverso il corrotto tribunale cabalistico di Hellerstein.
Un articolo del Boston Herald (6
marzo 2010) aveva
riferito delle difficoltà con Hellerstein incontrate dalla
famiglia di Sara Low, un’assistente di volo del Volo 11: “Un giudice di Manhattan viene diffamato dalla famiglia in lutto di
un’assistente di volo di Boston, uccisa negli attacchi terroristici dell’11
settembre 2001, perché, secodo la famiglia, avrebbe bloccato un processo
pubblico, costringendoli a rinunciare alla lotta”. Delle 96 famiglie
che speravano di avere il loro giorno in tribunale, non un solo caso era andato
a processo, proprio come previsto dalla rete terroristica responsabile dell’11
settembre. Il co-cospiratore di Hellerstein, Kenneth Feinberg, aveva applaudito
l’ostruzione della giustizia da parte del giudice, dicendo: “Sapeva fin dall’inizio che i casi dovevano essere patteggiati e ci
è arrivato”. (New
York Times, 9 settembre 2016).
Il conflitto di interessi del giudice Hellerstein
Hellerstein è un truffatore, non c’è dubbio. Il suo spaventoso abuso delle
procedure giudiziarie per proteggere i suoi padroni sionisti, responsabili
dell’omicidio di 2.977 americani in pieno giorno l’11 settembre, è un’accusa
nauseante. Eppure, i media di proprietà ebraica lo hanno lodato mentre
costringeva le famiglie delle vittime, una per una, a risolvere i loro casi
fuori dal tribunale, sostenendo che “avevano deciso di accettare denaro
piuttosto che ottenere informazioni”. Ciò che i media hanno rifiutato di riferire,
tuttavia, è stato l’evidente conflitto di interessi del Giudice Hellerstein,
che, in primo luogo, avrebbe dovuto squalificarlo immediatamente dal presiedere
il contenzioso.
Il figlio del giudice Hellerstein, Joseph Hellerstein, è un avvocato ebreo
ortodosso in Israele per lo studio legale Amit, Pollak & Matalon, che, per puro caso, rappresenta la società madre di ICTS, la
stessa azienda responsabile della sicurezza aeroportuale dell’11 settembre e un
imputato principale nella causa per illecito civile! In
circostanze normali, questo sarebbe stato più che sufficiente per far rimuovere
il giudice Hellerstein dal caso, poiché il Codice di condotta per i giudici
degli Stati Uniti afferma esplicitamente:
Un giudice deve dequalificarsi da un procedimento in cui
l’imparzialità del giudice possa essere ragionevolmente messa in discussione,
inclusi, ma non solo, i casi in cui… il giudice o il coniuge del giudice, o una
persona imparentata con entrambi entro il terzo grado di parentela, o il
coniuge di tale persona stia… agendo come avvocato nel procedimento…
Ma ahimè, non si trattava di circostanze normali. Lungi dal ricusarsi dal
presiedere la causa e le azioni legali sull’11 settembre, Alvin Hellerstein
aveva invece escluso l’ICTS dal procedimento e i media ebraici avevano fatto la
loro parte omettendo di riferire su questo fondamentale conflitto di interessi.
In un articolo
intitolato Il legame immorale del giudice Hellerstein con un imputato chiave
nella causa sull’11 settembre, Christopher Bollyn scrive:
Hellerstein ha un chiaro conflitto di interessi nella
causa per illecito civile dell’11 settembre, perché suo figlio è un avvocato di
Amit, Pollak & Matalon, lo studio legale che lavora per Cukierman &
Company, la società madre di ICTS, ed è strettamente legato a essa.
Questo presenta un evidente (e probabilmente
criminale) conflitto di interessi che non può essere ignorato o permesso. Il Codice di Condotta per i Giudici degli Stati Uniti ha una lista
di controllo per i conflitti di interesse finanziari e di altro tipo, che è
molto utile per comprendere il conflitto di interesse di Hellerstein nella
causa per illeciti del 9-11. Sia Alvin Hellerstein che il suo studio legale
sono stati coinvolti in un conflitto di interessi.
