giovedì 27 febbraio 2014

la classe si vede da piccoli

Scuola media di un paese della bassa Valle di Susa.
Una mattina come tante: campanella, tutti in classe, e mentre si chiacchiera arriva il prof. “Oggi niente lezione, si va in palestra ad ascoltare l’arma dei carabinieri”.
E così ci si “intruppa” e si prende posto.
Il carabiniere relatore spiega nei dettagli quanto bene fanno alla popolazione, spiega cos’è il bullismo e come loro possono intervenire in simili casi, che la loro missione è quella di aiutare i più deboli e fermare i cattivi, infine un bel video dove si vedono volanti sgommare, cattivoni arrestati e bambini salvati.
Tutto sembra finito nei migliori dei modi, ma c’è un ma. Perché i bambini possono fare delle domande e la prima domanda la fa una piccola bambina che frequenta la prima media (11 anni!) che molto candidamente dice “Voi dite che fate tanto bene, ma in questa Valle io so che picchiate e manganellate i no tav, a me non sembra che facciate tutto sto bene”.
Al che il carabiniere si dimostra per quello che è, e al posto di chiudere la questione con una battuta inizia un lungo panegirico contro i no tav: sono “disobbidienti” (usa proprio questo termine) “non ascoltano come quando un bambino non ascolta la mamma” e in un crescendo wagneriano inizia a raccontare che si camuffano, tirano pietre e bombe, attaccano le reti e che fanno cose illegali e quest’ultima parola la ripete più volte.
La bambina ascolta, poi finito il panegirico, si ritrova ancora il microfono in mano e allora ribatte “ma a me sembra che i primi ad essere illegali siete voi. Sparate dei gas lacrimogeni che sono vietati da tutto il mondo, proprio voi che dovreste essere legali” A quel punto succede quello che non ti aspetti.
Succede che tutti i bambini si mettono ad applaudire e osannare la piccola bambina di prima e che il carabiniere non riesce più a parlare.
Lei in tutto quel clamore scoppia a piangere per l’emozione, mentre i tutti i bambini le sono addosso: chi  fa i complimenti, chi l’abbraccia, chi gli dice che è una piccola eroina.
Nelle ore dopo non si parla di altro. Della “primina” che ha azzittito il carabiniere.

Maysoon Zayid



"Ho la paralisi cerebrale. Tremo tutto il tempo" dichiara Maysoon Zayid all'inizio di questo monologo inebriante e spassoso. (Veramente, è spassoso). "Sono come Shakira che incontra Muhammad Ali". Con grazia e arguzia, l'attrice comica arabo-americana ci fa fare un giro della cittadina di provincia delle sue avventure da attrice, cabarettista, filantropa e sostenitrice dei disabili.
da qui

28 febbraio 1949 :il Parlamento approvò il ”Progetto di legge per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per i lavoratori” (Piano Ina-casa)

Nell’autunno del 2013 ci sono state diverse manifestazioni per il diritto alla casa; a Roma c’è stata una grande manifestazione, di cui si ricordano un paio di ragazzi (eredi degli uomini di Neanderthal) che ballavano (o venivano lasciati ballare) su un cellulare delle forze dell’ordine; di tutta la manifestazione solo quelle immagini, e qualche scaramuccia, sono apparse in tv e sui giornali, immagini funzionali alla società dello spettacolo (come sapeva bene  Guy Debord).
Un sogno: e se le prossime manifestazioni fossero convocate da un gruppo dal nome “Brigate antagoniste Amintore Fanfani”, senza passamontagna, con moltitudini che ricordano i bei tempi dell’Ina-Casa (355000 case popolari costruite in 14 anni) e l’incapacità dei governanti tutti nel soddisfare i bisogni dei poveri? - franz

…I risultati del piano, come risultano dalle pubblicazioni in materia, rilevano una grande vitalità ed impatto del medesimo sulla vita economica e sociale del paese. Infatti, solo pochi mesi dopo l’approvazione della legge, nell’estate del 1949, verrà aperto il primo cantiere dei 650 che risulteranno aperti nell’autunno dello stesso anno. Il ritmo di costruzione, reso possibile dalla struttura organizzativa Ina-Casa, sarà estremamente efficiente e, con l’entrata a regime, produrrà circa 2.800 unità abitative a settimana, con la consegna, sempre settimanale, di circa 550 alloggi alle famiglie assegnatarie. Nei primi sette anni di vita verranno investiti complessivamente 334 miliardi di lire per la costruzione di 735.000 vani, corrispondenti a 147.000 alloggi. Alla fine dei quattordici anni di durata del piano, i vani realizzati saranno in totale circa 2.000.000, per un complesso di 355.000 alloggi. Il Piano Ina-Casa alla sua scadenza avrà aperto 20.000 cantieri che porteranno, come era negli intenti dei legislatori, ad impiegare molta manodopera stabile: circa 41.000 lavoratori edili all’anno, costituenti un impiego pari al 10% delle giornate-operaio dell’epoca…

Cosa è stato il piano Ina-Casa? L’immagine forse più chiara la si ha da un aereo che atterra a Torino, Milano, Roma, Bari o, se fosse possibile, a Carbonia, a Capri o a Cannobio. Al di là della città storica, le uniche parti della città contemporanea, quella della dispersione insediativa, che, ancora oggi, hanno forma sono quelle pubbliche: e dentro queste ancor più i quartieri realizzati nei quindici anni (1949-1963) dell’Ina Casa. Approvata il 24 febbraio 1949, dopo un iter parlamentare di otto mesi, preceduta e accompagnata da molti, altri piani o proposte – da quella di Puggioni a quella di Miniati, da quella di Bottoni a quella di Diotallevi e Marescotti – il piano prende avvio il 7 luglio dello stesso anno con il primo cantiere a Colleferro. Nel maggio dell’anno successivo sono già avviati 414 cantieri. A pieno regime il piano realizzerà settimanalmente 2800 alloggi, assegnando ogni sette giorni casa a 560 famiglie. Dal 1950 a tutto il 1962 i 20 mila cantieri del piano hanno impegnato 102 milioni di giornate lavorative, corrispondenti a 40 mila lavoratori edili l’anno. Dei 17 mila architetti e ingegneri italiani attivi in quegli anni, un terzo è coinvolto nel piano. Numeri importanti che nascondono scelte e soluzioni ancor più interessanti. Perché dal nostro aereo in atterraggio si coglie così tanto la differenza tra città pubblica e città e se vogliamo, privata, il contrario dell’ideologia del mercato instillataci ormai da decenni?
Il piano Ina-Casa nasce da storie individuali e collettive di un’Italia in guerra: le storie di Amintore Fanfani e di Filiberto Guala, di Arnaldo Foschini e di Corrado Bozzoni, per non fermarsi che ai principali responsabili della legge e della sua attuazione. Ma anche le storie del cristianesimo sociale, del socialismo di impronta Fabiana, del comunitarismo Olivettiano, del collettivismo comunista, per non citare che i più importanti movimenti di pensiero coinvolti nel dibattito che precede e accompagna l’approvazione della legge. La gestione decentrata dei progetti individua poi su un’ipotetica carta d’Italia, dove e come le diverse matrici hanno maggiormente influenzato le realizzazioni. Con, però, alcune radici comuni…

