giovedì 28 marzo 2013

Il Movimento 5 Stelle farà nascere il Partito democratico? - Giovanni Maria Bellu


Il Movimento 5 Stelle si è trovato bruscamente, di certo prima di quando aveva immaginato, davanti a un “problema di crescita”. Una specie di passaggio, in chiave politica, dall’adolescenza alla maturità. Dalla pura denuncia all’assunzione di responsabilità. E’ successo perché i vertici del Partito democratico hanno improvvisamente, quasi bruscamente, aperto le porte alla società civile.
Sarebbe azzardato dire che se l’avessero fatto prima (perché era proprio questa l’ispirazione originaria del Partito democratico) il Movimento 5 Stelle non sarebbe nato. Ma è ragionevole ipotizzare che non avrebbe avuto lo strepitoso successo che ha sconvolto – fino a ora in modo salutare – la vita politica italiana…
...Esiste un pezzo del partito democratico dentro il Movimento 5 stelle. Abbiamo scritto volutamente partito democratico minuscolo. Perché non intendiamo riferirci all’organizzazione così come si è sviluppata e così come è oggi, ma a quella che sarebbe stata se l’ispirazione originaria di Romano Prodi non fosse stata sostanzialmente tradita.
Esiste nel Movimento 5 stelle e nel suo elettorato una componente molto vasta che ha gioito per l’elezione di Laura Boldrini e di Pietro Grasso. Che oggi vorrebbe cominciare a cambiare le cose. E, d’altra parte, esiste nel Partito democratico una componente molto vasta che spera che la pressione del Movimento 5 Stelle agevoli dall’esterno quel processo che dall’interno è sempre stato ostacolato dalle nomenklature degli ex Ds e degli ex Margherita, coadiuvate da una nuova classe di giovani-vecchi funzionari.
Se Pier Luigi Bersani nella notte tra il 15 e il 16 marzo ha deciso di candidare Laura Boldrini e Pietro Grasso è stato perché ha tardivamente raggiunto la consapevolezza del fatto che le elezioni sono state alla fine vinte per un soffio perché centinaia di migliaia di elettori hanno fatto per l’ultima volta lo sforzo di turarsi il naso. Per l’ultima volta. Se non fosse successo, oggi altro che Bodrini e Grasso! Saremmo qua a ragionare sulla possibilità dell’elezione di Silvio Berlusconi alla presidenza della Repubblica…

mercoledì 27 marzo 2013

incontri con un bicchiere d'acqua

Le cinque cose che Bersani avrebbe dovuto fare per confondere i 5 Stelle: 

A) addormentarsi mentre parlava Crimi.
B) aprire un armadio e mostrare uno scheletro tipo quelli delle scuole medie di biologia.
C) dopo che la logorroica Lombardi aveva sparato il pistolotto di 45 minuti sui "cittadini" doveva dire: scusi puo' ripetere? Per vedere di nascosto l'effetto che faceva.
D) nascondere D'Alema dietro un mobilio e quando passavano Crimi e Lombardi farlo uscire all'improvviso e fare: buuuu!
E) chiedere: cosa sono le cartolarizzazioni? E rubargli il tablet per non guardare su Wikipedia che non vale...

Se c’è una cosa utile che ha mostrato l’inutile riunione in streaming di stamattina tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, è che Bersani ha buone risposte a ogni argomento dei grillini tranne uno. A un certo punto Bersani ha spiegato che non ha alcun desiderio di potere fine a se stesso, perché «solo un insano di mente potrebbe avere la fregola di governare in questo momento». Lombardi ha risposto senza pensarci due volte: «noi siamo quegli insani di mente». Bersani è stato preso in contropiede e lo stesso è accaduto di nuovo qualche minuto dopo, quando i capigruppo del Movimento 5 Stelle hanno detto «fate governare noi»: il segretario del Partito Democratico ha detto una cosa tipo «dovrete dirlo a Napolitano». Ma il Movimento 5 Stelle lo ha già detto a Napolitano. È Bersani che deve dire cosa ne penserebbe il Partito Democratico, visto che Napolitano decide sulla base di quanto sentito dai partiti durante le consultazioni. Bersani non ha risposto.
Malgrado la retorica sulla tragica urgenza di fare subito immediatamente adesso un governo dei miracoli, infatti, con le sue mosse Bersani sta chiarendo che la priorità del Partito Democratico non è dare al paese un governo bensì dare al paese un governo guidato da Bersani
i due capigruppo sono impreparati e inadeguati in modo imbarazzante, e ormai i siti di news hanno uno spazio quotidiano apposito, genere strano-ma-vero, da destinare al guaio del parlamentare grillino di turno.
La verità, probabilmente, è che l’idea di governare l’Italia li esalta e insieme li terrorizza. Queste elezioni doveva vincerle Bersani: il Movimento 5 Stelle doveva prendere il 20 per cento, guadagnarsi attenzione e copertine, rafforzarsi facendo opposizione e intanto imparare e selezionare una specie di “classe dirigente”, per poi puntare al bersaglio grosso tra cinque anni. Anche per loro, e non solo per Bersani, le cose non sono andate come speravano.

