Che parola brutta, desueta,
imperialismo. Anche desueta è parola desueta, ma imperialismo è sparita da
decenni dal dibattito. Dai decenni della sconfitta politica, economica e
sociale delle forme democratiche, di sinistra, che hanno tirato a campare,
rinuncia dopo rinuncia, mentre la brutta parola di cui sopra si ingigantiva
nell’ombra del non detto, guerra dopo guerra, cinismo dopo cinismo, segreto
dopo segreto.
Ma che cosa è l’imperialismo? La
politica di potenza e di supremazia di uno Stato tesa a creare una situazione
di predominio, diretto o indiretto, su altre nazioni, mediante conquista
militare, annessione territoriale, sfruttamento economico o egemonia politica.
Dal punto di vista dottrinale l’imperialismo poggia sull’idea che i popoli più
forti abbiano il diritto di imporsi su quelli più deboli. Questa definizione
l’ho presa dal sito della Treccani.
Quindi arriviamo a Trump, Musk e all’ultimo incontro del presidente americano
con il criminale di guerra Netanyahu che, con una certa coerenza macabra, ha
donato all’immobiliarista brutale della Casa Bianca un orrido ceppo di legno
con incastonato un cercapersone con la scritta “premere con entrambe le mani”,
per ricordare e festeggiare l’attentato del Mossad che fece esplodere i
cercapersone di proprietà di membri di Hezbollah, massacrando 37 persone, tra
cui alcuni bambini, in Libano.
E per ringraziarlo Trump ha prospettato un progetto di
riqualificazione per ricchi in riva al mare di Gaza, con deportazione dei
palestinesi.
L’imperialismo funziona così. È un’ideologia militare che serve ad agevolare, senza neanche più il bisogno di giustificare, gli interessi di un’oligarchia. In questo contesto i nemici si annientano, gli oppositori di ammazzano o si incarcerano, gli amici si minacciano. Uno schema semplice. Chi ha più armi, soldi e potere schiaccia chi non ne ha. Poi ci sono i tappetini culturali e politici. Qui da noi vanno in scena ogni giorno i patetici obbedienti. Forti con i poveracci e ossequiosi con i forti.
La sinistra?
Se non coglie il problema in questa fase storica vuol
dire che è in coma politico. E ha ragione Giovanni De Mauro su Internazionale
quando nel suo editoriale intitolato Vitalità parla della confusione dei
democratici americani, confusi, contraddittori e inefficaci di fronte a un
fascista che governa il mondo accompagnandosi con altri criminali. E pone dubbi
sulla base culturale e politica dei partiti di sinistra in Europa che ancora
non hanno capito come funziona l’imperialismo, e se non lo capiscono adesso che
Trump, Musk e Netanyahu lo stanno spiegando con tanto di disegnini, quando lo
capiranno?
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