giovedì 29 febbraio 2024

Uitdaagrecht, anche a Firenze! - Miguel Martinez

 

Uitdaagrecht è un parolone olandese, che spiegheremo alla fine, ma questa immagine riassume tutto, se ci aggiungiamo cinque cadaveri.

Avrete sentito della trave che in un cantiere ha stritolato le vite di cinque operai a Firenze. La narrazione è scontata: se le Regole fossero state rispettate in fondo, forse non sarebbe successo. Probabilmente vero, ma rischia di portarci su una pista falsa: le Regole spesso inutili divorano una quantità paurosa delle nostre vite.

Noi volontari non pagati da nessuno, per tenere aperto il Giardino dell’Oltrarno, a Firenze (borgo San Frediano Oltrarno), ad esempio, dobbiamo pagare l’assicurazione appunto sui volontari, l’assicurazione responsabilità civile verso terzi e addirittura l’assicurazione incendio edifici ecclesiastici, e dobbiamo fare anche un Piano Antincendio a nostre spese. Sapendo che comunque anche noi sbaglieremo sicuramente qualcosa. Molto più semplicemente, il cantiere dove sono morti i cinque lavoratori non ci doveva proprio essereSono esattamente vent’anni che lo dicono i cittadini che vivono in quell’area, riuniti nel Coexpami, il “Comitato ex-Panificio Militare. Denunciano, spiegano, documentano. E non se li fila nessuno. Il luogo dove è avvenuta la tragedia era un “Panificio Militare“, quindi apparteneva al Demanio. Il Demanio (che poi sarà pure un funzionario con nome e cognome) decide di non farne un parco, non farne edilizia popolare, non farne una scuola. E ha pensato bene di venderlo nel 2002, senza consultare i residenti, a un certo Riccardo Fusi, che fantasticò di vari progetti, tra cui un palazzone alto 45 metri.

Ora, quando a un fiorentino dici “criminalità“, la prima parola che gli viene in mente non è “cocaina” ma “edilizia“Nel lontano 2011, la società del signor Fusi fu coinvolta in un’inchiesta: «Presso l’ufficio urbanistica del Comune di Firenze gli interessi pubblici venivano sottomessi a quelli privati, in totale spregio rispetto all’obiettivo di una corretta e legittima gestione della cosa pubblica e in particolare del territorio e dell’assetto urbanistico di una città come Firenze». Con queste le parole il GIP Rosario Lupo ha illustrato la situazione che ha portato alle gravissime accuse di associazione a delinquere e corruzione nei confronti di 24 indagati, di cui uno in carcere e sei ai domiciliari, tra cui l’ex capogruppo del PD Alberto Formigli, l’ex Presidente dell’Ordine degli architetti e socio della società Quadra Progetti Riccardo Bartoloni, oltre a vari dipendenti e tecnici comunali. Fusi è inestricabile dal simpatico Denis Verdini, suocero di Salvini: Fusi e Verdini hanno trafficato per quindici anni insieme, dividendosi soldi e condanne penali. Scarico oggi un articolo di tre anni fa, e il caso vuole che sulla colonna di destra ci sia un aggiornamento del 2024 sul “Crollo di Firenze”:

 

Il signor Fusi craccò, come capita ai suoi simili; ma sul cadavere di ogni avvoltoio, cala un avvoltoio cannibale. Nel 2013, infatti, la Esselunga si impossessò dell’area, per farci appunto, una Esselunga. Che c’è di male, la gente avrà pure fame! Sieeh…

Il Comitato Ex-Panificio Militare fa sapere che vicino alla futura Esselunga ci sono già:

1.      La Conad di via Mariti a 100 metri

2.      La Coop di Novoli a 400 metri

3.      la Conad via Circondaria a 200 metri

4.      l’Esselunga di via Galliano a 550 metri

5.      l’Esselunga di via Milanesi a 750 metri

6.      la Coop di piazza Leopoldo a 650 metri

7.      la Coop di via Carlo del Prete a 600 metri

8.      la Lidl di via Benedetto Dei.

Il resto è scontato. È scontato che quando leggi che a morire sono tutte persone venute da lontano e quasi tutte di una certa età, e uno pure senza permesso di soggiorno, capisci come funzionano i subappalti delle megaditte. Ogni volta che subappalti, ci fai la cresta, e togli qualcosa a quelli che vengono sotto. Ma è normale. Perché la gente investe in Esselunga, mica per assicurare il cibo a te, lo fa perché ci vuole guadagnare il più possibile. Chiedere a loro di essere etici è come chiedere alla mia gatta di essere vegetariana.

Quello che non è normale, è che in Italia non esista, come in Olanda, l’Uitdaagrecht, il right to challenge, che il Comune di Amsterdam introduce con queste parole: “Come residenti, ovviamente conoscete meglio il quartiere in cui vivete”. “I promotori hanno il diritto di presentare un piano per svolgere o co-produrre autonomamente i compiti esistenti del comune, se ritengono che in questo modo si rifletta meglio ciò che accade nel quartiere o nella città”.

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Italia, Germania e Giappone: quale delle 3 Colonie USA FALLIRÀ PER PRIMA?

 

mercoledì 28 febbraio 2024

Il crimine dell’Occidente - Viviane Forrester

nel 2004 Viviane Forrester ha pubblicato il libro in Francia, l'anno dopo in Italia, il genocidio in atto ora a Gaza da parte di Israele (non usiamo la parola ebrei, si tratta di uno stato governato da assassini che usano il passato e la religione per uccidere meglio, impunemente, secondo loro) era lo sbocco naturale delle parole e degli atti dei dirigenti israeliani, citati nel libro.

non solo Israele, anche gli Usa e l'Europa hanno le mani sporche di sangue, per l'attiva complicità e il fattivo sostegno allo sterminio.

leggere per credere.

buona (dolorosa) lettura.

 

 

Il libro è un atto d'accusa molto documentato contro l'Occidente (Europa e Stati Uniti), portatore di sentimenti razzisti che li resero sordi al dramma degli ebrei, iniziato già nel 1933, quando vennero teorizzate ed iniziarono ad esser praticate le più ottuse e disumane leggi e pratiche persecutorie in Germania. Nessuna Nazione intese ospitarli, nessun Paese mosse un dito per sconfessare quelle teorie ed impedire quelle pratiche.
All'indomani della vittoria sulla barbarie nazista, le Potenze vincitrici spedirono lontano i superstiti dell'apocalisse – ma in un Paese dove viveva una comunità autoctona, quella palestinese.
Ecco perché secondo la Forrester l'Occidente (che ancora non ha coscienza dei propri crimini) non può ergersi ad arbitro del conflitto tra Arabi ed Israeliani, risolvibile solo se entrambe le vittime dell'antisemitismo e dei suoi crimini potranno trovare la strada del dialogo che porti a condividere il loro comune destino.




È possibile dimenticare l’orrore europeo, esorcizzare e sue tracce e i loro fremiti? È possibile mascherare il persistere delle sue pulsioni originarie e, soprattutto, continuare a considerare l’era nazista una mostruosità episodica, maledetta, vinta, sradicata, cui basta contrapporre la litania dei “mai più una cosa simile?”
L’eroica virtù di questa dichiarazione, pronunciata con tono fermo e sguardo intrepido, ci risparmia di analizzare, di definire la “cosa simile”, di prender in considerazione le diverse forme che può assumere e quanto di nostro vi è impresso. La forza contenuta in questa espressione, più simile a una constatazione che a un desiderio o a una decisione, ci consente di considerare quello che è un pio augurio, un’intenzione generica e perentoria – un wishful thinking, direbbero gli inglesi- come un impegno già mantenuto, una missione compiuta, una conclusione acquisita, un baluardo sufficiente, tutte cose che ci emancipano e ci liberano da ogni vigilanza. Cronologia perfetta: Terzo Reich, guerra, Alleati vittoriosi, problema risolto.
Un dettaglio però guasta questo epilogo, una lacuna: la guerra contro il nazismo non c’è stata. E’ stata la Germania conquistatrice a essere combattuta – in ritardo – con le armi, e vinta: non vi furono né un’aperta insurrezione interna contro il regime nazista né una sollevazione generale, universale contro di esso; nessun rifiuto istintivo, nessun rigetto deliberato, e certamente nessuna resistenza internazionale spontanea, immediata alla dottrina e agli atti di Hitler, dal 1933, nemmeno quando si trattò del diritto d’ingerenza…

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Jan Karski, l’ufficiale polacco, nominato “giusto tra i popoli” in Israele, che per primo documentò l’orrore della Shoah e e già alla fine del 1942 riferì la sua scoperta al governo provvvisorio polacco in esilio a Londra e personalmente al presidente americano Roosevelt. Senza grandi risultati. Karski già nel 1942 scrisse “Il mio rapporto al mondo. Storia di uno Stato nella clandestinità” in cui raccontava quanto aveva visto nel lager di Belzec, nella sua Polonia: lo sterminio sistematico degli ebrei. L’ufficiale polacco, cattolico praticante, aveva corrotto una guardia ucraina per verificare le voci sullo sterminio sistematico di un popolo. Grazie alla sua testimonianza, sperava di convincere gli Alleati a bombardare i campi di sterminio, in modo da fermare l’orrore.

