lunedì 18 marzo 2024

Del nuovo idolo - Friedrich Nietzsche

 

«V’hanno ancora in qualche luogo popoli e greggi, ma presso noi, o miei fratelli, non v’hanno che Stati.

Stato? Che cosa è ciò? Aprite or bene gli occhi, poi che ora vi dirò della morte dei popoli.

«Stato» si chiama il più freddo di tutti i mostri. È freddo anche nel mentire; e la menzogna ch’esce dalla sua bocca è questa: «Io, lo Stato, sono il popolo!».

È una menzogna! Quelli che suscitarono i popoli infondendo in loro la fede e l’amore furon creatori: perchè in tal modo giovarono alla vita.

Distruttori invece sono costoro che tendono trappole a molti e le chiamano Stato: essi appendono sul lor capo una spada e cento desideri.

Il vero popolo non comprende lo Stato e lo odia come il malocchio o come un peccato contro il costume e il diritto.

Questo vi sia il mio insegnamento: Ogni popolo parla a suo modo del bene e del male; e il suo linguaggio non è compreso dal vicino. Questo linguaggio egli lo foggiò secondo i suoi usi e i suoi diritti.

Ma lo Stato mente in tutte le lingue sul conto del bene e del male; mente qualunque cosa egli dica; — e tutto ciò che possiede è rubato.

Tutto è falso in lui: egli morde con denti rubati, e morde bene. Falsi sono pure i suoi visceri.

Babele del bene e del male: ecco la divisa dello Stato. In verità questa divisa significa la volontà di morire: è un segnale che attrae i predicatori della morte.

Troppi sono gli uomini: per quelli che son di troppo fu inventato lo Stato.

Guardate un po’ come esso li attira a sè, quelli che son di troppo! Come li ingoia, come li mastica e rimastica!

«Sulla terra nulla è di me più grande; io sono il dito di Dio» — così rugge il mostro. E non cadano in ginocchio gli orecchiuti e i miopi soltanto.

Ahimè, anche in voi, o anime sublimi, egli insinua le sue tristi menzogna! Ahimè, egli sa indovinare i cuori ricchi che amano prodigarsi!

Sì, egli ha indovinato anche voi, o debellatori dell’antico Dio! La lotta vi stancò, e la vostra stanchezza ora serve al nuovo idolo!

Il nuovo idolo vuol trarre a sè anche gli onesti e gli eroi. Egli si bea volentieri nella luce solare delle buone coscienze — il freddo mostro!

Tutto egli vuol dare a voi, se voi lo adorate: in tal modo s’acquista lo splendore di una nuova virtù e lo sguardo dei vostri occhi superbi.

E con voi egli vuole adescare anche coloro che son di troppo! Sì, con ciò fu inventato un artificio infernale, un corsiero della morte tintinnante negli adornamenti divini.

Sì, la morte di molti con ciò fu inventata, una morte che si dà a credere vita: un dono senza pari per i predicatori della morte!

Lo Stato è là dove tutti, buoni e cattivi, si ubbriacono di veleno: là dove tutti perdono sè stessi: là dove il lento suicidio di tutti si chiama «vita».

Guardate un po’ questi uomini inutili. Essi s’appropriano le opere degli inventori e i tesori dei savi: e chiamano educazione il lor furto. Mercè loro tutto si tramuta in malattia e in miseria!

Guardate un po’ questi uomini superflui! Essi sono sempre ammalati, e vomitano il lor fiele, cui hanno dato il nome di gazzetta. Essi si divorano a vicenda, ma non sanno neppur digerirsi. Guardate un po’ questi superflui! Acquistano ricchezze e con ciò diventan più poveri. Ambiscono la potenza, e anzitutto il grimaldello della potenza: danaro, molto danaro.

Guardate come s’arrampicano, queste agili scimmie! s’arrampicano l’una sull’altra, e vanno a finir tutte nel fango e nell’abisso.

Tendono tutti al trono: la lor follia li spinge — come se sul trono fosse la felicità.

Spesso sul trono sta il fango — e molte volte anche il trono è sul fango!

Pazzi son tutti costoro; pazzi, e scimmie.