È Stato Morto Un Ragazzo. Federico Aldrovandi Che Una Notte Incontrò La Polizia - Filippo Vendemmiati




Lo hanno fatto, “a loro insaputa” hanno detto, sotto le finestre dove, da anni, lavora proprio Patrizia Moretti Aldrovandi, la madre di Federico, rea di aver sempre reclamato verità e giustizia per il figlio morto in seguito “ad un uso eccessivo della violenza”, come peraltro ha accertato in via definitiva la sentenza di un tribunale.
Non contestiamo il diritto di nessuno a difendere se stessi, a reclamare persino una revisione del giudizio, a ribellarsi a quelle che hanno ritenuto e ritengono affermazioni calunniose, ma a nessuno, proprio a nessuno, e tanto meno a chi indossa una divisa, può essere consentita, a loro insaputa o meno, una manifestazione sotto le finestre della mamma di un figlio morto per le percosse subite e dopo una sentenza limpida e circostanziata…

...La Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, ha telefonato a Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, per esprimerle affettuosavicinanza dopo la provocatoria manifestazione messa in atto stamattina a Ferrara, sotto le finestre del suo ufficio, da un sindacato di polizia che voleva solidarizzare con gli agenti condannati per la morte del ragazzo. “E’ intollerabile – ha detto tra l’altro Laura Boldrini – che, oltre al dolore ineguagliabile per la perdita di un figlio, Lei debba subire l’offesa di una protesta così spietata e incivile. Ma sappia che non è sola: Lei è una figura di riferimento per tutti i cittadini italiani che vogliono credere nelle istituzioni e che da esse esigono comportamenti rigorosi”. La Presidente della Camera ha invitato la signora Moretti a farle visita nelle prossime settimane a Montecitorio…

martedì 26 marzo 2013

Michele Columbu, il sindaco maratoneta

nel 1965 Michele Columbu attraversò a piedi la Sardegna, ho visto un bellissimo documentario che ricorda il viaggio e il sindaco.
non perdetevelo (QUI) - franz

Michele Columbu: percorse a piedi tutta la Sardegna per protestare contro la Regione Sardegna per la non assegnazione di interventi straordinari per il suo paese. Il sindaco e professore di lettere, recatosi a Cagliari per sollecitare interventi per il suo paese e non ottenendo alcun risultato, decise di manifestare la propria protesta in modo non violento percorrendo a piedi tutta l'isola, da Cagliari a Ollolai e quindi a Sassari, in una marcia solitaria di 500 chilometri. I problemi, determinati dall'impatto negativo tra l'incipiente cultura occidentale dei consumi e la produzione di tipo tradizionale, consistevano, oltre che nella mancanza di infrastrutture (acquedotto, sistema fognario), nel fenomeno della disoccupazione e della emigrazione, comuni d'altra parte a molte altre zone dell'isola. L'attenzione a queste tematiche era già oggetto del Piano di rinascita, considerato all'epoca il primo tentativo organico e razionale di risolvere i secolari problemi economici sociali e civili della Sardegna. L'iniziativa di Michele Columbu riscosse un vasto seguito presso l'opinione pubblica e numerosi attestati di solidarietà da parte di tutta la popolazione dei paesi toccati durante la marcia.
da qui

qui sotto un pezzo:

venerdì 22 marzo 2013

Maledetto Dostoevskij – Atiq Rahimi

qui Atiq Rahimi scomoda Dostoevskij, ma sembra girare un po' a vuoto.
alcune atmosfere ricordano quelle dei bar del Cairo (nei libri di Mafhouz, o Ala Al Aswani, per esempio). 
Atiq Rahimi sa scrivere, e bene, ma preferisco molto di più "Terra e cenere", non doveva dimostrare di essere bravo - franz





Rassul è deciso a vendicare l'onore della donna che ama, costretta a prostituirsi da un'anziana usuraia. 
Maledetto Dostoevskij è un romanzo sospeso tra l'allucinazione e la realtà, tra le dinamiche private di un giovane problematico e un Paese in guerra, tra Dostoevskij e Kafka. Per essere ambientato in Afghanistan Maledetto Dostoevskij è colpevolmente privo di spunti sociali: se non esplodesse una bomba qua e là e le donne non fossero coperte dal chador si potrebbe pensare di trovarsi nei bassifondi di una qualsiasi città. 
L'unica parte degna di menzione è la scena del processo a Rassul, dove un manipolo di uomini privi del benché minimo senso dei giustizia prima assolve e poi condanna Rassul.
Maledetto Dostoevskij è un romanzo ambizioso ma privo di sostanza, un esercizio di stile fine a se stesso.

…Con questo raffinatissimo romanzo Atiq Rahimi mette in scena una vicenda tutta esistenziale, nella quale il dialogo con l’Assoluto si gioca costantemente sul piano del dubbio. Rassul è vero, un personaggio a tutto tondo che tenta di trovare una strada. Dovrà poi rendersi conto, e noi con lui, che gli strumenti per interpretare la realtà e per agire su di essa sono tutti dentro la realtà stessa. Le costruzioni mentali a priori rischiano di essere inattuali, inefficaci.
Che fare, senza punto interrogativo, è ciò che ognuno di noi dice a se stesso quando, disperato, non sa che strada intraprendere. E Rahimi, come il maledetto Dostoevskij, ci racconta in questo sorprendente romanzo il discrimine tra pensiero ed azione, dubbio e risoluzione, andando ad accrescere  di un prezioso tassello il patrimonio scritto delle esperienze umane.

…Il titolo intrigante farebbe pensare ad una rivisitazione in chiave locale, ad una riscrittura, una imitazione volta a completare il modello russo; in realtà il romanzo si sviluppa su un registro sinottico, con testo a fronte, dove da un lato ci sono le vicende di Raskolnikov, dall’altro la brutta copia fornita da Rassul. Il registro è talmente ispirato dal romanzo russo da ricalcare anche i nomi: Rassul / Raskolnikov; la sorella Donia /  Dunja, con diminutivo, Dúnečka … Le differenze sono tuttavia fin dall’inizio evidenti: mentre Raskolnikov si rifugia sempre più nella sua mente per mettere a fuoco il forte dissidio fra la giustizia, la punizione e la pena, Rassul entra ed esce da fumerie e dai suoi sogni allucinogeni.
Un bel romanzo? Non credo: piuttosto un artificioso tentativo emulativo che cela, dietro il titolo, una riscrittura pigra e autocompiacente. Il risultato finale è una mediocre prova stilistica.