mercoledì 26 febbraio 2014

Contraddizioni tra merito e valutazione - Giuseppe Aragno

Il Corsera e Wikipedia - che in tema di politici è più realista del re - ci dicono che la Giannini, glottologa e linguista, è diventata docente Associata all'Università di Perugia dal 1991, quando contava solo su una monografia scritta con una collega. Per carità, nessun giudizio di valore (il Miur non chiede alle Commissioni per l'abilitazione alla docenza di leggere i libri) solo un rilievo oggettivo: con le regole imposte oggi dall'Anvur - bibbia del Ministero - il suo lavoro, che sarà certamente un modello di scienza e innovazione, non le avrebbe dato la cattedra e la carriera, che l'ha poi vista rettrice dell'università di Perugia, ne sarebbe stata segnata, tanto più che, in seguito, assieme ad alcune «curatele», la ministra ha scritto una sola nuova monografia. Non c'è dubbio e va detto: sarebbe davvero stupido discutere del valore di Stefania Giannini in base a questi dati. Sarà studiosa di indiscutibile talento. Sta di fatto, però, che proprio in questo modo stupido l'università valuta oggi gli studiosi. E la ministra lo sa.
Per un governo che leva il vessillo della «cultura del merito», il tema della valutazione diventa a questo punto contraddizione grave e problema grande come una casa. O ha scelto Stefania Giannini in ragione di questa esperienza diretta, con l'intento di correggere le distorsioni di un sistema di valutazione dannoso e inefficiente, o Renzi e Giannini vendono fumo e l'ultima preoccupazione del governo è il sistema formativo. Fosse così, Letta politicamente ucciso e Giannini al Ministero di Carrozza, per dirla col maestro di Renzi, sarebbero «crudeltà male usate», offese che non evitano mali maggiori, non superano la dimensione dell'egoismo e non creano condizioni di miglioramento. Fosse così, stia certo Matteo Renzi, «appena si presenterà l'occasione del proprio profitto», la gente, ingannata, romperà l'impegno di fedeltà con «colui che inganna» e invano il Principe starà sul chi vive, sempre necessitato a tenere il coltello in mano». Il duca Valentino, privo di«virtù», perirà, travolto da quella«fortuna» che ha in odio i vili e non perdona i Giuda, tutte le volte che il tradimento si dimostra inutile. Con lui, purtroppo, cadrà però il Paese senza colpo ferire e all'Europa, che egli afferma di voler cambiare, sarà «licito pigliare la Italia col gesso», come fece Carlo VIII. Non è un'esagerazione e nemmeno polemica politica. E' la «realtà effettuale», direbbe Machiavelli: il PD del Principe rischia di portarci molti secoli indietro.

Lettera ai miei studenti indiani sugli effetti linguistici dei colpi d’arma da fuoco partiti dal ponte di una petroliera italiana - Alberto Prunetti

Care ragazze, cari ragazzi,
per svariati mesi sono stato il vostro insegnante di italiano tra Mumbai e Bangalore. La maggior parte di voi veniva dal Kerala. Alcuni dei vostri genitori erano pescatori. Ricordo i sacrifici  dei vostri familiari, che speravano di regalarvi un futuro con una laurea in infermieristica e un corso di italiano. Ricordo che l’Italia e l’Europa rappresentavano ai vostri occhi la possibilità di una svolta nella vostra professione e nelle vostre vite.
Ricordo anche che, come tutti gli studenti, l’uso delle preposizioni italiane vi metteva in difficoltà.
Per presentarvi, dicevate: “Sono nato a Kerala”. Io allora spiegavo che la regola grammaticale vuole l’uso della proposizione “in + nome dello stato” e “a + nome di città. Per questo si dice “Sono nato in Italia” e “Sono nato a Roma”. Dato che il Kerala è uno stato (l’India è una confederazione di stati, come gli Usa per capirci) si deve dire: “Sono nato in Kerala, a Trivandrum”, come si dice “Sono nato in Colorado, a Boulder”.
Capirete il mio stupore e la mia tristezza, dopo l’assassinio dei due pescatori Valentine Jalestine e Ajeesh Binki, colpiti da colpi d’arma da fuoco provenienti dalla petroliera Enrica Lexie (è un dato di fatto: le istituzioni italiane hanno già versato un indennizzo ai parenti delle vittime in un accordo extra-giudiziario di cui si parla poco nel bel paese). Dopo questo tragico episodio, all’improvviso gli italiani hanno scoperto l’esistenza del vostro mare e hanno cominciato a dire: “Il nostro ambasciatore” oppure “l’inviato del governo”… “è andato a Kerala”. L’hanno fatto tutti, da chi allora era a capo del governo, ai direttori dei più prestigiosi telegiornali…

Gli invisibili dell'Europa - Barbara Spinelli

Il dolore sta producendo risultati": fa impressione, proprio ora che è divenuto ministro dell'Economia, rileggere quel che Pier Carlo Padoan disse il 29 aprile 2013 al Wall Street Journal, quando era vice segretario generale dell'Ocse.
Già allora i dati sull'economia reale smentivano una così impudente glorificazione dell'austerità - e addirittura dei patimenti sociali che infliggeva - ma l'ultimo numero di Lancet, dedicato alla sanità pubblica in Grecia dopo sei anni di Grande Depressione, va oltre la semplice smentita. Più che correggersi, il ministro farebbe bene a scusarsi di una frase atroce che irresistibilmente ricorda Pangloss, quando imperterrito rassicura Candide mentre Lisbona è inghiottita dal terremoto raccontato da Voltaire: "Queste cose sono il meglio che possa accadere. La caduta dell'uomo e la maledizione entrano necessariamente nel migliore dei mondi possibili".
Lancet non è un giornale di parte: è tra le prime cinque riviste mediche mondiali. Il suo giudizio sulla situazione ellenica, pubblicato sabato in un ampio dossier (lo ha ripreso Andrea Tarquini sul sito di Repubblica), è funesto: la smisurata contrazione dei redditi e i tagli ai servizi pubblici hanno squassato la salute dei cittadini greci, incrementando il numero di morti specialmente tra i bambini, tra gli anziani, nelle zone rurali. Nella provincia di Acaia, il 70 per cento degli abitanti non ha soldi per comprare le medicine prescritte. Emergency denuncia la catastrofe dal giugno 2012. Numerose 
le famiglie che vivono senza luce e acqua: perché o mangi, o paghi le bollette. Nel cuore d'Europa e della sua cultura, s'aggira la morte e la chiamano dolore produttivo.
"Siamo di fronte a una tragedia della sanità pubblica", constata la rivista, "ma nonostante l'evidenza dei fatti le autorità responsabili insistono nella strategia negazionista". Qualcuno deve spiegare a chi agonizza come sia possibile che il dolore e la morte siano "efficaci", e salvifiche per questo le riforme strutturali fin qui adottate…

forse le cose stanno messe peggio: il risanamento riduce malthusianamente le popolazioni, cominciando da bambini e anziani. Regna l'oblio storico di quel che è stata l'Europa, del perché s'è unita. Dimentica anche la Germania, che pure vive di memoria. Dopo il '14-18 fu trattata come oggi la Grecia: sconfitto, il paese doveva soffrire per redimersi. Solo Keynes insorse, indignato. Nel 1919 scrisse: "Se diamo per scontata la convinzione che la Germania debba esser tenuta in miseria, i suoi figli rimanere nella fame e nell'indigenza [...], se miriamo deliberatamente all'umiliazione dell'Europa centrale, oso farmi profeta, la vendetta non tarderà".
La vendetta non tardò a farsi viva, ed è il motivo per cui ben diversa e più saggia fu la risposta nel secondo dopoguerra. Quella via andrebbe ripercorsa e potrebbe sfociare in una Conferenza europea sul debito, che condoni ai paesi in difficoltà parte dei debiti, connetta i rimborsi alla crescita, dia all'Unione poteri politici e risorse per lanciare un New Deal di ripresa collettiva e ecosostenibile. È già accaduto, in una conferenza a Londra che nel 1953 ridusse quasi a zero i debiti di guerra della Germania. I risultati non produssero morte, ma vita. Fecero rinascere la democrazia tedesca. Non c'era spazio, a quei tempi, per i Pangloss che oggi tornano ad affollare le scene.
da qui

martedì 25 febbraio 2014

Le piccole memorie - José Saramago

ritratto dell'artista da cucciolo, di quando José Saramago era Zezito, un bambino con le radici nel campo, e bravo a scuola, in città.
il mondo era grande, allora.
una lettura appassionante, con una scrittura che ti cattura - franz




