mercoledì 24 gennaio 2024

L'Europa si prepara alla rottura della Nato - Giuseppe Masala

Che la Nato sia stata per decenni la longa manus del potere imperiale di Washington in Europa è vero sin dai tempi della Guerra Fredda che ha visto contrapporsi (non solo ideologicamente ma anche militarmente) gli USA all'URSS, con i paesi europei in ruolo ancillare: ossia, in caso di bisogno dovevano essere pronti a immolarsi e dunque ad accettare che il territorio europeo diventasse teatro di un nuovo sanguinoso conflitto.

Con la fine della Guerra Fredda e la vittoria sull'URSS lo scopo di questa alleanza era di fatto raggiunto ma nessuno propose di chiudere l'esperienza e di far ritirare gli yankees dal suolo europeo. Con il tempo questa organizzazione, orfana dell'URSS e dei comunisti, si ritagliò un ruolo da gendarme del mondo. Pensiamo a tale proposito alle guerre nella ex Yugoslavia che culminarono con i bombardamenti di Belgrado al fine di istituire uno stato fantoccio nella regione ribelle del Kosovo. Il medesimo discorso si può fare per quanto riguarda il bombardamento della Libia nel 2011 al fine di abbattere il governo di Gheddafi e che comportarono la distruzione di un paese che godeva di uno standard di vita altissimo per l'Africa e la sua trasformazione in uno stato fallito preda di banditi e di signori della guerra.

Ma la Nato, nel suo ruolo di gendarme, si è spinta anche verso lidi lontanissimi rispetto all'Europa. Mi riferisco alla missione  “Resolute Support” che portò la Nato fin nei monti dell'Afganistan post regime talebano.

Si trattò di missioni spesso costosissime e che non portarono mai a significative vittorie politiche tali da giustificare le spese sostenute. Tutto questo appariva poco importante nei trionfanti anni novanta del secolo scorso quando gli USA erano di fatto i padroni del mondo, ma con l'affacciarsi di altri protagonisti nell'agone mondiale - quali la Cina - divenne sempre più insostenibile dal punto di vista economico. Infatti già dai tempi di Obama l'élite USA iniziò a riflettere   sul moral hazard europeo che sfruttava l'ombrello militare della Nato - quasi completamente a spese di Washington – approfittando per impiegare le risorse finanziarie risparmiate in ambito militare per ottenere un vantaggio competitivo contro il sistema produttivo americano, facendo così una concorrenza feroce nei mercati mondiali. Non parliamo poi del grande cruccio di Washington che non ha mai tollerato l'acquisto da parte degli europei di gas e petrolio dai russi a prezzi stracciati, questo perché così non veniva acquistata il GNL di scisto Made in USA, sia perché con quei prezzi dell'energia veniva dato ai paesi europei un ulteriore vantaggio competitivo che ormai si traduceva per gli americani in saldi di bilancia commerciale in profondo rosso e soprattutto in un continuo dissanguamento di posti di lavoro.

Se durante la presidenza Obama gli USA tentarono di risolvere la questione bonariamente con l'Europa con la maggior apertura dei mercati europei ai prodotti americani e con l'aumento delle spese militari da parte degli europei, con Trump la contesa fu asprissima e non mancarono né gli insulti né la minaccia americana rivolta alla Germania di ritirare le truppe USA dal paese, il che avrebbe significato per Berlino la necessità di dare vita ad un rapido e costosissimo riarmo.

In questo frangente, anche il Presidente francese Macron parlò di Nato “clinicamente morta”, anche se va detto che probabilmente l'Eliseo era (ed è) interessato alla fine dell'Alleanza Atlantica nell'ottica di strappare l'egemonia dell'Europa alla Germania, dato che la Francia è l'unico paese della EU ad avere un deterrente militare credibile (e comprensivo di testate nucleari) e un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

L'avvento dell'amministrazione Biden non ha coinciso con un cambio di direzione nelle richieste americane, sono solo cambiati i metodi: è scoppiata la guerra in Ucraina con un repentino aumento delle spese militari europee; mani misteriose hanno (provvidenzialmente per Washington) fatto saltare il gasdotto North Stream privando di fatto la Germania e l'EU del gas russo e dunque obbligando i paesi europei ad acquistare costosissimo GNL americano.

