sabato 22 marzo 2025

“Unione dei risparmi e degli investimenti”: il ricatto franco-britannico sulla pelle dei correntisti (anche italiani) - Giuseppe Masala

Da sempre sostengo la tesi secondo la quale la vera causa scatenante del conflitto in corso in Europa è il rischio bancarotta di alcuni paesi che sotto l'aspetto della posizione finanziaria netta hanno accumulato passivi sostanzialmente impagabili. In particolare a vivere questa situazione sono la Francia e la Gran Bretagna che non a caso sono i Paesi che più spingono per l'invio di truppe in Ucraina sotto la falsa bandiera delle truppe di pace.

L'anno scorso scrissi un articolo che provava a spiegare come Mario Draghi nella sua proposta illustrata all'Ecofin di Gend del 24 Febbraio 2024 (dove era l'ospite d'onore), ritenesse che il modo di coniugare gli interessi della Francia, grande debitrice dell'Unione Europea con quelli della Germania, grande creditrice, era quello di procedere ad un grande riarmo europeo che coniugasse l'offerta francese (che è il più grande esportatore di armi della EU) con le enormi risorse finanziarie presenti nei paesi nord europei ed in particolare in Germania.

Ipotizzavo anche che la UE avrebbe forse costituito un veicolo privato ad hoc, come il MES, dove avrebbero fatto confluire i finanziamenti a fronte dell'emissione di obbligazioni private;  oppure ancora magari la UE avrebbe optato per far confluire le risorse in una sorta di Ente Europeo per il Riarmo direttamente dagli Stati che si sarebbero finanziati con l'emissione di speciali titoli di stato “di scopo”.  Aggiungevo peraltro – sarcasticamente – che ai burocrati europei non è mai mancata la fantasia quando c'è da congegnare complessi meccanismi finanziari. E infatti non mi sono sbagliato, a livello di creatività hanno dato sfoggio di virtuosismi degni di Magritte!

Infatti proprio in questi giorni è stato fatto trapelare che la UE sta preparando un provvedimento per la cosiddetta “Unione dei risparmi e degli investimenti” (SIU, Savings and Investments Union). Si tratta, cito il Sole24Ore“di un piano che ha l’obiettivo di smuovere almeno una parte dei 10mila miliardi di euro dei piccoli risparmiatori custoditi nei conti correnti bancari (e sostanzialmente inutilizzati) per trasformarli in capitale di rischio e in investimenti. L’obiettivo è sostenere la competitività dell’industria europea e le nuove priorità, a cominciare dalla difesa”.

Dunque l'argomentazione – a leggere il Sole – sarebbe la seguente: esiste in Europa un enorme massa di risparmi pari a 10 mila miliardi di Euro di piccoli risparmiatori che potrebbero essere investiti. Per Bacco! Faccio una scoperta: le banche tengono miliardi e miliardi di euro (ben 10mila!) non investiti per il semplice fatto che sono depositi a pronti (ovvero pagabili a vista ai risparmiatori)? Dunque – deduco che – le banche hanno enormi depositi dove stipano enormi quantità di banconote, come lo zio Paperone della Walt Disney, e magari come lui i banchieri nel fine settimana vanno a fare dei meravigliosi bagni nelle banconote, giusto? 

Direi di no.

Per quanto mi è dato sapere, gli istituti di credito investono anche le risorse finanziarie sotto forma di deposito a pronti (i C/C) ovviamente secondo le migliori regole dell'asset management che prevede una ponderazione del rischio dell'investimento sotto ogni aspetto. Ovviamente si lasciano un cuscinetto di liquidità (sulla scorta della loro esperienza) bastevole a soddisfare senza patemi le richieste della clientela. Sottolineo, che sappiamo tutti che qualora ci fosse un improvviso aumento dei prelievi le banche possono rivolgersi sia al mercato interbancario e come ultima istanza alla stessa banca centrale. Dunque, tolto il cuscinetto, tutto viene investito.

Faccio una importante sottolineatura: gli investimenti di queste risorse sono fatti a nome e per conto della banca, che si assume i rischi e dove il cliente è assolutamente garantito avendo solo aperto un conto corrente.  Ed è qui che sta il punto.  Gli investimenti che la Commissione UE vorrebbe mobilitare non sono a nome e per conto della banca ma a nome e per conto del correntista: in altri termini, con il Progetto di “Unione dei risparmi e degli investimenti” si vorrebbe incentivare in qualche modo i risparmiatori ad assumersi loro stessi e direttamente il rischio dell'investimento. Il perché temo sia abbastanza semplice da capire: i banchieri hanno detto che le banche non intendono fare investimenti diretti nei settori previsti perchè – evidentemente – considerati troppo rischiosi. E allora molto meglio imbonire la vecchietta o il meccanico del paese di provincia, esattamente come accadde con lo scandalo delle obbligazioni subordinate, con cui furono pelati i risparmi del popolo bue durante la crisi bancaria degli anni dieci. Del resto i banchieri non sono certo fessi al punto da investire a proprio nome e a proprio conto su – per esempio – una oscura start-up di Avignone che si occupa di cyberwar, meglio farci investire direttamente il cliente che il cyberwar pensa al massimo sia un videogioco.