Si tratta di una piccola autobiografia del piccolo Saramago, cioè degli anni dell'infanzia di Saramago.
Scritto con il linguaggio semplice, lontano dalle elucubrazioni letterarie dei suoi capolavori, raccoglie in frammenti quegli attimi della sua vita, quei ricordi personali come la scoperta del sesso e dell'amore, gli anni delle scuole, il rapporto con i genitori, i cugini. E non mancano piccole confessioni del tutto personali quali la nascita del cognome (ebbene si, la parola Saramago deriva da un errore all'anagrafe) e la morte del fratellino.
Non di certo un libro di letteratura, ma un libro per chi ama Saramago, per chi ama il suo stile e per chi ama la sua vita.

Nelle sue Piccole memorie, scritte "per far conoscere la personalità dell'autore che ora leggete" Saramago percorre per sintesi fotografica ed emozionale la sua infanzia, prima in un piccolo paese, poi nella capitale portoghese, infine il ritorno all'origine delle sue impressioni, di nuovo Azinhaga.
Nella sua retrospettiva tarda, quando il sentimento della morte si fa impellente, si limita, da un lato, alla semplicità descrittiva del mondo limitato e povero di cui aveva colto i simboli, le scarne parole i comportamenti espliciti, celati prudenzialmente, i comportamenti impliciti, manifestati quando il senno, per il caldo, l'orgasmo interiore, viene messo tra parentesi. Il bambino cercava altro: una lucertola, l'ombra di una pianta, quando viene coinvolto dalle fugaci rappresentazioni degli adulti. Non se ne turba, anzi si sofferma sulle espressioni a latere che accompagnano gli atti. In quel mondo statico si sofferma a fantasticare, ma anche ad analizzare, le piccole sensazioni che alimentano una piccola anima, ancora in grado di recepirle…



lunedì 24 febbraio 2014

ancora su "La Rosa Bianca"

dice Bertolt Brecht che è beato il popolo che non ha bisogno di eroi, mi chiedo se, in tempi di demenza digitale, di facebook e "mi piace", di whatsapp e giochini deficienti per bambini deficienti, e di filosofia e letteratura di cui a scuola si studia troppo spesso la storia e non i testi degli autori, di una scuola che sposa la mediocrità per venire incontro ai clienti, e anziché elevare gli studenti ci si adatta al mondo così com'è, potranno ancora esserci degli studenti capaci di scrivere volantini così.

L'Ucraina oggi, vista da Igort

Igort ha scritto diversi libri a fumetti molto belli, ne ho letto diversi, graphic novels che sono romanzi, uno è "Quaderni ucraini". 
qui scrive di quello che sa e capisce di cosa avviene in Ucraina:

Le notizie sono che si sta vivendo, anche lontano da Kiev, un clima di terrore e di preparazione alla guerra civile. I treni dalla parte occidentale, e dalla Polonia, non hanno più il permesso di circolare. I trasporti sono precari. Una amica, ieri, è stata fermata nell’autobus che la portava dal suo villaggio a Melitopol (una piccola cittadina limitrofa), fatta scendere insieme a tutti gli occupanti, perquisita da militari in assetto da guerra, così pure il piccolo pullman (sono i mashrut, che portano al massimo 12 persone) e poi fatta ripartire. Si cerca di bloccare l’accesso verso la capitale, chiudendo le frontiere tra regione e regione. Un’impresa disperata, ma tenacemente perseguita dal ministero dell’interno Zakharchenko, oggi cacciato. Sono giunti da Leopoli a Kiev i poliziotti che si sono schierati dalla parte dei rivoltosi, dicendo che “non si può combattere il proprio popolo”.
“C’è un clima sempre pericoloso e ostile. A Kiev le metro sono chiuse e i cittadini invitati a stare in casa e a non usare le auto. Il giornalista ucciso, come si sa, è stato fatto scendere dal taxi nel quale viaggiava e freddato sulla strada; un’esecuzione. Altri attivisti sono stati torturati…

domenica 23 febbraio 2014

La Madia ministro? Vergogna! - Piergiorgio Odifreddi

Alle elezioni del 2008, Walter Veltroni usa le prerogative del porcellum per candidare capolista alla Camera per il Pd nella XV circoscrizione del Lazio la sconosciuta ventisettenne Marianna Madia. Alla conferenza stampa di presentazione, agli attoniti giornalisti la signorina dichiara gigionescamente di “portare in dote la propria inesperienza”.
In realtà è una raccomandata di ferro, con un pedigree lungo come il catalogo del Don Giovanni. E’ pronipote di Titta Madia, deputato del Regno con Mussolini, e della Repubblica con Almirante. E’ figlia di un amico di Veltroni, giornalista Rai e attore. E’ fidanzata del figlio di Giorgio Napolitano. E’ stagista al centro studi Ariel di Enrico Letta. La sua candidatura è dunque espressione del più antico e squallido nepotismo, mascherato da novità giovanilista e femminista. E fa scandalo per il favoristismo, come dovrebbe.
In parlamento la Madia brilla come una delle 22 stelle del Pd che non partecipano, con assenze ingiustificate, al voto sullo scudo fiscale proposto da Berlusconi, che passa per 20 voti: dunque, è direttamente responsabile per la mancata caduta del governo, che aveva posto la fiducia sul decreto legge. Di nuovo fa scandalo, questa volta per l’assenteismo. La sua scusa: stava andando in Brasile per una visita medica, come una qualunque figlia di papà…

sabato 22 febbraio 2014

Grazie Renzi!

perché ci fai rimpiangere il divo Giulio Andreotti;

perché viva i giovani, a 33 uno ha capacità ed esperienza per guidare un ministero, anche per Berlusconi la gioventù è un valore;

perché il ministro più vecchio ha meno di 63 anni, quella sarà l’età pensionabile, bel segnale;

perché la coerenza è un valore: "Non voglio andare al governo senza passare dal voto popolare. Sono tantissimi i nostri che dicono: ma perché dobbiamo andare? Ma chi ce lo fa fare?";e “Creiamo un hashtag 'enricostaisereno', nessuno ti vuole prendere il posto, vai avanti, fai quel che devi fare, fallo.” e “Enrico non si fida di me, ma sbaglia: io sono leale.”;

perché bisogna scegliere da che parte stare:” Io sto dalla parte di Marchionne”;

perché non hai nominato ministro della giustizia un magistrato, gente prevenuta,
magistrati anti qualcosa (mafia, camorra, e ndrangheta, per esempio), inadatti a essere ministro della giustizia, che non può essere anti qualcosa a prescindere, ora è il tempo delle riforme (vedi  qui).

ricordo di Francesco Di Giacomo





giovedì 20 febbraio 2014

22 febbraio 1943: processo, condanna e ghigliottina, lo stesso giorno, senza perdere troppo tempo, per i primi tre membri de “La Rosa Bianca”

