mentre ne Le otto montagne i protagonisti erano due amici che si ritrovano dopo anni, qui i protagonisti, fra gli altri, sono due fratelli lontani, in tutti i sensi, riavvicinati da un eredità.
non mancano la parte femminile, l'ambiente, gli animali, il moloch dell'attività economica, che corrompe e cambia la vita nel mondo.
tutto va trasformato, gli argini cementati, gli animali prede di disgraziati cacciatori, le piste da sci si moltiplicano (anche se la neve non c'é più), la natura viene violentata.
buona lettura.
Paolo Cognetti consiglia l'ascolto di Nebraska, di Bruce Springsteen
…Ci sono diverse ragioni per cui
dovreste leggere “Giù nella valle”.
L’ultimo lavoro di
Paolo Cognetti continua con il filone della montagna ma lo declina in modo
nuovo, diverso. Se avete amato “Le otto montagne”, date una chance a “Giù nella
valle”: il romanzo è ambientato a fondovalle, cuore pulsante della montagna
vissuta con i ritmi dell’umanità.
I personaggi che
popolano “Giù nella valle” sono sfaccettati e multiformi: è facile sentirsi
legati a loro. Troviamo uomini e donne che hanno vissuto tutta la loro vita in
montagna e non potrebbero immaginarsi altrove, ma anche figure che da città
movimentate come Milano hanno deciso di trasferirsi nel cuore della Valle
d’Aosta e non si sentono ancora del tutto parte della comunità.
Ciò che li
accomuna è l’amore per la natura, il desiderio di tornare a ritmi più lenti e
genuini. Lo stesso desiderio che forse coglierà il lettore nello sfogliare le
pagine di “Giù nella valle”.
Nel nuovo romanzo
di Paolo Cognetti non ci sono soltanto esseri umani. Non vogliamo rivelarvi
troppo; solo il necessario per stuzzicare la vostra curiosità. Concludiamo,
quindi, col dirvi che l’autore ha voluto ispirarsi al grande Jack London per
raccontare, oltre all’uomo, anche il resto del mondo attraverso il regno
animale e le sue leggi ancestrali.
…I simboli
si trovano già nel paesaggio: le due sponde del Sesia, o come lo chiamano i
locali la Sesia, sembrano infatti rappresentare il
maschile e il femminile di questa storia. Il lato al sole è quello di
Elisabetta, che ha lasciato Milano per amore e per inseguire «la vita vera», e
che si immerge nel fiume per chiedergli di proteggere la sua bambina ed è
costretta ad accettare lunghe notti di solitudine: «Negli anni, è arrivata ad
abituarsi a queste notti solitarie come una parte del suo matrimonio. Ha un
marito che a volte dorme con lei, a volte nel bosco. Elisabetta se ne
stancherà, un giorno non più lontano». Ma il lato al sole è anche la
cagnolina bianca, la compagna dell’animale che semina morte: entrambe
sono costrette a vivere in un mondo maschile in cui sono le logiche
della violenza a dominare, e ad esse non possono opporre altro
che la difesa dell’amore per i propri cari.
L’ombra, invece, ha a che fare con il maschile e con la
brutalità degli uomini e del cane/lupo, che uccide per difendere ciò che è suo,
tanto il cibo quanto la compagna. Soprattutto, l’ombra ha a che fare con
l’abbrutimento e con la dimensione di cupezza che
questi personaggi condividono con la foresta in cui si muovono. C’è qualcosa di
primario nel modo in cui vengono descritti gli stati interiori:
in un mondo tanto dentro la natura e tanto fuori dalla civiltà come quello, è
come se le uniche metafore comprensibili fossero
quelle con gli elementi concreti dell’ambiente…
La lettura del breve libro “Giù nella valle” non lascia le emozioni
del precedente. Si vive una sorta di inquietudine nel leggere la descrizione di
questa valle. Spesso è sotto la pioggia, grigia non solo nel colore del cielo,
ma anche nello stile di vita degli abitanti. Lo scorrere del fiume, sempre
uguale, scandisce la vita umile della valle, un luogo fossilizzato nella
propria chiusura.
Il fiume stesso, con il suo corso, delinea una parte al sole e una parte all’ombra – come
dice lo stesso autore, come una sorta di giudizio universale insindacabile.
Io spesso mi dimentico che in cima questa
valle c’è quella montagna, che il fiume nasce lì: giù da noi l’ombra era già
calata da un pezzo, mentre là sul ghiacciaio rifletteva il sole.“
E’ una storia chiusa, quella raccontata da Cognetti, lontana
dall´ampio respiro di “ Le otto montagne“, dove ogni personaggio appare
statico , primordiale e incapace di evolversi. Anche chi, come Elisabetta,
moglie di Luigi, appare piena di vita e di interessi, una volta nella valle si
uniforma al suo silenzioso grigiore. Nessuno compie un percorso che lo renda
migliore. Tutti, chiusi nella loro valle, non sanno alzare lo sguardo per
vedere la montagna da dove nasce il fiume.
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