Che la Nato sia stata per decenni la longa manus del potere imperiale di Washington in Europa è vero sin dai tempi della Guerra Fredda che ha visto contrapporsi (non solo ideologicamente ma anche militarmente) gli USA all'URSS, con i paesi europei in ruolo ancillare: ossia, in caso di bisogno dovevano essere pronti a immolarsi e dunque ad accettare che il territorio europeo diventasse teatro di un nuovo sanguinoso conflitto.
Con la fine della Guerra Fredda e la vittoria sull'URSS lo scopo di questa
alleanza era di fatto raggiunto ma nessuno propose di chiudere l'esperienza e
di far ritirare gli yankees dal suolo europeo. Con il tempo
questa organizzazione, orfana dell'URSS e dei comunisti, si ritagliò un ruolo
da gendarme del mondo. Pensiamo a tale proposito alle guerre nella ex
Yugoslavia che culminarono con i bombardamenti di Belgrado al fine di istituire
uno stato fantoccio nella regione ribelle del Kosovo. Il medesimo discorso si
può fare per quanto riguarda il bombardamento della Libia nel 2011 al fine di
abbattere il governo di Gheddafi e che comportarono la distruzione di un paese
che godeva di uno standard di vita altissimo per l'Africa e la sua
trasformazione in uno stato fallito preda di banditi e di signori della guerra.
Ma la Nato, nel suo ruolo di gendarme, si è spinta anche verso lidi
lontanissimi rispetto all'Europa. Mi riferisco alla missione “Resolute
Support” che portò la Nato fin nei monti dell'Afganistan post regime
talebano.
Si trattò di missioni spesso costosissime e che non portarono mai a
significative vittorie politiche tali da giustificare le spese sostenute. Tutto
questo appariva poco importante nei trionfanti anni novanta del secolo scorso
quando gli USA erano di fatto i padroni del mondo, ma con l'affacciarsi di
altri protagonisti nell'agone mondiale - quali la Cina - divenne sempre più
insostenibile dal punto di vista economico. Infatti già dai tempi di Obama l'élite USA
iniziò a riflettere sul moral hazard europeo che
sfruttava l'ombrello militare della Nato - quasi completamente a spese di
Washington – approfittando per impiegare le risorse finanziarie risparmiate in
ambito militare per ottenere un vantaggio competitivo contro il sistema
produttivo americano, facendo così una concorrenza feroce nei mercati mondiali.
Non parliamo poi del grande cruccio di Washington che non ha mai tollerato
l'acquisto da parte degli europei di gas e petrolio dai russi a prezzi
stracciati, questo perché così non veniva acquistata il GNL di scisto Made in
USA, sia perché con quei prezzi dell'energia veniva dato ai paesi europei un
ulteriore vantaggio competitivo che ormai si traduceva per gli americani in
saldi di bilancia commerciale in profondo rosso e soprattutto in un continuo
dissanguamento di posti di lavoro.
Se durante la presidenza Obama gli USA tentarono di risolvere la questione
bonariamente con l'Europa con la maggior apertura dei mercati europei ai
prodotti americani e con l'aumento delle spese militari da parte degli europei,
con Trump la contesa fu asprissima e non mancarono né gli insulti né la
minaccia americana rivolta alla Germania di ritirare le truppe USA dal paese,
il che avrebbe significato per Berlino la necessità di dare vita ad un rapido e
costosissimo riarmo.
In questo frangente, anche il Presidente francese Macron parlò di Nato
“clinicamente morta”, anche se va detto che probabilmente l'Eliseo era (ed è)
interessato alla fine dell'Alleanza Atlantica nell'ottica di strappare
l'egemonia dell'Europa alla Germania, dato che la Francia è l'unico paese della
EU ad avere un deterrente militare credibile (e comprensivo di testate
nucleari) e un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
L'avvento dell'amministrazione Biden non ha coinciso con un cambio di
direzione nelle richieste americane, sono solo cambiati i metodi: è scoppiata
la guerra in Ucraina con un repentino aumento delle spese militari europee;
mani misteriose hanno (provvidenzialmente per Washington) fatto saltare il
gasdotto North Stream privando di fatto la Germania e l'EU del gas russo e
dunque obbligando i paesi europei ad acquistare costosissimo GNL americano.