Sia Alvin Hellerstein che suo figlio Joseph hanno
lavorato per il noto studio legale ebraico Stroock, Stroock & Lavan prima
di passare alle posizioni che ricoprono ora. Il Presidente Bill Clinton
aveva nominato Alvin Hellerstein alla Corte distrettuale degli Stati Uniti a
New York nel 1998 e Joseph si era trasferito in Israele nel 2001. Entrambi sanno che esiste un conflitto di interessi, ed è per
questo che non vogliono essere intervistati dai media. Stroock, Stroock & Lavan hanno svolto un ruolo chiave nella
preparazione dell’11 settembre. Avevano rappresentato
Silverstein Properties quando Larry Silverstein aveva acquisito il contratto di
locazione del World Trade Center nel luglio 2001. Avevano anche rappresentato Goldman Sachs, A.I.G. e Cerberus
Capital Management, tre delle principali società fraudolente coinvolte nel
salvataggio da mille miliardi di dollari di George W. Bush e Barack Obama.
Stroock ha una lunga storia di rappresentanza dei
Rothschild e di altri Sionisti di alto livello.
Lo stretto legame familiare del giudice Hellerstein
con la società del Mossad finanziata dai Rothschild, responsabile degli
attacchi terroristici dell’11 settembre, spiega il motivo per cui è stato
scelto per gestire il contenzioso sugli illeciti dell’11 settembre. È stato scelto per gestire il contenzioso dell’11 settembre per
proteggere l’inganno dell’11 settembre – e i colpevoli – bloccando la scoperta
e impedendo un processo. Quando il giudice Alvin K.
Hellerstein chiuderà il processo sull’11 settembre, dopo aver risolto tutti i
casi in via extragiudiziale fuori dall’aula, sospetto che dovrà ritirarsi in
Israele. Sapendo molto bene come lui e i
suoi compari sionisti hanno ostacolato la giustizia per così tante persone, la
sua paura non gli permetterà di vivere in pace tra coloro a cui ha fatto un
torto così grave”.
L’eredità
Il rapporto della Commissione sull’11 settembre
“Quello che i funzionari governativi e militari
hanno detto al Congresso, alla Commissione, ai media e al pubblico su chi
sapeva, cosa e quando – era quasi completamente, e inspiegabilmente, falso”. – John Farmer, consulente senior della
Commissione sull’11 settembre.
Ora abbiamo raggiunto la fase finale della saga dell’11 settembre. .
l’eredità duratura. Per i cospiratori, è imperativo condizionare continuamente
la mente del pubblico con la versione degli eventi che desiderano sia creduta.
I criminali dell’11 settembre hanno fatto di tutto per convincere gli americani
con la favola ufficiale del governo, secondo cui 19 arabi con dei taglierini
avrebbero ingannato il sistema di sorveglianza più sofisticato del mondo per
abbattere con due aerei tre grattacieli con struttura in acciaio. La proprietà
sionista dei media americani assicura che questa sia l’unica storia che le
masse sentono. Fortunatamente, gli attivisti della verità hanno avuto un grande
successo nel diffondere attraverso Internet la consapevolezza delle molte
assurdità insite nella storia del governo. Da anni ormai, i sondaggi dimostrano
costantemente che la maggioranza degli americani nutre seri dubbi sul resoconto
governativo di ciò che è accaduto l’11 settembre 2001. Per combattere questo
scetticismo, il Governo e le sue istituzioni interamente controllate, così
dipendenti dai finanziamenti federali, hanno pubblicato una manciata di
rapporti gravemente errati con l’obiettivo di convincere il pubblico della loro
storia farsesca, conferendole una patina pseudo-scientifica. Il più importante
di questi è il Rapporto della Commissione sull’11 settembre.