Il loro idolo male adora — il freddo mostro: — e tutti puzzano, questi adoratori dell’idolo.

O miei fratelli, vorreste forse esser soffocati dall’alito delle or pudrite bocche e delle loro malsane bramosie! Piuttosto spezzate i vetri alle finestre e salvatevi all’aria libera!

Fuggite il cattivo odore! Fuggite l’idolatria degli uomini inutili. Fuggite il cattivo odore! Allontanatevi dai tristi vapori che si esalano da questi sacrifizi umani!

Ancora la terra è libera per le anime grandi. Ci sono molti posti ancora per le anime solitarie e le gemelle, intorno alle quali aleggia il profumo di mari tranquilli.

Ancor libera è la vita; libera per le anime libere. In verità chi poco possiede è poco posseduto: sia lodata una siffatta povertà: solo là dove lo Stato cessa d’esistere incomincia l’uomo non inutile: di là solo incomincia l’inno del necessario, il ritornello uniforme.

Là dove lo Stato cessa d’esistere — ma guardate un po’ là, miei fratelli: Non vedete laggiù l’arcobaleno, e i ponti del superuomo?».

Così parlò Zarathustra.

(Traduzione dal tedesco di Renato Giani (1915))

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Liberare il Sahara Occidentale - Andrea Guerrizio

Il popolo saharawi è bloccato nei campi rifugiati nel bel mezzo del deserto e sta aspettando un referendum che non è ancora stato indetto. Io e Benjamin siamo stati lì in passato e abbiamo constatato la mancanza di acqua, la scarsità di cibo e le lesioni causate dalle mine sulle persone – Sanna Ghotbi – Abbiamo parlato con famiglie in pena costante per i loro parenti incarcerati ingiustamente nelle prigioni marocchine nel Sahara Occidentale, sono preoccupati perché sanno che vengono torturati e, a volte, spariscono nel nulla. C’è un blocco mediatico quasi impenetrabile ed è per questo che sono davvero poche le persone a conoscenza della questione saharawi”. Un incontro “scioccante”, il desiderio di saperne di più che si fa necessità di conoscere direttamente e raccontare sono all’origine del viaggio in bicicletta che Sanna Ghotbi e Benjamin Ladraa, due attivisti per i diritti umani di nazionalità svedese hanno intrapreso dal 15 maggio 2022 per arrivare, attraverso 40 diversi paesi e oltre 30.000 chilometri di pedalate, in Sahara Occidentale nel 2025 per far conoscere il dramma del popolo Sahrawi appunto nel Sahara Occidentale, un territorio in larga parte sotto la dura occupazione marocchina, delimitato da un muro lungo 2.720 chilometri – quanto la distanza in linea d’aria tra Roma e El Aaiún, la sua capitale – circondato da circa dieci milioni di mine, che divide il popolo saharawi tra quelli che vivono nelle aree controllate dal Fronte Polisario e quelli che vivono sotto occupazione marocchina”.

In questi venti mesi Sanna e Benjamin hanno incontrato politici e dialogato con la società civile al summit G7a Hiroshima, al Consiglio per i Diritti Umani del governo tedesco e con vari membri governativi svedesi, tedeschi, giapponesi e indonesiani e, infine, con trenta università in giro per l’Asia e l’Europa; hanno incontrato molte persone, alla cui curiosità per queste due biciclette cariche di bagagli e una strana bandiera ha fatto seguito spesso solidarietà e incontro: nei quattro mesi trascorsi in Giappone – raccontano – hanno dormito una sola notte in albergo, per il resto sono stati ospiti di chi ha aperto loro la propria casa.

 

In questi giorni sono in Italia: il 16 febbraio li abbiamo incontrati e ascoltati raccontare la loro avventura e la drammatica situazione del popolo Sahrawi presso i locali diZTL-bicidi Roma e nelle prossime settimane raggiungeranno in sella alle loro biciclette, 70 chilometri al giorno di media, Pisa, Firenze, Bologna, Milano e Torino, prima di ripartire alla volta di Svizzera, Francia, Andorre, Spagna, Portogallo, Algeria e quindi finalmente, nel 2025, Sahara Occidentale. 