ricordo di Pietro Mennea




un atleta onorevole e onorato come Pietro Mennea ci fa riflettere su un fatto spesso dimenticato: che nell’attività fisica, così come in quella intellettuale, l’eccellenza si raggiunge al 10 per 100 con l’ispirazione, ma al 90 per 100 con la sudorazione. Non esistono i campioni e i geni “naturali”: esistono gli individui dotati, che si fanno “artificialmente” un mazzo tanto per mettere a frutto le loro doti…

lunedì 18 marzo 2013

qualche città

Un grazie (sincero) a Beppe Grillo, che non ha motivo di arrabbiarsi - Gad Lerner


Anche noi che abbiamo votato Pd per realizzare un’alternativa al berlusconismo imperante, oggi dobbiamo un grazie sincero a Beppe Grillo. Senza il successo del suo M5S dubito che avremmo Laura Boldrini e Piero Grasso presidenti dei due rami del Parlamento. Con tutto il rispetto, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro non sarebbero stati la stessa cosa. Se il bisogno di rinnovamento della politica è così avvertito, se anche per il governo apriamo gli occhi alla concreta possibilità di coinvolgere personalità “radicali” e esemplari fuori da una logica d’apparato, lo si deve al fiato sul collo esercitato dai 5 Stelle. La mia non è una captatio benevolentiae, le mie critiche a Grillo non le censuro di certo. Ma oggi gli suggerirei di non inquietarsi per il voto che ha diviso i suoi senatori nell’alternativa fra scheda bianca e Grasso: dovrà pur ammettere che una riconferma di Schifani alla seconda carica dello Stato era uno spauracchio da non sottovalutare per i suoi sostenitori…

domenica 17 marzo 2013

Quando eravamo in tre - Aidan Chambers

una storia di ragazzi che tiene svegli fino all'ultima pagina.
qualcuno distingue i libri in generi, a volte ha un senso, altre volte no, questa è letteratura, e basta.
ci sono libri buoni e libri cattivi, questo è dei primi.
c'è (almeno) una coppia di scrittori inglesi, Aidan Chambers e David Almond, di livello davvero alto, che catalogano, a torto, nella narrativa per ragazzi,  peccato per chi non li conosce. 
non ve ne pentite, promesso - franz




…Quando eravamo in tre è un libro che si legge d’un fiato, sia per la fluidità della narrazione che per il senso di mistero che vela lentamente gli eventi fino a quando l’amara rivelazione finale lascia impotenti come dinanzi a un lutto.

il romanzo vive soprattutto dei dialoghi e dei pensieri dei personaggi, credibili e vivi, ma senza alcun cedimento alla semplificazione e al giovanilismo. 
Eppure non c’è alcun appesantimento: Chambers è abilissimo a dare voce agli adolescenti, a trovare ed esprimere le fondamenta di irrequietudine, timore, energia e fragilità di quell’età. Sembra quasi che l’autore voglia ammonire noi adulti: gli adolescenti, lasciati da soli alle prese con le loro scelte e le loro prospettive di futuro, si rivelano ben più seri, pensosi, colti, profondi, di quanto ci dicono le solite indagini sociologiche.

sabato 16 marzo 2013

prima partita, PD batte M5S 1 a 0


il campionato è appena iniziato, l'inesperienza si paga - franz


…le indiscrezioni sulla decisione presa: per alzata di mano si sceglie di non votare Pietro Grasso. E non mancano le indiscrezioni: "Se vince Schifani quando torniamo a casa a noi siciliani ci fanno un mazzo tanto...". E' quanto avrebbe detto un senatore siciliano durante la riunione dei grillini. Poi l'ammissione: "Molti di noi hanno detto che voteranno Grasso".

Le auto-analisi a caldo sono numerose: "La democrazia partecipata è una fatica. Certo, è stato stressante". Queste le parole di Bartolomeo Pepe, senatore campano del Movimento 5 stelle. E lo stesso Pepe, poi pubblica su Facebook un post inequivocabile. "Amici: Libertà di voto. Senza contrattazioni e senza trucchi. Borsellino ci chiede un gesto di responsabilità e noi non siamo irresponsabili"...
da qui

…IL DIBATTITO INTERNO - Secondo indiscrezioni, durante il dibattito - con il senatore Vito Petrocelli che aveva lasciato la riunione prima del voto per alzata di mano - era emersa una certa insofferenza verso Crimi, "colpevole" di aver parlato prima della riunione. I giornalisti fuori della porta hanno raccontato di essere stati allontanati perché non sentissero i toni della discussione. Lo stesso Orellana nel dibattito aveva spiegato che «come persone Grasso e Schifani non sono equivalenti: una è una scelta in continuità con il passato. Mi sono espresso personalmente contro la scelta del collega Schifani».
MALUMORI SUL WEB - Gravi malumori durante e dopo l'ultima riunione erano emersi anche sul blog di Beppe Grillo e su Twitter, dove è nato un provocatorio hashtag: #M5SpiùL, a indicare che la scelta tra un procuratore antimafia e un accusato di concorso esterno in associazione mafiosa non poteva essere difficile, e che sembrava più un orientamento da Pdl che da M5S. La provocazione (che rieccheggia la mania di Grillo di definire sul blog, ad esempio, il Partito democratico il "Pdmenoelle") ha scalato rapidamente la hit parade degli argomenti più dibattuti.
LACRIME A 5 STELLE - Sulla stessa lunghezza d'onda anche diversi altri neosenatori, con molti dei neoeletti che, secondo i testimoni, «erano in lacrime». L'incertezza filtrava anche sui social network, dove ad appello già iniziato Maurizio Bucarella aveva scritto: «Stiamo per votare al ballottaggio... e la discussione accesa tenuta nel gruppo non è stata sufficiente a dipanare tutti i dubbi di tutti quanti...». C'è stato anche chi, apertamente, ha sfidato la linea dell'astensione. Bartolomeo Pepe ha scritto, sempre su Facebook: «Amici. libertà di voto. Senza contrattazioni e senza trucchi. Borsellino ci chiede un gesto di responsabillità». Idem Ornella Bertorotta, che ha tuonato: «Libertà di voto. È questo che abbiamo deciso. Ogni cittadino portavoce al Senato voterà secondo coscienza».

