giovedì 22 febbraio 2024

Fogli di Via in Val Susa (e non solo): la parola ad Alberto Perino

(intervista di Daniela Bezzi)

 

Abbiamo già riferito, con il contributo di Roberto Mairone qualche giorno fa, circa la conferenza stampa intitolata Vola Via Fogli di Via che il Movimento NoTav ha organizzato sabato 3 febbraio proprio di fronte al fortino di San Didero, per denunciare le oltre 50 misure cautelari recentemente affibbiate ad altrettanti attivisti NoTav residenti sia in Valle che a Torino e persino… a Catania!

Misure restrittive applicate nella più totale arbitrarietà, come ha puntualmente riferito l’Avv. Valentina Colletta, portando l’esempio di indagati che si sono ritrovati ‘imputati’ per il semplice fatto di essere presenti (sebbene non personalmente imputabili) e in qualche modo riconoscibili, sulla scorta delle registrazioni foto/video, durante i supposti attacchi ai cantieri. E ancor più incredibile il caso di chi si trovava sicuramente altrove… oltre alla generale anomalia di non aver ricevuto preavviso di imputazione, per cui nessuno ha potuto presentare uno straccio di memoria difensiva, come sarebbe di diritto.

 

Sulla molto ‘particolare’ accezione di giustizia che è ormai la normalità in Val di Susa, si è espresso Alberto Perino nell’intervento che ha concluso la conferenza stampa.

Domanda:

Nel tuo intervento conclusivo, hai dato voce al sentimento di molti presenti: abusi come quelli che ci sono stati illustrati, che ledono i più fondamentali diritti di riunione, movimento, relazioni professionali per non dire affettive, all’interno dei territori in cui si vive, “dovrebbero essere denunciati a caratteri cubitali” (così hai tuonato) “e invece succedono ormai ovunque, e soprattutto in Val Susa, nel più assordante silenzio…” Come fare per squarciare almeno un po’ questo silenzio? E come si può accettare che, anche in caso di riconosciuta erroneità delle misure cautelari, i responsabili restino impuniti? 

Alberto Perino:

Molto è stato scritto su “Torino laboratorio di repressione” [1] che i NO TAV stanno provando da molto tempo sulla loro pelle, nelle aule giudiziarie ed ora con i provvedimenti restrittivi fascisti della Questura. Manganellate, cariche insensate degli sbirri, lacrimogeni al CS (gas tossici vietati in guerra ma permessi contro la propria popolazione civile che protesta). Processi farlocchi che in breve tempo portano alle condanne definitive con pene pesanti e con richieste di risarcimenti di centinaia di migliaia di euro che cercano di fiaccare la resistenza popolare.

E recentemente il ricorso alle misure dei “sequestri preventivi” dei presidi da parte della magistratura, al solo scopo di permettere a Telt di appropriarsi e sbancare dei terreni privati confinanti con il cantiere di Giaglione senza espletare le regolari procedure di esproprio[2]: terreni che erano sotto sequestro preventivo e quindi inviolabili. Ed eccoci e queste misure dei Fogli di Via, dispensate a piene mani dal questore di Torino con motivazioni assolutamente campate in aria, a volte false, a volte inesistenti: persone che appunto non si trovavano nei luoghi dove si manifestava, magari lontani km. Ed è già successo che, per i fatti citati per l’emissione del provvedimento del questore, alcune persone siano state assolte con formula piena dalla magistratura, addirittura in sede di udienza preliminare.

Ma intanto per tre anni il questore ha negato la possibilità di recarsi a Chiomonte, per un fatto inesistente. Questo abuso di un funzionario, che impedisce a dei cittadini di esercitare appieno i diritti sanciti dalla Costituzione, non viene censurato né condannato e nessuno risarcirà chi ha subito il danno per causa sua.

Nel caso di un ricorso a maggior tutela di un destinatario di un Foglio di Via per dei fatti avvenuti a San Didero, il ricorrente ha potuto dimostrare di non essere in quei momenti a San Didero, ma di essere in altro comune distante molti km. Il questore ha rigettato il ricorso con l’incredibile motivazione che basterebbe “la probabilità del danno per autorizzare la misura cautelare”!

Ora è vero i fogli di via si possono impugnare presso il TAR (tribunale amministrativo regionale), ma con un costo non inferiore a 800 euro per ogni ricorso, oltre al lavoro degli avvocati per istruire e seguire la causa. Ma in Val di Susa, ormai, questa situazione di repressione e militarizzazione è così pervasiva che, purtroppo, non suscita neppure più l’indignazione nei giornali locali.

Ma cerchiamo di capire il perché di questi fogli di via che interessano i comuni di Chiomonte, Giaglione, San Didero, Bruzolo (sedi di cantieri TELT) e il comune di Venaus che non presenta alcun cantiere. Perché a Venaus si svolge ogni anno il Festival dell’Alta Felicità che richiama migliaia di giovani da ogni parte d’Italia, gruppi musicali di prestigio, conferenzieri famosi. È, insomma, un evento ormai di portata nazionale che da molto fastidio, perché inseriti nel Festival ci sono le visite ai cantieri di TELT. E questo TELT e i suoi servi (questura, magistratura e sbirraglia varia) non lo possono tollerare.