Il territorio del Sahara Occidentale è occupato illegalmente dal Marocco dal 1975 e i nativi saharawi stanno tutt’ora aspettando un referendum che darebbe loro l’indipendenza dal Marocco. Il quesito referendario è stato loro promesso dall’Onu e dal Marocco nel lontano 1991, ma ancora non si è svolto. Le condizioni di vita del popolo sahrawi sono drammatiche: tra i 200.000 che vivono nei campi profughi in Algeria. “Il Programma mondiale alimentare dell’Onu – evidenziano – stima che metà dei bambini al di sotto dei cinque anni soffra di anemia e un terzo soffre di malnutrizione. La restante parte della popolazione saharawi vive nei territori occupati dove la detenzione, la tortura e le sparizioni sono all’ordine del giorno”.

Secondo l’Onu il Sahara Occidentale è la più grande colonia del mondo rimanente e, tuttavia “non arriva alle dita di una mano il conto delle persone che alla domanda ‘Avete mai sentito parlare prima di stasera della situazione del Sahara Occidentale’ in questi mesi abbiano risposto “Sì!…”.

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domenica 17 marzo 2024

Il paragone di Ursula - Andrea Baranes

 

In un discorso al Parlamento europeo, la presidente della Commissione Europea Von der Leyen ha lanciato un appello a investire nelle armi e nella difesa

 

«Collettivamente, dobbiamo inviare un segnale forte alle imprese. […] L’industria della difesa in Europa ha bisogno di accedere ai capitali. […] Dobbiamo convincere i nostri finanziatori, sia pubblici sia privati a sostenere la nostra industria della difesa». Sono questi alcuni passaggi del discorso tenuto da Ursula von der Leyen al Parlamento europeo riunito in seduta plenaria. Secondo la presidente della Commissione, l’Unione europea «deve svegliarsi, e rapidamente». Riguardo le armi serve una spesa migliore e maggiore che passa in primo luogo per la realizzazione di appalti pubblici su scala europea per la difesa. «Così come siamo riusciti a fare per i vaccini», sostiene von der Leyen.

I problemi nel paragone con i vaccini avanzato da Ursula von der Leyen

Se l’insieme del discorso può gettare nello sconforto, proprio questo passaggio è particolarmente significativo. La prima sensazione è di una leggerissima incongruenza nell’accostare i vaccini, creati per salvare vite umane, a sistemi d’arma, il cui scopo principale è la distruzione e l’uccisione di persone. Ma non è solo per questo che l’esempio dei vaccini colpisce in modo particolare. Ricordiamo come nel corso degli scorsi anni, per fronteggiare la pandemia molti Paesi, India e Sudafrica in testa, avevano chiesto una sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini, sui farmaci e sui kit per diagnosticare la malattia. In pratica la richiesta di superare le rigide regole sui brevetti imposte a livello internazionale dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO nell’acronimo inglese) e in particolare dall’accordo TRIPs sulla proprietà intellettuale.

Malgrado l’emergenza legata alla necessità di agire contro la pandemia, le discussioni e i negoziati andarono avanti quasi per un anno e mezzo, ovvero dall’inizio del 2021 a giugno del 2022, quando si chiudeva la dodicesima conferenza interministeriale della stessa WTO, con un testo finale secondo diversi analisti a dir poco deludente. Di fatto nessuna sospensione dei brevetti, ma unicamente alcuni chiarimenti circa la possibilità di utilizzare le licenze obbligatorie già previste dallo stesso accordo TRIPs. Le licenze obbligatorie sono uno strumento che permette a un Paese in difficoltà economica e in emergenza sanitaria di produrre dei vaccini senza l’autorizzazione dell’impresa che detiene il brevetto (alla quale viene comunque riconosciuto un compenso economico).

In altre parole, se sul fronte interno l’Unione europea si è mossa per promuovere appalti su scala continentale per migliorare la distribuzione e garantire la vaccinazione a tutta la popolazione del Vecchio Continente, a livello internazionale la netta sensazione è che la tutela dei profitti delle multinazionali del farmaco sia stata anteposta a quella della salute umana.

