(intervista di Daniela Bezzi)
Abbiamo già riferito, con il contributo di Roberto Mairone qualche giorno fa, circa la conferenza stampa
intitolata Vola Via Fogli di Via che
il Movimento NoTav ha organizzato sabato 3 febbraio proprio di fronte al
fortino di San Didero, per denunciare le oltre 50 misure cautelari recentemente
affibbiate ad altrettanti attivisti NoTav residenti sia in Valle che a Torino e
persino… a Catania!
Misure restrittive applicate nella più totale
arbitrarietà, come ha puntualmente riferito l’Avv. Valentina Colletta,
portando l’esempio di indagati che si sono ritrovati ‘imputati’ per il semplice
fatto di essere presenti (sebbene non personalmente imputabili) e in qualche
modo riconoscibili, sulla scorta delle registrazioni foto/video, durante i
supposti attacchi ai cantieri. E ancor più incredibile il caso di chi
si trovava sicuramente altrove… oltre alla generale anomalia di non aver
ricevuto preavviso di imputazione, per cui nessuno ha potuto presentare uno
straccio di memoria difensiva, come sarebbe di diritto.
Sulla molto ‘particolare’ accezione di giustizia
che è ormai la normalità in Val di Susa, si è espresso Alberto Perino nell’intervento
che ha concluso la conferenza stampa.
Domanda:
Nel tuo intervento conclusivo, hai dato voce al
sentimento di molti presenti: abusi come quelli che ci sono stati illustrati,
che ledono i più fondamentali diritti di riunione, movimento, relazioni
professionali per non dire affettive, all’interno dei territori in cui si vive,
“dovrebbero essere denunciati a caratteri cubitali” (così hai tuonato) “e
invece succedono ormai ovunque, e soprattutto in Val Susa, nel più assordante
silenzio…” Come fare per squarciare almeno un po’ questo silenzio? E come si
può accettare che, anche in caso di riconosciuta erroneità delle misure
cautelari, i responsabili restino impuniti?
Alberto Perino:
Molto è stato scritto su “Torino laboratorio di
repressione” [1] che i NO TAV stanno provando da
molto tempo sulla loro pelle, nelle aule giudiziarie ed ora con i provvedimenti
restrittivi fascisti della Questura. Manganellate, cariche insensate degli
sbirri, lacrimogeni al CS (gas tossici vietati in guerra ma permessi contro la
propria popolazione civile che protesta). Processi farlocchi che in breve tempo
portano alle condanne definitive con pene pesanti e con richieste di
risarcimenti di centinaia di migliaia di euro che cercano di fiaccare la
resistenza popolare.
E recentemente il ricorso alle misure dei “sequestri
preventivi” dei presidi da parte della magistratura, al solo scopo di permettere a Telt di appropriarsi e sbancare dei
terreni privati confinanti con il cantiere di Giaglione senza espletare le
regolari procedure di esproprio[2]: terreni che erano sotto sequestro
preventivo e quindi inviolabili. Ed eccoci e queste misure dei Fogli di Via,
dispensate a piene mani dal questore di Torino con motivazioni assolutamente
campate in aria, a volte false, a volte inesistenti: persone che appunto non si trovavano nei luoghi dove si
manifestava, magari lontani km. Ed è già successo che, per i
fatti citati per l’emissione del provvedimento del questore, alcune persone
siano state assolte con formula piena dalla magistratura, addirittura in sede
di udienza preliminare.
Ma intanto per tre anni il questore ha negato la
possibilità di recarsi a Chiomonte, per un fatto inesistente. Questo abuso di
un funzionario, che impedisce a dei cittadini di esercitare appieno i diritti
sanciti dalla Costituzione, non viene censurato né
condannato e nessuno risarcirà chi ha subito il danno per causa sua.
Nel caso di un ricorso a maggior tutela di un
destinatario di un Foglio di Via per dei fatti avvenuti a San Didero, il
ricorrente ha potuto dimostrare di non essere in quei momenti a San Didero, ma
di essere in altro comune distante molti km. Il questore ha rigettato il
ricorso con l’incredibile motivazione che basterebbe “la probabilità
del danno per autorizzare la misura cautelare”!
Ora è vero i fogli di via si possono impugnare presso
il TAR (tribunale amministrativo regionale), ma con un costo non inferiore a
800 euro per ogni ricorso, oltre al lavoro degli avvocati per istruire e
seguire la causa. Ma in Val di Susa, ormai, questa situazione di
repressione e militarizzazione è così pervasiva che, purtroppo, non suscita
neppure più l’indignazione nei giornali locali.
Ma cerchiamo di capire il perché di questi fogli di
via che interessano i comuni di Chiomonte, Giaglione, San Didero, Bruzolo (sedi
di cantieri TELT) e il comune di Venaus che non presenta alcun cantiere. Perché a Venaus si svolge ogni anno il Festival dell’Alta
Felicità che richiama migliaia di giovani da ogni parte d’Italia,
gruppi musicali di prestigio, conferenzieri famosi. È, insomma,
un evento ormai di portata nazionale che da molto fastidio, perché inseriti nel
Festival ci sono le visite ai cantieri di TELT. E questo TELT e i suoi servi
(questura, magistratura e sbirraglia varia) non lo possono tollerare.