La Commissione Nazionale sugli Attacchi Terroristici agli Stati Uniti (la
Commissione 9/11) era stata istituita il 27 novembre 2002, dopo oltre un anno
di ostruzionismo da parte dell’Amministrazione Bush. Il gruppo aveva pubblicato
il suo dubbio Rapporto della Commissione quasi
due anni dopo, il 22 luglio 2004, dopo aver omesso montagne di prove che
smentivano la ridicola narrazione del governo e aver permesso ai membri di
spicco del gabinetto Bush di testimoniare in segreto, lontano dagli occhi e
dalle orecchie indiscrete del pubblico. Phillip Zelikow, un grande insider
dell’amministrazione, era stato nominato direttore esecutivo della Commissione
sull’11 settembre dal Presidente Bush, dopo che la sua prima scelta, la
canaglia sionista Henry Kissinger, era stata costretta a dimettersi a causa
delle proteste dell’opinione pubblica e del suo fermo rifiuto di rivelare i
clienti d’affari del suo oscuro gruppo Kissinger Associates. Persino il New
York Times (29 novembre 2002) ha sollevato un sopracciglio per la sorprendente
nomina di Kissinger, “… si è tentati di chiedersi se la
scelta del signor Kissinger non sia un’abile manovra della Casa Bianca per
contenere un’indagine che ha a lungo osteggiato”.
Come si è scoperto, Zelikow era l’uomo giusto per il lavoro. Come studente
della Tufts University, aveva intitolato la sua tesi di dottorato ‘La creazione e il mantenimento dei miti pubblici‘. Se
trovate strano che proprio colui che ha presieduto il Rapporto della
Commissione sull’11 settembre sia un esperto nell’ingannare il pubblico e nel
promuovere ‘miti pubblici’ ampiamente diffusi, non siete i soli. Questo è
esattamente ciò che ha fatto con il suo Rapporto della Commissione,
che è stato un tale lavaggio del cervello che persino alcuni membri del suo
stesso staff, come il Presidente Thomas Kean, si sono espressi contro di esso
dicendo, tra le altre cose, che era stato preparato per fallire.
I profondi legami di Zelikow con le stesse persone su cui avrebbe dovuto
indagare hanno creato un enorme conflitto di interessi che, come il giudice
Hellerstein, avrebbe dovuto squalificarlo immediatamente come direttore
esecutivo della Commissione. In qualità di membro della ‘Task Force sulla
Sicurezza Nazionale nell’Era dell’Informazione’ del Presidente Bush, Zelikow
era stato l’autore della ‘Strategia di Sicurezza
Nazionale degli Stati Uniti d’America’ della Casa Bianca del
2002, che aveva delineato la dottrina della guerra preventiva, utilizzata con
effetto devastante contro l’Iraq nel 2003 e contro altri Paesi che non
rappresentavano alcuna minaccia per l’America, ma che erano percepiti come
ostili a Israele. Quando era stato nominato Direttore Esecutivo della
Commissione sull’11 settembre, la paternità di Zelikow della dottrina era
sconosciuta ai membri dello staff della Commissione, compresi i presidenti
Thomas Kean e Lee Hamilton, I suoi conflitti di interesse erano così
evidenti che, al momento della nomina, Richard Clarke, consigliere di George
Bush per l’antiterrorismo, aveva notato in modo preveggente: “Il problema è stato risolto… qualcuno potrebbe avere un conflitto
di interessi più evidente di Zelikow?”.
Zelikow aveva dominato ogni aspetto dell’indagine dall’inizio alla fine,
aveva assunto e licenziato il personale, aveva diretto tutti gli sforzi di
ricerca, aveva omesso tutti i dati che non supportavano la narrazione ufficiale
e aveva permesso che confessioni falsate, ottenute sotto tortura, fossero
ammesse come prove, come le molte affermazioni oltraggiose di Khalid Sheikh
Mohammad. Il giornalista americano Paul Sperry è stato uno dei pochissimi
americani che avevano osato sottolineare
l’ovvio: “Sebbene non abbia un voto, l’ex avvocato texano ha probabilmente
più influenza di qualsiasi membro, compreso il presidente. Zelikow sceglie le aree di indagine, il materiale informativo, gli
argomenti delle udienze, i testimoni e le linee di interrogatorio dei
testimoni. Sceglie anche quali battaglie
vale la pena combattere, dal punto di vista legale, con la Casa Bianca, ed è
stato coinvolto nell’ultima serie di capitolazioni – ehm, negoziazioni – sulla
testimonianza di Rice. E i commissari, per la maggior
parte, seguono le sue raccomandazioni. In effetti, è lui che stabilisce l’agenda e gestisce l’indagine.