Dopo quattro giorni di tortura i fratelli Hans e Sophie Scholl e Christoph Probst vennero processati e condannati a morte per decapitazione. Furono ghigliottinati appena tre ore dopo la sentenza. Poi seguirono tanti altri. Erano parte della migliore gioventù che a volte l’Europa e il mondo riesce a esprimere, troppo spesso per rimpiangerli in futuro.

sono stati ammazzati per sei volantini (leggili tutti qualche riga sotto), se li fai leggere a dei ragazzi di 18 anni, a scuola, non crederanno che per scrivere quelle cose c’è la pena di morte, ti diranno che quelle cose si studiano a scuola, è inconcepibile, per loro, e non solo, il passato - franz


Sophie Scholl era la persona più forte all'interno del gruppo della Weisse Rose, la più determinata, la più sincera e la più attiva. Era una giovane donna e fu ghigliottinata a ventun anni. Il cappellano del carcere che la vide poco prima dell'esecuzione testimonia che era senza paura, calma. L'uomo della Gestapo che conduceva l'interrogatorio le chiese alla fine: "Signorina Scholl, non si rammarica, non trova spaventoso e non si sente colpevole di aver diffuso questi scritti e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?", e lei rispose: "No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!" 


Su wikipedia si può leggere la storia del gruppo.



Hanno fatto un bel film nel 2005, intitolato “La rosa bianca - Sophie Scholl”, uscito anche nei cinema italiani (qui la scheda su Imdb)


I sei volantini della Rosa Bianca:

Il primo volantino
Non c’è nulla di più indegno per una nazione civilizzata che lasciarsi “governare”
senza alcuna opposizione da una cricca di irresponsabili dominati dai propri istinti.
Certamente ogni onesto tedesco oggi si vergogna del suo governo.
Chi tra di noi riesce a concepire le dimensioni dell’infamia che un giorno cadrà su di
noi e sui nostri figli quando dai nostri occhi cadrà il velo e il più orribile dei crimini -
crimini che infinitamente hanno superato ogni umana misura - sarà dinanzi a tutti alla
luce del sole?
Se il popolo tedesco è già così corrotto e così spiritualmente distrutto da non saper
alzare una mano, se avventatamente si trova immerso nella fede sconsiderata che
nutre verso la storia come ordine legittimante, se ha rinunciato alla propria libera
volontà che è principio supremo dell’uomo e che lo eleva al disopra delle altre
creature di Dio, se ha abbandonato la volontà di compiere l’azione decisiva e di girare
la ruota della storia assoggettandola alla propria razionale volontà, se ha rinunciato
alla propria individualità e ha percorso la strada che lo conduce ad essere ormai una
massa vile e priva di spirito, allora sì il popolo tedesco merita la propria rovina.
Goethe parla dei tedeschi come di un popolo tragico, come gli ebrei ed i greci, ma
oggi questo sembra piuttosto un popolo privo di spina dorsale, gregge ubbidiente di
parassiti, che ora succhiato sino al midollo, privato del suo centro di stabilità sta
attendendo di essere condotto alla sua distruzione. Così sembra ma così non è.
Attraverso un graduale, ingannatore e sistematico abuso il sistema ha rinchiuso ogni
uomo in una prigione spirituale. Soltanto ora ha scoperto di essere stato ridotto in
catene ed è diventato cosciente del suo destino. Soltanto pochi hanno riconosciuto
l’incombente minaccia della rovina ed il premio per il loro eroico allarme è stata la
morte. Avremmo molto da dire sul destino di queste persone.
Se ognuno aspetterà che sia l’altro uomo ad iniziare la lotta i messaggeri della
Nemesi vendicatrice si avvicineranno e allora l’ultima vittima sarà stata gettata
inutilmente nelle fauci del demone insaziabile. Per questo ogni singolo individuo
cosciente della propria responsabilità come membro della civiltà cristiana e
occidentale, deve difendersi con tutte le sue forze sino all’ultimo, deve lottare contro
il flagello dell’umanità, contro il fascismo e contro ogni simile sistema totalitario.
Resistete, opponete la resistenza passiva ovunque voi siate, impedite il
funzionamento di questa ateistica macchina da guerra prima che sia troppo tardi,
prima che le altre città come Colonia siano ridotte ad un cumulo di macerie, prima
l’ultimo giovane della nazione versi il proprio sangue su qualche campo di battaglia
per l’orgoglio folle di un subumano.
Non dimenticate che ciascun popolo merita il regime che accetta di sopportare.
Da La legislazione di Licurgo e Solone di Friedrich Schiller
«La legislazione di Licurgo è un modello di politica e psicologia in relazione al fine
che si propone. Egli voleva uno stato potente, fondato su se stesso ed indistruttibile;
forza politica e durata erano gli obiettivi a cui egli mirava, e questo fine lo ha
raggiunto nel grado che era possibile nelle sue condizioni.
Ma quando si raffronti lo scopo che si proponeva Licurgo, agli scopi dell'umanità,
una profonda disapprovazione deve subentrare all' ammirazione che ci ha avvinti ad
un primo superficiale sguardo. Ogni cosa deve essere sacrificata al bene dello stato
non è mai in se stesso un fine, ma esso è importante solo come una condizione
attraverso la quale può essere raggiunto il fine dell'umanità non è altro che
l'espressione di tutte le risorse dell'uomo, il progresso.
Se un ordinamento statale ostacola lo sviluppo di tutte quelle risorse che si trovano
nell'uomo, se esso impedisce lo sviluppo dello spirito, esso è deprecabile e dannoso,
per quanto possa essere elaborato e perfezionato nella sua forma. a sua stessa durata
diventa più un motivo di rimprovero che di successo; esso è solo un prolungamento
del danno; infatti più dura nel tempo, più danni comporta.
...Il merito politico e l' attitudine alla politica vennero sviluppati a scapito di tutti i
sentimenti morali. A Sparta non esisteva né l'amore coniugale, né l'amore materno, né
l'amore filiale, né l'amicizia. Esistevano soltanto dei cittadini e delle virtù civiche.
...Una legge di stato imponeva agli spartani di essere disumani verso i loro schiavi; in
queste infelici vittime delle guerre veniva insultata e maltrattata l'umanità. Nello
stesso codice giuridico spartano veniva insegnato il principio pericoloso di
considerare gli uomini come mezzo e non come fine. In tal modo i fondamenti dei
diritti essenziali della legge naturale e della morale venivano legalmente infranti.
...Quanto più bello fu l'esempio dato dal rude guerriero Caio Marcio nel suo
accampamento davanti a Roma, allorquando sacrificò la vendetta e la vittoria perché
egli non poteva vedere scorrere le lacrime della madre!
...Lo stato [di Licurgo] poteva sopravvivere ad una sola condizione: che lo spirito del
popolo si fosse estinto. Avrebbe potuto quindi durare solo se esso avesse mancato al
più alto e unico scopo dello stato».
Da Il risveglio di Epimenide di Goethe - Atto secondo, scena quarta
I Genî
Quello che audacemente è uscito fuori dall'abisso,
può per un ferreo destino
soggiogare metà della sfera terrestre,
ma nondimeno nell'abisso deve tornare.
Già minaccia un terribile timore:
egli invano cercherà di resistere!
E tutti coloro che a lui sono legati
dovranno perire con lui.
La speranza
Ora incontro i miei valorosi,
che si radunano nella notte,
per tacere, non per dormire;
e la bella parola "Libertà"
viene bisbigliata e sussurrata,
fino a che con insolita novità
sui gradini dei nostri templi
grideremo ancora con nuovo entusiasmo:
"Libertà! Libertà!".
Per favore fai più copie puoi di questo volantino e distribuiscilo.