da Fini (quello della Bossi-Fini) a Boldrini, un bel passo avanti

venerdì 15 marzo 2013

New deal - Stefano Deliperi


…Non è consentendo le peggiori speculazioni immobiliari e dilapidando il patrimonio ambientale collettivo che si riesce a superare una crisi ormai strutturale.
Spazio per le imprese e i lavoratori nel settore c’è ed è ampio nelle ristrutturazioni del patrimonio edilizio esistente, pubblico e privato, nelle ristrutturazioni per il miglioramento della qualità energetica, nel risanamento e riqualificazione dei centri storici.  Pensiamo soltanto alla realizzazione di tutti quegli interventi legati alla riqualificazione ed efficienza energetica (coibentazione, tetti fotovoltaici, sistemi di riciclaggio idrico, manutenzioni, ecc.) che possono impiegare personale adeguatamente riqualificato.
Ma non solo.
In un vero e proprio new deal sardo dovrebbe assolutamente trovare adeguato spazio un piano di sistematico risanamento idrogeologico, con interventi di consolidamento e rinaturalizzazione di costoni, pendii, letti fluviali, demolizioni di opere incongrue e ripristini ambientali, forestazioni naturalistiche.  Un piano di salvaguardia del suolo e di protezione del territorio che coinvolgerebbe migliaia di progettisti, tecnici specializzati e maestranze con obiettivi realmente di pubblico interesse.
Analogamente un piano per laristrutturazione e il risanamento delle reti idriche isolane, che attualmenteperdono circa l’85% dell’acqua trasportata (dati Ordine dei Geologi, ottobre 2011).
Centinaia di milioni di euro di provenienza comunitaria del piano operativo FESR 2007-2013 troverebbero la migliore forma di investimento.    Evitando i rischi di disinvolti giochi finanziari da centinaia di milioni con i fondi comunitari sulla pelle dei sardi.
Come si vede, le opportunità ci sono, il sostegno finanziario anche.    Finora è mancata la volontà e l’intraprendenza di un’Istituzione regionale che dovrebbe rappresentarci tutti e spesso, invece, ci fa vergognare d’essere sardi.
E – come ha autorevolmente proposto l’economista Giorgio Nebbia – non sono altro che ambiti d’intervento comuni a tutta l’Italia.
Un vero e proprio new deal nazionale, concreto e senza fronzoli, forse keynesiano, che farebbe solo del  bene all’ambiente, all’economia, all’occupazione.

Soldi pubblici, Siena e Sesto San Giovanni: i nodi da sciogliere - Gad Lerner


Ora il gioco si fa sporco, nel Pd, con i dossier velenosi sugli stipendi dei funzionari pagati con soldi pubblici. Quanto allo scandalo Montepaschi, non ha giovato la minaccia di sbranare chi chiedeva conto delle sue evidenti commistioni politiche. Mentre in Lombardia la mai chiarita vicenda Penati è resa ancor meno sopportabile dalle prescrizioni che hanno salvato dal processo gli uomini delle coop rosse, grazie a una legge del governo Monti votata dal Pd.
Sono i nervi scoperti di una sinistra che non ha voluto affrontare per tempo questioni fra loro diverse, ma di cruciale rilevanza. Forse Bersani sperava che la vittoria elettorale, di cui era quasi certo, consentisse di eluderle. E così, proprio ora che la stretta finale dei processi delegittima platealmente la destra ridottasi a guarnigione di un Capo imputato per reati infamanti, anche il Pd si ritrova esposto al dileggio di Grillo che insiste a chiamarlo pidimenoelle.
Proprio perché sappiamo che non c’è paragone possibile fra destra e sinistra sulla questione morale, avvertiamo i danni provocati da tale colpevole inadempienza. Le ragioni che spinsero Bersani a sottrarsi a un discorso di verità sul finanziamento pubblico dei partiti e sul rapporto tra affari e politica, oggi si ripropongono drammaticamente nel confronto con Renzi. Rendono incerto il futuro personale di molti dirigenti e dipendenti. Mettono a repentaglio la stessa sopravvivenza del Pd.
Invano le ruberie del tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, avevano notificato l’esistenza di contabilità opache e bilanci paralleli. La decisione di ricandidare dall’alto il vecchio tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, ci ricorda come sussistano necessità di tutela patrimoniale ereditate dal passato; così come stratificazioni di personale, giornali, organismi desueti. Disfarsene, così come ben prima di Grillo avevano già chiesto tanti militanti del Pd, è operazione dolorosa. Tanto più che per tappare i buchi di bilancio del passato remoto, e per mantenere le più snelle strutture odierne, si era preferito contravvenire tacitamente alla volontà popolare espressa in un referendum. Una furbizia resa indifendibile dal voto del 24 febbraio. Mi auguro che non dobbiamo assistere a un’indecente ridda di accuse a colpi di dossier su sprechi e abusi fra dirigenti dello stesso partito, ma è chiaro che il suo apparato è destinato a un ulteriore, drastico ridimensionamento...

giovedì 14 marzo 2013

Francesco Mosè



da qui

Rudi Dutschke

attenzione ai giornali tedeschi!