Nemmeno in situazioni di emergenza si mettono in discussione i profitti e la finanziarizzazione

È proprio su questo piano che l’accostamento delle armi ai vaccini fatto da von der Leyen ha forse senso: non si rimettono in discussione i giganteschi profitti nemmeno in situazioni di emergenza. Anzi, le crisi diventano un’occasione per rafforzare ulteriormente una sempre più spinta finanziarizzazione in ogni ambito produttivo. Ricordiamo come queste dichiarazioni seguano quelle recenti dei ministri della Difesa europei secondo i quali anche gli investimenti in armi devono potere essere considerati come “finanza sostenibile” in modo da non limitare in nessun modo l’afflusso di capitali al settore della difesa.

Il perché di prese di posizione cosi forti si può forse capire meglio ricordando che tra tre mesi si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo, e poco dopo verrà nominata anche la nuova Commissione. Per chi punta a vedere confermato il proprio ruolo nelle istituzioni europee, il sostegno di un’industria potente come quella della difesa è fondamentale.

La speranza è che i cittadini europei premino chi vuole costruire la pace

A votare però sono i cittadini, non le lobby. La speranza è che sempre più donne e uomini prendano consapevolezza della follia di una corsa al riarmo in cui ogni parte pensa di potere spendere di più, di acquisire una superiorità di mezzi e tecnologica in un’infinita corsa verso guerre sempre più distruttive. La speranza è che i cittadini europei decidano di premiare chi al contrario si ostina a dire che vorremmo un’Europa che si pone come soggetto forte e autorevole non sul piano militare ma su quello diplomatico e della ricerca di soluzioni politiche e pacifiche alla risoluzione dei conflitti.

È in questa direzione che da sempre si muove la finanza etica. Escludendo ogni finanziamento all’industria delle armi. Evidenziando come oltre mille miliardi di dollari finiscano dal sistema finanziario ai produttori di armi e come siano ancora molte, troppe, le istituzioni finanziarie che sostengono persino l’industria delle armi nucleari. Cercando di opporsi al tentativo di ridurre il controllo e la trasparenza oggi previsti dalla legge 185/90 sull’export di sistemi d’arma italiani.

In altre parole, continuando a muoversi in direzione ostinata e contraria, nella speranza che gli elettori europei capiscano che a fronte di una folle corsa al riarmo, la via della pace è l’unica strada che dobbiamo e possiamo percorrere.

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La libertà di parola negli Stati Uniti: verità e fatti - RAPPORTO

Pubblichiamo la traduzione di un Rapporto pubblicato a marzo dal Ministero degli Affari esteri cinese*


Introduzione

Gli Stati Uniti hanno a lungo rivendicato la loro libertà di parola e perseguito due pesi e due misure, coprendo la manipolazione politica interna e l'ingiustizia sociale con vuoti slogan politici e l'ipocrita maschera morale della cosiddetta “libertà di parola”. Negli Stati Uniti, le lotte politiche calpestano la libertà di parola, le interferenze della stampa minacciano la libertà di parola e i social media violano la libertà di parola. Nell'arena internazionale, gli Stati Uniti sognano ad occhi aperti di continuare a parlare per tutti, ostacolando la democratizzazione delle relazioni internazionali con pratiche egemoniche, distruggendo l'ambiente dell'opinione pubblica internazionale con campagne diffamatorie e illudendo la comunità internazionale con immagini auto-glorificate e retoriche altisonanti.

Questo rapporto, presentando numerosi fatti, mira a svelare cosa sia la “libertà di parola” secondo gli Stati Uniti, cosa gli Stati Uniti facciano realmente e quale sia il loro vero scopo.

 

  1. La libertà di parola negli Stati Uniti non è degna di questo nome

 

·         Gli Stati Uniti considerano la libertà di parola come il fondamento del Paese, ma la calpestano sotto i piedi della realtà politica. Sebbene il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti preveda esplicitamente la “libertà di parola”, le dispute politiche e gli interessi di gruppo hanno costantemente approfittato della forma della “libertà di parola” per danneggiarne l'essenza. Il pubblico non si sente libero di parlare con sincerità, e gradualmente si accorge e si stanca degli slogan e delle promesse ipocrite dei politici.