Nonostante tutto questo, la Bilancia commerciale e il saldo delle partite
correnti americani non migliorano alla velocità necessaria nei confronti
dell'Europa e conseguentemente le élites si stanno domandando
se quanto finora fatto sia sufficiente. L'ex presidente e grande favorito per
la vittoria delle presidenziali di novembre Donald Trump non ha mai nascosto
che gli USA debbano abbandonare l'Europa al proprio destino e uscire dalla Nato
(1). Questa è la grande paura non solo delle élites europee ma anche dei
Democratici americani che hanno in fretta e furia fatto approvare una legge che
vieta al Presidente USA di uscire dalla Nato senza l'autorizzazione preventiva
del Congresso addirittura con maggioranza dei 2/3 (2).
Anche sulla sponda europea dell'Atlantico comunque si inizia a temere un
ritorno di Trump con un conseguente ritiro degli USA dalla Nato, che di fatto
significa ritiro americano dall'Europa. La prima a parlare è stata la
Presidente della BCE Cristine Lagarde la quale ha dichiarato pubblicamente che
la vittoria di Donald Trump alle presidenziali USA di novembre sarebbe da
considerare come una minaccia per l'Europa (3). E' chiaro che nelle élites
europee il grande timore è sempre lo stesso: la rottura della Nato e la
conseguente fine della “protezione” a stelle e strisce per i paesi
europei. Ma anche il Primo Ministro belga De Croo ha dichiarato che
l'Europa “deve diventare più forte, più indipendente e più sovrana se Trump
verrà rieletto presidente degli Stati Uniti", che è un modo come un altro
per indorare la pillola ai popoli che dovranno sobbarcarsi le spese di riarmo
(con conseguenti rinunce sul fronte del welfare) qualora venisse a mancare
l'ombrello militare americano.
Immagine 1: Come l'ISPI illustrò la proposta russa agli USA
Premesso che fino a quando Trump non ritornerà alla Casa Bianca (se mai gli
permetteranno di rientrare) siamo nel regno delle ipotesi, sebbene suffragate
da dichiarazioni autorevolissime al di qua e al di là dell'Atlantico, va detta
una cosa: è una pia illusione credere che gli USA (trumpiani) cederebbero
l'Europa in cambio di nulla. C'è qualcosa sotto.
A mio modo, se si verificasse questa ipotesi, più che ad un ritiro
unilaterale saremo di fronte ad uno scambio; l'eterno cinico do ut
des tipico delle diplomazie. Gli USA vanno via dall'Europa, e in
cambio otterrebbero dalla Russia quello che veramente Trump brama: la
neutralità di Putin nel conflitto (speriamo freddo) con la Cina . A prima vista
ciò che ho illustrato potrebbe apparire una ipotesi come tante, ma anche qui
abbiamo una formidabile pezza d'appoggio. E' stata proprio la Russia poco prima
che iniziasse l'invasione dell'Ucraina ad aver inviato agli USA una proposta di
accordo globale nella quale vi è scritto chiaro e tondo che Washington deve
ritirare le sue armi nucleari dall'Europa e tutte le truppe Nato devono andare
via dall'Europa dell'Est (4). E non è forse questa una uscita degli USA dalla
Nato? E non è forse l'uscita degli USA dalla Nato l'adesione a quel documento
del 2021 che il Cremlino inviò a Washington? Ipotesi - suggestioni forse - ma
certamente suffragate da autorevoli dichiarazioni e da un background in
politica estera di Trump - che abbiamo già visto durante la sua
permanenza alla Casa Bianca - fondato sull'adesione alla dottrina
Kissinger che si caratterizza per la ricerca di un'alleanza con
la Russia al fine di circondare la Cina è metterla così sotto assedio
come vorrebbe fare Washington. Ossia la strategia opposta rispetto a quella
nota come dottrina Brezinski (sostenuta dai Democratici di
Biden) che prevede prima lo scontro con la Russia e successivamente - solo dopo
la sconfitta di Mosca - la resa dei conti con Pechino.
