Da sempre sostengo la tesi secondo la quale la vera causa scatenante del conflitto in corso in Europa è il rischio bancarotta di alcuni paesi che sotto l'aspetto della posizione finanziaria netta hanno accumulato passivi sostanzialmente impagabili. In particolare a vivere questa situazione sono la Francia e la Gran Bretagna che non a caso sono i Paesi che più spingono per l'invio di truppe in Ucraina sotto la falsa bandiera delle truppe di pace.
L'anno scorso
scrissi un articolo che provava a
spiegare come Mario Draghi nella sua proposta illustrata all'Ecofin di Gend del
24 Febbraio 2024 (dove
era l'ospite d'onore), ritenesse che il modo di coniugare gli interessi della
Francia, grande debitrice dell'Unione Europea con quelli della Germania, grande
creditrice, era quello di procedere ad un grande riarmo europeo che coniugasse
l'offerta francese (che è il più grande esportatore di armi della EU) con le
enormi risorse finanziarie presenti nei paesi nord europei ed in particolare in
Germania.
Ipotizzavo anche
che la UE avrebbe forse
costituito un veicolo privato ad hoc, come il MES, dove
avrebbero fatto confluire i finanziamenti a fronte dell'emissione di
obbligazioni private; oppure ancora magari la UE avrebbe optato per far
confluire le risorse in una sorta di Ente Europeo per il Riarmo direttamente
dagli Stati che si sarebbero finanziati con l'emissione di speciali titoli di
stato “di scopo”. Aggiungevo peraltro – sarcasticamente – che ai
burocrati europei non è mai mancata la fantasia quando c'è da congegnare
complessi meccanismi finanziari. E infatti non mi sono sbagliato, a livello di
creatività hanno dato sfoggio di virtuosismi degni di Magritte!
Infatti
proprio in questi giorni è stato fatto trapelare che la UE sta preparando un
provvedimento per la cosiddetta “Unione dei risparmi e degli investimenti” (SIU, Savings and
Investments Union). Si
tratta, cito il Sole24Ore, “di un piano che ha
l’obiettivo di smuovere almeno una parte dei 10mila miliardi di euro dei
piccoli risparmiatori custoditi nei conti correnti bancari (e sostanzialmente
inutilizzati) per trasformarli in capitale di rischio e in investimenti.
L’obiettivo è sostenere la competitività dell’industria europea e le nuove
priorità, a cominciare dalla difesa”.
Dunque
l'argomentazione – a leggere il Sole – sarebbe la seguente: esiste in Europa un
enorme massa di risparmi pari a 10 mila miliardi di Euro di piccoli
risparmiatori che potrebbero essere investiti. Per Bacco! Faccio una scoperta:
le banche tengono miliardi e miliardi di euro (ben 10mila!) non investiti per
il semplice fatto che sono depositi a pronti (ovvero pagabili a vista ai
risparmiatori)? Dunque – deduco che – le banche hanno enormi depositi dove
stipano enormi quantità di banconote, come lo zio Paperone della Walt Disney, e
magari come lui i banchieri nel fine settimana vanno a fare dei meravigliosi
bagni nelle banconote, giusto?
Direi di no.
Per quanto
mi è dato sapere, gli istituti di credito investono anche le risorse
finanziarie sotto forma di deposito a pronti (i C/C) ovviamente secondo le migliori
regole dell'asset management che prevede una ponderazione del rischio
dell'investimento sotto ogni aspetto. Ovviamente si lasciano un cuscinetto di
liquidità (sulla scorta della loro esperienza) bastevole a soddisfare senza
patemi le richieste della clientela. Sottolineo, che sappiamo tutti che qualora
ci fosse un improvviso aumento dei prelievi le banche possono rivolgersi sia al
mercato interbancario e come ultima istanza alla stessa banca centrale. Dunque,
tolto il cuscinetto, tutto viene investito.
Faccio una importante sottolineatura: gli investimenti di queste risorse sono
fatti a nome e per conto della banca, che si assume i rischi e dove il cliente
è assolutamente garantito avendo solo aperto un conto corrente. Ed è qui
che sta il punto. Gli investimenti che la Commissione UE vorrebbe
mobilitare non sono a nome e per conto della banca ma a nome e per conto del
correntista: in altri termini, con il Progetto di “Unione dei risparmi e degli
investimenti” si vorrebbe incentivare in qualche modo i risparmiatori ad
assumersi loro stessi e direttamente il rischio dell'investimento. Il perché
temo sia abbastanza semplice da capire: i banchieri hanno detto che le banche
non intendono fare investimenti diretti nei settori previsti perchè –
evidentemente – considerati troppo rischiosi. E allora molto meglio imbonire la
vecchietta o il meccanico del paese di provincia, esattamente come accadde con
lo scandalo delle
obbligazioni subordinate, con cui furono pelati i risparmi del popolo bue
durante la crisi bancaria degli anni dieci. Del resto i banchieri non sono certo fessi al punto
da investire a proprio nome e a proprio conto su – per esempio – una oscura
start-up di Avignone che si occupa di cyberwar, meglio farci investire
direttamente il cliente che il cyberwar pensa al massimo sia un videogioco.