·         La Knight Foundation degli Stati Uniti ha pubblicato nel 2022 il rapporto di indagine Free Speech in America After 2020, che è stato giudicato dal Free Speech Center statunitense come “lo studio più completo sull'opinione pubblica in materia di libertà di parola”. Il rapporto ha rilevato che la polarizzazione politica e le lotte tra i partiti hanno gravemente compromesso la libertà di parola negli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda le questioni politiche.

·         La libertà di parola negli Stati Uniti è diminuita negli ultimi anni. In un sondaggio nazionale del 2022 condotto dal New York Times e dal Siena College, il 66% dei partecipanti afferma di non credere che gli americani godano di libertà di parola. L'8% afferma inoltre che gli americani non hanno alcuna libertà di parola. Negli ultimi anni, a causa della polarizzazione politica e della violenza politica, le persone sono diventate più caute o addirittura reticenti nel parlare di argomenti politici, temendo attacchi e rappresaglie. Il 46% afferma che la società americana è molto meno libera di parlare di politica rispetto a un decennio fa. Molti parlano il meno possibile o addirittura eludono gli argomenti politici. Le donne sono più caute degli uomini e i giovani più cauti degli anziani. Alcuni giovani sono stati duramente criticati e persino oggetto di ritorsioni per alcune osservazioni politiche.

·         Le restrizioni alla libertà di parola sono piuttosto comuni negli Stati Uniti. La maggior parte degli Stati ha ottenuto risultati negativi nel rispetto della libertà di parola e del diritto di riunione, secondo il rapporto 2022 US State Free Speech Index del Free Speech Institute. Solo tre Stati - Wisconsin, Michigan e Iowa - hanno ottenuto un punteggio superiore al 70%, mentre 35 Stati hanno ottenuto un punteggio inferiore al 50%.

·         Gli Stati Uniti sono sommersi da informazioni false, che ne erodono ulteriormente la credibilità in termini di libertà di parola. Durante le elezioni presidenziali del 2016, i gruppi politici hanno usato i media per diffondere disinformazione e interferire nelle elezioni, con siti web di fake news che hanno ricevuto 159 milioni di visite, pari a 0,64 visite per adulto americano, secondo una ricerca condotta dall'Università di Stanford. Il rapporto della Brookings Institution, Disinformation is Eroding Public Confidence in Democrac (La disinformazione sta erodendo la fiducia del pubblico nella democrazia), pubblicato nel 2022, ha rilevato che le minoranze sono più suscettibili alla disinformazione, e il 51,5% degli intervistati ritiene che il bersaglio sia la comunità nera americana. Negli ultimi anni, le discussioni sui brogli elettorali e la diffusione della disinformazione hanno ulteriormente ridotto la fiducia degli americani nella libertà di parola.

 

  1. Gli Stati Uniti violano la libertà di parola in patria

 

·         Le lotte politiche calpestano la libertà di parola. Non è un segreto che il governo statunitense monitori l'opinione pubblica interna. Carl Bernstein, noto giornalista che ha denunciato lo scandalo Watergate del 1972, ha rivelato in dettaglio la collusione tra la CIA e la stampa. Il New York Times, il settimanale Time, la CBS e altri media hanno stretti legami e collaborano con la CIA per monitorare l'opinione pubblica.

·         Le informazioni false vengono utilizzate per manipolare l'opinione pubblica e interferire con la parola. Il rapporto del Cato Institute ha osservato che “se gli americani si aspettano che i media forniscano informazioni accurate e neutrali sulla politica del governo, commetteranno un grosso errore”. Il governo statunitense collude con i media e spesso diffonde varie informazioni sotto la copertura dei media, al fine di raggiungere obiettivi politici. Nel marzo 2022, il New York Times ha pubblicato un editoriale intitolato There is a Freedom of Speech Problem in America, sottolineando che la società statunitense è intrappolata in un ciclo in cui destra e sinistra si attaccano a vicenda e che la libertà di parola negli Stati Uniti appartiene al passato. Nell'aprile del 2022, l'amministrazione Biden ha annunciato l'istituzione di un comitato volto a combattere la disinformazione sulla popolazione e sulle infrastrutture negli Stati Uniti, che ha incontrato la feroce opposizione dei membri repubblicani del Congresso degli Stati Uniti e dei media di destra. I legislatori repubblicani hanno sostenuto che l'amministrazione sta usando il denaro dei contribuenti per sopprimere la libertà di parola dei media conservatori con il pretesto di reprimere la disinformazione. Il Comitato è stato chiuso dopo sole tre settimane di esistenza a causa delle obiezioni della Commissione per la supervisione e la riforma del governo della Camera degli Stati Uniti. La libertà di parola negli Stati Uniti oggi è più un pallone preso a calci dai partiti che un diritto nelle mani delle persone.

