lunedì 8 gennaio 2024

Giù nella valle – Paolo Cognetti

mentre ne Le otto montagne i protagonisti erano due amici che si ritrovano dopo anni, qui i protagonisti, fra gli altri, sono due fratelli lontani, in tutti i sensi, riavvicinati da un eredità. 

non mancano la parte femminile, l'ambiente, gli animali, il moloch dell'attività economica, che corrompe e cambia la vita nel mondo. 

tutto va trasformato, gli argini cementati, gli animali prede di disgraziati cacciatori, le piste da sci si moltiplicano (anche se la neve non c'é più), la natura viene violentata.

buona lettura.


Paolo Cognetti consiglia l'ascolto di Nebraska, di Bruce Springsteen

 

 

Ci sono diverse ragioni per cui dovreste leggere “Giù nella valle”.

L’ultimo lavoro di Paolo Cognetti continua con il filone della montagna ma lo declina in modo nuovo, diverso. Se avete amato “Le otto montagne”, date una chance a “Giù nella valle”: il romanzo è ambientato a fondovalle, cuore pulsante della montagna vissuta con i ritmi dell’umanità.

I personaggi che popolano “Giù nella valle” sono sfaccettati e multiformi: è facile sentirsi legati a loro. Troviamo uomini e donne che hanno vissuto tutta la loro vita in montagna e non potrebbero immaginarsi altrove, ma anche figure che da città movimentate come Milano hanno deciso di trasferirsi nel cuore della Valle d’Aosta e non si sentono ancora del tutto parte della comunità.

Ciò che li accomuna è l’amore per la natura, il desiderio di tornare a ritmi più lenti e genuini. Lo stesso desiderio che forse coglierà il lettore nello sfogliare le pagine di “Giù nella valle”.

Nel nuovo romanzo di Paolo Cognetti non ci sono soltanto esseri umani. Non vogliamo rivelarvi troppo; solo il necessario per stuzzicare la vostra curiosità. Concludiamo, quindi, col dirvi che l’autore ha voluto ispirarsi al grande Jack London per raccontare, oltre all’uomo, anche il resto del mondo attraverso il regno animale e le sue leggi ancestrali.

da qui

 

I simboli si trovano già nel paesaggio: le due sponde del Sesia, o come lo chiamano i locali la Sesia, sembrano infatti rappresentare il maschile e il femminile di questa storia. Il lato al sole è quello di Elisabetta, che ha lasciato Milano per amore e per inseguire «la vita vera», e che si immerge nel fiume per chiedergli di proteggere la sua bambina ed è costretta ad accettare lunghe notti di solitudine: «Negli anni, è arrivata ad abituarsi a queste notti solitarie come una parte del suo matrimonio. Ha un marito che a volte dorme con lei, a volte nel bosco. Elisabetta se ne stancherà, un giorno non più lontano». Ma il lato al sole è anche la cagnolina bianca, la compagna dell’animale che semina morte: entrambe sono costrette a vivere in un mondo maschile in cui sono le logiche della violenza a dominare, e ad esse non possono opporre altro che la difesa dell’amore per i propri cari.

L’ombra, invece, ha a che fare con il maschile e con la brutalità degli uomini e del cane/lupo, che uccide per difendere ciò che è suo, tanto il cibo quanto la compagna. Soprattutto, l’ombra ha a che fare con l’abbrutimento e con la dimensione di cupezza che questi personaggi condividono con la foresta in cui si muovono. C’è qualcosa di primario nel modo in cui vengono descritti gli stati interiori: in un mondo tanto dentro la natura e tanto fuori dalla civiltà come quello, è come se le uniche metafore comprensibili fossero quelle con gli elementi concreti dell’ambiente…

da qui

 

La lettura del breve libro “Giù nella valle” non lascia le emozioni del precedente. Si vive una sorta di inquietudine nel leggere la descrizione di questa valle. Spesso è sotto la pioggia, grigia non solo nel colore del cielo, ma anche nello stile di vita degli abitanti. Lo scorrere del fiume, sempre uguale, scandisce la vita umile della valle, un luogo fossilizzato nella propria chiusura.

Il fiume stesso, con il suo corso, delinea una parte al sole e una parte all’ombra – come dice lo stesso autore, come una sorta di giudizio universale insindacabile.

 Io spesso mi dimentico che in cima questa valle c’è quella montagna, che il fiume nasce lì: giù da noi l’ombra era già calata da un pezzo, mentre là sul ghiacciaio rifletteva il sole.“ 

E’ una storia chiusa, quella raccontata da Cognetti, lontana dall´ampio respiro di “ Le otto montagne“, dove ogni personaggio appare statico , primordiale e incapace di evolversi. Anche chi, come Elisabetta, moglie di Luigi, appare piena di vita e di interessi, una volta nella valle si uniforma al suo silenzioso grigiore. Nessuno compie un percorso che lo renda migliore. Tutti, chiusi nella loro valle, non sanno alzare lo sguardo per vedere la montagna da dove nasce il fiume.

da qui




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