Nonostante tutto questo, la Bilancia commerciale e il saldo delle partite correnti americani non migliorano alla velocità necessaria nei confronti dell'Europa e conseguentemente le élites si stanno domandando se quanto finora fatto sia sufficiente. L'ex presidente e grande favorito per la vittoria delle presidenziali di novembre Donald Trump non ha mai nascosto che gli USA debbano abbandonare l'Europa al proprio destino e uscire dalla Nato (1). Questa è la grande paura non solo delle élites europee ma anche dei Democratici americani che hanno in fretta e furia fatto approvare una legge che vieta al Presidente USA di uscire dalla Nato senza l'autorizzazione preventiva del Congresso addirittura con maggioranza dei 2/3 (2).

Anche sulla sponda europea dell'Atlantico comunque si inizia a temere un ritorno di Trump con un conseguente ritiro degli USA dalla Nato, che di fatto significa ritiro americano dall'Europa. La prima a parlare è stata la Presidente della BCE Cristine Lagarde la quale ha dichiarato pubblicamente che la vittoria di Donald Trump alle presidenziali USA di novembre sarebbe da considerare come una minaccia per l'Europa (3). E' chiaro che nelle élites europee il grande timore è sempre lo stesso: la rottura della Nato e la conseguente fine della “protezione” a stelle e strisce per i paesi europei.  Ma anche il Primo Ministro belga De Croo ha dichiarato che l'Europa “deve diventare più forte, più indipendente e più sovrana se Trump verrà rieletto presidente degli Stati Uniti", che è un modo come un altro per indorare la pillola ai popoli che dovranno sobbarcarsi le spese di riarmo (con conseguenti rinunce sul fronte del welfare) qualora venisse a mancare l'ombrello militare americano.




Immagine 1: Come l'ISPI illustrò la proposta russa agli USA

 

Premesso che fino a quando Trump non ritornerà alla Casa Bianca (se mai gli permetteranno di rientrare) siamo nel regno delle ipotesi, sebbene suffragate da dichiarazioni autorevolissime al di qua e al di là dell'Atlantico, va detta una cosa: è una pia illusione credere che gli USA (trumpiani) cederebbero l'Europa in cambio di nulla. C'è qualcosa sotto.

A mio modo, se si verificasse questa ipotesi, più che ad un ritiro unilaterale saremo di fronte ad uno scambio; l'eterno cinico do ut des tipico delle diplomazie. Gli USA vanno via dall'Europa, e in cambio otterrebbero dalla Russia quello che veramente Trump brama: la neutralità di Putin nel conflitto (speriamo freddo) con la Cina . A prima vista ciò che ho illustrato potrebbe apparire una ipotesi come tante, ma anche qui abbiamo una formidabile pezza d'appoggio. E' stata proprio la Russia poco prima che iniziasse l'invasione dell'Ucraina ad aver inviato agli USA una proposta di accordo globale nella quale vi è scritto chiaro e tondo che Washington deve ritirare le sue armi nucleari dall'Europa e tutte le truppe Nato devono andare via dall'Europa dell'Est (4). E non è forse questa una uscita degli USA dalla Nato? E non è forse l'uscita degli USA dalla Nato l'adesione a quel documento del 2021 che il Cremlino inviò a Washington? Ipotesi - suggestioni forse - ma certamente suffragate da autorevoli dichiarazioni e da un background in politica estera di Trump  - che abbiamo già visto durante la sua permanenza alla Casa Bianca - fondato sull'adesione alla dottrina Kissinger che  si caratterizza per la ricerca di un'alleanza con la Russia  al fine di circondare la Cina è metterla così sotto assedio come vorrebbe fare Washington. Ossia la strategia opposta rispetto a quella nota come dottrina Brezinski (sostenuta dai Democratici di Biden) che prevede prima lo scontro con la Russia e successivamente - solo dopo la sconfitta di Mosca - la resa dei conti con Pechino.