Il secondo volantino
Non è possibile accettare un discorso intellettuale con la filosofia nazionalsocialista,
se questa entità esistesse, si potrebbero utilizzare i mezzi della analisi e della
discussione sia per provare la sua validità sia per combatterla.
Tuttavia - in realtà - ci troviamo di fronte ad una situazione diversa. Sin dai suoi
primi inizi questo movimento contava sull’inganno e sul tradimento di ciascuno dei
suoi membri, sino al punto che già allora era internamente corrotto e poteva
sostenersi solo attraverso continue menzogne. D’altronde Hitler nella prima edizione
del suo libro (un libro scritto nel peggiore tedesco che io abbia mai letto nonostante il
fatto che sia stato elevato al livello della Bibbia in una nazione di poeti e filosofi):
“E’ incredibile quanto sia necessario ingannare un popolo per poterlo governare”.
Se all’inizio questa crescita cancerosa all’interno della nazione passò quasi sotto
silenzio fu soltanto perché esistevano ancora abbastanza forze al lavoro che
operavano per il bene cosicché venne posto sotto controllo. Quando divenne più
grande e infine in un ultimo sussulto di crescita ottenne il potere, il tumore esplose
infettando l’intero corpo della nazione.
La maggior parte di coloro che gli si erano opposti passarono alla clandestinità. Gli
intellettuali tedeschi si ritirarono nei loro sotterranei e come piante che lottano
nell’oscurità, lontane dalla luce e dal sole, gradualmente cominciarono a soffocare.
Ora la fine sta arrivando. Ora è nostro compito ritrovarci, diffondere l’informazione
da persona a persona, mantenere una ferma posizione, non consentirci riposo sino a
che l’ultimo uomo non sia persuaso dell’urgenza della sua lotta contro il sistema.
Quando infine un’ondata di rivolta attraverserà la terra, quando sarà “nell’aria”,
quando molti si uniranno alla causa, allora in un grande sforzo finale questo sistema
potrà essere rovesciato. Dopo tutto è preferibile morire nel terrore piuttosto di un
orrore senza fine.
Non siamo nella posizione di poter dare un giudizio definitivo sul significato della
nostra storia. Ma se questa catastrofe potrà essere usata per il bene comune lo sarà
soltanto se, purificati dalla sofferenza, desidereremo vedere la luce nel mezzo delle
tenebre più profonde, faremo appello alla nostra forza e, finalmente, scuoteremo il
giogo che pesa sul nostro mondo.
Non vogliamo discutere qui la questione degli ebrei, né vogliamo in questo volantino
esporre una difesa o farne l’apologia. No, solo a titolo d’esempio vogliamo ricordare
il fatto che dalla occupazione della Polonia 300.000 ebrei sono stati assassinati in
questo paese nel modo più bestiale. Vediamo compiersi il peggior crimine contro la
dignità umana, un crimine che non ha confronti nell’intera storia.
Anche gli ebrei sono esseri umani e qualsiasi posizione si possa assumere rispetto alla
questione ebraica questo crimine è stato perpetrato contro il genere umano.
Qualcuno potrà dire che gli ebrei meritano il loro destino. Questa affermazione è il
frutto di una mostruosa presunzione ma supponiamo pure che qualcuno la pronunci:
quale posizione assumerebbe di fronte al fatto che l’intera gioventù aristocratica
polacca è stata sterminata? (e voglia Dio che questo programma non sia stato
completamente portato a termine). Tutti i giovani delle nobili casate tra i quindici e i
venti anni d’età sono stati trasportati nei campi di concentramento e condannati ai
lavori forzati e tutte le ragazze dello stesso gruppo d’età sono state inviate in
Norvegia nei bordelli delle SS!
Per quale motivo vi raccontiamo queste cose visto che ne siete ben informati e se non
le conoscete ben sapete di altri gravi crimini commessi da questa orribile
subumanità?
Perché tocchiamo un problema che ci coinvolge tutti profondamente e ci deve
costringere a riflettere. Perché il popolo tedesco è rimasto così inerte dinanzi a
crimini così orrendi, crimini così estranei alla razza umana?
Difficilmente qualcuno cerca di comprendere, è cosa accettata come un fatto e
scacciato dalla mente. Il popolo tedesco ricade nel suo profondo, stupido sonno che
incoraggia questi criminali fascisti dando loro la possibilità di compiere i propri
crimini che ovviamente mettono in atto. E’ questo il segno che il popolo tedesco è
stato brutalizzato nei suoi più intimi sentimenti umani? Che nessuna corda vibra in
esso commuovendosi alla vista di simili azioni? Che è ormai affondato in una fatale
assenza di coscienza dalla quale non verrà mai più risvegliato? Sembrerebbe così e
sarà certamente così se i tedeschi non si risveglieranno da questo stato di letargia, se
non protesteranno dovunque e ogniqualvolta potranno farlo contro questa cricca di
criminali, se non parteciperanno al dolore di queste centinaia di migliaia di vittime.
E non solo dovranno partecipare a questo dolore ma dovranno manifestare molto di
più: un senso di corresponsabilità nella colpa. Perché attraverso questo atteggiamento
apatico hanno fornito a questi uomini malvagi l’opportunità di fare ciò che hanno
fatto; hanno tollerato questo “governo” che ha assunto su di sé un’enorme carico di
colpa e che ha sparso su tutti la vergogna.
Ogni uomo vuole essere escluso da questo tipo di colpa ma ciascuno continua lungo
questa via nella più placida, più serena coscienza. Ma non potrà essere escluso perché
è colpevole, colpevole, colpevole!
Tuttavia non è ancora troppo tardi per liberarci di questo che è il peggiore di tutti i
governi e per non assumerci un carico di colpa ancora più pesante.
Ora che i nostri occhi in questi ultimi anni sono stati aperti, ora che sappiamo
esattamente chi è il nostro avversario, ora è finalmente giunto il tempo di scacciare
questa orda bruna.
Fino allo scoppio della guerra la maggioranza del popolo tedesco era cieco, i nazisti
non si mostravano nel loro vero aspetto.
Ma ora, ora che li abbiamo riconosciuti per ciò che sono ci deve essere un solo e
principale compito, il più santo compito di ogni tedesco: distruggere queste belve.
«Felice quel popolo il cui governo non si fa sentire.
Il popolo il cui governo opprimente viene soffocato.
Ahimé, è sulla miseria che si costruisce la fortuna.
Ahimé, la fortuna vela solo la miseria. Come andrà a finire?
La fine non è ancora visibile. L'ordine si trasforma in disordine.
Il bene si trasforma in male. Il popolo cade nello smarrimento.
Non è così forse ogni giorno, da tempo?
Per questo l'uomo elevato è rettangolare, ma non urta, è spigoloso, ma non ferisce;
esso è diritto, ma non brusco; è limpido, ma non vuole risplendere».
(Lao-Tze)
«Chi cerca di dominare lo stato e di formarlo secondo il suo volere,
non vedo come raggiungerà il suo scopo: questo è tutto.
Lo stato è un organismo vivente: in verità non può essere costruito come si vuole!
Chi non tiene conto di ciò lo rovina. Chi vuole impadronirsene lo perde.
Perciò alcuni esseri precedono ed altri li seguono.
Alcuni hanno il respiro caldo, altri freddo. Alcuni sono forti, altri deboli.
Alcuni raggiungono la ricchezza, altri naufragano.
L'uomo nobile evita l'eccesso, evita la superbia, evita la sopraffazione».
(Lao-Tze)
Per favore fai il maggior numero di copie di questo volantino e distribuiscile.