“Alla fine della guerra – disse Karski nel 1981 durante un convegno organizzato da Elie Wiesel – mi dissero che nè i governi nè i politici avevano saputo del destino degli ebrei. Erano sorpresi. Lo sterminio di sei milioni di innocenti era rimasto un segreto, un‘orribile segreto’, come scrisse Walter Laqueur. Allora mi sentii ebreo. Un ebreo come i parenti di mia moglie, qui presenti. Ma sono un ebreo cristiano, cattolico praticante. Non sono un eretico ma credo profondamente che l’umanità abbia commesso un secondo peccato capitale…”.

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Sono stato davvero fortunato - Giuseppe Bagni


Sono stato fortunato. Ero sul barcone senza più carburante, la nave che si chiama Ocean (e un’altra parola che non ricordo) ci ha visti e ci ha salvati.

Ho sedici anni, sono scappato dalla Libia da solo perché non ci si può più vivere. Troppa violenza e nessun futuro. Non è un “Paese sicuro” la Libia, per questo ci hanno detto che non ci rimandavano indietro e ci hanno sbarcati a Livorno.

Io non capisco l’italiano ma a scuola ero bravo, mi sono portato dietro la pagella, casomai non ci credessero, mi hanno inserito in un corso di italiano a Pisa. Sono stato fortunato, lo ha detto anche il professore perché sono piene tutte le strutture disponibili. Per esempio a Firenze meno della metà dei 530 minori non accompagnati ha la possibilità di seguire un corso di lingua italiana.

Sono stato davvero fortunato: sono a scuola, finalmente in Europa, in un Paese sicuro con una democrazia con tanta storia e cultura. Purtroppo degli amici che erano con me sul barcone tanti non vanno a scuola, non parlano una parola di italiano. Dormono dove capita e per fare un po’ di soldi fanno reati. È sbagliato, ed è giusto che ne paghino le conseguenze, però il professore ha detto che fino a un anno fa, prima del Decreto Caivano, per il furto di un cellulare con minacce di prendere a schiaffi si potevano essere condannati col provvedimento di “Messa Alla Prova” (MAP). Lui ha avuto molti studenti MAP: ragazzi che tolti dai loro contesti rifiorivano, per poi tornare allo spaccio e ai furti appena reinseriti negli ambienti sociali dove respirano illegalità giorno e notte. Adesso si va direttamente in custodia cautelare in carcere, gli istituti di pena minorili sono pieni e il governo ha deciso che si possono mandare anche in quelli degli adulti. In questo momento, parole del professore, il 68,5 per cento dei minori è detenuto senza una condanna definitiva.


UNA PROPOSTA PER TUTTE LE SCUOLE:


Altri amici sono riusciti a trovare lavoro. Ovviamente lavoro irregolare. Chi te lo cede vuole metà della tua paga ma comunque metà è meglio di nulla. Spesso lavorano nei cantieri dove si costruisce, gli spiegano le cose a gesti perché non capiscono la lingua, fanno quello che vedono fare agli altri perché non hanno nessuna formazione. L’altro giorno nel cantiere in via Mariti a Firenze ne sono morti cinque, chissà che qualcuno non fosse come loro.

Venerdì gli studenti del liceo sono scesi in strada per chiedere la pace in Palestina e un cessate il fuoco immediato. Io non sono andato perché nel mio Paese “non sicuro”, ho imparato ad avere paura della polizia. Dalla finestra ho visto che li hanno presi a manganellate. Hanno impedito al corteo l’accesso a Piazza dei Cavalieri mentre dalla parte opposta le forze dell’ordine chiudevano la via all’altezza di Piazza Dante con un’altra squadra con scudi e manganelli. Un vero accerchiamento, ma il professore ha detto che gli studenti hanno sbagliato: avevano le braccia alzate, se avessero avuto il braccio teso forse li avrebbero fatti passare.

Il giorno dopo a Pisa sono scesi in piazza in migliaia. il professore e molti altri del liceo di Pisa hanno scritto “Come educatori siamo allibiti di fronte a quanto successo.. oggi è stata una giornata vergognosa”.

Anche a Firenze dopo le morti sul lavoro di via Mariti anche hanno risposto con una grande manifestazione per il diritto al lavoro sicuro. Uno striscione enorme aveva scritto “Tu quando tornavo eri felice di rivedere le mie mani, nere di fumo bianche d’amore”.

Alla fine sono stato davvero fortunato: il Paese forse non è più così tanto “sicuro”, ma quando l’indignazione esplode e porta in strada la cultura l’arte l’orgoglio per difendere la democrazia c’è di che avere fiducia.

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martedì 27 febbraio 2024

per una nuova pedagogia del popolo – Enrico Euli

 

Se provi a criticare il governo israeliano sei antisemita.

Se provi a criticare l'esibizionismo omo-transessuale sei omofobo e maschilista.

Se provi a criticare il neo-fashismo sei un fanatico totalitarista.

Se provi a criticare la digitalizzazione sei solo un anacronistico boomer.

Se provi a criticare l'Occidente sei un filo-islamico.

Se provi a criticare la guerra in Ucraina sei un filo-putiniano.

Se provi a criticare il capitalismo sei un povero comunista.

Se provi a criticare l'Unione europea sei un sovranista.

Se provi a criticare le democrazie sei un populista.

Se provi a criticare il sostenibilismo sei un ecologista ideologico.

 

Se provi a compiere azioni nonviolente sei un terrorista.

Se ricorri alla violenza sei un terrorista.

Se non ti limiti a parlare sei un terrorista.

Se ti limiti a parlare, ma inciti all'azione (violenta o nonviolenta), sei un terrorista.

Se provi a parlare, comunque, 'non sei più affidabile'.

 

Se non parli e non agisci contro nulla, sei un sincero democratico.

Se censuri e ti autocensuri, sei un sincero democratico.

Se collabori a qualunque decisione presa da chi può e sa, sei un vero patriota.

Se obbedisci in silenzio, sei un cittadino modello.

Se sopporti le angherie e le prepotenze, sei un eroe del nostro tempo.

Se fai la vittima, hai già vinto.

 

Se sai venderti, sei un genio.

Se sai spenderti, sei un idolo.

Se sai comprare, sei un modello.

Se sai manipolare, sei un leader.

Se sai attrarre, sei un mito.

Se sai vincere, sei un campione.

Se sai barare, sei un personaggio.

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Una guerra di menzogne

 



Una guerra di menzogne – David Sacks

Un post in materia di Ucraina apparso su «X», a cura dell’imprenditore David Sacks (nato in Sudafrica come Elon Musk e con una carriera da investitore che è andata in parallelo con quella di Musk), segnala che anche in seno all’establishment anglosassone qualcuno comincia a farsi domande radicalmente in contrasto con la narrazione atlantista dominante. Questa impressione è rafforzata da un commento di plauso al post: il commentatore è proprio Musk che dice: «accurate» (“esattamente”).

Leggiamo dunque il post di David Sacks:

«UNA GUERRA DI MENZOGNE

La guerra in Ucraina si basa su bugie: bugie su come è iniziata, su come sta procedendo e su come finirà.

Ci viene detto che l’Ucraina sta vincendo quando in realtà sta perdendo.

Ci viene detto che la guerra rafforza la NATO quando in realtà la sta esaurendo.

Ci viene detto che il problema più grande dell’Ucraina è la mancanza di fondi dal Congresso degli Stati Uniti quando in realtà l’Occidente non può produrre abbastanza munizioni: un problema che richiederà anni per essere risolto.

Ci viene detto che la Russia sta subendo più perdite quando in realtà l’Ucraina sta finendo i soldati: un altro problema che il denaro non può risolvere.

Ci viene detto che il mondo è con noi quando in realtà la Maggioranza Globale ritiene che la politica degli Stati Uniti sia il colmo della follia.