La storia di Rudy il Rosso sembrò concludersi quando tre colpi, sparatigli a bruciapelo da Joseph Bachmann, un esaltato imbianchino forse influenzato dalla massiccia propaganda dei mass media controllati da Axel Springer con titoli come "Fermate Dutschke Adesso!, l'11 aprile 1968 (una settimana dopo l'assassinio di Martin Luther King e due mesi prima di quello di Robert Kennedy) lo tolse dalla scena tedesca per alcuni anni…

"Beppe Grillo è l'uomo più pericoloso d'Europa". Così titola Spiegel online in un lungo commento del suo editorialista Jan Fleischhauer, in cui definisce il leader del Movivento 5 Stelle antiparlamentare radicale e al fondo antidemocratico, e sottolinea come il giornalista britannico Nicholas Farrell abbia anche paragonato Grillo a Mussolini…

Amen






Entre los centenares de llamados y mails recibidos, elijo uno. “No lo puedo creer. Estoy tan angustiada y con tanta bronca que no sé qué hacer. Logró lo que quería. Estoy viendo a Orlando en el comedor de casa, ya hace unos años, diciendo ‘él quiere ser Papa’. Es la persona indicada para tapar la podredumbre. Es el experto en tapar. Mi teléfono no para de sonar, Fito me habló llorando.” Lo firma Graciela Yorio, la hermana del sacerdote Orlando Yorio, quien denunció a Bergoglio como el responsable de su secuestro y de las torturas que padeció durante cinco meses de 1976. El Fito que la llamó desconsolado es Adolfo Yorio, su hermano. Ambos dedicaron muchos años de su vida a continuar las denuncias de Orlando, un teólogo y sacerdote tercermundista que murió en 2000 soñando la pesadilla que ayer se hizo realidad. Tres años antes, su íncubo había sido designado arzobispo coadjutor de Buenos Aires, lo cual preanunciaba el resto…

mercoledì 13 marzo 2013

Bertolt e il drago

io sto dalla parte del torto, quella di Brecht - franz


Draghi ha detto qualcosa di meno placido, sul voto italiano e le sorprese (brutte o belle) che la democrazia ci riserva, specie nei paesi debitori. Ha spiegato il perché di tanta quiete, ai vertici d'Europa. Ha parlato ai mercati, e a loro nome. Dopo essersi inchinato alla democrazia ha aggiunto, quasi en passant, che l'austerità continuerà tale e quale, divinamente indifferente a quel che mugghia nei bassi mondi. In altre parole: la democrazia può emettere le sentenze che vuole, ma nelle chiome dell'Unione e dei mercati se ne udirà appena l'alito. Perché non c'è da preoccuparsi? "Dovete considerare  -  così Draghi completa il ragionamento  -  che gran parte delle misure italiane di consolidamento dei conti continueranno a procedere con il pilota automatico". Nulla turba "l'unità d'intenti dei governi".

L'intranquillità è d'obbligo invece, è anzi utile in epoche di crisi-trasformazione, e l'immagine del Pilota Automatico conviene pensarla, discuterla, in Italia e Spagna, Grecia, Portogallo. L'autopilota, com'è noto, è il dispositivo che fa avanzare il veicolo senza assistenza umana. È impersonale, non si cura del singolo e degli elettorati, ed è il contrario della democrazia. Molti arguiscono che Draghi prende magnanimamente atto del gioco d'azzardo racchiuso nell'urna: "È la democrazia, bellezza!". In effetti il governatore ha detto altro, facendosi paracleto dei nostri creditori, quindi dei mercati: "È il pilota automatico, bellezza!". Gli Stati possono osare, perfino inciampare, proprio perché sono ormai guidati da dispositivi esterni (trojke, Patti inviolabili), e nulla possono contro di essi. Di fatto, l'Italia è già commissariata, dunque calma e gesso, fatti giunco, la tempesta passerà. Dice passerà: non come, né se sarebbe forse meglio sostituire al dispositivo un governo fatto di uomini, e avere statisti europei con carisma non solo alla Bce.

In realtà viviamo da decenni in queste condizioni: fin dall'ascesa politica di un boss delle Tv che era ineleggibile (una legge del '57 poteva impedirlo, e l'appello di Micromega che lo rammenta ha raccolto oltre 180.000 firme). I parametri di Maastricht che regolano i deficit pubblici, e fecero nascere l'Euro nel 2002, spiegano la tenuta dell'Unione e al tempo stesso la sua strana impassibilità, che è segno sia di forza sia di immobilità. Da vent'anni esistono vincoli economici tali, nell'eurozona, che negli Stati si può temporaneamente giocare a far politica. 

L'euro ci evita disastri non solo economici, ma senza Europa politica può sortire questi effetti. Ogni Stato diventa una specie di rione municipale, dove le più varie sperimentazioni (buone e non) diventano possibili: il pilota automatico le incanalerà. Il potere vero ha cambiato sede ed è una virtual machine che simula il politico. Quella macchina varrà la pena trasformarla in sovranità del popolo europeo, se non vogliamo che ci bombardi come un drone…
da qui



Generale, il tuo carro armato - Bertolt Brecht

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.

Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

martedì 12 marzo 2013

Malalai Joya




 “So che, rifiutando a mia volta di accettare un compromesso con i fondamentalisti e con i signori della guerra, o di annacquare le mie denunce nei loro confronti, potrò finire con l'essere annoverata anch'io nel lungo elenco degli afghani che sono morti per la libertà del loro paese. Ma non si può venire a patti con la verità. E non ho paure di una morte prematura, se la mia morte favorirà la cause della giustizia. 

“per troppo tempo l'Afghanistan è stato usato come terreno di scontro nel "Grande Gioco" delle superpotenze. (...) hanno dato denaro e potere ai fondementalisti e signori della guerra, che hanno trascinato il nostro popolo in una situazione drammataca.” 

 “Non abbiamo bisogno di questa interminabile "guerra al terrore" capitanata dagli Stati Uniti. Noi non siamo terroristi: siamo le vittime del terrorismo. Oggi il suolo del nostro paese è cosparso di mine antiuomo, di proiettili e di bombe; quello di cui abbiamo bisogno è di ospedali, infermiere e scuole.” 

 “Si tratta di valori[i diritti umani]che non possono essere imposti da truppe straniere. Nessuna nazione può donare la libertà a un'altra. la libertà è un bene che deve essere conquistato dal popolo, un seme che cresce e dà frutti solo quando viene piantato nel terreno e innaffiato dalle lacrime e dal sangue.” 