Non bisogna stupirsi, se dietro l'idea di Trump di abbandonare l'Europa e la Nato c'è un simile stratagemma, sarebbe semmai stupefacente se Trump cedesse l'Europa senza un piano preciso e senza chiedere nulla in cambio.

Una cosa è certa, le élites europee, legate a filo doppio con gli USA (e compromesse anche in tante cose note e non note) sono notevolmente nervose per il possibile ritorno del tycoon newyorkese alla Casa Bianca e questo lo si capisce dalla dichiarazioni che molti esponenti del patriziato europeo stanno rilasciando ai mass media. Teniamoci forte perché di qui a novembre ci sarà da ballare, e se vincerà Trump l'Europa subirà uno tzunami politico di proporzioni epocali

 

Fonti


(1) la Repubblica, Trump, spuntano le frasi ascoltate nel 2020: “Non aiuteremo l’Europa se verrà attaccata e lasceremo la Nato”

(2) Panorama, Una Nato senza USA sarebbe finita: approvata la legge anti-Trump

(3)  Ansa, Lagarde, rielezione Trump una minaccia per l'Europa

(4)  il Messaggero, Ucraina, Russia agli Usa: «Via armi nucleari e forze dall'est Europa»

da qui



Derisa e umiliata: come l'Europa si appresta a divenire mera merce di scambio - Giuseppe Masala

 Ho avuto modo di leggere molte reazioni positive al mio articolo sulla fine della Nato a causa della probabile uscita degli Stati Uniti d'America dall'alleanza. Ovviamente non sono mancate le reazioni negative, peraltro ben argomentate e perciò a queste ultime vorrei rispondere. 


L'idea dell'uscita degli USA dall'Alleanza Atlantica circola ormai da anni, suffragata da dichiarazioni assolutamente chiare provenienti da Trump in persona: la Nato è uno strumento inadeguato e costosissimo per gli USA e conseguentemente non più necessario. Senza contare il fatto che i paesi europei hanno approfittato dello strumento – questa è l'idea del tycoon newyorkese – per risparmiare sulle spese militari indirizzando le risorse per fare concorrenza nei mercati mondiali proprio alle aziende americane.

Una situazione che si è dimostrata insostenibile, causando a Washington un deficit di partite correnti e di bilancio mercantile enorme che sta mettendo a rischio il sistema finanziario a stelle e strisce e anche l'egemonia del dollaro nel mercato delle valute. Va altresì rilevato che per anni gli americani hanno provato a spiegare che il saldo delle partite correnti negativo americano andava riassorbito aprendo i mercati europei e consentendo alle merci made in USA di fluire verso l'Europa. Va anche detto, che il peggior politico della storia europea post seconda guerra mondiale, Angela Merkel, da quell'orecchio non ha mai sentito continuando a fare una concorrenza furibonda – basata sull'abbattimento dei costi – agli USA. Tutto questo fino a quando gli USA, esasperati, non hanno iniziato a reagire infliggendo colpi come gangsters durante una rissa da strada. Da qui le provocazioni alla Russia, lo scoppio della guerra e le successive rovinose  sanzioni imposte alla Russia stessa: s'intende rovinose per l'Europa rimasta senza energia e senza il mercato russo.

Ma tutto ciò non è bastato a risolvere il problema del debito estero americano, da qui la guerra in Medio Oriente, e ancora il rischio del ritorno al potere di Trump.

Che questa sia la situazione è pacifico anche in questa parte dell'Atlantico: non si contano ormai le dichiarazioni preoccupate di leader europei sul possibile ritorno al potere del repubblicano e sulle sue intenzioni di abbandonare l'Europa. Ha iniziato la Lagarde, ha continuato il Premier belga De Croo e ha detto la sua anche Tajani il quale spinge (sic) per un esercito europeo, nella convinzione che dobbiamo fare  - molto probabilmente – da soli, per garantire la nostra difesa.

