Dice un
proverbio degli indiani Dakota: “Quando il cavallo è morto, la cosa più
intelligente da fare è scendere”. Quello che invece viene normalmente fatto è
aumentare a dismisura le frustate affinché il cavallo riparta. Credo sia questa
la cifra che ha spinto Michele Serra, autore satirico che questa volta si è
incredibilmente preso sul serio, a chiamare una piazza per l’Europa, una piazza
“emotiva” che esprima “l’orgoglio europeo”. Naturalmente, decine di fantine e
di fantini sono immediatamente balzate a cavallo e, dimenticando la saggezza
Dakota, hanno iniziato a incitarlo e a spingerlo. Una farsa, se non fossimo
immersi nella tragedia.
Nell’immaginario
collettivo, l’Unione europea è nata su tre valori fondanti: pace, giustizia
sociale, democrazia. Ovviamente, si è sempre trattato di un immaginario intriso
di cultura coloniale, perché il benessere dell’Europa era intimamente legato
all’espropriazione e allo sfruttamento del sud del mondo. Tuttavia, dopo due devastanti guerre
mondiali, l’idea che i Paesi europei si associassero per bandire la guerra, per
costruire un welfare che garantisse una serie di diritti sociali e per farlo in
un contesto di democrazia, per quanto spesso formale più che sostanziale, aveva
coinvolto milioni di persone dentro la speranza di un futuro più dignitoso. Che
ne è stato di quelle promesse?
L’Europa
della pace aveva
già perso gran parte della sua ragion d’essere il 24 marzo 1999, quando il
governo D’Alema si fece parte attiva dei bombardamenti sulla Serbia, nel
contesto del conflitto nell’ex-Jugoslavia. Ma oggi quella ragion
d’essere si è trasformata nel suo esatto contrario. Oggi l’Unione
europea chiede ai popoli che la compongono di immaginare il proprio futuro
interamente permeato dalla dimensione della guerra. Vuole trasformare
l’intera economia in un’economia di guerra e l’intera società in una società in
guerra.
Dove si
situa, caro Michele e cara scuderia di fantine e fantini annessi, l’orgoglio
europeo, dentro un contesto che ha fatto perdere qualsiasi aspirazione
diplomatica europea nella subalternità totale agli interessi Usa e Nato, i
quali – grazie al coup de theatre del tycoon Trump – oggi ne scaricano tutti i
costi sul continente europeo? Dove si situa l’orgoglio europeo, dentro un
contesto che ha fatto naufragare qualsiasi dimensione mediterranea nella
complicità col genocidio del popolo palestinese?
L’Europa
della giustizia sociale ha iniziato a naufragare già nel 1992 quando si è
deciso, con il Trattato di Maastricht, di costituzionalizzare a livello europeo
le politiche liberiste e di austerità, dentro un disegno di compressione totale di redditi
e diritti per consegnare al mercato e ai grandi interessi finanziari l’intero
campo dei beni comuni e dei servizi pubblici. E il definitivo naufragio è ormai
avvenuto già dal 2015, sancito dalla ferocia con la quale è stata asfaltata la
Grecia ribelle.
Dove si
situa, caro
Michele e cari cavalieri dell’Apocalisse, l’orgoglio europeo nell’aver fatto
impoverire 95 milioni di persone (un quinto della popolazione europea), nell’aver
costretto tutte le altre dentro un orizzonte di solitudine competitiva,
nell’aver trasformato il Mediterraneo in un cimitero delle speranze?
L’Europa
della democrazia è davanti agli occhi di tutti: un continente governato da
un’oligarchia fondata sui grandi fondi finanziari e sulle grandi
multinazionali, con istituzioni trasformate in maggiordomi in servizio
permanente verso questi interessi, e pronte ad esercitare autoritarismo e
repressione verso qualsivoglia dissenso o conflitto sociale.
Dove si
situa, caro Michele e cari cavalieri del Drago, l’orgoglio europeo nell’aver
permesso la rinascita e l’espansione di un’ondata nazionalista e fascista che
oggi attraversa l’intero continente e in buona parte lo governa?
C’è un detto
milanese che recita: “Ofelè fa el to mestè”. Letteralmente significa
“Pasticciere fa il tuo mestiere” e viene usata per ridimensionare gli intenti
eccessivi che qualcuno possa esprimere. Caro Michele, dicci che stai
continuando a fare il tuo mestiere e che l’idea della manifestazione del 15
marzo per l’Europa era una tua nuova, folgorante boutade satirica.
Perché se invece non lo è e se davvero chiedi di andare in piazza per sostenere
chi sta stanziando 800 miliardi di euro per il riarmo, sappi che diserteremo.
Così, per iniziare ad allenarci.
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