Inoltre, porta con sé un odore di conflitto di
interessi davvero odioso, che in qualche modo non è stato rilevato dagli
avvocati che lo hanno selezionato per una delle posizioni investigative più
importanti nella storia degli Stati Uniti”.
Il membro della Commissione ed ex senatore degli Stati Uniti Max Cleland
sembrava essere d’accordo con la valutazione di Sperry. Dimettendosi per
protesta poco dopo la nomina, Cleland aveva dichiarato: “Questa è una truffa. È disgustoso. L’America viene imbrogliata”.
Aveva ragione. Il Rapporto della Commissione Zelikow sull’11 settembre è stato
un tale lavaggio del cervello che non ha nemmeno menzionato il crollo in caduta
libera dell’Edificio 7 del WTC di 47 piani alle 5:20 del pomeriggio. Secondo i
colleghi della Commissione, Philip Zelikow aveva già scritto il rapporto quasi
interamente come sarebbe apparso alla fine, ancor prima che iniziasse la sua
‘indagine’.
Benjamin Chertoff
Benjamin Chertoff è stato il ricercatore senior di un articolo di Popular Mechanics intitolato ‘Debunking 9/11 Lies’
pubblicato nella primavera del 2005. L’articolo è stato utilizzato come base
per un libro intitolato Debunking 9/11 Myths: Why Conspiracy Theories Can’t Stand Up to the Facts (Perché le
teorie del complotto non possono reggere il confronto con i fatti ),
pubblicato un anno dopo e che vedeva come caporedattore il decano del gossip
ebraico Jim Meigs di Entertainment Weekly. Con
menti eccelse come Meigs, chi potrebbe dubitare delle conclusioni del team?
Nonostante si vantasse sulla sua copertina che “Le teorie del complotto non
possono resistere ai fatti concreti”, sia l’articolo di Chertoff che il libro
che ha ispirato non hanno prodotto alcuna spiegazione coerente su ciò che ha
effettivamente causato la distruzione delle tre torri del WTC l’11 settembre o
sul perché gli aerei dirottati non erano stati intercettati. Nonostante ciò, il
lavoro di Chertoff è stato citato da molti media mainstream come la risposta
definitiva alle ‘teorie cospirative sull’11 settembre’. Il defunto, grande
ricercatore e teologo, il professor David Ray Griffin, che aveva completamente
demolito entrambi gli studi di Popular Mechanics nel suo libro del 2007 Debunking 9/11 Debunking, scrive: “Lungi dal trattare tutte le affermazioni chiave del movimento per
la verità sull’11 settembre, gli autori sembrano essersi occupati solo di
quelle affermazioni che pensavano di poter sembrare di sfatare agli occhi del
lettore generale. Sebbene affermino che i teorici
della cospirazione ‘ignorano tutti i dettagli, tranne quelli che ritengono a
sostegno delle loro teorie’, questa affermazione descrive meglio l’approccio
degli autori di Debunking 9/11 Myths”.
Ora, perché Benjamin Chertoff e Popular Mechanics,
collegato alla CIA, hanno voluto infangare la loro reputazione stellare
pubblicando un resoconto così palesemente non scientifico di ciò che era
accaduto l’11 settembre? Forse perché Benjamin Chertoff è il cugino
del cospiratore dell’11 settembre Michael Chertoff! Quando
l’instancabile giornalista Christopher Bollyn aveva contattato personalmente
Benjamin Chertoff e gli aveva chiesto se fosse imparentato con Michael
Chertoff, il ricercatore principale di Debunking 9/11 Lies aveva
risposto a disagio: “Non lo so”. Quando Bollyn aveva contattato la madre di
Benjamin Chertoff a Pelham, New York, e le aveva posto la stessa domanda, aveva
risposto: “Sì, certo, è un cugino”.