Ci viene detto che non c’è possibilità di fare pace quando in realtà abbiamo rifiutato molteplici opportunità per un accordo negoziato.

Ci viene detto che se l’Ucraina continua a combattere, migliorerà la sua posizione negoziale quando in realtà i termini diventeranno solo molto peggiori di quelli già disponibili e rifiutati.

Tuttavia le bugie riusciranno a trascinare la guerra. Il Congresso stanzierà più fondi. La Russia prenderà più territorio. L’Ucraina mobiliterà più giovani uomini e donne da mandare al macello. Il malcontento aumenterà. Alla fine ci sarà una crisi a Kiev e il governo di Zelensky sarà rovesciato.

E poi, quando la guerra sarà finalmente persa, quando l’intero paese giacerà in rovine fumanti su una pira funeraria di propria costruzione, i bugiardi diranno “beh, ci abbiamo provato.” Avendo impedito qualsiasi alternativa, avendo diffamato chiunque dicesse la verità come burattini del nemico, i bugiardi diranno “Abbiamo fatto del nostro meglio. Abbiamo resistito a Putin.”

In realtà, affermeranno, ce l’avremmo fatta se non fosse stato per la quinta colonna degli apologeti di Putin che hanno pugnalato gli ucraini alle spalle. Poi, dopo aver scaricato su altri la colpa ed essersi autocelebrati, passeranno con disinvoltura alla prossima guerra, come sono passati all’Ucraina dopo i loro disastri in Afghanistan e Iraq.

Le menzogne sono pervasive e inesauribili: ma funzioneranno.»

(David Sacks, 17 febbraio 2024).

——- «Esattamente»

——— (Elon Musk)

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Meloni-Zelensky: un accordo bilaterale per scongiurare la pace – Domenico Gallo

Abbiamo già segnalato il ruolo nefasto svolto dall’accordo bilaterale stipulato dalla Gran Bretagna e l’Ucraina il 12 gennaio. Con questa inusitata alleanza militare il Governo inglese, ancora una volta, ha scongiurato la possibilità di un negoziato per porre termine al conflitto, finanziando e armando l’Ucraina, al fine di consentire la prosecuzione della guerra, alla quale Zelensky, come Netanyahu, ha legato le sue fortune politiche. Dopo la Gran Bretagna, nuovi accordi bilaterali sono stati stipulati con la Germania e la Francia. Secondo una fonte giornalistica, con l’accordo, valido dieci anni, Germania e Ucraina hanno concordato che, in caso di un futuro attacco russo, ciascuna delle due parti potrà richiedere consultazioni e che i passi successivi saranno decisi entro 24 ore. Se la Germania riterrà necessario intervenire, fornirà all’Ucraina «assistenza rapida e duratura in materia di sicurezza, equipaggiamento militare moderno in tutti i settori, se necessario, e assistenza economica». L’accordo con la Francia, invece, delinea un quadro per gli aiuti umanitari e finanziari a lungo termine, il sostegno alla ricostruzione e l’assistenza militare. Parigi si è in ogni caso impegnata a fornire nel 2024 «fino a 3 miliardi di euro» in aiuti militari «supplementari» a Kiev, dopo un aiuto stimato a 1,7 miliardi nel 2022 e 2,1 miliardi nel 2023. Da ultima si è aggiunta la Danimarca che, il 22 febbraio, ha firmato un accordo bilaterale con l’Ucraina che prevede la fornitura in dieci anni di aiuti militari per 250 milioni di dollari.

Non poteva mancare l’Italia. Nella scadenza del secondo anniversario dell’invasione russa, la Meloni si reca a Kiev per firmare, in occasione del Forum dei leader del G7, un accordo bilaterale sulla “sicurezza” con l’Ucraina. Per questo, all’ultimo momento, il 22 febbraio, il Ministro degli esteri ha fornito un’informazione preliminare alle Commissioni esteri e Difesa di Camera e Senato. L’accordo italiano, illustrato ieri da Tajani, prevede «la consultazione e la collaborazione con l’Ucraina per aiutarla a costituire una sua capacità nazionale nel settore della difesa» per «provvedere alla propria sicurezza nel medio-lungo termine». Un altro pilastro sarà «l’assistenza in campo economico» e per la «ricostruzione». E poi ancora, «la tutela delle infrastrutture critiche ed energetiche», il «sostegno umanitario per i civili». Ampio spazio verrà riservato anche alle prospettive europee dell’Ucraina.

Tajani ha cercato di edulcorare il significato dell’accordo, assumendo che «non sarà giuridicamente vincolante [poiché] dal testo non derivano obblighi sul piano del diritto internazionale né impegni finanziari. Non sono previste garanzie automatiche di sostegno politico o militare». Orbene, a parte la gaffe giuridica (tutti gli accordi sono giuridicamente vincolanti per chi li stipula: pacta sunt servanda), il ministro evidentemente intendeva dire che dal testo dell’accordo non emerge un obbligo automatico dell’Italia di entrare in guerra in soccorso all’Ucraina nel caso di un nuovo attacco della Russia. Ciò non toglie nulla alla natura di alleanza militare del Patto stipulato con l’Ucraina. I Patti bilaterali stipulati da Gran Bretagna, Germania, Francia, Danimarca e Italia sono delle alleanze militari: non hanno altro significato se non quello di istigare il governo Zelensky a continuare la guerra con la Russia, con il miraggio della “vittoria”, assicurandogli sostegno militare e finanziario.

Stipulare un’alleanza militare con un paese in guerra, che prevedibilmente per molti anni rimarrà in una situazione di conflitto con la Russia, anche se domani intervenisse il cessate il fuoco, è quanto di più insensato e pericoloso si possa immaginare. Significa vincolare il nostro futuro alle sorti di un conflitto che noi stessi stiamo alimentando in virtù dei patti stipulati.

L’esperienza storica ci insegna che l’Italia è precipitata nella tragedia della Prima e della Seconda guerra mondiale a seguito della stipula di due trattati di alleanza militare, il Patto di Londra del 26 aprile 1915 e il Trattato bilaterale con la Germania, stipulato il 23 maggio 1939, più noto come “Patto d’acciaio”. Il Patto di Londra fu negoziato in gran segreto dal Ministro degli esteri Sidney Sonnino, con l’accordo del Re, e rimase segreto perché il Parlamento, la grande maggioranza del popolo italiano e il Vaticano erano contrari all’entrata in guerra dell’Italia. Oggi viviamo in una situazione di fervore bellico delle classi dirigenti e dei media, non condiviso dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana, ma non siamo nel 1915 e non possiamo consentire di essere coinvolti in una guerra per procura contro la Russia, combattuta sulla pelle del popolo ucraino. Certamente il Patto Meloni-Zelensky più che un “Patto d’acciaio” è un “Patto di latta”, data la natura dei contraenti, però è ugualmente pericoloso.

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lunedì 26 febbraio 2024

L’Italia è una repubblica fondata sui manganelli

 

articoli di Antonio Cipriani (ripreso da remocontro.it), Corrado Staiano ricorda Franco Serantini, ammazzato a Pisa dalla polizia con i manganelli e il film Diaz – Non Pulire Questo Sangue

quando la realtà supera la fantasia 

sarà un caso che dal 2007 al 2013 il capo della polizia era Antonio Manganelli?

 

La repressione e noi – Antonio Cipriani

Vi prego, non fate finta di cadere dalle nuvole. L’armamentario della fascisteria globale è sempre lo stesso: ghigno feroce e sguardo che non prevede dubbi, manganello e palestra, ferocia repressa a stento, coscienza azzerata dalla mancanza di elementi culturali ed etici in grado di porre questioni che vadano un filo al di là dell’obbedienza acritica.

Mai, neanche per sbaglio, dalla parte giusta. Dalla parte dell’umanità, dei diritti, dell’uguaglianza sociale, del lavoro, della bellezza, dell’arte, dell’ambiente, della pace, della dolcezza nei rapporti civili, della cura per il prossimo. Sempre in mimetica, in attesa di porsi con naturalezza al servizio del più forte, del peggiore aguzzino, dello sfruttatore, dello stupratore, di chi reprime le idee degli altri, dei suprematisti, di chi mette cemento al posto di un prato, di chi abbatte gli alberi, di chi distrugge la scuola, la sanità pubblica, la cultura del paese.

