martedì 22 ottobre 2024

90 avamposti illegali: così il governo Netanyahu finanzia il terrorismo dei coloni in Cisgiordania - Claudia Carpinella

 

Silenziosamente, ma a ritmo incessante, la Cisgiordania sta cambiando la sua identità. Negli ultimi sette anni, infatti, si sta realizzando quella che i coloni chiamano “rivoluzione della terra”, ovvero “l’appropriazione di grandi territori palestinesi”. Nello specifico, sono oltre 60 gli avamposti agricoli illegali spuntati nella West Bank dal 2017 ad oggi. È quanto si legge nella dettagliata inchiesta pubblicata da Haaretz, che fa luce su un altro aspetto controverso di tale processo. Ebbene, questa “rivoluzione” starebbe avvenendo grazie al “finanziamento del governo Netanyahu, che ha destinato decine di milioni di shekel di fondi pubblici a queste comunità direttamente dai ministeri”.

Ufficialmente, le fattorie in questione accolgono “giovani a rischio”, ovvero ragazzi, per lo più minorenni al momento dell’arrivo, che hanno interrotto gli studi. Nel registro delle associazioni si legge che Uri Eretz Ahavati, l’ente no profit che gestisce il progetto educativo – il cui nome significa letteralmente “Svegliati, Mia Terra Amata” – ha la funzione di “creare delle fattorie per aiutare i giovani che hanno difficoltà a integrarsi nei percorsi scolastici formali”. Tali strutture “fungono anche da collegio per i ragazzi”, che possono restarvi fin quando lo desiderano.

Le violenze ai danni dei palestinesi

Fin qui, il progetto educativo non sembrerebbe discutibile – se non fosse che tutte le 60 fattorie sono di fatto illegali anche per lo Stato di Israele perché sorgono su terre palestinesi. Sempre nell’inchiesta del quotidiano si dice che “queste imprese agricole siano in realtà dei focolai di frizioni e violenze contro il popolo palestinese sin dalla loro fondazione”.

Come si legge su Haaretz, ci sono prove sempre più numerose che in molti casi “gli avamposti a scopi agricoli e di pastorizia siano diventati un terreno fertile per la violenza nazionalista estrema”. Tra gli esempi riportati, quanto avvenuto di recente nella fattoria Zohar Sabah, nella Valle del Giordano, da dove i coloni, alcuni dei quali minorenni, “sono partiti per attaccare il preside di una scuola palestinese nei pressi dell’istituto” che dirige. Nei pressi di Ramallah, invece, gli abitanti della fattoria Hamachoch “sono riusciti a scacciare i residenti del vicino villaggio palestinese di Wadi al-Siq”. E ancora, “Yinon Levy [uno dei coloni sanzionati dagli Stati Uniti] della fattoria Meitarim nelle Colline a Sud di Hebron, ha guidato assalti e molestie, costringendo i residenti di un altro villaggio a fuggire”.

La forza d’avanguardia di tali azioni è spesso costituita “da quegli stessi adolescenti definiti a rischio”, tant’è che persino lo Shin Bet [l’agenzia di intelligence per gli affari interni] “ha recentemente inviato al Governo un documento in cui avverte della rapida proliferazione delle fattorie e dell’aumento degli episodi di violenza correlati”.

I finanziamenti del governo Netanyahu

Attualmente, sono 90 gli avamposti di questo tipo, che coprono complessivamente circa 165mila acri di terra, ovvero circa il 12% dell’intero territorio della West Bank – una superficie pari a quella delle città di Dimona, Gerusalemme, Be’er Sheva, Arad ed Eilat messe insieme.

L’incremento di tanti avamposti è stato possibile grazie alle decine di milioni di shekel di fondi pubblici stanziati dal Governo. Almeno “sei ministeri – scrive Haaretz – sono coinvolti nel finanziamento e nel mantenimento di questa impresa in crescita, il cui scopo sotteso è lo sfollamento sistematico dei palestinesi”.

Com’è possibile che dei fondi pubblici vengano regolarmente stanziati a favore di avamposti considerati illegali dallo stesso Stato? A tale quesito, il ministero dell’Agricoltura israeliano ha risposto quanto segue: “il Ministero sostiene il pascolo per preservare le aree aperte. Il sostegno [cioè, il finanziamento] viene fornito per il territorio in cui avviene il pascolo. Come condizione per ricevere il sostegno, vengono esaminate le proprietà terriere di coloro che ne fanno richiesta. Il luogo di residenza della persona che avanza la richiesta è irrilevante”.

Seppur nel silenzio totale, o quasi, dell’informazione mainstream, la comunità internazionale ha battuto un colpo, seppur minimo, tardivo e inefficace. Infatti, “Stati Uniti, Gran Bretagna e altri Paesi hanno imposto sanzioni ai proprietari di sei di queste fattorie”. Più nel dettaglio, spiegando le ragioni delle misure imposte ad alcune delle imprese agricole, lo scorso marzo, l’Amministrazione Biden ha affermato che i coloni di tali fattorie avevano “più volte partecipato ad atti di violenza contro i palestinesi della Cisgiordania”. 

Resta che il pesce puzza dalla testa: oltre che prendere provvedimenti contro i coloni, sarebbe necessaria una presa di posizione forte contro la politica del Governo, il cui operato è stigmatizzato in modo appropriato dal titolo dell’articolo di Haaretz: “Il governo di Netanyahu non solo consente il terrore ebraico in Cisgiordania, ma lo finanzia pure”.

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