Il terzo volantino
Salus publica suprema lex
Ogni forma ideale di governo è un’utopia. Uno Stato non può essere costruito su basi
puramente teoretiche piuttosto deve crescere e maturare nello stesso modo in cui
cresce e matura un essere umano.
Non dobbiamo dimenticare che nel punto di inizio di ogni civiltà lo Stato è già
presente in forma embrionale. La famiglia è un’istituzione antica quanto l’uomo
stesso e da essa l’uomo, essere razionale, ha creato per se stesso lo stato fondato sulla
giustizia la cui legge più alta deve essere il bene comune.
Lo Stato deve esistere come organismo parallelo all’ordine divino e la più grande di
tutte le utopie, la civitas dei, è il modello al quale deve tendere e al quale deve
avvicinarsi.
Non vogliamo qui formulare giudizi su tutte le possibili forme di Stato - democrazia,
monarchia costituzionale e così via.
Una cosa tuttavia va chiarita in modo netto e non ambiguo. Ogni essere umano ha il
diritto di pretendere uno Stato giusto e utile, uno Stato che assicuri la libertà dell’
individuo e allo stesso modo il bene della comunità.
Perciò, in accordo con la volontà di Dio, l’uomo è nato per seguire il proprio naturale
obiettivo: la felicità terrena vivendo ed agendo in piena libertà nella comunità di vita
e lavoro della nazione.
Ma il nostro attuale “Stato” è la dittatura del male. Sento che mi obiettate: “questo lo
sappiamo da molto tempo e non c’è bisogno che ci venga ripetuto ancora una volta”.
Ma io vi domando: se lo sapete perché non opponete resistenza, perché permettete a
simili uomini di avere il potere di derubarvi pian piano ora apertamente e ora
segretamente, uno dopo l’altro dell’esercizio di ogni vostro diritto sino a che un
giorno nulla più rimarrà se non un sistema statale meccanizzato presieduto da
criminali e alcolizzati?
Il vostro spirito è già così annientato dagli abusi da farvi aver perso il ricordo che è
vostro diritto, anzi vostro dovere morale eliminare questo sistema?
Ma se un uomo non può più raccogliere le proprie forze per reclamare i propri diritti
allora è assolutamente certo che perirà.
Meriteremmo di essere dispersi per la terra come polvere nel vento se in questa ora
estrema non sorgessimo ritrovando finalmente il coraggio che sino ad ora ci è
mancato.
Non nascondete la vostra codardia dietro il velo dell’opportunismo perché per ogni
giorno che trascorrete nell’esitazione, evitando di opporvi a questa discendenza
dell’Inferno, la vostra colpa cresce come in una curva parabolica sempre più in alto.
Molti, forse ma maggioranza, dei lettori di questi volantini non hanno un’idea chiara
di come si possa attuare una opposizione efficace. Non vedono alcuna via aperta per
attuarla.
Noi vogliamo tentare di mostrar loro che ognuno ha la possibilità di contribuire al
rovesciamento di questo sistema. Non sarà possibile preparare il terreno alla rivolta
attraverso una azione solitaria ed individualistica come fossimo degli eremiti
amareggiati e tantomeno in questo modo sarà possibile affrettare una rivoluzione.
No, tutto ciò sarà possibile soltanto attraverso l’azione coordinata di molte persone
convinte, di un popolo energico, di un popolo che ha concordato i mezzi necessari ad
ottenere gli obiettivi posti.
Riguardo a questi mezzi non abbiamo molta scelta. L’unico attuabile è la resistenza
passiva. Il significato e l’obiettivo della resistenza passiva è di far cadere il
nazionalsocialismo e in questa lotta non dobbiamo arretrare di fronte a nessuna
possibilità, a nessuna azione qualunque sia la sua natura.
Dobbiamo opporci al nazionalsocialismo su tutti i fronti lungo i quali è possibile
attaccarlo. Dobbiamo fare in modo che molto presto questo mostruoso stato crolli.
La vittoria della Germania fascista in questa guerra avrebbe terribili e inimmaginabili
orribili conseguenze. La vittoria militare sulla minaccia del bolscevismo non può
diventare la principale preoccupazione dei tedeschi. La disfatta del nazismo deve
essere senza condizioni il primo problema all’ordine del giorno.
L’estrema urgenza di questo compito la illustreremo in uno dei prossimi volantini.
Ed ora ogni convinto oppositore del nazionalsocialismo deve domandare a se stesso
come può lottare contro lo Stato attuale nel modo più efficace, come può infliggere i
colpi più duri.
Senza dubbio attraverso la resistenza passiva.
Non possiamo dare a ciascun uomo delle istruzioni possiamo solo dare suggerimenti
generali e ciascuno poi troverà il modo migliore per mettere in atto le sue azioni.
Sabotaggio nelle fabbriche di armi e nelle industrie di guerra, sabotaggio di ogni
adunata, raduno, cerimonia pubblica o organizzazione del partito nazionalsocialista.
Ostruire il corretto funzionamento della macchina da guerra (una macchina da guerra
che lavora per l’unico scopo di perpetuare il partito nazionalsocialista e la sua
dittatura).
Sabotaggio in tutti i campi della scienza e dell’educazione che svolgono opera di
sostegno alla continuazione della guerra siano esse università, scuole tecniche,
laboratori, istituti di ricerca o uffici tecnici.
Sabotaggio in tutte le istituzioni culturali che anche potenzialmente possono
aumentare il prestigio dei fascisti tra la gente.
Sabotaggio in tutti i campi delle arti che abbiano anche la minima dipendenza con il
nazionalsocialismo o siano al suo servizio.
Sabotaggio in tutte quelle pubblicazioni, nei quotidiani asserviti al governo e che
difendono la sua ideologia e diffondono le brune menzogne.
Non dare un centesimo alle collette effettuate per le strade (anche quelle effettuate
con il pretesto della carità) perché queste sono solo menzogne: il ricavato non va né
alla Croce Rossa né alle persone realmente bisognose. Il governo non ha bisogno di
queste collette stradali e non è finanziariamente interessato da esse, dopotutto è in
grado di stampare tutta la moneta che desidera. Ma la popolazione deve essere
costantemente tenuta sotto pressione e la pressione psicologiche non deve essere
allentata.
Non contribuire alle raccolte di metalli o tessuti e cose del genere. Tenta di
convincere tutte le persone che conosci incluse quelle delle classi meno elevate
dell’insensatezza di continuare, dell’inutilità di questa guerra, della nostra schiavitù
economica nelle mani del nazionalsocialismo, della distruzione di ogni valore morale
e religioso, dell’urgenza della loro resistenza passiva!
Dalla Politica di Aristotele
«... Inoltre appartiene ad essa (ed è caratteristico della tirannia) il far sì che nulla
rimanga nascosto di ciò che qualunque cittadino dica o faccia, ma che delle spie lo
seguano ovunque...
... e inoltre il seminare discordia da ogni parte, l'inimicare gli amici fra di loro,
l'aizzare il popolo contro le persone di classe elevata, e i ricchi tra di loro.
E' inoltre tipico di queste misure tiranniche impoverire i sudditi, per poter pagare la
guardia del corpo e perché essi, assillati dai bisogni delle loro esigenze quotidiane,
non abbiano tempo né possibilità di cospirare…
Al medesimo scopo tendono egualmente i sistemi fiscali come quello imposto a
Siracusa, dove sotto Dionisio i cittadini spesero per le tasse nel corso di cinque anni
tutti i loro beni.
Il tiranno tende poi continuamente a provocare guerre...»
Per favore copia e distribuisci!