Questo fatto scomodo era stato affrontato da Jim Meigs nella sua
‘Postfazione’ a Debunking 9/11 Myths, dove aveva
fatto del suo meglio per minimizzare l’importanza della scoperta di Bollyn: “Christopher Bollyn ha telefonato alla madre di Ben, che si è
offerta di dire che, sì, pensa che Michael Chertoff possa essere un lontano
cugino… è possibile che Ben e Michael Chertoff siano lontani parenti”.
Si noti che Meigs ha apportato delle astute modifiche per creare una certa
distanza. “Sì, naturalmente” diventa ‘sì, lei pensa’ e ‘è un cugino’ viene
trasformato in ‘potrebbe essere un cugino lontano’. Il professor Griffin
scrive,
L’espressione di dubbio di Meigs è sorprendente. Sostiene che lui e il suo staff di
esperti sono stati in grado di scoprire in pochi mesi tutte le verità centrali
sull’11 settembre… eppure non sono stati in grado di scoprire con certezza se
un membro del loro team fosse imparentato con il Direttore della Sicurezza
Nazionale!… Qualunque sia la verità, sembra che il PM abbia fatto tutto il
possibile per evitare che questa accusa venisse rivolta al suo libro. Mentre Benjamin Chertoff si era
auto-descritto come il ricercatore senior dell’articolo della rivista e il suo
nome era ben visibile in testa all’elenco dei giornalisti che vi avevano
lavorato, il suo nome non è presente sulla copertina del libro come uno dei
suoi redattori. Il
suo nome non è nemmeno elencato tra i “reporter/scrittori” o i “ricercatori”,
né in nessun altro punto della pagina tecnica del libro. In effetti, l’unica menzione del suo
nome, prima della Postfazione, si trova nella sezione “Ringraziamenti”, dove
viene ringraziato – anche se era a capo del dipartimento di ricerca quando è stato
pubblicato l’articolo – solo come uno dei tanti “membri del team di giornalisti
originali”. Probabilmente
nessuno, leggendo solo questo libro, penserebbe uno dei suoi autori è un uomo
imparentato con il direttore della Sicurezza Nazionale.
L’insabbiamento del NIST
“A mio parere,
l’indagine sul World Trade Center da parte del NIST non è all’altezza delle
aspettative, in quanto non ha individuato in modo definitivo la causa, non ha
collegato in modo sufficiente le raccomandazioni di specificità alla causa, non
ha invocato appieno tutta la sua autorità per cercare i fatti nell’indagine e
ha guidato gli avvocati del governo a scoraggiare piuttosto che a sviluppare la
ricerca dei fatti”. – Professor James Quintiere, Ingegneria
della Protezione Antincendio, Università del Maryland, alla Commissione della
Camera sulla Scienza (26 ottobre 2005).
Il National Institute of Standards and Technology (NIST) aveva pubblicato
il suo ‘Rapporto finale delle indagini sul disastro del World Trade Center’ nel
settembre 2005. Inutile dire che si trattava di un tipico insabbiamento
finanziato dai contribuenti, indegno della carta su cui era stampato. Il NIST
era diretto all’epoca da un cripto-giudeo di nome William Jeffrey (vero nome
Jaffe), messo a capo dell’organizzazione da George W. Bush il 25 maggio 2005.
Come molti altri in questa saga, sembra che Jeffrey sia stato messo al posto
giusto al ‘momento giusto’ per prestare i suoi servizi all’insabbiamento,
assumendo il controllo del NIST proprio mentre si preparava il rapporto sul
‘crollo’ delle torri del World Trade Center e lasciando il NIST tre anni dopo,
poco prima della pubblicazione del rapporto dell’Istituto sull’Edificio 7.
