domenica 6 aprile 2025

Il silenzio degli agnelli - Carlos X. Blanco

 

Ci conducono, come se fossimo agnelli, al macello. I cittadini dell'Europa occidentale sono stati agnelli per molto tempo. Un agnello è mansueto anche quando finge di non esserlo e mostra i suoi denti da erbivoro ai lupi e ad altra fauna: i lupi che sono liberi nel mondo, e le iene che guidano il gregge, lo sanno, ed è per questo che stanno preparando l´olocausto per questo gregge di pecore con i denti scoperti. Ursula e Sanchez sono erbivori guidati da lupi molto feroci nell'ombra.

Sarà l'olocausto degli europei, con la complicità - attiva o passiva - della cosiddetta sinistra.

Uno dei riferimenti teorici della sinistra spagnola, Manolo Monereo, in una recente intervista per la pubblicazione “El Viejo Topo” [numero di marzo 2025, in dialogo con Miguel Riera], ha sostenuto, con una grande dose di realismo, che la vera sinistra non esiste più. Ci può essere la destra e l'ultradestra, o la sinistra neoliberale (woke, progressista, arcobaleno, postmoderna o come la si voglia chiamare). E quest'ultima non è certo la vera sinistra. È semplicemente l'ala “progressista” della destra neoliberista di sempre.

In questa intervista, Monereo propone una traversata del deserto, cioè una lenta e faticosa ricostruzione della sinistra, assumendo - ancora una volta - tutti i suoi valori irrinunciabili (repubblicanesimo, socialismo, uguaglianza tra cittadini e tra territori), ma, dice, senza spendere un solo minuto per criticare la sedicente ma falsa sinistra, oggi e di recente al potere in Spagna e in altri paesi europei.

Una sinistra chiaramente atlantista (e quindi guerrafondaia), neoliberista, globalista, transumanista, immigrazionista e - in breve - nemica delle classi popolari o lavoratrici.

Un errore grossolano, in mezzo a tutto il buon senso che Monereo emana. Modestamente, e con affetto, vorrei farglielo notare. Tutti i populismi neoliberali della peggior specie (Trump e l'Alt Right anglosassone, Milei e la sua motosega in Argentina, Meloni e il suo otanismo in Italia, il sionista Abascal nella stessa Spagna...) tutti esemplari prodotti dallo stesso feroce capitalismo, non possono essere combattuti se prima non si elimina radicalmente ogni confusione: resta un pregiudizio nominalista (e Monereo lo commette) chiamare “sinistra” ciò che, senza ulteriori indugi, continua a qualificarsi come tale. Nel governo spagnolo, accanto a Pedro Sánchez, c'è una signora che è secondo vicepresidente del governo e si finge “di sinistra”, la vicepresidente del governo spagnolo: Yolanda Diaz. Persino Pedro Sanchez e tutta la sua schiera di socialisti fustigatori sono “di sinistra”, se dobbiamo ascoltare le loro dichiarazioni.

Ma concentriamoci su Yolanda. È la leader del partito politico Sumar che, ogni giorno che passa del governo socialista di Sánchez, sprofonderà sempre di più nel guerrafondaio, nei tagli criminali alla spesa sociale e nella russofobia. Con l'inoperosità e la mera “postura” degli altri gruppi di sinistra (Podemos, Izquierda Unida, Compromís...), la Spagna si sta unendo alla schiera di agnelli pronti a entrare in una guerra folle, ingiusta e non vincibile, e tutta questa sinistra affamata di posizioni, stipendi e indennità è complice.

Nella questione del presunto riarmo dell'Europa, un desiderio che implica un esborso e un indebitamento senza precedenti per le martoriate economie nazionali dell'Occidente, abbiamo il vero banco di prova della “sinistra”. Nessuno di questi partiti di establishment (partitocrazia) è stato in grado di unire un vero fronte civico, al di là delle differenze ideologiche, strategiche o tattiche tra loro. Non è che non si sia formato un blocco di solidarietà con il popolo russo (che dovrebbe essere il riflesso innato del popolo spagnolo e di altri nostri vicini), dato il profilo dittatoriale di Zelensky e il suo non celato ruolo storico di fantoccio dell'Impero occidentale. Lungi da manifestazioni di massa in solidarietà con la Federazione Russa, lungi anche dal vedere le strade spagnole piene di manifestanti per la pace e la neutralità, i cittadini sono indifferenti quando non ingoiano (e qui c'è molto da ingoiare!) la narrazione ottomana di uno “zar” o di un “nuovo Stalin” che minaccia di portare i suoi carri armati o i suoi missili a Madrid o a Lisbona.

Sono ogni giorno più convinto della necessità di superare queste etichette feticiste (“sinistra”, “destra”, “populismo”). Un'alternativa repubblicana, popolare, socialista, che si opponga veramente al sistema corrotto che mantiene i Paesi dell'Europa occidentale in un regime di colonia, vassallaggio, protettorato è ciò che va costruito con tenacia.

“Essere di sinistra”, mettendosi alle spalle le aggettivazioni di moda (neoliberista, arcobaleno, atlantista, governativa, transfemminista...) non è essere di sinistra. È, prima di ogni altra cosa, uno scherzo e una contraddizione.

Pertanto, a Monereo o a chiunque di noi voglia uscire dalla NATO, dall'UE, dall'Agenda 2030, dall'Euro, dall'“asse occidentale”, dal delirio multiculturale, transgender, transumanista, e così via, direi solo due parole: Critica feroce!

Il peggio del populismo, per quanto si possa anteporre la lettera U-L-T-R-A, è dietro l'angolo. Un sacco di gente arrabbiata comprerà la merce avariata, difficile da digerire e puzzolente che, curiosamente, avrà come ingredienti il fascismo sionista, l'impero del dollaro e della tecnologia, il neoliberismo più rigido e il massacro più apocalittico delle classi medie e lavoratrici del cosiddetto Occidente. per porre fine a talune dolorose ingiustizie Questa è la chiave dei vari populismi che una sinistra tendenzialmente ottusa chiama “nazismo”.

O si ricostruisce questa alternativa repubblicana, socialista e democratica, al di fuori della NATO e dell'UE, o arriverà il peggiore dei lupi e il più sinistro dei mattatoi. O la guerra stessa.

da qui

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