 

Lo scorso anno hanno cercato di bloccare il Festival facendo pressioni sul sindaco di Venaus perché lo impedisse con motivazioni assurde. Il sindaco non si è prestato e, dopo tutti i controlli del caso, ha dato le autorizzazioni di rito. Quest’anno si sono portati avanti e hanno dato i fogli di via a tutti gli organizzatori del Festival per impedir loro di poter realizzare l’evento a Venaus, con il prevedibile effetto (nel caso di annullamento della manifestazione) di un grave danno all’economia già disastrata delle comunità di Venaus e zone limitrofe. Questi fogli di via, nelle motivazioni, sono andati a riesumare fatti vecchi di quarant’anni per giustificare il provvedimento; questa è una grandissima forzatura messa in atto in nome del potere del più forte, utilizzando leggi e regolamenti fascisti, e certi del sostegno di un governo fascista e repressivo.

Questa è la democrazia nella Val-di-TELT.  

 

Domanda:

E proprio l’altro giorno, ecco l’ennesimo allarme/tossicità, diramato da GreenPeace, circa l’inquinamento da Pfas nelle falde acquifere di tutta la Val di Susa da Bardonecchia fino a Torino. Qual è la valutazione che si può dare al momento circa questo scenario di così diffusa tossicità?

Alberto Perino:

Il problema dell’inquinamento da prodotti chimici sintetici legati ai PFAS (composti poli e perfluoroalchilici) è particolarmente grave e paragonabile all’inquinamento da amianto, infatti questi prodotti sintetici sono definiti “inquinanti eterni” perché non trattabili, inoltre alcuni di questi sono sicuramente cancerogeni (ad esempio il PFOA [3]).

Negli USA la soglia del PFOA massima accettabile è di 4 nanogrammi/litro di acqua. Ma la Solvay è così potente da condizionare il Parlamento Europeo, il Parlamento Italiano, la Regione Piemonte [4] (e il Veneto) al punto che l’UE ha deciso che stabilirà dei limiti per i PFAS solo a partire dal 12/01/2026 [5]nel frattempo il popolo può tranquillamente bere acqua inquinata da agenti sicuramente o potenzialmente cancerogeni e morire di tumore.

In valle ci sono diversi comuni messi male in questa indagine di Greenpeace che pubblica la tabella ricevuta da SMAT nelle cui acque a uso potabile è stata riscontrata la presenza di PFAS. I PFAS presenti nella tabella sono PFOA (cancerogeno), PFOS (potenzialmente cancerogeno). Come per l’amianto per il PFOA non esiste una soglia di sicurezza, è cancerogeno e basta,

 

I dati dei nostri comuni relativi al PFOA (cancerogeno) sono: Avigliana 24; Cesana 21; Chiomonte 82; Gravere 96; Rubiana 30; Salbertrand 10. Dalla tabella non è chiaro se i valori indicati sono nanogrammi/litro… Il gestore SMAT [6] dal canto suo parla di valori ampiamente al di sotto della soglia di legge di 100 nanogrammi/litro per la somma dei PFAS ma non parla del PFOA (cancerogeno). Possiamo chiederci come sono possibili questi dati, ad esempio a Gravere, Madonna della Losa ad oltre 1000 metri di altitudine, oppure Rubiana.

Nel caso di Chiomonte, Avigliana, Cesana, Salbertrand sono comuni che negli anni hanno avuto lavori di gallerie che indubbiamente hanno utilizzato macchinari, per es. le talpe per lo scavo della Pont Ventoux e di Chiomonte, che andavano lubrificati con i PFAS, ma Rubiana?

E in ogni caso i cittadini di Chiomonte, Gravere e degli altri comuni con alte concentrazioni di PFOA (cancerogeno) possono essere tranquilli? E gli amministratori cosa dicono?


Note

[1] Alessandra Algostino – https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2024/02/06/torino-e-il-caso-askatasuna-due-modelli-di-citta/

https://volerelaluna.it/territori/2024/01/11/per-un-manifesto-contro-la-citta-autoritaria/

https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2023/12/07/antifascismo-e-repressione-il-barometro-non-segna-bel-tempo/

[2] Si vedano in merito le Ordinanze Prefettizie del 21/12/2023.

[3] “I composti cancerogeni non hanno una soglia tollerabile nelle acque potabili e per il PFOA non abbiamo dati che possano indicarne una” ha spiegato l’epidemiologo statunitense Kyle Steenland [GREENPEACE ITALIA / PFAS E ACQUE POTABILI IN PIEMONTE pag. 4]

[4] “…hanno infine comunicato come la ragione dei mancati controlli fosse riconducibile a una specifica richiesta di Arpa Piemonte di non ricercare i PFAS nell’acqua potabile” [GREENPEACE ITALIA / PFAS E ACQUE POTABILI IN PIEMONTE pag. 5]

[5] Solo dal 12 gennaio 2026 sarà invece obbligatorio per gli stati europei, Italia inclusa, far rispettare il limite di 100 nanogrammi per litro per l’acqua potabile, per la somma di 24 molecole appartenenti al gruppo dei PFAS (PFOA, PFOS, PFBA, PFBS, PFDeA, PFDoDA, PFHpA, PFHxA, PFHxS, PFNA, PFPeA, PFUnDA, 6:2 FTS, PFHpS, PFPeS, ADONA, PFDS, PFDoS, PFNS, PFTrDA, PFTrDS, PFUdS, GenX / HFPO-DA, C6O4).  [GREENPEACE ITALIA / PFAS E ACQUE POTABILI IN PIEMONTE  nota 5 a pag. 4]

[6] Smat rassicura: «Tutti i campioni rispettano il limite in vigore dal 2026, dati sul sito». A Gravere il valore più alto – Luna Nuova del 09/02/2024; pagina 2.

da qui

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