giovedì 20 marzo 2025

La censura a Eric Gobetti e la scuola sotto tutela - Maria Chiara Acciarini

 

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”: quante volte abbiamo citato il primo comma dell’art. 33 della Costituzione, nella consapevolezza che in queste parole è racchiuso il fondamento stesso della libertà della cultura nell’ordinamento repubblicano? Ebbene, nelle ultime settimane in Piemonte la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà d’insegnamento sono state sottoposte a uno specifico attacco, autoritario e aggressivo, da parte di esponenti di Fratelli d’Italia facenti parte del Consiglio e della Giunta regionali.

Oggetto dell’attacco: l’Istituto di Istruzione Superiore “Aldo Moro” di Rivarolo Canavese. In questa scuola il Dipartimento di Storia e Filosofia, che rappresenta un’articolazione permanente del Collegio dei docenti, aveva organizzato, per l’11 marzo, una conferenza di Eric Gobetti con l’obiettivo approfondire la tematica delle foibe coinvolgendo uno storico di sicura competenza. Tutto procedeva nei corretti e istituzionali binari dell’autonomia scolastica e gli studenti si stavano preparando a dialogare e a confrontarsi liberamente con lo studioso.

Ma la cosa è dispiaciuta a un consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Roberto Ravello, che, attraverso gli organi di stampa, in modo del tutto arbitrario, ha condannato l’iniziativa e ha chiesto che essa fosse annullata. Basta leggere anche una sola delle sue dichiarazioni per comprendere quale sia la sua visione della cultura e della ricerca e, soprattutto, dell’intelligenza delle studentesse e degli studenti: «Gobetti potrà instillare nei ragazzi dell’Aldo Moro tutto il veleno negazionista e revisionista che da sempre lo accompagna nella sua squallida crociata contro le foibe».

A questo punto sono intervenuti sia i docenti del Dipartimento di Filosofia e Storia sia la Dirigente Scolastica, alla quale Ravello non aveva neppure ritenuto opportuno scrivere. Entrambi i comunicati sono leggibili sul sito dell’Aldo Moro e non si può fare a meno di apprezzare la pacata fermezza con cui gli interessati hanno reagito alle infondate accuse del consigliere. I docenti hanno precisato le finalità e i caratteri dell’incontro programmato e la dirigente scolastica ha dimostrato, in questa prima fase, una seria volontà di contrapporsi alla visione autoritaria del consigliere. Ha ricordato lo scopo esclusivamente didattico dell’iniziativa, con cui si voleva stimolare un confronto costruttivo, senza alcun fine negazionista, e ha concluso il suo ragionamento con queste inequivocabili parole: «È per questo motivo che ritengo tale ingerenza non solo inopportuna, quanto irrispettosa dell’autonomia dell’istituto e della professionalità del corpo docente, nonché un attacco personale ingiustificato con tanto di nome e cognome dei presunti “colpevoli”».

I due comunicati portano la data del 4 marzo. Ai docenti, agli studenti, alla dirigente sono intanto giunte espressioni di solidarietà da partiti e associazioni. In un paese democratico, come il nostro dovrebbe essere, la vicenda avrebbe dovuto finire lì e l’incontro con Eric Gobetti avrebbe dovuto svolgersi senza intoppi. Però questo non è accaduto. Sono accaduti, invece, due fatti molto gravi: la conferenza di Gobetti è stata rinviata a “data da destinarsi” e il rinvio è stato portato a conoscenza del pubblico, docenti compresi, non dalla dirigente scolastica, ma da un’entusiastica dichiarazione del consigliere Ravello: «Esprimo profonda soddisfazione, quindi, per il rinvio dell’incontro con lo storico Gobetti, certo che si possa fare un salto di qualità e trasformare un potenziale comizio in un dibattito equilibrato, e un sincero apprezzamento per la decisione della Dirigente che, pur rivendicando un’autonomia scolastica peraltro mai messa in discussione, ha compiuto una scelta di buon senso».

Settantacinque docenti dell’Aldo Moro hanno espresso in un comunicato il loro sconcerto e la loro indignazione per il rinvio e le modalità attraverso il quale ne sono venuti a conoscenza. Anche all’interno del Consiglio Regionale c’è chi si è posto giustamente dei problemi. Alice Ravinale (capogruppo AVS) si è, tra l’altro, chiesta, riferendosi ai consiglieri regionali di Fratelli d’Italia: è stata la scuola a rinviare l’incontro o sono stati loro, imponendosi sull’autonomia scolastica?

Si aspettano ora le risposte di Valditara, auspicabilmente sollecite e chiarificatrici, alle interrogazioni parlamentari presentate dal Partito Democratico e da AVS. In particolare, sarà interessante sentire cosa pensa il ministro delle “pressioni”, certamente non solo mediatiche, a cui sarebbe stata sottoposta la scuola e, in particolare, la Dirigente, a cui è toccata la decisione finale. Dalle risposte di Valditara si attendono anche chiarimenti sulla posizione assunta dall’Ufficio Scolastico Regionale. Nel frattempo, però, l’assessore Marrone, sempre di Fratelli d’Italia, ha ritenuto di doversi inserire nel dibattito, annunciando il progetto Oltre confine – Viaggio nel ricordo 2025 e accusando Gobetti di scarsa credibilità scientifica. Gobetti, ovviamente, non ha avuto problemi nello spiegare limpidamente la sua posizione: «Le foibe sono una tragedia alla fine di una tragedia colossale: il fascismo e la Seconda guerra mondiale portano morte e distruzione in quei territori di confine. Le foibe sono soprattutto una reazione, eccessiva e non giustificabile, alle violenze fasciste e naziste subite in precedenza».

Se si giunge a non fare parlare uno storico come Gobetti all’interno di un’iniziativa didattica programmata da una scuola c’è motivo per essere seriamente preoccupati. E per ricordare le parole con cui Gastone Cottino ha anticipato molti aspetti della situazione attuale: «Siamo dunque di nuovo in un regime? In che senso si può parlare di fascismo? Più che di regime in atto si deve parlare dell’incombenza del fascismo. Cioè siamo in un cammino, in una deriva sapientemente amministrata. In una rete che si sta tacitamente estendendo, che parte dai simboli, dalle date e arriva allo spoil system e all’inserimento di uomini fidati in posizioni nevralgiche nella scuola, nella magistratura e via seguitando» (All’armi son fascisti, Edizioni Gruppo Abele, 2024, p. 15).

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