lunedì 24 novembre 2025

Corpi di Palestinesi rilasciati da Israele senza organi - Falastin Dawoud

Recentemente, l’entità sionista ha trasferito alla Striscia di Gaza i corpi di palestinesi deceduti, trattenuti per mesi. All’arrivo, medici e gruppi per i diritti umani a Gaza hanno denunciato che molti dei corpi restituiti presentano chiari segni di tortura e mutilazioni, sollevando interrogativi inquietanti sul loro trattamento durante la detenzione israeliana.

Le recenti accuse: corpi mutilati e segni di tortura.

Secondo i rapporti dei medici di Gaza, ripresi da fonti come Al Jazeera, sui corpi restituiti sono state riscontrate una serie di violazioni raccapriccianti. Queste includono:

Mutilazioni organi: assenza di organi interni vitali, come cuore, fegato e reni.

Estrazione di tessuti: asportazione di pelle, cornee e altri tessuti.

Segni di tortura: evidenti segni di bruciature, fratture ossee non curate e ferite da arma da fuoco a distanza ravvicinata.

Queste condizioni rendono spesso impossibile un’identificazione immediata dei defunti, prolungando l’agonia delle famiglie in attesa e violando i principi del diritto internazionale umanitario, che impone il rispetto per i morti e una sepoltura dignitosa.

Un precedente storico: le ammissioni israeliane sul prelievo di organi.

Nel 2009, un’alta autorità israeliana, il professor Yehuda Hiss, ex capo medico dell’Istituto di Medicina Legale dello Stato, ammise in un’intervista che, per anni e senza consenso, il suo istituto aveva prelevato organi da corpi di palestinesi, ma anche di israeliani e immigrati.

L’ammissione, inizialmente negata e poi confermata dal ministero della Sanità israeliano, gettò luce su una pratica sistematica avvenuta principalmente negli anni ’90. Il governo israeliano si giustificò affermando che i tessuti prelevati (principalmente pelle e cornee) erano destinati a “fini medici” e che la pratica era cessata. Tuttavia, l’assenza di un consenso informato da parte delle famiglie, specialmente quelle palestinesi, fu condannata a livello internazionale come una grave violazione etica e un oltraggio alla dignità umana.

La combinazione delle recenti testimonianze dai territori occupati e del precedente storico del 2009 crea un quadro estremamente preoccupante.

1Modus Operandi: le recenti scoperte a Gaza sembrerebbero indicare una pratica anche più invasiva e violenta rispetto alle ammissioni del passato, che riguardavano principalmente tessuti e non organi interni vitali.

2Mancanza di trasparenza: Israele ha respinto le recenti accuse, definendole “propaganda”, senza però fornire spiegazioni indipendenti e verificabili sulle condizioni dei corpi. La mancanza di trasparenza e di investigazioni internazionali indipendenti alimenta le accuse di impunità.

3Trauma collettivo: per i palestinesi, queste azioni non sono solo una violazione del diritto internazionale, ma rappresentano una profonda ferita psicologica e culturale. La sacralità del corpo dopo la morte è un principio fondamentale, e la sua violazione è percepita come un’ulteriore forma di umiliazione e di guerra psicologica.

I casi di tortura e mutilazioni sui corpi dei palestinesi restituiti da Israele costituiscono un crimine di guerra. Quando queste si legano alla storica ammissione israeliana sul prelievo illecito di organi, emerge la necessità impellente di un’indagine internazionale trasparente e credibile. Fino a quando non ci sarà chiarezza e accountability, questi episodi rimarranno una macchia oscura nel contesto del genocidio palestinese che va avanti da 77 anni.

da qui

Nessun commento:

Posta un commento