Non bisogna stupirsi, se dietro l'idea di Trump di abbandonare l'Europa e
la Nato c'è un simile stratagemma, sarebbe semmai stupefacente se Trump cedesse
l'Europa senza un piano preciso e senza chiedere nulla in cambio.
Una cosa è certa, le élites europee, legate a filo doppio
con gli USA (e compromesse anche in tante cose note e non note) sono
notevolmente nervose per il possibile ritorno del tycoon newyorkese
alla Casa Bianca e questo lo si capisce dalla dichiarazioni che molti esponenti
del patriziato europeo stanno rilasciando ai mass media. Teniamoci forte perché
di qui a novembre ci sarà da ballare, e se vincerà Trump l'Europa subirà
uno tzunami politico di proporzioni epocali
Fonti
(1) la Repubblica, Trump, spuntano le frasi ascoltate nel 2020: “Non aiuteremo
l’Europa se verrà attaccata e lasceremo la Nato”
(2) Panorama, Una Nato senza USA sarebbe finita: approvata la legge
anti-Trump
(3) Ansa, Lagarde, rielezione Trump una minaccia per l'Europa
(4) il Messaggero, Ucraina, Russia agli Usa: «Via armi nucleari e
forze dall'est Europa»
Derisa e umiliata: come l'Europa si appresta a
divenire mera merce di scambio - Giuseppe Masala
Ho avuto modo di leggere molte reazioni positive al mio articolo sulla fine della Nato a causa della probabile uscita degli Stati Uniti d'America dall'alleanza. Ovviamente non sono mancate le reazioni negative, peraltro ben argomentate e perciò a queste ultime vorrei rispondere.
L'idea dell'uscita degli USA dall'Alleanza Atlantica circola ormai da anni,
suffragata da dichiarazioni assolutamente chiare provenienti da Trump in
persona: la Nato è uno strumento inadeguato e costosissimo per gli USA e
conseguentemente non più necessario. Senza contare il fatto che i paesi europei
hanno approfittato dello strumento – questa è l'idea del tycoon newyorkese –
per risparmiare sulle spese militari indirizzando le risorse per fare
concorrenza nei mercati mondiali proprio alle aziende americane.
Una situazione che si è dimostrata insostenibile, causando a Washington un
deficit di partite correnti e di bilancio mercantile enorme che sta mettendo a
rischio il sistema finanziario a stelle e strisce e anche l'egemonia del
dollaro nel mercato delle valute. Va altresì rilevato che per anni gli
americani hanno provato a spiegare che il saldo delle partite correnti negativo
americano andava riassorbito aprendo i mercati europei e consentendo alle merci
made in USA di fluire verso l'Europa. Va anche detto, che il peggior politico
della storia europea post seconda guerra mondiale, Angela Merkel, da
quell'orecchio non ha mai sentito continuando a fare una concorrenza furibonda
– basata sull'abbattimento dei costi – agli USA. Tutto questo fino a quando gli
USA, esasperati, non hanno iniziato a reagire infliggendo colpi come gangsters
durante una rissa da strada. Da qui le provocazioni alla Russia, lo scoppio
della guerra e le successive rovinose sanzioni imposte alla Russia
stessa: s'intende rovinose per l'Europa rimasta senza energia e senza il
mercato russo.
Ma tutto ciò non è bastato a risolvere il problema del debito estero
americano, da qui la guerra in Medio Oriente, e ancora il rischio del ritorno
al potere di Trump.
Che questa sia la situazione è pacifico anche in questa parte
dell'Atlantico: non si contano ormai le dichiarazioni preoccupate di leader
europei sul possibile ritorno al potere del repubblicano e sulle sue intenzioni
di abbandonare l'Europa. Ha iniziato la Lagarde, ha continuato il Premier belga
De Croo e ha detto la sua anche Tajani il quale spinge (sic) per un esercito
europeo, nella convinzione che dobbiamo fare - molto probabilmente – da
soli, per garantire la nostra difesa.