Ci saranno anche persone intellettualmente in buona fede. Ma non certo dopo aver visto in azione i manganelli della repressione, i legislatori per conto di interessi privati, i fieri sostenitori di ogni efferatezza internazionale, gli ultimi strenui difensori del diritto dell’esercito israeliano ad ammazzare chi vuole, a distruggere quello che vuole, a farsi beffe del diritto internazionale, a ridicolizzare le vittime come mai in nessun’altra guerra. Ma l’ho detto prima.

Tappetini con i potenti, senza sé e senza ma. Crudeli con chi non può difendersi. Per esempio i bambini palestinesi, le vittime civili dell’obbrobrio bellico, quelli che muoiono di fame e vivono in un campo di concentramento, o i nostri ragazzini che scendono in piazza e credono ancora che esprimere civilmente e pacificamente dissenso sia compatibile con l’idea di libertà e democrazia.

Questo sono.

Quello che adesso occorre capire è chi siamo noi. Che cosa possiamo fare per ristabilire civili regole di libertà e democrazia, prendendo posizione, costruendo un orizzonte politico che ci restituisca speranza e non ci faccia tacere di fronte a tutto questo.

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7 maggio 1972, a Pisa muore ammazzato Franco Serantini, i manganelli gli cercarono l’anima a forza di botte

…Franco Serantini è immobile, solo – un segno del destino – all’angolo tra il Lungarno Gambacorti e via Mazzini. Avrebbe potuto facilmente fuggire, salvarsi. Gli saltano addosso almeno in dieci poliziotti, lo tempestano di colpi, coi calci dei fucili, i manganelli, i piedi, i pugni, con ferocia, con crudeltà. Manifestano su quel povero ragazzo inerme tutta la loro rabbia, la loro furia, la loro frustrazione. Il suo corpo viene massacrato, al capo, al torace, sulle braccia, sulle spalle. L’esame necroscopico è impressionante, segno di quella terribile violenza. I 55 “rilievi fotografici eseguiti sul cadavere e su preparati istologici di frammenti di visceri prelevati nel corso dell’autopsia” fanno da atroce specchio al linciaggio. Neppure una piccola superficie del corpo di Franco è rimasta intoccata.
Due pagine del “Sovversivo” riproducono parola per parola i risultati ufficiali dell’autopsia. Dario Fo, alla presentazione del libro tenuta a Milano, alla Palazzina Liberty, lesse con voce grave quelle due pagine atroci. Senza un commento. Nel silenzio di ghiaccio di un migliaio di persone.
Anche nella morte Franco Serantini soffre della stessa sfortuna che gli è toccata in vita. Viene arrestato, poco dopo le 8 della sera di quel venerdì 5 maggio. Il commissario di PS annota sul suo verbale quel che gli viene contestato:”manifestazione sediziosa, vilipendio delle forze dell’ordine”. Non ha mosso un dito. Gridava insulti, nient’altro.
Viene portato in una caserma. Non riesce a restar ritto, dicono i testimoni. All’una di notte è rinchiuso nel carcere Don Bosco. Sta visibilmente male, è bianco come un cencio, ha il corpo spezzato. Dopo il mezzogiorno del sabato è interrogato in carcere dal sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Sellaroli: non si rende conto che Franco sta morendo.
“Chiesto all’imputato – recita il verbale – per quale ragione si era recato nel luogo della città dove si verificarono i tumulti, risponde:”Ci andai perché ci si crede”. C’è tutto il carattere di Franco Serantini in questa risposta,la sua fierezza, il suo orgoglio.
“Chiesto al’imputato in che cosa crede, risponde:’Sono anarchico’”. Andò al comizio come “un cane sciolto”. Sta male, non riesce neppure a tener su la testa, risponde alle domande del magistrato con il capo appoggiato al tavolo. Viene chiuso in una cella di isolamento. Dev’essere considerato pericoloso un giovane ridotto in quello stato.
Un medico frettoloso lo visita nell’infermeria del carcere alle 4 e mezzo del pomeriggio. Gli prescrive: ”Sympatol-Cortigen, borsa di ghiaccio in permanenza”.
Anche un profano capirebbe che il ragazzo ha la testa rotta o qualcosa di molto grave, ma non risulta che gli sia stata misurata nemmeno la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la temperatura, la reattività della pupilla alla luce, prove che avrebbero rivelato subito la drammaticità delle condizioni del detenuto. Dentro il carcere Don Bosco, tra l’altro, funziona un attrezzato centro medico-specialistico adatto a ogni genere di intervento. L’ospedale è vicino.
Franco Serantini non viene ricoverato, non gli viene fatta una radiografia, viene semplicemente rimandato in cella da dove era venuto. Ma entro sera avrà la borsa di ghiaccio da mettere sul capo prescritta dal medico.
Muore alle 9,45 del 7 maggio 1972. Il certificato di morte parla di emorragia cerebrale. Tutto qui…

Corrado Staiano – Rivista anarchica n. 363 giugno 2011

da qui

 

 

per chi non lo ricorda o non ha visto Diaz – Non Pulire Questo Sangue, di Daniele Vicari:


domenica 25 febbraio 2024

Le nuove forme del fascismo - Marco Aime

 

Continuiamo pure a dire che non è vero che ci sono fascisti, che il fascismo è una cosa del passato, che figuriamoci se oggi… La sostituzione etnica? Ma sono modi di dire, non pensava davvero a quello; la limitazione alla libertà di stampa? In fondo a chi interessa, i giornalisti poi si sa, sono antipatici ai più. Bocciare gli studenti che protestano? Censurare ogni voce che non corrisponda al dettato del governo? Infischiarsene delle regole (me ne frego!); ostentare frasi razziste (“È ora che gli italiani si proclamino francamente razzisti” recitava il punto 7 del Manifesto della razza).

No, si fa finta di niente, si sminuisce, si ha quasi paura di dire che il dettato democratico si sta incrinando e dalla crepa che si apre inizia fuoriuscire un alito pericoloso, infetto. Non solo in Italia, in tutta Europa. In una bellissima lezione sugli ultimi mesi prima della Seconda Guerra Mondiale, Alessandro Barbero metteva in rilievo come i primi atti di Hitler fossero stati sottovalutati, sminuiti, fino a trovarsi poi travolti da un conflitto planetario. Anche in Italia si sottovalutò l’ascesa di Mussolini o peggio la si agevolò, purché non vincesse la sinistra, per poi trovarsi per vent’anni sotto una dittatura. Oggi purtroppo non è certamente la paura della sinistra a favorire l’ascesa delle destre, è la perdita della memoria, la stanchezza del pensiero, l’ignavia collettiva, la privatizzazione delle nostre vite. “C’è solo la strada…” cantava il compianto Giorgio Gaber, ma le strade sono percorse da auto frettolose di tornare nelle case. Gli sguardi sono fissi sullo smartphone, non sulle piazze.

È in questo disinteresse, in questa tendenza a non dare importanza, che rinasce il pericolo di un tempo. Quello che Umberto Eco ha chiamato l’UR-Fascismo, quello per cui il disaccordo è tradimento, che guarda con sospetto la cultura – abbiamo un ministro delle Infrastrutture che si vanta di non avere letto libri -, che privilegia il binomio “terra e sangue”, che parla una lingua povera o peggio la neolingua di orwelliana memoria: dire una cosa pensandone un’altra, camuffare la realtà con parole false.

“L’UR-Fascismo può ancora ritornare sotto le spoglie più innocenti” scrive Umberto Eco, parafrasando Primo Levi (“È accaduto, può accadere ancora”), ma conclude: “Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme ogni giorno, in ogni parte del mondo…”.

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In bilico. Poesie sulla salute mentale - Elio Pitzalis, Giulia Mason

ero in biblioteca, ho visto questo piccolo libro fra le novità, avevo un'ora libera, me lo sono letto tutto d'un fiato, in biblioteca.

Elio e Giulia sono due giovani che soffrono qualche problema mentale e comportamentale.

in poche righe per volta umori, dolori, speranze, ricordi si depositano sulla carta, chissà se fissare i loro pensieri sulla pagina possa avere anche un effetto terapeutico, noi speriamo di sì, facciamo il tifo per Giulia ed Elio.

buona lettura.



