Leggete la storia, metabolizzatela e non sottovalutate mai la Germania. Ogni volta che ha riarmato è finita in tragedia. E se domani decidesse di ‘correre da sola’, blindandosi come la superpotenza d’Europa e cadesse nelle mani di un governo di esaltati?
Alcune differenze sostanziali tra
gli europei
Facendo un’analisi delle ‘traiettorie diplomatiche’ di alcuni grandi
Stati europei, balzano subito agli occhi, nelle ultime settimane, alcune
differenze sostanziali. In particolare, colpisce proprio l’atteggiamento di
Berlino che, rispetto ad altri attori di più conclamato peso geopolitico, come
Francia e Regno Unito, ha deciso di dare il via a una politica di riarmo senza
precedenti. O, almeno, i precedenti per i cultori della storia con la ‘S
maiuscola’ ci sono, e si rivelano tutti abbondantemente infausti. Il fatto,
poi, che il Cancelliere in pectore, Friedrich Merz, abbia accompagnato il
‘grande salto tedesco’ con una sorta di slogan da ‘Quarto Reich’, «la Germania
è tornata», solleva ulteriori perplessità.
Preoccupazioni legittime
Prima di
tutto perché con il suo ‘Blitzplan’ da mille miliardi (di cui però, attenzione,
per ora 500 vanno alle infrastrutture) pensato, finanziato e finalizzato in
solitaria, Berlino si mette sotto i piedi (nei fatti) qualsiasi ipotesi di
coordinamento preventivo-operativo con il resto dell’Unione Europea. E poi
perché l’esborso appare sinceramente sproporzionato (anche se diluito nel
tempo, 12 anni) rispetto alle fantomatiche ‘emergenze’ (addirittura
un’imminente invasione russa) invocate come alibi. Insomma, qualcosa non
quadra. Pensate che solo fino al 2030, la Bundesbank ha calcolato debito
aggiuntivo militare fino a 220 miliardi. Laddove, invece, la UE ne mette solo
150 (come prestiti) a disposizione di tutti gli altri 26 Paesi. Viene il
sospetto (o molto di più) che dietro la retorica che in questi giorni inonda
molti dibattiti in Occidente e, particolarmente, tra il Reno e l’Elba (l’ex
Germania Ovest) ci siano ragioni nettamente più prosaiche, quasi
mercantilistiche, dove c’entrano molto la politica interna e le crisi del
settore manifatturiero e dell’automotive.
Disagio tedesco contemporaneo
Possiamo
allora costruire un modello interpretativo del disastro contemporaneo tedesco,
che spieghi il passaggio da una Germania motore di sviluppo a un Paese che,
invece, potrebbe tornare a far paura ai suoi vicini? Si può ragionare. Il
problema era la ‘Schuldenbrense’, il freno costituzionale del debito, che
imponeva ai governi tedeschi di non sforare oltre lo 0,35% del Pil. Bene, dopo
le recenti elezioni, il quadro politico era così sconvolto che i parziali
vincitori (CDU) si sono dovuti alleare con i perdenti (SPD e Verdi) per uno dei
voti più importanti nella storia della Germania: tornare ai vecchi deficit
pubblici, che erano stati eliminati da Angela Merkel, appunto introducendo la
“Schuldenbremse”. Ma, e qui la democrazia esce pesta e sanguinante, Herr Merz,
avendo bisogno di una maggioranza qualificata, per una nuova legge di revisione
costituzionale, ha riunito per l’ultima volta il vecchio Parlamento, prima di
mandarlo definitivamente a casa. E così, ha fatto approvare una legge da cui
dipendono i destini della nuova Germania dal defunto Bundestag, dopo che 60 milioni
di tedeschi si erano appena espressi in modo esattamente diverso.
Spese Difesa senza limiti di
bilancio
Non è una
questione di merito, ma di quello che nel Diritto si chiama ‘principio di
ragionevolezza’, e che la stessa Corte costituzionale tedesca, però, non ha
ritenuto di applicare. Confermando così la validità di una riforma che ha
effetti notevoli sul nuovo governo del Paese, ma che è stata votata da
parlamentari che non rappresentano più, in alcun modo, la volontà popolare.
Ora, perché potrebbe essere importante legare l’eliminazione del ‘freno del
debito’ al nuovo massiccio riarmo tedesco? È semplice: la nuova legge prevede
che le spese per la difesa siano esentate dai limiti di bilancio. E siccome, in
teoria, il coefficiente debito-Pil di Berlino (nel 2024 era solo al 64
per cento) ha ancora larghi margini di estensione, si può ritenere che una
Germania ‘che è tornata’, come si è fatto scappare Merz, potrebbe diventare
agevolmente, in un quinquennio, la nuova potenza militare dominante in Europa.
Germania e la tentazione nucleare
Se poi i
suoi governi lo volessero, potrebbero anche organizzare un’altra bella riunione
notturna al Bundestag e costruirsi un «arsenale nucleare faidate» in un paio di
mesi. Quindi, i guai che potrebbero arrivare dal riarmo tedesco sono appena
cominciati. Non essendovi una soglia di debito da osservare in questo campo, le
scelte dipendono dall’esecutivo. Quello che non si è capito finora è che il
malessere per il sistema politico-sociale tedesco è molto più profondo di
quanto pensiamo. Coloro che sbrigativamente gli analisti liquidano come
‘populisti’, non sono tutti estremisti. Molti sono delusi dal sistema. D’altro
canto, alle recenti elezioni generali, chi governava (la coalizione di
centro-sinistra) è uscito con le ossa rotte, mentre l’opposizione
cristiano-democratica ha vinto, ma solo ‘per modo di dire’. Nel senso che ha
una maggioranza relativa che per governare non le serve a niente. Ha bisogno,
insomma, di mettere in piedi una Grosse koalition, appunto con l’SPD.
Partiti non solo populisti ma
antisistema
Nel Paese
hanno preso quota i partiti anti-sistema, spesso definiti un po’ genericamente
‘populisti’. Specie a Est, in Brandeburgo, Turingia e Sassonia, queste
formazioni, di destra e di sinistra, hanno avuto un boom. Mettendo all’angolo,
in primis, i socialdemocratici e arginando anche il possibile recupero dei
centristi della CDU. Insomma, la Germania, specie l’ex DDR, sta diventando un
caso-scuola da scienza politica. Qui i problemi sociali ed economici scatenati
dai rivolgimenti geopolitici, non hanno trovato risposte adeguate da parte dei
partiti tradizionali. Così è esplosa non solo l’estrema destra xenofoba di AfD
(Alternative fur Deutschland), ma anche la formazione radicale di sinistra di
BSW, ‘costola’ di Die Linke.
Niente impedisce, specie se il riarmo di Merz dovesse essere accompagnato da nuove tasse e tagli alla spesa sociale, che anche a Ovest il Paese prenda fuoco. E una Germania armata fino ai denti, con Alternative fur Deutschland al potere, sinceramente ci fa più paura di Putin.
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