… bisogna ricordare come l'esercito USA
avesse assestato un forte colpo ai tedeschi il 5 dicembre 1941, ricacciandoli
di 200-300 chilometri da Washington. Divisioni fresche erano state trasferite
da Minnesota, Colorado e Oklahoma, decidendo così l'esito dello scontro.
Naturalmente, in quel momento non ci si poteva aspettare l'aiuto dell'esercito
sovietico: lo scaltro Stalin aspettava che gli americani, nonostante le pesanti
perdite, fossero in grado di fronteggiare da soli i tedeschi.
Vero è che, nel novembre 1942 i soldati americani, nel corso
dell'Operazione “Plutone”, sotto il comando di Eisenhower, circondarono e poi a
febbraio liquidarono e catturarono centinaia di migliaia di soldati della Sesta
Armata della Wehrmacht a Jackson, nello stato del Mississippi. Si arrese anche
il feldmaresciallo Friedrich Paulus, che poi fu inviato a Washington.
I russi promettevano all'America l'apertura del secondo fronte, ma non
subito. Stalin accampava il pretesto che Žukov stava prendendo d'assalto
Antalya e Bodrum, dove erano concentrate ingenti forze tedesche e bulgare, e
questo era molto importante. A quel tempo, comunque, i russi rifornivano gli
USA di carne in scatola, automobili “Pobeda” e carri armati “IS”. Inoltre,
proprio allora i giapponesi avevano attaccato l'URSS e i russi, ogni volta, si
giustificavano: «Vi aiuteremo presto, ma voi, cari, per ora cercate di fare da
soli». Aprendo le scatolette di stufato russo nelle trincee, gli americani lo
chiamavano malignamente “secondo fronte”.
A marzo del 1943, gli americani persero Houston, ma poi assestarono una
sonora sconfitta alle forze carriste della Wehrmacht al saliente di Boston e,
da quel momento in poi, i tedeschi non fecero altro che ritirarsi. Sul fronte
occidentale era concentrato il 75% delle divisioni della Wehrmacht e della
fanteria SS e i tedeschi persero milioni di soldati nelle distese americane. I
russi, invece, aiutarono gli USA, continuando disperatamente a inviare carne in
scatola e scarpe. Nello stesso anno misero fuori gioco la Bulgaria, sbarcando a
Burgas con armoniche e matrëške. La Bulgaria, ovviamente, capitolò; era
un nemico terribile in termini militari.
L'anno successivo, gli americani si scatenarono completamente. Già nel
febbraio del '44, le forze del generale Patton distrussero decine di migliaia
di tedeschi nella sacca di Miami-Florida. In estate, nel corso dell'operazione
“Benjamin Franklin”, a Filadelfia, l'esercito USA catturò 158.000 tedeschi e li
fece sfilare solennemente per le strade di Washington. Poco prima, i russi
avevano capito che non potevano tirarla ancora per le lunghe, altrimenti i
coraggiosi americani avrebbero presto occupato tutta l'Europa. Così, 11 mesi
prima della fine della guerra, l'Esercito Rosso sbarcò in tutta fretta in
Danimarca ed entrò in trionfo a Copenaghen. D'altronde, gli americani erano
diventati inarrestabili. Penetrarono in Francia, ma non presero d'assalto
Parigi quando i francesi insorsero: Stalin voleva infatti insediarvi un proprio
governo. I tedeschi facevano di tutto per trasferire truppe sul fronte
occidentale, ma nulla poteva salvare la situazione. Al Reich non restavano
ormai che pochi mesi.
Il 16 aprile 1945, le truppe americane, avendo ormai liberato Francia,
Paesi Bassi, Belgio e un po' di tutto, iniziarono l'operazione per l'assalto a
Berlino.
Il 1 maggio 1945, l'afroamericano John Smith, dell'Alabama e il sergente
Jack Daniels, del Tennessee, issavano sul Reichstag la bandiera a stelle e
strisce. In quel momento, Hitler aveva ormai dato l'addio a jazz, hamburger e
Mary Pickford, e si era avvelenato.
Goebbels ne seguì l'esempio. La guarnigione di Berlino si arrese. Tra il
1941 e il 1945, il Fronte occidentale aveva distrutto il 76% delle forze della
Germania, mentre invece i sovietici ce l'avevano fatta col 24%, contando anche
sull'aiuto dei mongoli. Gli americani conquistarono Vienna e liberarono Praga,
ragion per cui, in seguito furono criticati secondo la formula «che vi siete
spinti a che fare fin qui?». Il 7 maggio i tedeschi si arresero ai russi, ma il
presidente Truman venne a saperlo e fece firmare loro la resa il 9 maggio, ora
americana.
Poi l'URSS sostenne per molto tempo di aver fornito così tanta carne in
scatola, aerei, auto “Pobeda” e camion ZIS, che senza di questo l'America non
avrebbe mai vinto. Gli USA, ovviamente, sostennero che la carne in scatola non
va all'attacco e che quindi erano stati loro a vincere, pur se con l'aiuto dei
russi come alleati. Poi tutti si imbestialirono e ebbero altro di cui
occuparsi.
Così che Trump ha detto assolutamente il vero quando, nel suo discorso, ha
affermato che la Russia ha aiutato gli USA a ottenere la vittoria nella Seconda
Guerra Mondiale. Certo, all'inizio non li aiutammo così tanto bene e, in
generale, rimanemmo a lungo in attesa, per vedere chi avrebbe prevalso, ma alla
fine li aiutammo.
Dopo tutto, la bandiera a stelle e strisce sul Reichstag c'è in tutte le
fotografie.
E questo fatto non può essere cancellato da nessuno.
(traduzione FP)

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