A riprova che il nocciolo è questo, basta continuare a leggere gli articoli di stampa che presentano l'Unione dei Risparmi per vedere che non mancano i soliti pelosi ed ipocriti riferimenti alla “alfabetizzazione finanziaria” dei risparmiatori: in altri termini “io il corsetto te l'ho fatto, caro risparmiatore, ora sei in grado di camminare con le tue gambe e fare le tue scelte”, sembra voler dire la signora von der Layen. Come se bastasse un corsetto da 100 o 200 ore per riuscire a tener testa agli agguerritissimi studi legali, e agli staff economico-finanziari delle banche!

Ma per quale ragione i Paesi che hanno del risparmio in eccesso (ovvero sia quelli che hanno il NIIP positivo) dovrebbero accettare di farlo affluire verso i Paesi con una posizione finanziaria netta negativa e magari anche per finanziare imprese che hanno un business rischiosissimo e che potrebbero portare ad enormi perdite i risparmiatori? In altri termini, perché tedeschi, olandesi, italiani, austriaci ecc. dovrebbero consegnare i loro risparmiatori a Macron (e magari Starmer) per farli spennare per le feste?

La risposta è molto probabilmente nella politica estera e nella enorme crisi bellica che sta scuotendo l'Europa: francesi e inglesi sono i più oltranzisti nel voler mandare dei contingenti in Ucraina (che peraltro i russi già hanno detto che bombarderanno), ma forse questa apparente follia che ha pervaso Londra è Parigi è solo uno strumento di pressione verso i paesi creditori. Sembra quasi che Macron e Starmer dicano “o ci viene data una mano a riequilibrare i nostri conti nazionali, o noi facciamo saltare il banco e peraltro in una guerra con la Russia i paesi più a rischio siete voi, cari creditori. Noi abbiamo l'estrema carta dell'arma nucleare e voi no!”.  Un azzardo particolarmente folle, ma la scombiccherata idea dell'Unione dei Risparmi europea assume assoluta razionalità proprio nella logica del ricatto franco-britannico. Meglio perdere un po' di soldi tedeschi o italiani piuttosto che trasformare l'Europa in un campo di battaglia.

Rimane un ultimo quesito. Questa mossa disperata basterà a riequilibrare i conti nazionali intra europei? Non è certo purtroppo. Anche se andrà in porto (ed è tutto da vedere, visto che molti Paesi storcono il naso) non è detto che basti per due ordini di ragioni. Primo, anche da oltre Atlantico hanno messo gli occhi sui risparmi europei (oltre che sulle attività produttive); in un momento di probabile sgonfiamento della bolla di Wall Street certo a Washington preferirebbero che queste ingenti risorse finissero a Wally piuttosto che rimanere in Europa, e per giunta anche a finanziare aziende che faranno concorrenza all'apparato produttivo militare-industriale statunitense. Il secondo punto è che si vocifera sempre di più di una possibile fuga di capitali cinesi dall'Europa. I cinesi sanno bene che Trump vuole risolvere il conflitto in Europa per concentrarsi sul prossimo conflitto contro di loro nell'indo-pacifico, pertanto si inizia a pensare che Pechino farà ritirare i propri capitali prima che gli europei, su ordine americano, inizino a congelarli esattamente come hanno fatto con i russi, che stanno rischiando di perdere circa 300 miliardi di euro investiti della loro banca centrale

Infatti è lo stesso Financial Times ad informarci che le autorità di Hong Kong stanno lavorando per creare un'alternativa ai sistemi di deposito titoli europei Euroclear e Clearstream, al fine di ridurre la dipendenza dalle infrastrutture finanziarie occidentali. L'Hong Kong Exchange (HKEX) e l'Hong Kong Monetary Authority intendono trasformare il Central Money Market Settlement System in un depositario internazionale in grado di gestire pagamenti e valute transfrontaliere, tra cui il renminbi. Tutto questo sullo sfondo del congelamento dei beni russi, che spinge i cinesi a cercare alternative, cosa  che potrebbe rappresentare un duro colpo per il sistema finanziario europeo.

Insomma, nonostante la mossa della UE dell'Unione dei Risparmi sia temeraria – se non spregiudicata – vi è il rischio che sia poco più di un pannicello caldo in una partita che  vede quattro giocatori (USA, UE, Cina e Russia) e ben tre piani diversi di scontro; quello economico, quello finanziario e quello bellico-diplomatico.

Smisurata ambizione per qualsiasi attore umano a razionalità limitata capire come andrà a finire, ma certamente seguiremo passo passo questo aspetto della vicenda.


da qui

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