 

 

Elio e Giulia sono affetti da disturbo borderline di personalità, hanno effettuato vari ricoveri e prendono medicine da anni. "In bilico" nasce dalla necessità di condividere i propri stati emotivi e crisi, di spiegare al mondo quello che succede nella testa di una persona che prova sofferenza mentale: spesso è troppo difficile da spiegare a parole, spesso ci si sente incompresi. Presto però hanno trovato un metodo quasi terapeutico, esprimersi attraverso le poesie, stratagemma che aiuta a tirare fuori il dolore e dà un momentaneo sollievo. Questo libro è per tutte le persone che hanno conosciuto un momento di sofferenza mentale, che hanno un amico, famigliare, alunno, conoscente che ne sia andato incontro. Vogliamo che le nostre poesie incoraggino le persone a cercare aiuto, perché quando si sta male sembra di essere gli unici che vanno incontro a qualcosa del genere, ma non siamo mai soli.

da qui

sabato 24 febbraio 2024

Maccartismo. Su un angosciante documento del Parlamento europeo - Andrea Zhok

 

Mentre tutte le principali testate giornalistiche europee sono in caduta libera di lettori;

mentre Tucker Carlson, dopo aver svolto l'intervista più virale della storia a Vladimir Putin, viene indiziato di "spionaggio" in Europa;
il Parlamento Europeo produce un documento come il seguente, che riproduco integralmente qui sotto, dove si chiede la condanna di un'eurodeputata lettone.

Al di là del caso particolare, la batteria argomentativa di questo atto, con valore legale, è agghiacciante. Rubando le parole dell'amico Pino Cabras, stiamo assistendo ad un ritorno del maccartismo in grande stile.

Mettiamoci in testa che la cornice di libertà di pensiero e parola in cui siamo cresciuti è morta e sepolta. Lo avevamo già capito durante la pandemia, ma ora stiamo assistendo ai primi atti giuridicamente vincolanti.

Da qui, a cascata, questi principi entreranno sistematicamente nelle nostre scuole e università, nei nostri media, nella nostra quotidianità.

C'è chi dirà: "E dov'è la differenza con quello che già accade?"

La differenza sta nel fatto che finora le eccezioni marginali venivano tollerate, mentre questo impianto culturale predispone la trasformazione in reato di ogni parola critica verso i capisaldi neoliberali UE-NATO.

Come l'asino che dà del cornuto al bue, questo documento è mirabile per la sua capacità di affermare una sequela incredibile di falsità o di schiette inversioni dei ruoli e poi di accusare la controparte di "disinformazione".

Documento molto lungo, molto angosciante, ma da leggere.

 

 

Parlamento europeo 2019-2024

TESTI APPROVATI P9_TA(2024)0079

Russiagate: le accuse di interferenza russa nei processi democratici dell'Unione europea

Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 febbraio 2024 sul Russiagate: le accuse di ingerenza russa nei processi democratici dell'Unione europea (2024/2548(RSP))

Il Parlamento europeo,

– vista la sua decisione del 13 settembre 2023 sulle modifiche al regolamento del Parlamento al fine di rafforzare l'integrità, l'indipendenza e la responsabilità,

– vista la sua risoluzione del 13 luglio 2023 sulle raccomandazioni per una riforma delle norme del Parlamento europeo in materia di trasparenza, integrità, responsabilità e lotta alla corruzione,

– vista la sua risoluzione del 1º giugno 2023 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell'Unione europea, inclusa la disinformazione,

– vista la sua risoluzione del 9 marzo 2022 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell'Unione europea, inclusa la disinformazione,

– viste le sue precedenti risoluzioni sulle relazioni UE-Russia, in particolare quella del 23 novembre 2022 sul riconoscimento della Federazione russa come Stato sostenitore del terrorismo,

– vista la sua risoluzione del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa,

– vista la sua risoluzione del 17 gennaio 2024 sulla coscienza storica europea,

– vista la sua risoluzione del 1° marzo 2022 sull'aggressione russa contro l'Ucraina,

– vista la relazione del Servizio europeo per l'azione esterna del 23 gennaio 2024 dal titolo "Seconda relazione del SEAE sulla manipolazione delle informazioni e le minacce di ingerenza estere – Un quadro per la difesa in rete",

– vista la comunicazione della Commissione del 12 dicembre 2023 dal titolo "Difesa della democrazia" (COM(2023)0630),

– vista la proposta presentata dalla Commissione di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2023, che stabilisce requisiti armonizzati nel mercato interno sulla trasparenza della rappresentanza d'interessi esercitata per conto di paesi terzi e che modifica la direttiva (UE) 2019/1937 (COM(2023)0637),

– vista la comunicazione della Commissione del 3 dicembre 2020 sul piano d'azione per la democrazia europea (COM(2020)0790),

– visto il principio giuridico della presunzione di innocenza,

– visti il suo regolamento e il codice di condotta dei deputati al Parlamento europeo,

– vista la sua risoluzione del 16 settembre 2021 sul tema "Rafforzare la trasparenza e l'integrità nelle istituzioni dell'UE creando un organismo europeo indipendente responsabile delle questioni di etica",

– visto l'articolo 132, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A. considerando che le ingerenze straniere, la manipolazione delle informazioni e la disinformazione costituiscono una grave violazione dei valori e principi universali su cui si fonda l'Unione, quali la dignità umana, la libertà, l'uguaglianza, la solidarietà, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto;

che la fiducia nell'integrità del Parlamento e nello Stato di diritto è fondamentale per il funzionamento della democrazia europea;

B. considerando che vi sono prove di ingerenza e manipolazioni da parte della Russia in molte democrazie, nonché del suo sostegno pratico a forze estremiste ed entità radicali per promuovere la destabilizzazione dell'Unione;

C. considerando che la commissione speciale del Parlamento sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell'Unione europea, inclusa la disinformazione, ha evidenziato in dettaglio gli sforzi e le operazioni guidati dalla Russia per infiltrare le democrazie europee e le istituzioni dell'UE ed esercitare su di esse la propria influenza e ingerenza; che la risposta del Parlamento europeo alle ingerenze straniere è diventata più attenta; che, tuttavia, devono essere ancora adottate misure più rigorose e riforme interne per garantire una protezione efficace contro indebite ingerenze esterne;

D. considerando che la Russia sta utilizzando un'ampia gamma di tattiche di guerra ibrida per conseguire i suoi obiettivi, nell'ambito di una strategia più ampia volta a danneggiare il corretto funzionamento dei processi democratici europei; che il ricorso alle ingerenze straniere e alla manipolazione delle informazioni, come mezzo per dividere le società democratiche, è stato il precursore della guerra di aggressione non provocata della Russia nei confronti dell'Ucraina, e da allora è aumentato; che la diffusione della disinformazione da parte della Russia attraverso gli organi di informazione tradizionali e le piattaforme dei social media, l'"elite capture", la pirateria informatica contro i candidati alle elezioni e gli attacchi informatici sono aumentati a un livello senza precedenti;

E. considerando che la falsificazione sistematica della storia fa parte della guerra dell'informazione russa da decenni;

F. considerando che il Cremlino gestisce un'ampia rete di agenti di influenza in tutta l'UE, che hanno condizionato i processi elettorali e le politiche su questioni strategiche fondamentali quali le infrastrutture energetiche; che tali agenti di influenza prendono attivamente di mira tutti i settori della vita pubblica, in particolare la cultura, la memoria storica, i media e le comunità religiose, nonché i politici e le loro famiglie; che decine di indagini hanno dimostrato legami tra importanti attori politici e pubblici europei, attivi o in pensione, e il Cremlino;

G. considerando che continuano a essere rivelati i finanziamenti provenienti da paesi terzi per attività politiche e a favore di politici all'interno dell'Unione europea prima e dopo il 24 febbraio 2022, in particolare dalla Russia; che tali finanziamenti rappresentano un rischio per l'integrità dei processi democratici negli Stati membri dell'UE e necessitano di indagini approfondite per chiamare i complici a rispondere delle loro azioni; che il Cremlino ha patrocinato e sostenuto una serie di partiti e politici di estrema destra e di estrema sinistra in Europa e, tra l'altro, ha permesso al partito di Marine Le Pen di ottenere un prestito di 9,4 milioni di EUR nel 2013; che da allora Le Pen e i membri del suo partito hanno espresso in numerose occasioni la loro posizione a favore del Cremlino;

H. considerando che la Russia ha stabilito contatti con partiti, personalità e movimenti per poter contare su attori all'interno delle istituzioni dell'Unione in modo da legittimare le proprie posizioni, sostenere i movimenti indipendentisti e i propri governi per procura ed esercitare pressioni affinché vengano alleviate le sanzioni e attenuate le conseguenze dell'isolamento internazionale; che i deputati al Parlamento europeo di alcuni gruppi politici, nonché alcuni deputati non iscritti, hanno diffuso in Parlamento una propaganda spudorata a favore del Cremlino;