Il quarto volantino
C’é un proverbio antico che ripetiamo ai nostri figli: “Chi non vuole ascoltare dovrà
poi provare”. Ma un bambino saggio si brucerà le dita soltanto una volta sulla stufa
bollente.
Nelle passate settimane Hitler ha raccolto successi in Africa e in Russia. Di
conseguenza l’ottimismo da un lato e il turbamento e il pessimismo dall’altro sono
cresciuti all’interno del popolo tedesco con una rapidità insolitamente consistente
rispetto alla tradizionale apatia tedesca.
In ogni angolo si sentono pronunciare tra gli oppositori di Hitler - la parte migliore
della popolazione - esclamazioni di pessimismo, parole di disappunto e di
scoraggiamento che spesso terminano con la domanda: “E se Hitler ora, dopotutto
...?”
Nel frattempo l’offensiva tedesca verso l’Egitto si è arrestata. Rommel si trova ora in
una posizione pericolosamente avanzata.
Ma la spinta verso Est procede. Questo successo apparente è stato ottenuto al prezzo
del più orribile spreco di vite umane tanto che non può più essere definito un
vantaggio.
Per questo dobbiamo mettervi in guardia rispetto a qualsiasi ottimismo.
Né Hitler né Goebbels hanno contato i morti. In Russia ne vengono persi centinaia
ogni giorno. Siamo nel mese del raccolto e la falce taglia con colpi vigorosi il grano.
Il dolore si installa nelle casette di campagna e non c’é nessuno che asciughi le
lacrime delle madri. Hitler ancora inganna con le sue menzogne quella gente cui ha
rubato il bene più prezioso gettandola in una morte senza senso.
Ogni parola che proviene dalla bocca di Hitler è una menzogna. Quando pronuncia la
parola pace vuol dire guerra e quando in modo blasfemo usa il nome dell’Altissimo
pensa alla potenza del demonio, all’angelo caduto, a Satana.
La sua bocca è il fetido ingresso dell’Inferno e il suo animo è corrotto nel profondo.
Certamente è vero che si deve condurre la lotta contro lo Stato terroristico con gli
strumenti del raziocinio ma ciononostante anche chi ancora dubita della realtà,
dell’esistenza dei poteri demoniaci, ha comunque ben compreso il significato
metafisico che sta dietro a questa guerra. Dietro ai concreti, visibili eventi, dietro tutti
gli obiettivi, le logiche considerazioni troviamo l’elemento irrazionale. La lotta
contro il demone, contro i servi dell’Anticristo.
In ogni luogo e in ogni tempo i demoni hanno atteso nel buio aspettando il momento
di debolezza degli uomini, quando volontariamente decide di abbandonare il posto
che gli spetta nell’ordine della Creazione fondato sulla libertà che Dio gli ha
riservato.
Quando cede alle pressioni del male e separa se stesso dall’ordine divino e - dopo
aver compiuto il primo passo - viene spinto a compiere il prossimo ed il prossimo
ancora in una accelerazione furibonda.
In ogni luogo e in ogni tempo di grandi travagli sono apparsi uomini, santi e profeti
che avevano preservato la loro libertà e che hanno innalzato preghiere all’unico Dio e
al suo santo aiuto affinché gli uomini ritornassero a Lui invertendo il loro cammino.
L’uomo è libero, questo è certo, ma senza il vero Dio è senza difesa davanti al
principio del male. E’ come una barca senza timone alla mercè della tempesta, come
un bimbo senza madre, come una nube che si dissolve nell’aria.
Domando a te che sei cristiano: lottando per la salvezza del tuo più grande tesoro, hai
forse modo di esitare? di indugiare in intrighi, in calcoli, in procrastinazioni nella
speranza che qualcun altro alzi il braccio in tua difesa?
Non ti ha forse Dio dato la forza e la volontà per combattere? Dobbiamo attaccare il
male dove esso è più forte ed è più forte nel potere di Hitler.
«Mi, voltai e vidi tutto il male che è stato commesso sotto il sole; ed ecco, vi erano
lacrime di quelli che soffrivano ingiustizia e non avevano alcun consolatore; coloro
che gli arrecavano ingiustizia erano così potenti che essi non potevano avere nessun
consolatore.
Ed allora considerai felici coloro che erano morti, più dei vivi, che possedevano
ancora la vita...». [Ecclesiaste 4, 1-2]
Novalis:
«La vera anarchia è l'elemento che genera la religione. Dalla distruzione di tutto ciò
che vi è di positivo essa solleva il suo capo vittorioso come nuova creatrice del
mondo...
Se l'Europa volesse svegliarsi, se esistesse nel nostro futuro uno stato degli stati, una
dottrina scientifica della politica. Sarà forse di tipo gerarchico... il fondamento di
questa unione di stati?... Il sangue scorrerà sull'Europa fino a che le nazioni non
saranno consapevoli della spaventosa follia che le trascina in un vortice e, colpite e
rappacificate da una musica celeste, non si avvicineranno ai vecchi altari; tra di loro
frammiste, non udranno opere di pace, e non sarà celebrata una grande festa di pace
con lacrime ardenti, sui fumanti campi di battaglia. Solamente la religione può
svegliare l'Europa ed assicurare i diritti dei popoli instaurando visibilmente il
cristianesimo sulla terra con un nuovo splendore, nella sua funzione di apportatore di
pace...».
Vogliamo espressamente affermare che la Rosa Bianca non è finanziata da nessun
potere straniero.
Sappiamo che il potere nazionalsocialista deve essere distrutto con mezzi militari ma
cerchiamo di ottenere un rinnovamento all’interno dello spirito tedesco così
profondamente ferito.
Questa rinascita tuttavia deve essere preceduta dal chiaro riconoscimento di tutte le
colpe di cui il popolo tedesco si è macchiato e da una battaglia senza compromessi
contro Hitler, i suoi molti complici, i membri di partito, i Quisling e quelli come loro.
Dobbiamo aprire in modo netto, con brutalità un abisso tra la parte migliore del
popolo e tutto ciò che si ricollega ad Hitler e ai suoi seguaci.
Per lui e per i suoi seguaci non vi è alcuna punizione adeguata su questa terra che
possa essere commisurata ai loro crimini. Ma per l’amore verso le future generazioni
dobbiamo dare un esempio di tale forza che per il futuro nessuno avrà la minima
tentazione di ritentare simili azioni.
Non dimentichiamo neppure i piccoli furfanti di questo regime, ricordiamo i loro
nomi affinché nessuno ci sfugga! Non devono riuscire a trovare il modo dopo aver
preso parte a simili atrocità, di cambiar bandiera all’ultimo minuto come se nulla
fosse accaduto.
Per tranquillizzarvi aggiungiamo che gli indirizzi dei lettori della Rosa Bianca non
sono trascritti li abbiamo presi casualmente da indirizzari pubblici.
Noi non rimarremo in silenzio. Noi siamo la vostra cattiva coscienza.
La Rosa Bianca non vi lascerà in pace.