·         Il governo statunitense manipola le informazioni sulle epidemie e sopprime le voci che raccontano la verità. Helen Zhu, una dottoressa di origine cinese che ha avvertito dell'epidemia negli Stati Uniti e ha riportato i risultati dei test, ha ricevuto un ordine di bavaglio dall'amministrazione. Il capitano Crozier, che ha raccontato la verità sull'epidemia sulla portaerei USS Roosevelt, è stato licenziato. Alcuni funzionari del Dipartimento di Stato e del Dipartimento della Difesa, che hanno osato dire la verità, sono stati tutti licenziati. Fauci, un esperto di malattie infettive noto come il “capitano anti-epidemia” degli Stati Uniti, è “scomparso” molte volte.

·         La libertà di parola negli Stati Uniti ha un problema di discriminazione razziale. La percezione della libertà di parola tra i gruppi bianchi è significativamente più forte rispetto ai gruppi neri, dove la libertà di parola è più limitata. Ripercorrendo la storia degli Stati Uniti, la libertà di parola non è mai stata applicata in modo completo ed equo alla comunità nera e i governi statali hanno usato la discrezione per sopprimere i diritti della comunità nera per molto tempo. La comunità nera è spesso trattata in modo diverso quando si tratta di libertà di parola. Nel giugno 2023, la giudice Earls, l'unica donna afroamericana della Corte Suprema della Carolina del Nord, è stata indagata dalla Commissione per gli standard giudiziari della Carolina del Nord dopo aver rivelato in un'intervista che nel sistema giudiziario locale mancava la diversità razziale e di genere e che i suoi colleghi la trattavano in modo diverso a causa della razza e del genere. Nel febbraio 2024, Margaret Satterthwaite, relatrice speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, ha commentato che le indagini disciplinari della commissione sull'unica donna afroamericana giudice dello Stato hanno sollevato sospetti di discriminazione razziale e di genere.

·         Il governo degli Stati Uniti ha dato un giro di vite su TikTok. Prima che la Commissione per l'energia e il commercio della Camera tenesse un'audizione su TikTok nel marzo 2023, diverse organizzazioni statunitensi per la libertà di parola, tra cui l'Unione per le libertà civili, il Centro per la democrazia e la tecnologia e la Coalizione contro la censura, hanno firmato congiuntamente una lettera aperta. In essa si sottolinea che il divieto di TikTok avrebbe avuto un grave impatto sulla libertà di parola nel dominio digitale, violando i diritti del popolo americano secondo il Primo Emendamento. La repressione ha creato un precedente preoccupante, danneggiando la libertà di oltre 150 milioni di utenti americani di TikTok sulla piattaforma. Il governo degli Stati Uniti è rimasto sordo a questi appelli ed è determinato a reprimere TikTok.

·         L'intervento della stampa minaccia la libertà di parola. Negli ultimi anni, la libertà di stampa negli Stati Uniti è stata notevolmente compromessa e l'ambiente di lavoro dei giornalisti è peggiorato. Il corrispondente della CNN Jim Acosta è stato privato delle credenziali di stampa della Casa Bianca per aver chiesto informazioni sulla “carovana di migranti” e sull'“accesso alla Russia” durante un briefing con la stampa della Casa Bianca. Anche alcuni alti funzionari governativi hanno minacciato e attaccato i membri dei media. Il Washington Post, il New York Times e altri media hanno sottolineato che queste parole e fatti hanno aumentato i rischi per la sicurezza dei giornalisti e hanno avuto un grave impatto sulla libertà di stampa. Il governo degli Stati Uniti limita anche la copertura degli eventi giornalistici da parte dei media. Nel 2021, alcuni giornalisti sono stati molestati o danneggiati dalla polizia mentre raccontavano le proteste popolari contro le uccisioni di George Floyd e Dawn Wright da parte della polizia. Secondo l'US Freedom of the Press Tracker, nel 2022 negli Stati Uniti si sono verificati 128 episodi di violazione della libertà di stampa, tra cui 40 attacchi a giornalisti e 15 arresti o azioni penali. Nel 2023, almeno 12 giornalisti negli Stati Uniti sono stati arrestati o incriminati, e diversi sono stati condannati penalmente per normali servizi giornalistici.