A riprova
che il nocciolo è questo, basta continuare a leggere gli articoli di stampa che
presentano l'Unione dei Risparmi per vedere che non mancano i soliti pelosi ed
ipocriti riferimenti alla “alfabetizzazione finanziaria” dei risparmiatori: in
altri termini “io il corsetto te l'ho fatto, caro risparmiatore, ora
sei in grado di camminare con le tue gambe e fare le tue scelte”, sembra
voler dire la signora von der Layen. Come se bastasse un corsetto da 100 o 200
ore per riuscire a tener testa agli agguerritissimi studi legali, e agli staff
economico-finanziari delle banche!
Ma per quale
ragione i Paesi che hanno del risparmio in eccesso (ovvero sia quelli che hanno
il NIIP positivo) dovrebbero accettare di farlo affluire verso i Paesi con una
posizione finanziaria netta negativa e magari anche per finanziare imprese che
hanno un business rischiosissimo e che potrebbero portare ad enormi perdite i
risparmiatori? In altri termini, perché tedeschi, olandesi, italiani, austriaci
ecc. dovrebbero consegnare i loro risparmiatori a Macron (e magari Starmer) per
farli spennare per le feste?
La risposta
è molto probabilmente nella politica estera e nella enorme crisi bellica che
sta scuotendo l'Europa: francesi e inglesi sono i più oltranzisti nel voler
mandare dei contingenti in Ucraina (che peraltro i russi già hanno detto che
bombarderanno), ma forse questa apparente follia che ha pervaso Londra è Parigi
è solo uno strumento di pressione verso i paesi creditori. Sembra quasi che
Macron e Starmer dicano “o ci viene data una mano a riequilibrare i nostri
conti nazionali, o noi facciamo saltare il banco e peraltro in una guerra con
la Russia i paesi più a rischio siete voi, cari creditori. Noi abbiamo
l'estrema carta dell'arma nucleare e voi no!”. Un azzardo particolarmente
folle, ma la scombiccherata idea dell'Unione dei Risparmi europea assume
assoluta razionalità proprio nella logica del ricatto franco-britannico. Meglio
perdere un po' di soldi tedeschi o italiani piuttosto che trasformare l'Europa
in un campo di battaglia.
Rimane un
ultimo quesito. Questa mossa disperata basterà a riequilibrare i conti
nazionali intra europei? Non è certo purtroppo. Anche se andrà in porto (ed è
tutto da vedere, visto che molti Paesi storcono il naso) non è detto che basti
per due ordini di ragioni. Primo, anche da oltre Atlantico hanno messo gli
occhi sui risparmi europei (oltre che sulle attività produttive); in un momento
di probabile sgonfiamento della bolla di Wall Street certo a Washington
preferirebbero che queste ingenti risorse finissero a Wally piuttosto che
rimanere in Europa, e per giunta anche a finanziare aziende che faranno
concorrenza all'apparato produttivo militare-industriale statunitense. Il
secondo punto è che si vocifera sempre di più di una possibile fuga di capitali
cinesi dall'Europa. I cinesi sanno bene che Trump vuole risolvere il conflitto
in Europa per concentrarsi sul prossimo conflitto contro di loro
nell'indo-pacifico, pertanto si inizia a pensare che Pechino farà ritirare i
propri capitali prima che gli europei, su ordine americano, inizino a
congelarli esattamente come hanno fatto con i russi, che stanno
rischiando di perdere circa 300 miliardi di euro investiti della loro banca
centrale.
Infatti è lo stesso
Financial Times ad informarci che le autorità di Hong Kong stanno lavorando
per creare un'alternativa ai sistemi di deposito titoli europei Euroclear e
Clearstream, al fine di ridurre la dipendenza dalle infrastrutture finanziarie
occidentali. L'Hong Kong Exchange (HKEX) e l'Hong Kong Monetary Authority
intendono trasformare il Central Money Market Settlement System in un
depositario internazionale in grado di gestire pagamenti e valute
transfrontaliere, tra cui il renminbi. Tutto questo sullo sfondo del
congelamento dei beni russi, che spinge i cinesi a cercare alternative,
cosa che potrebbe rappresentare un duro colpo per il sistema finanziario
europeo.
Insomma,
nonostante la mossa della UE dell'Unione dei Risparmi sia temeraria – se non
spregiudicata – vi è il rischio che sia poco più di un pannicello caldo in una
partita che vede quattro giocatori (USA, UE, Cina e Russia) e ben tre
piani diversi di scontro; quello economico, quello finanziario e quello
bellico-diplomatico.
Smisurata
ambizione per qualsiasi attore umano a razionalità limitata capire come andrà a
finire, ma certamente seguiremo passo passo questo aspetto della vicenda.
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