Il quinto volantino
Un appello a tutti i tedeschi!
La guerra si sta avviando verso la sua fine prevista. Come successe nell’anno 1918 il
governo tedesco sta cercando di focalizzare l’attenzione esclusivamente sulla
crescente minaccia della strategia sottomarina mentre a Est le armate sono
costantemente in ritirata e l’invasione ad Occidente è imminente.
La mobilitazione militare negli Stati Uniti non ha ancora raggiunto il culmine ma già
assistiamo a qualcosa che mai si era visto in precedenza.
Ormai è divenuta una certezza matematica: Hitler sta conducendo il popolo tedesco
nell’abisso. Hitler non può vincere la guerra la può soltanto prolungare.
La colpevolezza di Hitler e dei suoi complici è ormai al di là di ogni misura. La resa
dei conti si fa sempre più vicina.
Ma cosa sta facendo il popolo tedesco? Non vuole vedere e non vuole ascoltare.
Segue ciecamente i suoi seduttori verso la rovina. Vittoria ad ogni costo! sta scritto
sulla loro bandiera. “Lotterò sino all’ultimo uomo” dice Hitler ma nel frattempo la
guerra è già persa.
Tedeschi!
Volete insieme ai vostri figli subire lo stesso destino toccato agli ebrei? Volete essere
giudicati secondo lo stesso metro con il quale saranno giudicati i vostri diffamatori?
Volete essere per l’eternità una nazione odiata e allontanata dal genere umano?
No. Dissociatevi dal banditismo nazionalsocialista. Dimostrate attraverso l’azione
che il vostro pensiero è diverso.
Sta giungendo una nuova guerra di liberazione. La parte migliore della nazione sarà
dalla vostra parte. Strappate il velo di indifferenza nel quale vi siete avvolti.
Non credete alla propaganda nazionalsocialista che vi ha instillato sin nelle ossa la
paura per il bolscevismo.
Non credete all’idea che la sicurezza della Germania sia legata alla vittoria del
nazionalsocialismo per amore o per forza. Un regime criminale non può conseguire
una vittoria tedesca.
Dissociatevi in tempo da qualsiasi cosa connessa con il nazionalsocialismo.
Sta per giungere un terribile giudizio per coloro che sono rimasti nell’ombra, per
coloro che sono rimasti esitanti, per coloro che hanno dimostrato solo codardia.
Cosa possiamo imparare dalla fine di questa guerra che mai è stata una guerra
nazionale?
L’idea imperialista della forza - da qualsiasi lato provenga - deve essere eliminata per
sempre. Il militarismo prussiano non dovrà più conquistare il potere.
Soltanto la cooperazione su larga scala dei paesi europei potrà creare le basi sulle
quali poggerà la ricostruzione.
L’egemonia centralizzata - come quella che lo stato prussiano ha cercato di esercitare
in Germania ed in Europa - dovrà essere eliminata al suo primo apparire. La
Germania del futuro dovrà essere uno stato federale.
A questo punto soltanto un sistema federale potrà instillare nuova vita nell’indebolita
Europa.
I lavoratori dovranno essere liberati dalla loro condizione di profonda schiavitù nella
quale li ha sprofondati il nazionalsocialismo.
L’illusoria struttura di una industria nazionale autonoma deve scomparire. Ogni
nazione ed ogni uomo deve avere il diritto di godere dei beni della terra.
Libertà di parola, libertà di religione, protezione di ogni cittadino dagli arbitrii di
regimi criminali fondati sulla violenza dovranno essere le basi per la nuova Europa.
Aiuta la resistenza. Distribuisci i volantini!

Il sesto volantino
Colleghe! Colleghi!
Scosso e angosciato il nostro popolo sta dinanzi all’ecatombe di uomini di
Stalingrado. Trecentotrentamila tedeschi sono stati condotti alla morte e alla
distruzione dal caporale della Prima Guerra Mondiale. Führer, ti ringraziamo!
Il popolo tedesco è in fermento. Continueremo ad affidare il destino delle nostre
armate ad un dilettante? Vogliamo sacrificare ciò che rimane della gioventù tedesca
alle basse ambizioni di una cricca di partito?
No, mai! Il giorno del giudizio sta per giungere, il giorno della resa dei conti della
gioventù tedesca con la più abominevole tirannia che il nostro popolo ha dovuto
sopportare.
In nome della gioventù tedesca reclamiamo la restituzione della libertà da parte dello
stato di Adolf Hitler, libertà il più prezioso tesoro che abbiamo e che ci è stato tolto
nel modo più infame.
Siamo cresciuti in uno stato nel quale ogni libera espressione di opinione è stata
soppressa senza alcuno scrupolo.
La gioventù hitleriana, le SA, le SS hanno tentato di drogarci, di stravolgerci, di
irreggimentarci negli anni più promettenti della nostra gioventù.
“Addestramento filosofico” è il nome che hanno dato all’odioso metodo con il quale
si è avvolto nelle nebbie di frasi vuote il nostro primo sviluppo educativo. Un sistema
di selezione di capi nella cui inimmaginabile malvagità e cecità intellettuale vengono
educati i futuri dirigenti nei “Castelli dell’Ordine Cavalleresco” nei quali
diventeranno assassini e esecutori senza dio, impudenti, privi coscienza e stupidi
complici del Führer.
Considerano noi intellettuali come dei tirapiedi utili a costruire dei "manganelli"
affinché possano governare.
I soldati al fronte sono irreggimentati come scolaretti da capiclasse e aspiranti al
titolo di Gauleiter e le studentesse vengono insultate dagli scherzi volgari dei
Gauleiter.
Le studentesse dell’Università di Monaco hanno saputo dare degna risposta ai
tentativi di macchiare il loro onore e gli studenti hanno preso le loro difese e sono
rimasti ben saldi.
Questo è l’inizio della lotta per la nostra autodeterminazione senza la quale nulla può
essere creato senza valore spirituale e intellettuale.
Ringraziamo i nostri coraggiosi compagni, sia donne che uomini, che ci hanno dato
un così brillante esempio.
Per noi c’é una sola parola d’ordine: lotta contro il partito!
Esci dall’organizzazione del partito che è usata soltanto per chiuderci la bocca e
mantenerci nella schiavitù politica.
Fuori dalle aule dei caporali e sergenti delle SS e dei leccapiedi del partito. Vogliamo
un insegnamento genuino e vera libertà di opinione.
Nessuna minaccia ci può terrorizzare neppure la chiusura delle università.
Questa è la lotta di ognuno e di ciascuno di noi per il nostro futuro, la nostra libertà e
il nostro onore per uno stato conscio della sua responsabilità morale.
Libertà e onore!
Per dieci lunghi anni Hitler e i suoi aiutanti hanno maltrattato, spremuto, brutalizzato
queste due splendide parole tedesche fino alla nausea come solo dei dilettanti
possono fare gettando in pasto ai porci i più alti valori di una nazione.
In dieci anni di distruzione di ogni libertà materiale e spirituale, di ogni valore morale
del popolo tedesco questa gente ha dimostrato ciò che intendeva per libertà e onore.
L’orribile bagno di sangue e il massacro che hanno scatenato e che ogni giorno
provocano in nome della “libertà e dell’onore della nazione tedesca” in tutta Europa
ha aperto gli occhi anche al più stupido tra i tedeschi.
Il nome della Germania sarà disonorato per sempre se la gioventù tedesca non si
risolleverà, non si prenderà la sua vendetta e espiando distruggerà i suoi oppressori
ricreando una nuova Europa dello spirito.
Studenti!
Il popolo tedesco vi guarda. Come nel 1813 il popolo attendeva noi per scrollarsi di
dosso il gioco napoleonico, così nel 1943 guardano noi per spezzare il terrore nazista
attraverso il potere dello spirito.
Beresina e Stalingrado levano le loro fiamme ad Oriente. I morti di Stalingrado ci
implorano di passare all’azione.
“In piedi, in piedi popolo mio che il fumo e le fiamme siano il nostro segnale!”
Il nostro popolo è pronto a ribellarsi contro la schiavitù dell’Europa decretata dai
nazisti in un nuovo, fervente impeto di libertà e onore.
da qui