Arrivo ai miei critici. Questi sostengono che Trump stia soltanto bluffando essendo la Nato “proprietà” degli USA. Sostengono i miei critici che non si capirebbe altrimenti per quale ragione Trump voglia distruggere l'alleanza che garantisce l'impero di Washington. Insomma, Trump sarebbe un  mercante, interessato solo a rientrare delle spese della Nato e dunque intenzionato a far pagare integralmente all'Europa i costi della Nato.

Certamente questa visione – così diversa da quella che sostengo io – appare molto razionale, ma secondo me pecca su un punto specifico. Parte dal presupposto che l'Europa sia una parte irrinunziabile dell'Impero americano. Dunque un'Europa ancora centrale negli equilibri mondiali, come nella seconda metà del secolo scorso. La realtà non è più questa, l'Europa è già un'area marginale del mondo, prima per scelta politica propria e poi per scelta di Washington. Dapprima l'Europa, grazie al furore austeritario di Angela Merkel, ha puntato completamente sull'abbattimento dei costi per sostenere la propria competitività sui mercati mondiali. Una scelta platealmente miope che ha reso il continente arretrato dal punto di vista tecnologico. Ci siamo autocastrati ponendoci in concorrenza sul lato dei costi con i paesi emergenti. Certo, una scelta apparentemente positiva nel breve termine ma che nel medio termine porta inevitabilmente all'arretratezza produttiva. Successivamente sono stati gli USA a spingerci ai margini, con le sanzioni alla Russia hanno ridotto l'Europa al rango di area economica senza più sicurezza energetica e quindi impossibilita a impostare un progetto di sviluppo credibile.

Ma non ci avete fatto caso che l'Europa ormai sta provando a sottrarre agli agricoltori terreni fertili con la scusa della sostenibilità ambientale per poi impiantarci costosissime selve di pannelli fotovoltaici? Per forza, non avendo più fonti energetiche dobbiamo arrangiarci  con la cosiddetta energia “pseudo green”. E se impiegando i terreni fertili per produrre energia anziché cibo si crea una crisi alimentare la soluzione è pronta, ovviamente all'insegna del green e della sostenibilità: le farine di insetti sono pronte ad essere commercializzate, così come a breve ci sarà il latte sintetico e la carne coltivata nei bioreattori grazie alla potente irrorazione di ormoni della crescita (se saranno cancerogeni lo scopriremo solo vivendo).

L'aspetto stupefacente è che questo devastante abbassamento della qualità della vita i crisis manager ingaggiati dalla UE e dai governi nazionali ce lo stanno vendendo come scelta dettata dall'amore per l'ambiente, mica come scelta obbligata a causa della carenza di energia. Una mossa comunicativa geniale, chapeau!

Dunque abbiamo una Europa non più centrale, surclassata ormai da molte aree del mondo: non  solo l'anglosfera, la Russia, la Cina, il Giappone e la Corea, ma anche il  Brasile, l'India e l'Indonesia. Dunque siamo ridotti a area del mondo, spendibile e vendibile in cambio di qualcosa da parte degli USA: e il qualcosa l'ho già  indicato. Gli USA cederebbero l'Europa (o più probabilmente parte di essa) all'influenza della Russia in cambio della neutralità del Cremlino nella vera contesa che interessa realmente agli USA: quella con la Cina. Del resto i russi la loro proposta agli USA di un ritiro della Nato dai paesi dell'ex Patto di Varsavia l'hanno già fatta. Proposta che straordinariamente assomiglia agli intendimenti più volte annunciati da Trump.

Non sappiamo se Trump arriverà al potere ma se questo avverrà, è ampiamente probabile che tenterà un grande accordo con Mosca usando l'Europa come merce di scambio.

da qui

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