Fuga di capitali dallo Ior alla finanza etica? - Andrea Baranes

La Città del Vaticano con il suo Istituto per le Opere di Religione è ormai considerato come un impenetrabile paradiso fiscale. Riuscirà il Conclave a licenziare Mammona?
“Basta con lo Ior, sì alle banche etiche”. Oltre lo slogan, è un messaggio forte e preciso quello contenuto nel dossier pubblicato ieri da “Famiglia Cristiana” con un elenco di priorità per il prossimo Papa. Colpisce la completa bocciatura della Banca Vaticana, di fatto giudicata irriformabile. Effettivamente è quasi impossibile anche solo elencare l'impressionante serie di scandali che hanno coinvolto lo IOR. Dai tempi del Banco Ambrosiano e di Gelli e Sindona alla tangente Enimont, quando sembra che oltre cento miliardi di lire in Titoli di Stato italiani transitarono sui conti dell'istituto.
Arrivando ai tempi recenti, accuse di non rispetto delle direttive anti-riciclaggio, la stessa Città del Vaticano per molti versi assimilata a un vero e proprio paradiso fiscale. Fino alle dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello IOR dal 2009 e sfiduciato a maggio 2012 per “non avere svolto diverse funzioni di primaria importanza per il suo ufficio”. Dietro la formula ufficiale, intrighi, l'affaire “Vatileaks” e nuove accuse di riciclaggio, molto difficili da appurare dato che lo IOR è a tutti gli effetti una banca estera, il che obbliga le autorità italiane a richiedere una rogatoria internazionale per potere procedere con le indagini.
È di fronte a questo nodo gordiano di interessi che “Famiglia Cristiana” rilancia l'idea di affidare le finanze cattoliche alle banche etiche. I principi della finanza etica sono il rifiuto della speculazione, dei paradisi fiscali, dei finanziamenti all'industria degli armamenti, e via discorrendo. Ma l'idea va molto oltre il negare alcune operazioni. La finanza etica va declinata in positivo: una completa trasparenza, la valutazione di tutte le ricadute non-economiche delle azioni economiche, la partecipazione dei soci. Modalità che stanno portando a risultati nettamente migliori non solo dal punto di vista sociale e ambientale, ma spesso anche in termini economici e finanziari. “Banca Etica” è l'unico istituto in Italia che pubblica sul proprio sito l'elenco completo dei finanziamenti concessi alle persone giuridiche, svolge un'istruttoria sociale e ambientale di ogni richiesta di finanziamento, e via discorrendo. Da quindici anni lavora con tassi di sofferenza nettamente inferiori alla media del sistema bancario…

lunedì 11 marzo 2013

La giornata odierna - Emiliano Deiana


Oggi la giornata può essere riassunta così.
Il Tribunale di Milano ha mandato la visita fiscale a Beppe Grillo perchè non si vuole alleare coi due Marò. L'India, di contro, vuole bombardare il Tribunale di Milano per abbattere dei facinorosi che manifestano sotto l'edificio dove campeggiano le effigi di Falcone e Borsellino.
Bersani parlando all'Assemblea dei parlamentari del M5S ha urlato: siete circondati, arrendetevi che il tabernacolo della rete arde fra le fiamme dell'inferno.
I deputati e senatori del Pd, riuniti all'Ambra Jovinelli, vorrebbero capire quale sia, in tutto questo macello apocalittico, il ruolo del Camerlengo.
Fra poche ore anche Giorgio Napolitano entrerà nella Cappella Sisitina per il Conclave. 
Ad Oriente il Pakistan, storico rivale dell'India, minaccia di sganciare l'atomica su Pyongyang. Gli estremisti islamici, d'accordo con i greci di Alba Dorata, fiutata l'aria di generale anarchia. hanno portato il cadavere mummificato di Chavez nel Mausoleo di Villa San Martino ad Arcore.
E' andata così, vero?

