Mai più. “Quando lo zapatismo dice che è contro il sistema patriarcale, non lo fa per moda, novità o per una questione di correttezza politica. ‘Lo fa per la memoria'”, assicura il Capitán Insurgente Marcos, dell’Ejéricto Zapatista de Liberación Nacional, nel comunicato numero XVII in cui ricorda che “poche cose sono sovversive come la memoria… e la dignità”. La memoria è la radice dell’albero della dignità e della ribellione. Nel caso dei popoli indigeni, è una radice che affonda in secoli di oscurità e che, con i popoli del mondo, dice e si dice: “Mai più”. Sotto questo testo, la parte XVII di un testo lunghissimo, trovate quelle che l’hanno preceduta dal comunicato numero 11 in poi. Quelle ancora precedenti sono invece qui
La memoria non è solo
il cibo della rabbia degna, è anche la radice dell’albero della dignità e della
ribellione. Nel caso dei popoli originari, è una radice che affonda in secoli
di oscurità e che, con i popoli del mondo, dice e dice a se stessa: “mai
più”.
Quelli in alto
guardano al passato con la stessa nostalgia con cui i vecchi guardano le foto
della loro nascita e infanzia.
Quelli in basso
guardano al passato con rabbia. Come se ogni umiliazione, ogni ferita, ogni
affronto, ogni beffa, ogni morte fossero parte di una ferita presente che deve
essere sanata.
Quelli in alto
scelgono quindi i loro eroi e partono e ripartiscono la storia in cui loro sono
il culmine del tutto. Travestono da “giustizia” ciò che non è altro che
elemosina.
Quelli in basso vedono
la storia come un’unica pagina che non si è ancora finito di scrivere, e non ci
sono eroi, solo una continua riscrittura dove cambia la mano che traccia gli
scarabocchi ma non il cuore collettivo che detta orrori ed errori e,
ovviamente, i conti da pagare.
I popoli zapatisti
quando guardano al passato, guardano e parlano ai loro morti. Chiedono loro di
mettere in discussione il presente, compresi loro stessi. Ed è così che
guardano al futuro.
Così combattono e
vivono le comunità zapatiste che non hanno letto Walter Benjamin. E penso che
non ne abbiano bisogno…
-*-
Nel video, accompagnato dalla canzone di León Gieco “La Memoria”,
interpretata dall’autore e da Victor Heredia, si vedono giovani che agiscono in
una scena di teatro all’aperto come vittime e autori della violenza che
affligge i popoli del Chiapas. L’opera, precisa Marcos, è una prova generale
per la celebrazione del 30° anniversario dell’inizio della guerra contro
l’oblio, il prossimo 1 gennaio.
***
Giovani donne e uomini
zapatisti mentre eseguono una rappresentazione teatrale che descrive non un
passato lontano, ma qualcosa che era quotidiano circa 40 anni fa in Chiapas. In
altre parti del Messico e del mondo è il presente… e forse il futuro. Quando lo
zapatismo dice di essere contro il sistema patriarcale, non lo fa per moda,
novità o per una questione di correttezza politica. Lo fa per memoria. E, cari
amici e nemici, poche cose sono sovversive quanto la memoria… e la dignità.
Saggio preparatorio
per la celebrazione dei 30 anni dall’inizio della guerra contro l’oblio.
Immagini per gentile concessione dei Tercios Compas, copyleft dicembre 2023.
Musica di León Gieco “La Memoria”, voci di León Gieco e Víctor Heredia.
Abbracciando tutta l’america latina, quella che si scrive e si vive con le
minuscole, quella del basso, la sorella nonostante i confini e i governi
neoliberisti e progressisti.
El Capitán
Messico, dicembre
2023. 40, 30, 20, 10, 2, 1 anno, un mese dopo. https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2023/12/06/diecisieteava-parte-nunca-mas/
PARTE XI INTANTO, NELLE
MONTAGNE DEL SUDEST MESSICANO…
PARTE XII FRAMMENTI
PARTE XIII DUE PARTITE DI CALCIO
E UNA STESSA RIBELLIONE
PARTE XIV E SECONDA ALLERTA DI AVVICINAMENTO. LA (OTRA) REGOLA DEL
TERZO ESCLUSO
PARTE XV DI NOTTE E IN
PIENA LUCE…
PARTE XVI BERTOLD BRECHT, LA
CUMBIA E LA NON-ESISTENZA
Tutte le traduzioni
sono del Comitato Chiapas
Maribel
I testi originali
su Enlace Zapatista
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