Arrivo ai miei critici. Questi sostengono che Trump stia soltanto bluffando
essendo la Nato “proprietà” degli USA. Sostengono i miei critici che non si
capirebbe altrimenti per quale ragione Trump voglia distruggere l'alleanza che
garantisce l'impero di Washington. Insomma, Trump sarebbe un mercante,
interessato solo a rientrare delle spese della Nato e dunque intenzionato a far
pagare integralmente all'Europa i costi della Nato.
Certamente questa visione – così diversa da quella che sostengo io – appare
molto razionale, ma secondo me pecca su un punto specifico. Parte dal
presupposto che l'Europa sia una parte irrinunziabile dell'Impero americano.
Dunque un'Europa ancora centrale negli equilibri mondiali, come nella seconda
metà del secolo scorso. La realtà non è più questa, l'Europa è già un'area
marginale del mondo, prima per scelta politica propria e poi per scelta di Washington.
Dapprima l'Europa, grazie al furore austeritario di Angela Merkel, ha puntato
completamente sull'abbattimento dei costi per sostenere la propria
competitività sui mercati mondiali. Una scelta platealmente miope che ha reso
il continente arretrato dal punto di vista tecnologico. Ci siamo autocastrati
ponendoci in concorrenza sul lato dei costi con i paesi emergenti. Certo, una
scelta apparentemente positiva nel breve termine ma che nel medio termine porta
inevitabilmente all'arretratezza produttiva. Successivamente sono stati gli USA
a spingerci ai margini, con le sanzioni alla Russia hanno ridotto l'Europa al
rango di area economica senza più sicurezza energetica e quindi impossibilita a
impostare un progetto di sviluppo credibile.
Ma non ci avete fatto caso che l'Europa ormai sta provando a sottrarre agli
agricoltori terreni fertili con la scusa della sostenibilità ambientale per poi
impiantarci costosissime selve di pannelli fotovoltaici? Per forza, non avendo
più fonti energetiche dobbiamo arrangiarci con la cosiddetta energia
“pseudo green”. E se impiegando i terreni fertili per produrre energia anziché
cibo si crea una crisi alimentare la soluzione è pronta, ovviamente all'insegna
del green e della sostenibilità: le farine di insetti sono pronte ad essere
commercializzate, così come a breve ci sarà il latte sintetico e la carne
coltivata nei bioreattori grazie alla potente irrorazione di ormoni della
crescita (se saranno cancerogeni lo scopriremo solo vivendo).
L'aspetto stupefacente è che questo devastante abbassamento della qualità
della vita i crisis manager ingaggiati dalla UE e dai governi
nazionali ce lo stanno vendendo come scelta dettata dall'amore per l'ambiente,
mica come scelta obbligata a causa della carenza di energia. Una mossa comunicativa
geniale, chapeau!
Dunque abbiamo una Europa non più centrale, surclassata ormai da molte aree
del mondo: non solo l'anglosfera, la Russia, la Cina, il Giappone e la
Corea, ma anche il Brasile, l'India e l'Indonesia. Dunque siamo ridotti a
area del mondo, spendibile e vendibile in cambio di qualcosa da parte degli
USA: e il qualcosa l'ho già indicato. Gli USA cederebbero l'Europa (o più
probabilmente parte di essa) all'influenza della Russia in cambio della
neutralità del Cremlino nella vera contesa che interessa realmente agli USA:
quella con la Cina. Del resto i russi la loro proposta agli USA di un ritiro della
Nato dai paesi dell'ex Patto di Varsavia l'hanno già fatta. Proposta
che straordinariamente assomiglia agli intendimenti più volte annunciati da
Trump.
Non sappiamo se Trump arriverà al potere ma se questo avverrà, è ampiamente
probabile che tenterà un grande accordo con Mosca usando l'Europa come merce di
scambio.
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