Lo scorso anno hanno cercato di bloccare il Festival
facendo pressioni sul sindaco di Venaus perché lo impedisse con motivazioni
assurde. Il sindaco non si è prestato e, dopo tutti i controlli del caso, ha
dato le autorizzazioni di rito. Quest’anno si sono portati
avanti e hanno dato i fogli di via a tutti gli organizzatori del Festival per
impedir loro di poter realizzare l’evento a Venaus, con il
prevedibile effetto (nel caso di annullamento della manifestazione) di un grave
danno all’economia già disastrata delle comunità di Venaus e zone limitrofe.
Questi fogli di via, nelle motivazioni, sono andati a riesumare fatti vecchi di
quarant’anni per giustificare il provvedimento; questa è una grandissima
forzatura messa in atto in nome del potere del più forte, utilizzando leggi e
regolamenti fascisti, e certi del sostegno di un governo fascista e repressivo.
Questa è la democrazia nella Val-di-TELT.
Domanda:
E proprio l’altro giorno, ecco l’ennesimo
allarme/tossicità, diramato da GreenPeace, circa l’inquinamento da Pfas nelle
falde acquifere di tutta la Val di Susa da Bardonecchia fino a Torino. Qual è
la valutazione che si può dare al momento circa questo scenario di così diffusa
tossicità?
Alberto Perino:
Il problema dell’inquinamento da prodotti chimici
sintetici legati ai PFAS (composti poli e perfluoroalchilici) è particolarmente
grave e paragonabile all’inquinamento da amianto, infatti questi prodotti
sintetici sono definiti “inquinanti eterni” perché non
trattabili, inoltre alcuni di questi sono sicuramente cancerogeni
(ad esempio il PFOA [3]).
Negli USA la soglia del PFOA massima accettabile è di
4 nanogrammi/litro di acqua. Ma la Solvay è così
potente da condizionare il Parlamento Europeo, il Parlamento Italiano, la
Regione Piemonte [4] (e il Veneto) al punto che l’UE ha deciso che stabilirà dei limiti per i PFAS solo a partire
dal 12/01/2026 [5]; nel
frattempo il popolo può tranquillamente bere acqua inquinata da agenti
sicuramente o potenzialmente cancerogeni e morire di tumore.
In valle ci sono diversi comuni messi male in questa
indagine di Greenpeace che pubblica la
tabella ricevuta da SMAT nelle cui acque a uso potabile è stata riscontrata la
presenza di PFAS. I PFAS presenti nella tabella sono PFOA (cancerogeno), PFOS
(potenzialmente cancerogeno). Come per l’amianto per il PFOA non esiste una
soglia di sicurezza, è cancerogeno e basta,
I dati dei nostri comuni relativi al PFOA
(cancerogeno) sono: Avigliana 24; Cesana 21; Chiomonte 82; Gravere 96; Rubiana
30; Salbertrand 10. Dalla tabella non è chiaro se i valori indicati sono
nanogrammi/litro… Il gestore SMAT [6] dal canto suo parla di valori
ampiamente al di sotto della soglia di legge di 100 nanogrammi/litro per la
somma dei PFAS ma non parla del PFOA (cancerogeno). Possiamo chiederci come sono possibili questi dati, ad esempio a
Gravere, Madonna della Losa ad oltre 1000 metri di altitudine, oppure Rubiana.
Nel caso di Chiomonte, Avigliana, Cesana, Salbertrand
sono comuni che negli anni hanno avuto lavori di gallerie che indubbiamente
hanno utilizzato macchinari, per es. le talpe per lo scavo della Pont Ventoux e
di Chiomonte, che andavano lubrificati con i PFAS, ma Rubiana?
E in ogni caso i cittadini di Chiomonte, Gravere e
degli altri comuni con alte concentrazioni di PFOA (cancerogeno) possono essere
tranquilli? E gli amministratori cosa dicono?
Note
[1] Alessandra Algostino – https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2024/02/06/torino-e-il-caso-askatasuna-due-modelli-di-citta/
https://volerelaluna.it/territori/2024/01/11/per-un-manifesto-contro-la-citta-autoritaria/
[2] Si vedano in merito le
Ordinanze Prefettizie del 21/12/2023.
[3] “I composti cancerogeni non
hanno una soglia tollerabile nelle acque potabili e per il PFOA non abbiamo
dati che possano indicarne una” ha spiegato l’epidemiologo
statunitense Kyle Steenland [GREENPEACE ITALIA / PFAS E ACQUE POTABILI IN
PIEMONTE pag. 4]
[4] “…hanno infine comunicato come
la ragione dei mancati controlli fosse riconducibile a una specifica richiesta
di Arpa Piemonte di non ricercare i PFAS nell’acqua potabile” [GREENPEACE
ITALIA / PFAS E ACQUE POTABILI IN PIEMONTE pag. 5]
[5] Solo dal 12 gennaio 2026 sarà
invece obbligatorio per gli stati europei, Italia inclusa, far rispettare il
limite di 100 nanogrammi per litro per l’acqua potabile, per la somma di 24
molecole appartenenti al gruppo dei PFAS (PFOA, PFOS, PFBA, PFBS, PFDeA,
PFDoDA, PFHpA, PFHxA, PFHxS, PFNA, PFPeA, PFUnDA, 6:2 FTS, PFHpS, PFPeS, ADONA,
PFDS, PFDoS, PFNS, PFTrDA, PFTrDS, PFUdS, GenX / HFPO-DA, C6O4).
[GREENPEACE ITALIA / PFAS E ACQUE POTABILI IN PIEMONTE nota 5 a pag. 4]
[6] Smat rassicura: «Tutti i
campioni rispettano il limite in vigore dal 2026, dati sul sito». A Gravere il
valore più alto – Luna Nuova del 09/02/2024; pagina 2.
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