William Jeffrey era nato nel 1952 da Helen Anna Engelking e Alan Samuel
Jaffe, ebrei russi che avevano cambiato il nome della famiglia in Jeffrey.
Prima di diventare direttore del NIST nel 2005, Jeffrey aveva lavorato per la
DARPA (il sinistro braccio tecnologico del Pentagono) ed era stato determinante
nella creazione del settore scientifico e tecnologico presso il Dipartimento di
Sicurezza Nazionale. In particolare, aveva ricoperto il ruolo di Assistente
Aggiunto per la Tecnologia presso il Defense Airborne Reconnaissance Office,
dove aveva lavorato allo sviluppo di sensori per il veicolo aereo senza pilota
RQ-4 Global Hawk.
Era stato Jeffrey a supervisionare la produzione del rapporto del NIST
sulla distruzione delle torri del WTC. Il suo investigatore
principale/responsabile di programma per il progetto era un ebreo di nome
Stephen Cauffman, che, al momento in cui scriviamo, ricopre il ruolo di capo
sezione della Divisione Sicurezza delle Infrastrutture, Agenzia per la
Cybersecurity e la Sicurezza delle Infrastrutture (CISA). Durante l’indagine
del NIST, Jeffrey e il suo team non hanno mai cercato alcuna prova dell’uso di
esplosivi per abbattere le tre torri con struttura in acciaio, né hanno
esaminato la presenza di metallo fuso sotto le macerie del complesso WTC.
Chiaramente Cauffman, Jeffrey e i loro subordinati Shyam Sunder e John Gross
non erano interessati a scoprire cosa avesse realmente causato la distruzione
senza precedenti dei tre enormi edifici. Gli analisti hanno concluso che sono
colpevoli di aver mentito sulle temperature dell’incendio, sull’espansione
termica del calcestruzzo e sulla conducibilità termica dell’acciaio,
falsificando anche i modelli e omettendo dati critici. Dopo aver completato il
rapporto del NIST, William Jeffrey è stato CEO dello Stanford Research
Institute (SRI), dove i nanocompositi sono stati sviluppati in un laboratorio
gestito da un israeliano di nome Yigal Blum, dal 1984 al 2018. Blum ha lavorato
come Direttore Associato di Scienza e Tecnologia Chimica per oltre tre decenni
presso l’SRI.
Il Memoriale dell’11 settembre
Quando dico che ci sono impronte israeliane in tutto l’11 settembre,
intendo proprio nei minimi dettagli. Il Memoriale dell’11 settembre è stato
progettato da Michael Arad, un cittadino israeliano che ha prestato servizio
nell’unità di commando della Brigata Golani e che ha dichiarato di essere un amico
intimo di Michael Bloomberg. Il padre di Arad, Moshe Arad, era stato
Ambasciatore israeliano in America e in Messico e aveva fatto parte del
consiglio di amministrazione dell’Israel Council on Foreign Relations; è morto
a Tel Aviv nel 2019.
La storia ufficiale sostiene che Arad aveva presentato il suo nome in un
concorso nel 2003 per la costruzione del memoriale dell’11 settembre e, guarda
caso, aveva vinto! Su 13.683 partecipanti provenienti da tutti i 50 Stati Uniti
e da 94 Paesi del mondo, il che rappresenta il più grande concorso di
progettazione della storia, il figlio dell’ex Ambasciatore israeliano si era
aggiudicato la vittoria. Che fortuna! Sono sicuro che non ha nulla a che fare
con i suoi legami con il Sionismo internazionale e con Michael Bloomberg. Non
ci pensate, teorici della cospirazione!
