Al via la campagna per denunciare l’uso strumentale dei rimpatri volontari assistiti dai paesi di transito
Una campagna promossa da Asgi, ActionAid Italia, A Buon Diritto, Differenza
Donna e Lucha y Siesta, Spazi Circolari e Le Carbet.
Negli ultimi dieci anni, i Rimpatri Volontari Assistiti (RVA) hanno assunto
un ruolo centrale nelle politiche di gestione delle migrazioni, sia nei paesi
di destinazione, come quelli europei, sia nei cosiddetti paesi di transito.
Questi programmi sono fortemente promossi e ampiamente finanziati dai governi
europei e attuati principalmente dall’Organizzazione Internazionale per le
Migrazioni (OIM), che li definisce come “assistenza logistica o supporto
finanziario, inclusa l’assistenza alla reintegrazione, alle persone migranti
che non possono o non vogliono rimanere nel paese di destinazione o di transito
e che decidono di tornare nel proprio paese di origine”.
A distinguerli dai rimpatri forzati dovrebbe essere la volontarietà, il
desiderio della persona di tornare nel proprio paese, a cui si offre assistenza
logistica e finanziaria per effettuare il viaggio. Un rimpatrio può essere
considerato davvero volontario se la decisione è libera e informata, se non vi
è alcuna coercizione fisica o psicologica e se esistono per la persona che lo
richiede alternative reali al rimpatrio, come l’accesso a forme di protezione e
a canali di migrazione regolare. Tuttavia nei paesi di transito come la Libia e la Tunisia queste condizioni sono sistematicamente assenti: le persone migranti
sono costrette a ricorrere ai rimpatri per sfuggire a situazioni di violenza,
torture e sfruttamento e non per una scelta libera, non possono accedere a
forme di protezione legale né a canali di migrazione regolare, e il rimpatrio
le espone spesso a rischi nei paesi di origine.
Da anni, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani
(OHCHR) e gli Special Rapporteurs sui diritti dei migranti denunciano queste
criticità. Eppure l’Italia e l’Europa continuano a finanziare i programmi di
rimpatrio “volontario” da paesi di transito senza garanzie effettive di
protezione.
Proprio per denunciare l’uso strumentale e distorto dei rimpatri volontari
assistiti dai paesi di transito nasce la campagna “Voluntary
Humanitarian Refusal: una scelta che non puoi rifiutare” lanciata
dalle organizzazioni Asgi, ActionAid Italia, A Buon Diritto, Differenza Donna,
Le Carbet, Lucha y Siesta e Spazi Circolari.
I dati raccolti dalle organizzazioni
RVA dalla Libia con finanziamenti italiani 1: tra settembre 2017 e dicembre 2024 sono state rimpatriate dalla Libia con
finanziamenti stanziati dal MAECI, nell’ambito del c.d. fondo Migrazioni (ex
fondo Africa), 11.415 persone, all’interno dei progetti dell’OIM Comprehensive
and Multi-sectoral Action Plan in Response to the Migration Crisis in Libya; Multi-sectoral
support for vulnerable populations and communities in Libya; Multisectoral
support for vulnerable migrants in Libya.
L’ammontare dei finanziamenti ai programmi di rimpatrio volontario e
reintegrazione:
§ 2.450.000 euro, di cui
970.000 per il VHR, nell’ambito del progetto OIM Multisectoral support for
vulnerable migrants in Libya (luglio 2024 – giugno 2026);
§ 5.150.910 euro,
nell’ambito del progetto OIM Multi-sectoral support for vulnerable populations
and communities in Libya (settembre 2021-gennaio 2025);
§ 11 milioni,
nell’ambito del progetto OIM Comprehensive and Multi-sectoral Action Plan in
Response to the Migration Crisis in Libya (settebre 2017 – aprile 2021).
RVA dalla Tunisia con finanziamenti italiani: tra marzo 2022 e
febbraio 2024 sono state rimpatriate dalla Tunisia, con finanziamenti stanziati
dal MAECI nell’ambito del c.d. Fondo premialità, 1.441 persone, nell’ambito del
progetto dell’OIM Enhancing Response Mechanisms and Assistance to
Vulnerable Migrants in Tunisia, nuovamente finanziato dal MAECI nel
novembre 2024.
Un nuovo finanziamento di 3 milioni erogato dal MAECI nel novembre 2024 ha
portato a più di 9 milioni la totalità del finanziamento, estendendo il numero
di persone da rimpatriare entro il 28 febbraio 2027 a 2.050. Nelle
diverse fasi del progetto in questione, le risorse economiche sono state
progressivamente stanziate a favore dei programmi di RVA&R, a discapito
delle misure di assistenza per le persone migranti in Tunisia, per un totale di
quasi 5 milioni, che rappresenta più dell’80% dei costi operativi del progetto,
al netto delle spese.
Con la campagna le organizzazioni promotrici chiedono:
§
lo stop ai
finanziamenti ai rimpatri “volontari” dai paesi di transito, quali la Libia e
la Tunisia, dove il rimpatrio diventa una scelta obbligata;
§ l libertà di movimento e
politiche di protezione, non di esternalizzazione, e lo stop alla cooperazione
legata a logiche di deterrenza e blocco della mobilità, per permettere la
libera circolazione e il reale esercizio del diritto di lasciare il proprio
paese in cerca di protezione, nel pieno rispetto del diritto di asilo;
§ l l'interruzione
immediata degli accordi e dei finanziamenti finalizzati a impedire l’arrivo
delle persone migranti in Europa;
§ l l'adozione di
politiche attive di protezione, che garantiscano la possibilità di entrare in
Europa per le persone che fuggono dalle violenze e dalle persecuzioni in Libia
e Tunisia e nei loro paesi di origine;
§ maggiore trasparenza,
garanzie e monitoraggio dei diritti umani nei progetti finanziati con fondi
pubblici.
§
Scarica il manifesto della campagna
È possibile unirsi alla campagna
compilando questi moduli:
§
§ Form per adesioni individuali
§
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