La guerra contro i bambini non è cominciata il 7 ottobre, né in Palestina, né in Africa, né altrove. I bambini di al-Khalīl-Hebron, ritratti in queste foto tratte da CPT/Flickr, lo sanno bene. Non a caso Repubblica, scrive con disprezzo che a Hebron, “la terra più calda della Cisgiordania, è sempre Intifada” e trova strano – ma anche un po’ indecente – che lì i Palestinesi stiano con Gaza.
Il vertice del potere e della ricchezza del capitalismo, costituito da
circa 70-80 milioni di persone (il noto uno per cento di una popolazione
mondiale stimata in 8 miliardi di persone, ndt), ormai da molto
tempo ha perso ogni scrupolo, gettando a mare anche la minima tentazione
umanitaria. Sono disposti a far massacrare metà dell’umanità per
continuare a star bene lassù in alto.
Le guerre degli ultimi decenni sono state tutte contro i popoli. Dalla
«guerra contro la droga» in America Latina, alle guerre nello Yemen, in Libia,
Siria, Afghanistan fino alle varie guerre scoppiate in Africa, con scarsa
copertura giornalistica e minor interesse da parte dei media.
Alcuni analisti sostengono che attualmente ci sono «cinque genocidi
simultanei nel mondo» («Cinco genocidios actuales»): nella
regione sudanese del Darfur dal 2003; nel Tigray, in
Etiopia; nel nord-ovest della Repubblica Democratica del Congo; e
quello perpetrato dall’Azerbaigian contro il popolo armeno nel
Nagorno Karabakh.
L’aggressione nei confronti della popolazione della Striscia di Gaza è
l’ultimo episodio di una serie quasi ininterrotta di violenze contro i popoli,
con lo scopo evidente di espellere con la forza milioni di persone. L’accumulazione
per espropriazione/quarta guerra mondiale contro i popoli è iniziata con
l’occupazione dei territori e l’espulsione della popolazione che li abitava,
per trasformare la vita in merce. Questo è stato analizzato e denunciato in
molte occasioni.
Ciò che adesso sta diventando evidente è che vengono anche per cancellare
le popolazioni. Non si accontentano più di costringerle ad andare altrove. Ora si tratta di
eliminare i popoli fastidiosi, quelli che non si adattano, quelli che si
aggrappano alle loro terre e ai loro territori, quelli che vogliono continuare
a vivere come hanno sempre fatto: con la terra e i suoi campi, nella semplicità
della vita contadina.
I popoli, infatti, abitano territori che il capitale cerca di accaparrarsi,
sia per la biodiversità che racchiudono, sia per la presenza di ricchezze
minerarie o di idrocarburi nel sottosuolo, sia per la semplice abbondanza di
acqua, sia per qualsiasi condizione che faccia di questi spazi una possibile
fonte di profitto.
La vecchia frase che veniva messa sulle labbra dei banditi che assaltavano
le carrozze in luoghi remoti: «o la borsa o la vita», non è più valida. Vengono
per entrambe le cose. Non tanto perché la vita sia per loro più o meno importante della borsa,
ma perché la semplice esistenza della vita umana sta creando problemi
ai più potenti, a quell’uno per cento della popolazione più ricco.
Alberto Morlachetti è stato fondatore del collettivo Pelota de
Trapo, nella zona sud della periferia di Buenos Aires. Nel 2009, sotto un
governo progressista, aveva scritto un articolo intitolato «Madre, abbi cura
del tuo bambino: vengono a prenderselo» («Madre, cuida a tu niño: vienen por él»). «Quei bambini
che lottano per la loro vita minacciata dalle giornate che finiscono senza
mangiare, hanno il sapore della resistenza», ha scritto, indignato per la
violenza sistematica che subiscono tanti bambini e per l’indifferenza della
società e delle autorità. Oggi le cose sono peggiorate in modo esponenziale.
Stiamo vivendo dentro una guerra civile contro i bambini poveri e con la
pelle del colore della terra. Perché sono i resistenti di domani, quelli che
possono mettere in difficoltà il sistema. I bambini non sono solo il
futuro, la loro esistenza nutre la nostra speranza. Senza bambini, il
futuro è cancellato. Per questo la Banca Mondiale ha si è impegnata a
combattere (e persino criminalizzare) le cosiddette “gravidanze adolescenziali”
e a ridurre i tassi di natalità dei settori popolari. Il linguaggio che viene
utilizzato comincia a svelare le intenzioni profonde.
A pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, l’ex presidente argentino
Mauricio Macri, l’uomo forte del futuro governo di Javier Milei, si è riferito
ai piqueteros[1] chiamandoli «orchi», mentre un
ministro israeliano considera i palestinesi «animali umani». Per poter
eliminare una parte della società, bisogna prima spogliarla della sua umanità,
dopo la si potrà assassinare senza commettere un crimine, come ha spiegato una
volta Giorgio Agamben.
Per dirla a grandi linee, dalla recinzione[2] dei campi in Inghilterra, a partire dal 1600 circa, la storia del
capitalismo è stata la storia della distruzione di pascoli, foreste e terre
comunali per creare appezzamenti individuali, espropriando i contadini per
costringerli a lavorare nelle fabbriche. Lo sgombero forzato delle
popolazioni si è intensificato con la Conquista dell’America, e più
recentemente con l’estrattivismo.
Il sistema ha imparato dalle sue difficoltà e dalle nostre resistenze. La
sua scommessa è che tra qualche decennio non esistano più i popoli originari e
i contadini che pongono tanti ostacoli all’accumulazione. Sanno che, dopo
cinque secoli, i popoli sono ancora lì. E questo ‘problema’ non può essere
estirpato solo con l’uccisione di massa.
Di qui l’attacco ai bambini, ovunque. Non sono loro forse l’immensa
maggioranza dei poveri del mondo? Non si tratta affatto di un caso. Se il
bersaglio sono i popoli e interi settori della società, il modo migliore per
schiacciarli è far sparire i bambini in vari modi, come sta accadendo a Gaza.
Dobbiamo difenderli, è una condizione per la sopravvivenza.
Fonte: “Los de arriba vienen por todo”, in La Jornada,
01/12/2023.
Traduzione a cura di Camminardomandando.
[1] Lavoratori disoccupati che in Argentina per protesta bloccano le
strade (ndt).
[2] Allusione al processo di imposizione delle enclosures (letteralmente
‘recinzioni’), che ha portato gradualmente all’espropriazione dei campi, dei
pascoli e dei terreni comuni, privatizzandoli e sottraendoli al controllo
collettivo per trasformarli in risorse, beni, proprietà private soggette alle
leggi della scarsità e del valore (ndt).
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