sabato 29 marzo 2025

Super riarmo tedesco, «la Germania è tornata», e l’AfD - Piero Orteca

Leggete la storia, metabolizzatela e non sottovalutate mai la Germania. Ogni volta che ha riarmato è finita in tragedia. E se domani decidesse di ‘correre da sola’, blindandosi come la superpotenza d’Europa e cadesse nelle mani di un governo di esaltati?

 

Alcune differenze sostanziali tra gli europei

Facendo un’analisi delle ‘traiettorie diplomatiche’ di alcuni grandi Stati europei, balzano subito agli occhi, nelle ultime settimane, alcune differenze sostanziali. In particolare, colpisce proprio l’atteggiamento di Berlino che, rispetto ad altri attori di più conclamato peso geopolitico, come Francia e Regno Unito, ha deciso di dare il via a una politica di riarmo senza precedenti. O, almeno, i precedenti per i cultori della storia con la ‘S maiuscola’ ci sono, e si rivelano tutti abbondantemente infausti. Il fatto, poi, che il Cancelliere in pectore, Friedrich Merz, abbia accompagnato il ‘grande salto tedesco’ con una sorta di slogan da ‘Quarto Reich’, «la Germania è tornata», solleva ulteriori perplessità.

Preoccupazioni legittime

Prima di tutto perché con il suo ‘Blitzplan’ da mille miliardi (di cui però, attenzione, per ora 500 vanno alle infrastrutture) pensato, finanziato e finalizzato in solitaria, Berlino si mette sotto i piedi (nei fatti) qualsiasi ipotesi di coordinamento preventivo-operativo con il resto dell’Unione Europea. E poi perché l’esborso appare sinceramente sproporzionato (anche se diluito nel tempo, 12 anni) rispetto alle fantomatiche ‘emergenze’ (addirittura un’imminente invasione russa) invocate come alibi. Insomma, qualcosa non quadra. Pensate che solo fino al 2030, la Bundesbank ha calcolato debito aggiuntivo militare fino a 220 miliardi. Laddove, invece, la UE ne mette solo 150 (come prestiti) a disposizione di tutti gli altri 26 Paesi. Viene il sospetto (o molto di più) che dietro la retorica che in questi giorni inonda molti dibattiti in Occidente e, particolarmente, tra il Reno e l’Elba (l’ex Germania Ovest) ci siano ragioni nettamente più prosaiche, quasi mercantilistiche, dove c’entrano molto la politica interna e le crisi del settore manifatturiero e dell’automotive.

Disagio tedesco contemporaneo

Possiamo allora costruire un modello interpretativo del disastro contemporaneo tedesco, che spieghi il passaggio da una Germania motore di sviluppo a un Paese che, invece, potrebbe tornare a far paura ai suoi vicini? Si può ragionare. Il problema era la ‘Schuldenbrense’,  il freno costituzionale del debito, che imponeva ai governi tedeschi di non sforare oltre lo 0,35% del Pil. Bene, dopo le recenti elezioni, il quadro politico era così sconvolto che i parziali vincitori (CDU) si sono dovuti alleare con i perdenti (SPD e Verdi) per uno dei voti più importanti nella storia della Germania: tornare ai vecchi deficit pubblici, che erano stati eliminati da Angela Merkel, appunto introducendo la “Schuldenbremse”. Ma, e qui la democrazia esce pesta e sanguinante, Herr Merz, avendo bisogno di una maggioranza qualificata, per una nuova legge di revisione costituzionale, ha riunito per l’ultima volta il vecchio Parlamento, prima di mandarlo definitivamente a casa. E così, ha fatto approvare una legge da cui dipendono i destini della nuova Germania dal defunto Bundestag, dopo che 60 milioni di tedeschi si erano appena espressi in modo esattamente diverso.

Spese Difesa senza limiti di bilancio

Non è una questione di merito, ma di quello che nel Diritto si chiama ‘principio di ragionevolezza’, e che la stessa Corte costituzionale tedesca, però, non ha ritenuto di applicare. Confermando così la validità di una riforma che ha effetti notevoli sul nuovo governo del Paese, ma che è stata votata da parlamentari che non rappresentano più, in alcun modo, la volontà popolare. Ora, perché potrebbe essere importante legare l’eliminazione del ‘freno del debito’ al nuovo massiccio riarmo tedesco? È semplice: la nuova legge prevede che le spese per la difesa siano esentate dai limiti di bilancio. E siccome, in teoria, il coefficiente debito-Pil di Berlino  (nel 2024 era solo al 64 per cento) ha ancora larghi margini di estensione, si può ritenere che una Germania ‘che è tornata’, come si è fatto scappare Merz, potrebbe diventare agevolmente, in un quinquennio, la nuova potenza militare dominante in Europa.

Germania e la tentazione nucleare

Se poi i suoi governi lo volessero, potrebbero anche organizzare un’altra bella riunione notturna al Bundestag e costruirsi un «arsenale nucleare faidate» in un paio di mesi. Quindi, i guai che potrebbero arrivare dal riarmo tedesco sono appena cominciati. Non essendovi una soglia di debito da osservare in questo campo, le scelte dipendono dall’esecutivo. Quello che non si è capito finora è che il malessere per il sistema politico-sociale tedesco è molto più profondo di quanto pensiamo. Coloro che sbrigativamente gli analisti liquidano come ‘populisti’, non sono tutti estremisti. Molti sono delusi dal sistema. D’altro canto, alle recenti elezioni generali, chi governava (la coalizione di centro-sinistra) è uscito con le ossa rotte, mentre l’opposizione cristiano-democratica ha vinto, ma solo ‘per modo di dire’. Nel senso che ha una maggioranza relativa che per governare non le serve a niente. Ha bisogno, insomma, di mettere in piedi una Grosse koalition, appunto con l’SPD.

Partiti non solo populisti ma antisistema

Nel Paese hanno preso quota i partiti anti-sistema, spesso definiti un po’ genericamente ‘populisti’. Specie a Est, in Brandeburgo, Turingia e Sassonia, queste formazioni, di destra e di sinistra, hanno avuto un boom. Mettendo all’angolo, in primis, i socialdemocratici e arginando anche il possibile recupero dei centristi della CDU. Insomma, la Germania, specie l’ex DDR, sta diventando un caso-scuola da scienza politica. Qui i problemi sociali ed economici scatenati dai rivolgimenti geopolitici, non hanno trovato risposte adeguate da parte dei partiti tradizionali. Così è esplosa non solo l’estrema destra xenofoba di AfD (Alternative fur Deutschland), ma anche la formazione radicale di sinistra di BSW, ‘costola’ di Die Linke.

Niente impedisce, specie se il riarmo di Merz dovesse essere accompagnato da nuove tasse e tagli alla spesa sociale, che anche a Ovest il Paese prenda fuoco. E una Germania armata fino ai denti, con Alternative fur Deutschland al potere, sinceramente ci fa più paura di Putin.

da qui

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