Raffaele Deidda dice che al PD non capiscono ancora


…Lo sbalordimento, che pensavamo reazione ingenua di chi non è molto addentro alla politica agita, è stato però confermato anche dal membro della European Academy of Sociology Luca Ricolfi, che su “La Stampa”: “Sono sconcertato perché, più li leggi e li ascolti, più ti accorgi che nei dirigenti del Pd nulla, ma proprio nulla è cambiato dopo il voto. Non sono cambiati gli slogan, non sono cambiati i programmi, non sono cambiati gli atteggiamenti. Non sono cambiati i rituali, non sono cambiati i ragionamenti, non è cambiato il linguaggio. Non c’è nessuna idea veramente nuova. Solo tanta supponenza, e una completa incapacità di capire come si viene percepiti dagli altri. Questi dirigenti dimostrano, con il loro modo di parlare e di atteggiarsi, di non avere la minima idea di come la gente li vede. Se potessero entrare anche solo per qualche minuto nei nostri cervelli avrebbero uno shock: scoprirebbero che non solo non li apprezziamo, non solo li troviamo irritanti, ma siamo semplicemente increduli”. Per poi aggiungere, sconfortato: “Ma come? Nemmeno dopo lo schiaffo, lo sberleffo, l’umiliazione del trionfo di Grillo, nemmeno dopo tutto questo riuscite a mettere insieme una reazione, un ripensamento, un dubbio vero?”
D’accordo con Ricolfi per frasi del tipo: “Non basta cambiare nome o leader, ma bisogna occuparsi della capacità di rappresentare la società” (Beppe Fioroni) . Ma va? Ci sarebbe da rispondere subito: perché non ve ne siete occupati prima? Oppure: “Dobbiamo apparire una forza impaziente di giungere alla soluzione dei problemi del Paese” (Anna Finocchiaro) . Dovevate, dovevate! E ancora: “Se passiamo per conservatori vuol dire che non facciamo bene la nostra missione, dobbiamo stare sul fronte del cambiamento” (Enrico Letta). Ma perché si deve usare sempre il tempo presente o quello futuro per dire ciò che andava fatto prima, molto prima del voto? Fino alla “chicca” di D’Alema: “Elettorato che può essere riconquistato dal Pd se dimostra capacità di rinnovamento, che non è la semplice liquidazione di una classe dirigente”. Secondo lui il rinnovamento passa attraverso la riconferma della vecchia classe dirigente? Davvero uno strano modo di sentire gli “umori” dell’elettorato. O forse normale per un veterano della classe dirigente che avrebbe ammonito il sindaco di Firenze: “Si parla di te come leader nazionale, attento, quello di cui si parlava prima, Soru, è già stato triturato”.
E i dirigenti democratici sardi? Marco Meloni, nominato in Liguria per evitare le forche caudine delle primarie sarde (in compenso il pugliese Lello Di Gioia orgogliosamente dichiara di aver riportato il PSI in Parlamento grazie alla Sardegna ): “Ci siamo chiusi troppo in noi stessi, soprattutto a fronte di una crisi generalizzata dei corpi intermedi”. Lapalisse non avrebbe potuto dire di meglio. Il neosenatore e segretario regionale Silvio Lai: “Il partito democratico è utile in questa fase al Paese se è capace di presentarsi unito, una forza chiara, polare. Polare verso un cambiamento che non è rimandabile. O è un cambiamento netto, oppure al paese non serve...".Forza chiara, polare? Cambiamento netto? Cosa è cambiato finora in Sardegna se non il gioco delle alleanze interne che hanno permesso lo svolgimento di parlamentarie che hanno stravolto l’esito delle primarie, a cui tutti avevano guardato con favore con nuova credibilità e nuova fiducia al PD?
Infine il senatore Antonello Cabras: "Avevamo colto in precedenza i sintomi della crisi di rappresentanza ..... Il popolo ha parlato ma non ha detto cosa vuole....non si capisce cosa vuole quando vota Grillo". Secondo Cabras chi ha votato Grillo, al contrario di chi ha votato PD o PDL, non sapeva quale programma politico stesse sostenendo e non sapeva quindi cosa voleva. Il senatore potrebbe avere qualche ragione ma forse la domanda da porsi sarebbe un’altra. Che cosa non voleva l’elettore che ha votato Grillo? Forse non voleva che il principio della rappresentanza politica fosse spinto fino ai “rumors”che oggi riguardano Cabras; ancora senatore, per la spartizione fra correnti del Pd dei posti di potere e di sottogoverno?

dice don Milani



"Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio: sortire insieme è politica,  sortire da soli è avarizia”


domenica 10 marzo 2013

Storia della resurrezione del pappagallo - Eduardo Galeano


Il pappagallo cadde nella pentola fumante. Si sporse, gli venne un capogiro e cadde. Cadde perchè era curioso e annegò nella zuppa bollente.
La bambina, che era sua amica, pianse.
L'arancia si tolse la buccia e gliela offrì per consolarla.
Il fuoco che ardeva sotto la pentola si pentì e si spense.
Dal muro uscì una pietra.
L'albero, inclinato sul muro, trasalì per il dolore, e tutte le sue foglie caddero al suolo.
Come tutti i giorni arrivò il vento per pettinare le fronde dell'albero e lo trovò spoglio. Quando il vento seppe quello che era successo, perse una raffica.
La raffica aprì la finestra, andò per il mondo senza meta e si diresse verso il cielo.
Quando il cielo seppe la brutta notizia divenne pallido.
E vedendo il cielo bianco, l'uomo rimase senza parole. 

Il vasaio del Cearà volle sapere. Alla fine l'uomo recuperò la parola e raccontò che il pappagallo era annegato
e che la bambina aveva pianto
e che l'arancia si era tolta la buccia
e che il fuoco si era spento
e che il muro aveva perso una pietra
e che l'albero aveva perso le foglie
e che il vento aveva perso una raffica
e che la finestra si era aperta
e che il cielo era rimasto senza colore
e l'uomo senza parole. 

Allora il vasaio riunì tutta la tristezza e con questo materiale le sue mani riuscirono a resuscitare il morto.
Il pappagallo che ebbe origine dal dolore ebbe piume rosse come il fuoco
e piume azzurre come il cielo
e piume verdi come le foglie dell'albero
e un becco duro come la pietra e dorato come l'arancia
e parole umane da dire
e acqua di lacrime per bere e rinfrescarsi
e una finestra aperta per fuggire
e volò nella raffica del vento. 

Come si finanzia il reddito di base incondizionato? - San Precario


600 euro al mese assicurati dallo Stato a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza limiti di tempo, senza obbligo di cercare lavoro.
Una proposta che la rete di San Precario – Milano ha lanciato calcolandone sostenibilità, costi e finanziamenti. La proposta è quella di introdurre nel nostro Paese un «reddito di base incondizionato», in modo da assicurare un reddito a tutti i residenti al di sotto della soglia di povertà.
Questa misura sostituirebbe tutte le altre forme di welfare attualmente esistenti in Italia – disoccupazione, cassa integrazione, mobilità – molto costose ma incapaci di raggiungere tutte le persone bisognose di sostegno.
Quanto costerebbe alle casse dello Stato una simile manovra?
Il costo da sostenere per garantire un reddito mensile di 600 euro non si discosterebbe di molto da quanto il Paese già spende ora per i vari ammortizzatori sociali. Secondo la Commissione d’indagine sull’esclusione sociale – Cies, il numero dei poveri relativi è pari a 7.810.000 (il 13,1% della popolazione). I poveri assoluti (sotto i 385 euro al mese) sono 3 milioni.
Tendendo conto della diversa distribuzione di reddito (v. grafici) la somma lorda necessaria per arrivare sul territorio nazionale a garantire a tutti un reddito di base di euro 7.200 all’anno è di poco inferiore ai 21 miliardi di euro all’anno…