I. considerando che vi sono anche esponenti politici "Russlandversteher" (che comprendono le motivazioni della Russia) all'interno di partiti politici tradizionali; che diverse personalità pubbliche degli Stati membri dell'UE, compresi ex capi di governo e membri di gabinetto, tra i quali spicca Gerhard Schröder, hanno ricoperto posizioni ben retribuite in società energetiche controllate dal Cremlino; che, anche dopo l'aggressione su vasta scala contro l'Ucraina, alcune di queste persone hanno deciso di non dimettersi e hanno continuato a ricevere dal Cremlino denaro macchiato di sangue, con la complicità silenziosa dei loro partiti politici; che queste persone continuano a utilizzare la loro influenza filorussa sulla loro scena politica sia nazionale che europea;

J. considerando che relazioni di organi di informazione indipendenti del 29 gennaio 2024 hanno presentato prove concrete attestanti che l'on. Tatjana Ždanoka potrebbe aver agito come informatrice per la quinta sezione del Servizio federale di sicurezza della Federazione russa almeno dal 2004 al 2017;

K. considerando che le sue azioni sono state descritte come comprendenti azioni di sensibilizzazione politica per conto della Federazione russa, attraverso l'organizzazione di eventi e la trasmissione di informazioni sul funzionamento interno del Parlamento; che l'inchiesta giornalistica suggerisce che la deputata in questione abbia chiesto almeno una volta ai suoi referenti un pagamento per coprire le spese sostenute in relazione ai servizi resi;

L. considerando che tali accuse si basano, tra l'altro, su quanto è descritto come scambi di posta elettronica trapelati tra la deputata in questione e due funzionari della quinta sezione del Servizio federale di sicurezza russo a partire dal 3 ottobre 2005 in poi;

M. considerando che la deputata in questione è ben nota per la sua posizione a favore della Russia e la costante diffusione di narrazioni contro la Lettonia e contro l'UE durante tutto il suo mandato di deputato al Parlamento europeo, compresa la sua opposizione all'esistenza della Lettonia come paese sovrano e il suo rifiuto di condannare l'invasione russa dell'Ucraina; che la deputata al Parlamento europeo è altresì nota per la sua condotta politica altamente problematica, tra cui la sua partecipazione a una visita di osservazione del referendum nella Crimea occupata dalla Russia nel 2014, una visita al dittatore siriano Bashar al-Assad nel 2016 e la sua partecipazione a Mosca a trasmissioni televisive di propaganda a favore del Cremlino; che la deputata al Parlamento europeo ha deliberatamente dato l'impressione che tali viaggi fossero effettuati per conto del Parlamento europeo o dell'UE; che la deputata in questione ha organizzato e promosso eventi al Parlamento europeo con rappresentanti pro-Cremlino delle regioni Donetska e Luhanska prima della loro annessione illegale; che le attività della deputata sarebbero spesso state patrocinate da gruppi di facciata finanziati dal Cremlino, come la Fondazione Russkiy Mir; che la deputata in questione, insieme ad altri deputati al Parlamento europeo, ha organizzato eventi pubblici e si è recata in Lituania per dimostrare il proprio sostegno a Algirdas Paleckis, cittadino lituano ed ex diplomatico e politico condannato per spionaggio a favore della Russia;

N. considerando che le inchieste giornalistiche hanno da tempo evidenziato i contatti e le strette relazioni personali tra secessionisti in Catalogna, comprese le autorità del governo della comunità autonoma della Catalogna, e il Cremlino; che, secondo quanto riportato da giornalisti investigativi, l'ex diplomatico russo Nikolai Sadovnikov ha incontrato l'allora leader separatista e attualmente deputato al Parlamento europeo Carles Puigdemont a Barcellona alla vigilia del referendum illegale della Catalogna nell'ottobre 2017; che la Russia, coltivando contatti e relazioni, mira a costruire un'influenza politica ed economica per destabilizzare la democrazia nell'Unione europea; che il tribunale d'istruzione n. 1 di Barcellona incaricato dell'indagine sul caso Voloh, che collega, tra l'altro, l'ex Presidente della Catalogna e il suo entourage con la Russia, ha recentemente prorogato l'indagine per sei mesi; che i rappresentanti di un gruppo di secessionisti catalani in Spagna che hanno intrattenuto relazioni con personalità vicine al Cremlino, tra cui la deputata in questione, stanno chiedendo un'amnistia per i loro presunti reati;

O. considerando che la deputata al Parlamento europeo in questione è stata esclusa dal suo gruppo politico e ora siede come membro non iscritto; che la deputata ha ottenuto il sostegno di alcuni altri deputati al Parlamento europeo aventi posizioni pubbliche su questioni internazionali non molto diverse dalle sue;

P. considerando che, a seguito di tali rivelazioni, la Presidente del Parlamento europeo ha immediatamente annunciato l'avvio di un'indagine interna, compreso il deferimento al comitato consultivo sulla condotta dei deputati; che l'indagine è attualmente in corso; che le possibili sanzioni previste dal regolamento comprendono la perdita del diritto all'indennità giornaliera, la sospensione temporanea della partecipazione a tutte o ad alcune delle attività del Parlamento e limitazioni al diritto di accesso alle informazioni riservate o classificate; che il servizio di sicurezza lettone ha annunciato che indagherà sulle accuse;

Q. considerando che la deputata in questione non è l'unico membro del Parlamento europeo ad avere svolto attività che comprendono la partecipazione a false missioni di osservazione elettorale in territori occupati dalla Russia che possono essere confuse con missioni ufficiali del Parlamento europeo; che diversi deputati al Parlamento europeo sono stati sanzionati per tale infrazione in virtù della procedura del gruppo per il sostegno alla democrazia e il coordinamento elettorale; che tali visite si sono svolte sistematicamente in Russia e in territori occupati dalla Russia;

R. considerando che sono stati segnalati casi di deputati al Parlamento europeo che hanno utilizzato le risorse del Parlamento per sostenere e promuovere attività direttamente o indirettamente collegate a casi di ingerenze straniere, ad esempio nel dicembre 2022, quando il canale di propaganda statale bielorusso STV ha avuto accesso ai locali del Parlamento e alla struttura di registrazione video VoxBox all'interno del Parlamento e, di conseguenza, i locali del Parlamento sono stati utilizzati da diversi deputati per creare contenuti di disinformazione a favore del Cremlino e contro l'UE;

S. considerando che nel 2016 il partito al potere in Russia, Edinaja Rossija (Russia Unita), ha firmato un accordo di cooperazione con il partito austriaco di estrema destra FPÖ (Partito della libertà), chiedendo una maggiore cooperazione tra i due partiti e il rafforzamento dei legami politici ed economici tra Vienna e Mosca; che tale accordo è stato firmato alla presenza di un deputato al Parlamento europeo dell'FPÖ, che, da allora, ha ripetutamente chiesto di allentare le sanzioni dell'UE nei confronti della Russia e ha diffuso disinformazione a favore del Cremlino;

T. considerando che il ministero tedesco degli Affari esteri ha smascherato una campagna di disinformazione su vasta scala, presumibilmente orchestrata dalla Russia, sulla piattaforma X, precedentemente nota come Twitter, finalizzata a manipolare l'opinione pubblica; che autorevoli media tedeschi hanno svelato che un dipendente di un membro del Bundestag tedesco appartenente al partito Alternative für Deutschland (AfD, Alternativa per la Germania) è stato identificato come persona di contatto del Servizio federale di sicurezza russo;

U. considerando che da diversi anni alcuni deputati al Parlamento europeo hanno assunto e impiegato cittadini russi simpatizzanti del regime di Putin come tirocinanti, assistenti parlamentari accreditati e consiglieri di gruppo e non hanno smesso di farlo nemmeno dopo l'inizio della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina; che nel 2018 e nel 2019 Elizaveta Peskova, figlia di Dmitry Peskov, portavoce di Vladimir Putin, ha lavorato come tirocinante presso un deputato al PE;

V. considerando che, a seguito delle rivelazioni relative al Qatargate, nel settembre 2023 il Parlamento ha aggiornato e rafforzato in modo significativo il suo quadro di integrità interna, tra l'altro sottoponendo ad approfondita revisione il suo regolamento, il codice di condotta dei deputati al Parlamento europeo e le pertinenti decisioni dell'Ufficio di presidenza;

W. considerando che il 2024 è un anno elettorale cruciale e che negli Stati membri sono in programma diverse elezioni presidenziali, nazionali, locali e regionali, oltre alle elezioni europee previste per il 6-9 giugno 2024; che le elezioni europee del 2024 saranno probabilmente un bersaglio speciale per le campagne di disinformazione a livello locale, regionale e dell'UE;

