mercoledì 31 luglio 2019

Brasile: assassinato dai garimpeiros un capo Wajãpi. Onu: «sintomo inquietante dell’invasione delle terre autoctone»



La Fundação Nacional do Índio (Funai) ha confermato la morte, il 23 luglio, del cacique Emyra Wajãpi, torturato e assassinato vicino al villaggio di Mariry, dopo l’invasione da parte di un gruppo di garimpeiros (cercatori d’oro abusivi) della Terra Indígena Wajãpi (TIW), nello Stato Brasiliano settentrionale dell’Amapá, al confine colla Guyana Francese.
Cosa è successo lo spiega Conselho das Aldeias Wajãpi  che fa parte dell’Articulação dos Povos e Organizações Indígenas do Amapá e Norte do Pará (Apina): «Lunedì 22 luglio, nel tardo pomeriggio, il capo  Emyra Wajãpi è stato ucciso in modo violento nella regione del suo villaggio di Waseity, vicino al villaggio di Mariry. La morte non ha avuto nessun testimone ed è stata notata e la sua notizia è stata diffusa in tutti i villaggi solo la mattina successiva (martedì 23). Nei giorni seguenti, i parenti hanno esaminato il sito e hanno trovato tracce e altri segni del fatto che la morte era stata causata da persone non indios provenienti dall’esterno della Terra Indigena. Venerdì 26, i Wajãpi del villaggio di Yvytoto, nella stessa regione, hanno trovato un gruppo di non indios armati alla periferia del villaggio e hanno trasmesso l’allarme via radio gli altri villaggi. Di notte, gli invasori sono entrati nel villaggio e si sono stabiliti in una delle case, minacciando gli abitanti del villaggio. Il giorno successivo, i residenti di Yvytotõ sono fuggiti per la paura in un altro villaggio della stessa regione (villaggio dei Mariry). La del 26  abbiamo informato Funai e il MPF (Ministério Público Federal ndr) dell’invasione e abbiamo chiesto alla PF (Policia Federal, ndr) di attivarsi. All’alba da venerdì a sabato, i residenti del villaggio di Karapijuty hanno visto un invasore vicino al loro villaggio. Sabato 27 abbiamo iniziato a diffondere la notizia ai nostri alleati nel tentativo di accelerare l’arrivo della polizia federale. Un gruppo di guerrieri Wajãpi di altre regioni della Terra indigena si è recato ella regione del Mariry per sostenere gli abitanti fino all’arrivo della polizia federale. Il 27 pomeriggio, i rappresentanti di Funai sono arrivati nella TIW e sono andati nel villaggio di Jakare per intervistare i parenti del capo morto che erano andati lì. I rappresentanti Funai sono tornati a Macapá per convocare la polizia federale. I guerrieri Wajãpi hanno fatto la guardia vicino alla posizione degli invasori e nei villaggi mentre uscivano dalla Terra Indigena. Di notte, si sono uditi degli spari nella zona del villaggio di Jakare vicino alla BR 210, dove non c’erano Wajãpi. Il 28 mattina un gruppo di poliziotti federali e del BOPE ((Batalhão de Operações Policiais Especiais, ndr) è arrivato nella a TIW e si è diretto verso la scena del crimine per arrestare gli invasori».
Secondo alcune testimonianze, decine di garimpeiros sono entrati nella riserva protetta del popolo Wajãpi proprio per catturare e torturare il loro cacique. Con una nota  la Coordenação das Organizações Indígenas da Amazônia Brasileira (Coiab) e le sue  organizzazioni di base a livello statale, regionale e locale, in particolare l’Apina, esprimono pubblicamente «Piena solidarietà e sostegno agli indigeni Waiãpi, visti i recenti eventi di invasione del loro territorio da parte dei garimpeiros, esprimendo al contempo il nostro profondo e a e veemente ripudio verso questo tipo di azione, che è stata particolarmente incoraggiata dalle posizioni intransigenti, irresponsabili, autoritarie, preconcette, arroganti e irrispettose dell’attuale governo, in particolare del Presidente della Repubblica, soprattutto verso i diritti territoriali già garantiti nelle terre indigene completamente demarcate regolarizzate alla luce della Costituzione federale del 1988 e che questo governo ha costantemente cercato di rottamare».
Un omicidio efferato che ha fatto indignare anche l’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu, l’ex presidente socialista del Cile Michelle Bachelet, che ha sottolineato: «L’assassinio di Emrya Wajãpi, capo del popolo autoctono Wajãpi, è tragico e condannabile in sé. Ma l’assassinio del cacique Wajãpi è un sintomo inquietante del problema dell’invasione delle terre autoctone – in particolare le foreste –  da parte di minatori, dei taglialegna e degli agricoltori del Brasile».
La Bachelet tira in causa direttamente il presidente neofascista brasiliano Jair Bolsonaro: «La politica proposta dal governo brasiliano per aprire ancora di più delle aree dell’Amazzonia allo sfruttamento minerario potrebbe provocare degli incidenti violenti, delle intimidazioni e omicidi simili a quelli inflitti al popolo Wajãpi la settimana scorsa. E’ essenziale che le autorità reagiscano rapidamente ed efficacemente per indagare su questo incidente e tradurre di fronte alla giustizia tutti i presunti responsabili, in piena conformità con la legge. Inoltre, devono essere prese delle misure efficaci per salvare la vita e l’integrità fisica dei Wajãpi, in particolare per la protezione del loro territorio da parte delle autorità».
L’Onu ribadisce che «La protezione dei popoli autoctoni e della terra sulla quale vivono rimane una questione importante, non solo per il Brasile ma per tutto il mondo» e la Bachelet aggiunge: «Benché siano stati realizzati dei progressi in questi ultimi anni, abbiamo ugualmente constatato una debole applicazione delle leggi e delle politiche esistenti e, in alcuni casi, lo smantellamento dei quadri istituzionali ambientali e autoctoni esistenti, questo sembra essere adesso il caso del Brasile».
Per questo l’Alto responsabile per i diritti umani dell’Onu ha esortato il governo di destra di Brasilia a «prendere delle misure decisive per mettere fine all’invasione dei territori autoctoni e garantire l’esercizio pacifico da parte dei popoli autoctoni dei loro diritti collettivi sulle loro terre. Quando I popoli autoctoni vengono espulsi dalle loro terre, non si tratta unicamente di un problema economico. Come indica chiaramente la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli autoctoni, questo riguarda il loro modo di vivere. Chiedo al governo brasiliano di rivedere la sua politica riguardo ai popoli autoctoni, per fare in modo che la morte di Emrya Wajãpi non annunci una nuova ondata di violenza mirante a terrorizzare le popolazioni nelle loro terre ancestrali e a permettere la distruzione della foresta tropicale».
La Bachelet ha concluso ricordando, «le conseguenze scientificamente provate della distruzione dell’Amazzonia sull’esacerbazione del cambiamento climatico».
da qui

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