Per il reperimento dei fondi, è necessario procedere ad una riforma del sistema fiscale, per renderlo adeguato alle nuove forme di produzione. I due criteri fondamentali sono la forteprogressività delle aliquote e la tassazione omogenea di tutti i redditi.
Nel nostro studio, abbiamo considerato anche un  valore del Rbi maggiore del 20% della soglia di povertà relativa. In ogni caso, il livello del “reddito di base” è oggetto di contrattazione, con l’unica condizione che sia sempre espresso in termini relativi. Ciò infatti consente che ad ogni anno la soglia di reddito sia adeguata al costo della vita.
Gli ammortizzatori sociali in Italia sono oggi una giungla distorta, iniqua e fonte di discriminazione. Noi proponiamo di eliminare tutte queste forme per introdurre il Rbi.
Questa proposta non incontra il favore di imprenditori e sindacati. I primi perché per loro la cassa integrazione è una valvola di flessibilità e in questo modo i costi ricadono sull’Inps o sullo Stato.
Per  i sindacati la gestione della cassa integrazione è rimasto l’unico compito che permette loro di mantenere una rappresentanza politica, in una pura ottica di gestione passiva dei processi di ristrutturazione, di smantellamento e/o di delocalizzazione.
All’indomani delle elezioni, il tema del reddito di cittadinanza è balzato agli onori delle cronache, ma non è stata ancora formulata una proposta seria al riguardo. E’ ora di mettersi al lavoro, seriamente. 

gente che ha fretta


Un 2013 nero per le aziende italiane: 5 su 6 temono di fallire entro la fine dell'anno...
Le imprese indicano alcuni motivi precisi come fattori negativi. In cima alla "classifica" c'è la questione credito. Dito puntato, poi, contro la pressione fiscale, che per le imprese supera il tetto del 50%. Il terzo fattore allarmante è il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione. Anzitutto per lo stock da 90-100 miliardi che non viene sbloccato da amministrazioni centrali e locali.
Non solo: le nuove direttive europee adottate recentemente in Italia, che dovrebbero imporre alla pubblica amministrazione di saldare le fatture entro 60 giorni, secondo Unimpresa "trovano scarsissima applicazione". Ritardi dei pagamenti sono evidenziati anche nei rapporti fra privati che si traducono, quarto fattore, in "un colpo tremendo alla circolazione di liquidità e nella crescita delle insolvenze". La quinta fonte di apprensione è lo stop agli investimenti, che rappresenta un fattore e una conseguenza della crisi economica. Il sesto e ultimo elemento critico è l'ingessamento del mercato dell'occupazione.

Bassem Youssef, in una rivoluzione





…Bassem è per molti egiziani il comico della rivoluzione, visto che ha debuttato proprio durante i 18 giorni di Tahrir. Alla vigilia dello scoppio della rivoluzione doveva partire per gli States per andare a lavorare in un ospedale dell’Ohio. Alla fine ha preferito curare i bambini feriti in piazza e ha iniziato a registrare sketch satirici da casa, postando i video su Youtube. Da qui e’ nato il suo successo che e’ arrivato in fretta sul piccolo schermo…


In Egitto la libertà di parola ha appena segnato un punto a suo favore: una corte ha rigettato la causa legale intrapresa da parte di un avvocato della Fratellanza Musulmana e rivolta al comico showman Bassem Youssef.
Il satirista politico era stato tacciato di aver insultato il presidente Mohamed Morsi nel corso di una puntata del suo programma televisivo. Il video si chiude con parole davvero significative: “Molti critici hanno lanciato l’allarme che i Fratelli Musulmani stiano tentando di mettere a tacere chi si oppone al governo. Ma sembra che al momento le corti egiziane non permetteranno che ciò accada”.

sabato 9 marzo 2013

non per difendere Grillo e Casaleggio

leggo solo ora un articolo di grande giornalismo dall'Espresso, nel quale si dice, tra l'altro:
…«risultano immatricolate con la formula sociedad anonima, uno schermo giuridico che consente di proteggere l'identità degli azionisti»

il livello di trasparenza delle informazioni societarie in Costa Rica è tra i più bassi al mondo. Non per niente il Paese del Centroamerica è inserito nella black list dei paradisi fiscali dal Tesoro italiano…

ricordo che tutte le volte che compriamo azioni in Borsa, o in altri paesi, o che una banca, mettiamo il Monte Paschi, o qualsiasi altra impresa (italiana?) ha rapporti con imprese spagnole o sudamericane ha rapporti con società anonime (in italiano potrebbero chiamarsi SpA).

leggo poi che
 ...dal Pd arriva una richiesta di chiarimenti a Beppe Grillo su società offshore e paradisi fiscali. "Considerato ciò che si legge sulla stampa su società off shore, investimenti e strane operazioni finanziarie in paradisi fiscali, inseriti nella black list, sarebbe opportuno che Grillo chiarisca comprensibilmente e definitivamente cosa sa e come lo riguardino certe iniziative e in che modo siano compatibili con la trasparenza che tanto predica e con i principi sulla base di quali si presenta al paese e al Parlamento", chiede Davide Zoggia, responsabile enti locali del partito democratico. 

forse che il PD farà la vera proposta choc, quella di ritirare i soldati dall'Afghanistan e di mandarli ad attaccare i paradisi fiscali nei quali sono depositati i soldi degli evasori, della criminalità, delle tangenti, e rientrare così nei parametri di Maastricht?

ho cercato se Davide Zoggia, responsabile enti locali del partito democratico, abbia mai chiesto conto a qualche politico del Pd, o all'editore dell'Espresso, se ha o ha avuto qualche società in un paradiso fiscale, gli stessi chiarimenti, ma finora non ho trovato niente.

mi aiutate? - franz