1. esprime la sua totale indignazione e profonda preoccupazione per i continui sforzi della Russia volti a minare la democrazia europea; è costernato per le notizie attendibili che gettano luce sugli sforzi della Russia intesi a fomentare le divisioni tra i cittadini europei reclutando deputati al Parlamento europeo come agenti di influenza e sui suoi tentativi volti a creare sistematicamente un sistema di dipendenze tramite partiti politici europei che fungono poi da amplificatori della propaganda del Cremlino e ne servono gli interessi; ricorda che, perseguendo una strategia a lungo termine di ingerenza straniera, la Russia sta cercando di minare e, in ultima analisi, distruggere la democrazia in Europa; mette in evidenza gli sforzi compiuti da Putin per smantellare completamente qualsiasi forma di democrazia all'interno della Russia e sottolinea che ciò deve essere visto come un segnale di avvertimento a non essere condiscendenti verso gli obiettivi a lungo termine di Putin e pertanto a trattare questi tentativi di ingerenza russa come una questione di estrema gravità; sottolinea che il ricorso a tali tattiche non deve restare impunito; ribadisce il suo invito agli Stati membri a sviluppare e perfezionare ulteriormente i pacchetti di sanzioni adottati nei confronti della Federazione russa e a colmare le lacune nell'applicazione delle misure restrittive attualmente in vigore;

2. condanna inequivocabilmente gli sforzi in atto da parte della Russia per strumentalizzare e falsificare la memoria storica dei periodi più tragici dell'Europa, comprese le conseguenze del patto Molotov-Ribbentrop e del terrore che ne seguì per i territori conquistati dalla Germania nazista e dalla Russia comunista, nel tentativo di giustificare la sua attuale aggressione brutale, illegale e disumana e la sua politica espansionista;

3. esprime profonda preoccupazione per le notizie secondo cui la deputata Tatjana Ždanoka avrebbe agito come informatrice per la quinta sezione del Servizio federale di sicurezza russo mentre esercitava il suo mandato di deputata al Parlamento europeo; sottolinea che un informatore del Servizio federale di sicurezza russo che abbia accesso a benefici e informazioni in qualità di deputato al Parlamento europeo costituirebbe una grave minaccia per la sicurezza e la democrazia dell'Unione; sottolinea che è essenziale che il Parlamento europeo e le autorità lettoni indaghino in modo approfondito sulla questione al fine di determinare senza indugio le sanzioni e i procedimenti penali adeguati;

4. sottolinea che la deputata in questione è stata esclusa dal suo gruppo politico per motivi legati alle sue posizioni sulla Russia e l'Ucraina e ora non è affiliata a nessun gruppo; sottolinea che la stragrande maggioranza dei deputati al Parlamento europeo non condivide le opinioni della deputata in questione e ha condannato in misura egemone l'invasione illegale russa dell'Ucraina, il ricorso della Russia a tattiche di guerra ibrida contro la democrazia europea e altre sue scelte politiche aggressive e antidemocratiche degli ultimi anni; osserva tuttavia che un ristretto numero di deputati al PE ha partecipato ad azioni congiunte con la deputata in questione, esprimendo punti di vista simili e schierandosi apertamente con la Russia;

5. si impegna a fornire pieno sostegno e cooperazione alle autorità lettoni nella loro indagine sulla condotta della deputata in questione; invita le autorità competenti a verificare se la deputata in questione sia perseguibile ai sensi del diritto penale nazionale e rimane pronto a fornire pieno sostegno e cooperazione a tal riguardo;

6. accoglie con favore il deferimento della deputata in questione al comitato consultivo sulla condotta dei deputati; si impegna a porre pienamente in essere il proprio quadro sanzionatorio interno applicabile; osserva che i presunti fatti sono anteriori alla recente adozione della riforma del quadro di integrità del Parlamento; ritiene che le norme di per sé non avrebbero impedito il presunto comportamento riprovevole della deputata al Parlamento europeo; resta tuttavia pronto a valutare e perfezionare ulteriormente il funzionamento e le sanzioni del quadro di integrità del Parlamento, che è stato rafforzato a seguito del Qatargate;

7. sostiene le indagini in corso, ma sottolinea la necessità di rispettare il giusto processo, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali; ribadisce che le scelte politiche non possono essere criminalizzate e che i deputati al Parlamento europeo non devono subire ulteriori restrizioni all'espressione delle loro opinioni nell'esercizio del loro legittimo mandato;

8. mette in evidenza altri casi di deputati al Parlamento europeo che servono consapevolmente gli interessi della Russia; sottolinea che le attività di tali deputati al Parlamento europeo stanno compromettendo la sicurezza, la credibilità e la resilienza democratica dell'UE; esprime profonda preoccupazione per i legami che la deputata in questione può avere intrattenuto con altri deputati al Parlamento europeo e denuncia fermamente qualsiasi tentativo interno coordinato di portare avanti l'agenda politica del Cremlino in seno al Parlamento; ritiene indispensabile condurre immediatamente un'indagine interna approfondita al fine di valutare tutti i possibili casi di ingerenze straniere da parte della Russia o altri tipi di ingerenze malevole nell'attività del Parlamento europeo;

9. esprime particolare preoccupazione per le recenti notizie secondo cui le autorità russe stanno fornendo narrazioni specifiche ai partiti politici e agli attori di estrema destra in diversi paesi dell'UE, in particolare in Germania e Francia, al fine di minare il sostegno pubblico all'Ucraina a seguito dell'invasione su vasta scala da parte della Russia nel 2022; sottolinea la gravità dei legami della Russia con partiti e responsabili politici nell'Unione e la sua considerevole ingerenza in movimenti secessionisti che interessano territori europei, come la Catalogna;

10. ribadisce la propria indignazione per le regolari rivelazioni su finanziamenti russi su vasta scala a favore di partiti, esponenti politici, funzionari e movimenti in diversi paesi democratici nel tentativo di interferire e ottenere influenza nei loro processi interni; riconosce che la stragrande maggioranza degli Stati membri ha vietato, in tutto o in parte, le donazioni estere a partiti e candidati politici; esprime preoccupazione per i legami della Russia con diversi partiti ed esponenti politici nell'UE; ricorda che, anche laddove la legge limita le fonti di finanziamento politico, gli attori russi hanno trovato modi per eluderla e hanno offerto sostegno ai propri alleati contraendo prestiti presso banche estere (come nel caso del Front National nel 2016), sottoscrivendo contratti commerciali e di acquisto (come riportato da Der Spiegel e Süddeutsche Zeitung il 17 maggio 2019 relativamente al partito FPÖ e da Buzzfeeds e L'Espresso il 10 luglio 2019 a proposito della Lega per Salvini premier) e facilitando attività finanziarie (come riferito dalla stampa britannica in merito alla campagna Leave.eu);

11. esprime profonda preoccupazione per le presunte relazioni tra i secessionisti catalani e l'amministrazione russa; osserva che l'ingerenza russa in Catalogna, se confermata, formerebbe parte di una strategia più ampia della Russia volta a promuovere la destabilizzazione interna e la disunità dell'UE; esprime profonda preoccupazione per le campagne di disinformazione su larga scala che la Russia ha condotto in Catalogna, così come per i presunti intensi contatti e i numerosi incontri tra gli agenti responsabili dell'ingerenza russa e il movimento indipendentista e il governo regionale della comunità autonoma della Catalogna; invita le autorità giudiziarie competenti a indagare efficacemente sui legami dei deputati al Parlamento europeo asseritamente associati al Cremlino e sui tentativi di destabilizzazione e ingerenza da parte della Russia nell'UE e nei suoi Stati membri; deplora tutti gli attacchi contro i giudici che indagano su tali attività di ingerenza; chiede che i casi dei deputati al Parlamento europeo catalani in questione siano deferiti al comitato consultivo sulla condotta dei deputati;

12. condanna fermamente il recente incidente in Slovacchia, dove il Servizio di intelligence esterno russo, con una mossa provocatoria, ha rilasciato una dichiarazione durante la moratoria preelettorale in cui metteva in discussione l'integrità del processo elettorale della Repubblica slovacca; esprime preoccupazione per il ruolo visibile e diretto che la diplomazia russa svolge nella vita pubblica e politica slovacca sin dalle elezioni parlamentari del settembre 2023;

