…Il Corsera e Wikipedia - che in tema di politici
è più realista del re - ci dicono che la Giannini, glottologa e linguista, è
diventata docente Associata all'Università di Perugia dal 1991, quando contava
solo su una monografia scritta con una collega. Per carità, nessun giudizio di
valore (il Miur non chiede alle Commissioni per l'abilitazione alla docenza di
leggere i libri) solo un rilievo oggettivo: con le regole imposte oggi
dall'Anvur - bibbia del Ministero - il suo lavoro, che sarà certamente un
modello di scienza e innovazione, non le avrebbe dato la cattedra e la
carriera, che l'ha poi vista rettrice dell'università di Perugia, ne sarebbe
stata segnata, tanto più che, in seguito, assieme ad alcune «curatele», la
ministra ha scritto una sola nuova monografia. Non c'è dubbio e va detto:
sarebbe davvero stupido discutere del valore di Stefania Giannini in base a
questi dati. Sarà studiosa di indiscutibile talento. Sta di fatto, però, che
proprio in questo modo stupido l'università valuta oggi gli studiosi. E la
ministra lo sa.
Per un governo che leva il vessillo della
«cultura del merito», il tema della valutazione diventa a questo punto
contraddizione grave e problema grande come una casa. O ha scelto Stefania
Giannini in ragione di questa esperienza diretta, con l'intento di correggere
le distorsioni di un sistema di valutazione dannoso e inefficiente, o Renzi e
Giannini vendono fumo e l'ultima preoccupazione del governo è il sistema
formativo. Fosse così, Letta politicamente ucciso e Giannini al Ministero di
Carrozza, per dirla col maestro di Renzi, sarebbero «crudeltà male usate»,
offese che non evitano mali maggiori, non superano la dimensione dell'egoismo e
non creano condizioni di miglioramento. Fosse così, stia certo Matteo Renzi,
«appena si presenterà l'occasione del proprio profitto», la gente, ingannata,
romperà l'impegno di fedeltà con «colui che inganna» e invano il Principe starà
sul chi vive, sempre necessitato a tenere il coltello in mano». Il duca
Valentino, privo di«virtù», perirà, travolto da quella«fortuna» che ha in odio
i vili e non perdona i Giuda, tutte le volte che il tradimento si dimostra
inutile. Con lui, purtroppo, cadrà però il Paese senza colpo ferire e
all'Europa, che egli afferma di voler cambiare, sarà «licito pigliare la Italia
col gesso», come fece Carlo VIII. Non è un'esagerazione e nemmeno polemica
politica. E' la «realtà effettuale», direbbe Machiavelli: il PD del Principe
rischia di portarci molti secoli indietro.
Ottimo articolo. Propria la citazioni de "Il Principe" di Machiavelli.
RispondiEliminala storia si ripete sempre, purtroppo:(
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