Il progetto di Arad per il memoriale dell’11 settembre era coerente con il
piano generale originale creato da un ebreo polacco di nome Daniel Libeskind,
scelto per supervisionare la ricostruzione del World Trade Center. I progetti
di Libeskind sono stati descritti da molti critici come superficiali, privi di
anima e poco stimolanti. Il memoriale dell’11 settembre è coerente con queste
descrizioni. Oggi è praticamente un sito religioso in cui i gentili si recano
in pellegrinaggio ogni giorno per contemplare l’orrore di quel giorno provocato
dalla stessa rete di persone che hanno costruito l’orribile memoriale. È uno
dei modi più efficaci con cui i responsabili del crimine rafforzano la loro
narrazione fittizia sulle menti impressionabili. Se visto da questa
angolazione, il memoriale dell’11 settembre si rivela per quello che è
realmente: una macabra presa per il naso da parte degli Ebrei che, come bonus
aggiuntivo, aiuta a coltivare un maggiore odio nei confronti degli arabi.
Per aggiungere un ulteriore insulto, un gruppo guidato da David
Silverman ha
intentato una causa per far rimuovere la croce del World Trade
Center dal memoriale dell’11 settembre. Formata da travi d’acciaio
dissotterrate dalle macerie del WTC a Ground Zero, è stata issata da una gru
come un toccante simbolo di speranza, poiché assomiglia molto alla croce
cristiana. Dopo aver intentato la causa, Silverman si è sfogato con la stampa: “È stata benedetta da cosiddetti uomini santi e presentata come un
ricordo che il loro Dio, che non si è preoccupato di fermare i terroristi
musulmani o di impedire che 3.000 persone venissero uccise nel suo nome, si è
preoccupato solo di donarci delle macerie che assomigliano a una croce”.
Conclusione
Le informazioni presentate sopra sono solo una parte dei dati disponibili
che implicano Israele nel peggior attacco terroristico della storia americana.
Israele è l’unico Paese che aveva i mezzi, il movente e l’opportunità di
compiere gli attacchi e di coprirli successivamente. Non sorprende quindi che
la schiacciante preponderanza delle prove conduca direttamente a Tel-Aviv; o
come ha detto l’ex Direttore degli Studi Strategici dell’U.S. Army War College,
Alan Sabrosky: “La pista delle prove per l’11 settembre e le
guerre in Afghanistan e in Iraq parte dal PNAC, dall’AIPAC e dalle loro coorti;
passa per i neo-conservatori, per lo più ebrei, dell’amministrazione Bush; e
torna al governo israeliano. Nessuna delle negazioni e delle
macchinazioni politiche può alterare questa realtà essenziale”. [Fonte]
Come ho dimostrato, l’11 settembre è servito come casus belli per trascinare l’esercito statunitense
in Medio Oriente per fare guerra ai nemici di Israele, in conformità con
un’agenda pluridecennale formulata dagli strateghi politici e militari
sionisti.
Comprendere le ragioni dell’11 settembre e la rete criminale responsabile
del crimine aiuta a dare un senso al nostro paesaggio geopolitico
moderno, in
particolare all’incidente del 7 ottobre e alle sue
conseguenze sempre più problematiche.
La Guerra al Terrore non è destinata a terminare fino a quando Israele non
avrà espanso il suo territorio dai fiumi Nilo ed Eufrate e non avrà liberato
Gaza e la Cisgiordania da tutti gli abitanti non ebrei. A tal fine, gli agenti
israeliani sono di nuovo al lavoro per cercare di trascinare le truppe
americane in Medio Oriente per combattere Hezbollah, gli Houthi, l’Iran e
chiunque altro si opponga all’egemonia israeliana sulla regione ricca di
petrolio. Sarà un disastro assoluto per tutti noi se il popolo americano si
lascerà manipolare emotivamente per sostenere un’altra guerra in Medio Oriente
giustificata dagli inganni di Israele. Non possiamo permettere che ciò accada.
Prendete ciò che avete imparato qui e usatelo.
Siate vigili e soprattutto diffidate di tutto ciò che i media le dicono,
perché la menzogna a favore della loro agenda è il loro obiettivo numero uno.
In effetti, è la loro ragione d’essere.
Di W.M. Peterson, truthblitzkrieg.com
02.09.2024
Fonte: https://truthblitzkrieg.com/2024/09/02/1379/
Tradotto dalla Redazione di ComeDonChisciotte.org
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