Intervista a Aidan Chambers (1934-2025)
In memoria di Aidan Chambers (27 dicembre 1934 – 12 maggio 2025),
ripubblichiamo questa intervista del 2018 a cura di Morena Marsilio.
Quando ha iniziato a scrivere narrativa destinata ai ragazzi e quale è
stata la molla che l’ha spinta a scegliere proprio i giovani come destinatari
dei suoi testi?
Ho iniziato a scrivere narrativa per ragazzi mentre ero bibliotecario di
una scuola e insegnante di inglese e teatro in una scuola superiore negli anni
‘60. Mi venne chiesto di trovare libri che i miei alunni potessero leggere e di
incoraggiarli alla lettura il più possibile. Ma al tempo vi erano davvero pochi
libri che fossero adatti. Non esisteva una categoria come ‘letteratura per
ragazzi’. Chiesi allora ai miei alunni quale fosse il tipo di storie che
sarebbe piaciuto loro leggere. Dissero che dovevano essere corte e che
raccontassero di persone come loro, che facessero quello che potevano fare
anche loro. Io scrivevo da quando avevo quindici anni, ma non riuscii a farmi
mai pubblicare. Decisi di scrivere storie come quelle che volevano i miei
alunni. Le mostrai ad un editore che le accettò. Allo stesso tempo, scrissi
delle opere di teatro che i miei alunni potessero mettere in scena, e anche
queste vennero pubblicate. Iniziò così la mia carriera di scrittore,
innanzitutto per i ragazzi, e successivamente romanzi che
parlassero dei ragazzi. La storia intitolata Ombre
Sulla Sabbia, pubblicata da Rizzoli nel 2016, è uno dei primi romanzi corti
scritti per i ragazzi. Il mio primo romanzo sui ragazzi
fu Breaktime, pubblicato per la prima volta da Edizioni E. Elle nel
1994, e ripubblicato in una nuova traduzione nel 2005 da Fabbri Editori e ora
da Rizzoli.
Quali sono i temi più ricorrenti nella sua narrativa e a quale bisogno
comunicativo rispondono?
I miei romanzi sui giovani riguardano principalmente le esperienze di vita
di un ragazzo all’incirca tra i quattordici e ventuno anni. Esplorano come un ragazzo
decida chi e cosa è e come vuole vivere, indipendentemente da quello che gli
altri dicono lui sia o dovrebbe essere o come dovrebbe vivere. Trattano di come
raggiungere la libertà personale. Affrontano soprattutto i tipi di amore più
svariati, gli ideali e la presa di coscienza di sé. Parlano del passaggio
dall’infanzia all’età adulta.
Come è cambiato il modo in cui la sua generazione ha vissuto l’adolescenza
e quello in cui la affrontano i giovani di oggi?
Molte esperienze sono rimaste le stesse, come l’innamorarsi per la prima
volta, l’importanza delle amicizie, il rapporto conflittuale coi genitori
mentre i ragazzi sviluppano una propria personalità e proprie opinioni e si
liberano dell’autorità genitoriale. Tuttavia, oggi, i ragazzi sanno di più su
questioni come il sesso di quanto non sapessimo noi allora e sono sessualmente
molto più attivi. L’uso dei social media è un’assoluta novità, il che può
essere sia un bene che un male. Le ragazze specialmente sono molto più libere
di prima. Allo stesso tempo i giovani devono affrontare problemi riguardanti la
droga e una maggiore pressione sociale da parte dei loro pari a comportarsi in
determinati modi e non in altri. Sotto molti punti di vista hanno una vita più
difficile della nostra. Maggiori libertà e conoscenza possono portare
preoccupazioni e ansia. Ecco perché situazioni di bulimia, anoressia,
autolesionismo, sofferenza emotiva e depressione sono molto più frequenti di
quanto non lo fossero prima. C’è anche una maggiore pressione accademica. Viaggiano
in paesi stranieri più di quanto facessimo noi e hanno una più ampia scelta di
divertimenti e fonti di informazione. La letterature per e sui ragazzi deve
tenere in considerazione tutto questo.
Quali sono state le letture che l’hanno ‘formata’ e quali sono, oggi, i
modelli letterari cui si rifà?
Io non ho saputo leggere fino ai nove anni, e non sono divenuto un lettore
assiduo e interessato fino ai quattordici. Quindi i modelli letterari che mi
hanno influenzato sono tutti esempi di letteratura per adulti. In particolare,
il romanzo di D. H. Lawrence Figli Ed Amanti ebbe una
grandissima influenza. I drammi di Shakespeare sono sempre stati importanti per
me, sin dalla prima volta che ne vidi uno (Macbeth) a teatro. Non mi
sono mai interessati i romanzi fantasy. Ho sempre preferito romanzi sulla vita
di ogni giorno.
La disaffezione dei giovani nei confronti della lettura è sempre più
diffusa: quali ritiene possano essere le ragioni principali e come le agenzie
educative potrebbero operare per remare controcorrente?
Non so quanto maggiore sia la disaffezione nei confronti della lettura ora
rispetto a quando ero io un adolescente. Infatti, quando divenni io insegnante
sulla fine degli anni ‘50, c’era un costante dibattito sul perché la maggior
parte dei ragazzi non leggesse libri. (Se leggevano qualcosa, preferivano le
riviste). Nel 1969 pubblicai un libro titolato The Reluctant Reader (Il
Lettore Riluttante) che affrontava proprio questa questione. I miei primi
romanzi erano proprio un tentativo di fornire romanzi che potessero piacere ai
ragazzi che non leggevano. Certamente, i ragazzi d’oggi hanno una grandissima
scelta di cose da fare nel loro tempo libero di quanto ne avessimo noi. E
leggono davvero tanto, ma soprattutto leggono nuove forme digitali di comunicazione
– messaggi, Twitter, Facebook, ecc. Allo stesso tempo ogni anno puoi trovare
numerosi ragazzi che sono lettori entusiasti e intelligenti in occasioni come
il Mare di Libri a Rimini.
Ho scritto molto su come insegnanti e bibliotecari possono aiutare i
giovani a diventare lettori appassionati e critici e che si divertono a
leggere. I miei libri Il Lettore Infinito e Siamo
Quello Che Leggiamo, pubblicati da Equilibri, affrontano questi temi. Quel
che è importante è che si legga ad alta voce ai bambini e ai ragazzi, che siano
circondati da libri di ogni tipo e che sia concesso loro di muoversi tra di
essi e scegliere i libri che preferiscono, che siano incoraggiati a fare cose
con essi: farne delle illustrazioni, recitarne le storie, parlarsi tra di loro
su quello che hanno letto, partecipare a progetti come Xanadu, organizzato da
Hamelin, e ad altre attività che li facciano interagire coi libri.
Traduzione di Claudio Russello
da qui
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