13. condanna fermamente la campagna di disinformazione su vasta scala portata alla luce dal ministero tedesco degli Affari esteri, presumibilmente orchestrata dalla Russia sulla piattaforma X, con l'intenzione di manipolare l'opinione pubblica in Germania;

14. osserva con preoccupazione che X ha cessato di seguire il codice volontario di buone pratiche sulla disinformazione; esprime preoccupazione per la diffusione di disinformazione e di contenuti illegali sulla piattaforma;

15. ribadisce la sua precedente posizione secondo cui il carattere eccezionale dell'ingerenza straniera russa richiede che le istituzioni nazionali e dell'UE, compreso il Parlamento europeo, profondano sforzi speciali per identificare, affrontare e superare questa minaccia specifica;

16. condanna fermamente i fatti allarmanti rivelati da autorevoli organi di informazione tedeschi secondo cui un impiegato affiliato al partito Alternative für Deutschland (AfD) e associato a un deputato al Bundestag tedesco è stato identificato come persona di contatto del Servizio federale di sicurezza russo, il che desta gravi preoccupazioni riguardo alla potenziale ingerenza straniera all'interno del mondo politico tedesco;

17. ricorda che le ingerenze straniere sono una minaccia sistemica che va contrastata con determinazione; sottolinea che la guerra ibrida e la manipolazione delle informazioni e le ingerenze straniere non sono soltanto questioni di politica estera e di sicurezza, ma minacciano di fatto la vera e propria base delle nostre democrazie; esorta le istituzioni dell'UE ad adottare un approccio trasversale permanente per combattere con maggior efficacia la manipolazione delle informazioni e le ingerenze straniere; ritiene che le ingerenze elettorali che si verificano in uno Stato membro incidano sull'UE nel suo complesso nella misura in cui esse si possono ripercuotere sulla composizione delle istituzioni dell'UE; ritiene che le autorità nazionali non siano in grado di affrontare tali minacce lavorando in isolamento e che l'autoregolamentazione del settore privato non possa risolvere tutti i problemi; plaude al lavoro svolto dal Servizio europeo per l'azione esterna nella sua seconda relazione sulla manipolazione delle informazioni e le minacce di ingerenza estere, pubblicata il 23 gennaio 2024, e raccomanda una più stretta cooperazione con la NATO in tale ambito; resta determinato a portare avanti il suo impegno volto a combattere le ingerenze straniere nell'UE negli anni a venire, tra l'altro attraverso un apposito organo parlamentare;

18. continua a sostenere con fermezza gli sforzi per migliorare e applicare le norme che tutelano l'integrità di questa Istituzione quale pilastro della democrazia europea; ritiene che le accuse riguardanti la deputata in questione evidenzino la necessità di rafforzare la cultura della sicurezza in seno al Parlamento europeo; chiede che sia prestato il massimo livello di attenzione politica e amministrativa alle raccomandazioni per una riforma delle norme del Parlamento europeo in materia di trasparenza, integrità, responsabilità e lotta alla corruzione, adottate il 13 luglio 2023, e chiede la piena attuazione delle misure proposte, tra cui una formazione obbligatoria e periodica in materia di sicurezza e integrità per i deputati e il personale del PE, un adeguato nulla osta di sicurezza e un controllo rafforzato del personale, in particolare di coloro che partecipano a riunioni a porte chiuse; chiede un controllo più rigoroso dell'organizzazione di eventi, degli inviti a ospiti esterni presso il Parlamento e dell'accesso alle piattaforme di comunicazione dell'Istituzione; invita le autorità nazionali a seguire le procedure e un calendario comune ogni volta che viene loro richiesto di rilasciare il nulla osta di sicurezza ai deputati e al personale del Parlamento europeo, nonché per qualsiasi controllo di sicurezza relativo alle istituzioni dell'UE; è fermamente convinto che le risorse del Parlamento, come il patrocinio di eventi o viaggi, la concessione dell'accesso a studi di videoregistrazione e altre piattaforme di comunicazione e il finanziamento di progetti di comunicazione dei gruppi politici o dei deputati al Parlamento europeo, non dovrebbero essere utilizzate per minare i valori dell'UE o per disseminare informazioni ostili da parte di regimi autoritari; ribadisce la propria richiesta di norme più rigorose per i viaggi effettuati dai deputati al Parlamento europeo e pagati da paesi ed entità stranieri; ritiene che andrebbero elaborate norme analoghe per i viaggi effettuati dagli assistenti parlamentari accreditati o dal personale dei gruppi politici;

19. insiste sul suo forte impegno a continuare a realizzare riforme serie e concrete in seno al Parlamento europeo al fine di mostrare tolleranza zero in materia di corruzione e ingerenze politiche improntate alla corruzione e proteggere la democrazia europea;

20. ribadisce il suo sostegno alla creazione, quanto prima possibile, di un organismo indipendente responsabile delle questioni di etica, in linea con la sua risoluzione del 16 settembre 2021; esorta tutte le istituzioni dell'UE a elevare le proprie ambizioni riguardo alla creazione di tale organismo;

21. invita il segretariato del registro per la trasparenza dell'UE a mettere al bando qualsiasi entità che abbia relazioni dirette o indirette con il governo russo, a norma della decisione del Consiglio del 3 giugno 2022 concernente misure restrittive;

22. si attende che la Commissione e il Consiglio attuino il pacchetto per la difesa della democrazia al fine di intervenire con urgenza e colmare le numerose lacune presenti nella legislazione dell'UE sul finanziamento ai partiti, elaborare un regime normativo obbligatorio per le grandi piattaforme e potenziare la ciberdifesa dell'UE contro possibili attacchi al nostro sistema elettorale; esorta le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a realizzare investimenti significativi e duraturi nel rafforzamento della nostra resilienza democratica e dello Stato di diritto, anche attraverso misure volte a rafforzare le capacità di controspionaggio dell'UE; sottolinea che le indagini penali sulle accuse di spionaggio sono di competenza degli Stati membri; sottolinea che, in quasi tutti gli Stati membri, sono state scoperte reti di spionaggio russe; invita gli Stati membri a intensificare gli sforzi e la cooperazione, anche per neutralizzare i tentativi di acquisire tecnologie sensibili da imprese dell'UE per alimentare le capacità militari della Russia; accoglie con favore il fatto che diversi paesi dell'UE hanno istituito commissioni speciali di inchiesta dedicate a contrastare l'influenza russa;

23. condanna tutti i tipi di "élite capture" e la tecnica della cooptazione di funzionari pubblici di alto livello ed ex politici dell'UE, tra gli altri, fornendo loro posti di lavoro lucrativi in imprese collegate a governi attivamente impegnati in azioni di ingerenza contro l'UE; chiede di vietare ai deputati al Parlamento europeo di svolgere lavori secondari o attività collaterali retribuiti per conto di organizzazioni o individui inclusi nel registro per la trasparenza o per conto di paesi terzi, al fine di limitare potenziali conflitti di interesse e ingerenze straniere;

24. osserva che le leggi sono essenziali per contrastare la corruzione e i comportamenti criminali ma da sole non bastano per impedire che singoli deputati al PE commettano reati e azioni contrari all'etica; sottolinea che a tutti i gruppi politici del Parlamento europeo spetta una certa responsabilità di monitorare le azioni dei rispettivi deputati e conseguentemente ricorda a tutti i gruppi di agire rapidamente nel caso in cui vengano a conoscenza di un comportamento che desta dubbi circa l'integrità di uno dei loro deputati; esorta tutti i deputati al Parlamento europeo e tutti i gruppi a cooperare pienamente con le pertinenti autorità nazionali e dell'UE in questo contesto;

25. ritiene che elezioni libere ed eque siano al centro del processo democratico ed esorta pertanto le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a intraprendere azioni decisive per garantire che l'autorità di governo si basi esclusivamente sulla volontà dei cittadini, senza ingerenze straniere da parte di attori malevoli, prestando particolare attenzione ai preparativi per le elezioni europee del 6-9 giugno 2024; invita gli Stati membri e le istituzioni dell'UE ad attuare strategie di resilienza per le elezioni e sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi di monitoraggio permanente e di potenziarne l'attuazione con largo anticipo rispetto alle elezioni, ai referendum e ad altri importanti processi politici in tutta Europa;

26. sottolinea il ruolo chiave del giornalismo investigativo nel rivelare i tentativi di ingerenza straniera e attività occulte; ribadisce il suo appello alle istituzioni dell'UE e agli Stati membri affinché garantiscano finanziamenti sufficienti e sostenibili al giornalismo investigativo;

27. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione / alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

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