I tre motivi per cui DeepSeek rappresenta una svolta epocale - Loretta Napoleoni
Ironia della
sorte vuole che la prima iniziativa high tech che avrà un impatto positivo per
il ben comune arriva dalla Cina. DeepSeek, il nuovo sistema di intelligenza
artificiale Made in China che lunedì ha fatto crollare i listini di borsa
imponendo ai big del settore tecnologico una perdita di 750 miliardi di dollari
prima dell’apertura del mercato americano, la settimana scorsa ha pubblicato la
metodologia del funzionamento del suo modello R1. E’ un evento epocale per una
serie di motivi.
In primis,
la scelta dell’open source, i.e. la divulgazione della metodologia, cozza
contro il sistema di segretezza e la struttura oligopolista del settore high
tech statunitense. Nel secondo caso, l’obiettivo e’ quello di massimizzare i
profitti, principio cardine del capitalismo, nel primo caso, invece, DeepSeek
‘regala’ al mondo le sue scoperte e l’innovazione tecnologica incoraggiandone
l’uso per migliorare l’efficienza dell’intelligenza artificiale. Un gesto che
e’ stato apprezzato dall’industria high tech mondiale e che potenzialmente
potrebbe polverizzare il monopolio statunitense in questo settore.
In secondo
luogo, DeepSeek ha utilizzato capitale umano ad altissimo livello pagandolo
molto, capitale umano reclutato esclusivamente in Cina e proveniente dalle
migliori università cinesi, non americane. La scelta riflette la volontà di
produrre un prodotto interamente cinese ed il successo di DeepSeek e’ un
segnale che in termini di ricerca ed innovazione tecnologica la Cina ormai
cammina da sola. Ci troviamo di fronte ad un sorpasso? La risposta per ora e’
negativa, ma stiamo assistendo ad una rimonta che potrebbe tradursi in un
sorpasso per un semplice motivo, la legge dei grandi numeri. La Cina dispone di
un potenziale capitale umano da cui attingere molto piu’ grande di quello a
disposizione degli Stati Uniti, anche includendo quella fetta del mondo da cui
questi ultimi attingono capitale umano regolarmente.
La scelta Made in China di Liang Wenfeng, il fondatore e creatore di DeepSeek,
ricorda quella di Mao che a differenza dell’élite rivoluzionaria cinese, come
ad esempio Deng Xiaoping, non subì mai il fascino dell’occidente e non viaggiò,
ne’ studiò mai in Europa. E la storia dimostra che aveva ragione.
In terzo luogo, DeepSeek ha ottenuto risultati simili a quelli dei modelli
americani di intelligenza artificiale con costi molto piu’ bassi ed utilizzando
una frazione dell’hardware, in particolare i microconduttori. Il motivo? Il
tipo di intelligenza creato. DeepSeek è strutturato per far pensare
l’intelligenza artificiale, la risposta alle domande scaturisce da un processo
che mimica il ragionamento umano. Invece di pescare la risposta giusta in un
pozzo di dati colmo fino all’orlo, DeepSeek utilizza solo una frazione di quei
dati per generare autonomamente la risposta giusta. Il pozzo a disposizione di
DeepSeek e’ solo per metà pieno, e questo spiega i costi piu’ bassi ed il minor
utilizzo di hardware.
Se il nuovo
processo cognitivo avrà successo, come si pensa, allora il modello americano,
che poggia sull’espansione dell’hardware, su quella del consumo energetico, su
investimenti da capogiro diverrà obsoleto. Allo stesso tempo il protezionismo
dell’high tech Made in America che Donald Trump si accinge a mettere in atto
non avrà alcun impatto, con le immaginabili apocalittiche conseguenze per il
mercato azionario occidentale.
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