 

·         Il controllo dei campus sopprime la libertà di parola. Negli ultimi anni, negli Stati Uniti, vari divieti su parole e libri hanno seriamente interferito con la libertà di parola nei campus. La censura dei libri proibiti nelle scuole pubbliche si è espansa rapidamente dal 2021 e i legislatori di alcuni Stati hanno introdotto “ordini di bavaglio educativo”. Tra il gennaio 2021 e il febbraio 2022, i legislatori repubblicani hanno introdotto più di 150 leggi a livello statale che limitano gli insegnanti a discutere di temi come la razza e la giustizia sociale in classe, oltre a censurare e tracciare il discorso degli insegnanti. Nel 2022, la Individual Rights and Expression Foundation ha condotto un sondaggio su quasi 45.000 studenti di 208 università, scoprendo che il 22% degli studenti si sentiva spesso impossibilitato a esprimersi su determinate questioni. Razza, controllo delle armi, pandemia di coronavirus, azioni antidiscriminatorie e aborto sono diventati campi minati per la discussione e l'espressione. Alliance Defending Freedom ritiene che le scuole pubbliche degli Stati Uniti stiano attualmente reprimendo la libertà di parola istituendo “zone di libertà di parola”, utilizzando politiche vaghe e fuorvianti, obbligando insegnanti e studenti a esprimere determinate informazioni e punendo i membri della facoltà che non si “comportano bene” in termini di libertà di parola.

·         I social media violano la libertà di parola. I gruppi di interesse hanno fatto pressioni sui governi e sulle società di media per regolamentare i social media e sopprimere i discorsi sfavorevoli. Documenti interni rilasciati da Twitter mostrano che lo US Biotech Innovation Group ha inviato lettere al governo statunitense e a Twitter per conto di aziende farmaceutiche come Pfizer, Modena, AstraZeneca e altre, chiedendo di rivedere gli utenti che hanno invitato Twitter a offrire vaccini a basso prezzo e a condividere la proprietà intellettuale e i brevetti per mantenere il monopolio sui vaccini COVID-19. I media statunitensi hanno riferito che il magnate finanziario George Soros ha utilizzato centinaia di milioni di dollari per corrompere centinaia di reti legate ai media statunitensi tra il 2016 e il 2020 per costruire la propria rete mediatica e ottenere così la manipolazione dell'opinione pubblica.

 

·         I social media e i gruppi di interesse che rappresentano bloccano la libertà di parola. Il 30 marzo 2023 il New York Post ha riportato che Twitter ha rimosso quasi 5.000 tweet sulle “proteste dei transgender” davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, citando “l'incitamento alla violenza”. Poiché un numero sempre maggiore di utenti ha espresso dubbi sull'eliminazione dei tweet, Twitter ha cambiato le sue scuse, affermando che l'eliminazione era dovuta al processo di identificazione e cancellazione automatica del sistema, senza considerare il contenuto specifico del tweet. In modo ancora più scioccante, Twitter ha invece sospeso l'account Twitter del Washington Post dopo aver segnalato la cancellazione massiccia di tweet sul suo account Twitter. Il New York Post ha commentato che la mossa di Twitter di bandire il Washington Post è “gravemente incoerente con la libertà di parola dichiarata”. 

 

III. Gli Stati Uniti manipolano la libertà di parola nei Paesi stranieri

 

·         Per mantenere la propria egemonia, gli Stati Uniti spesso manipolano l'opinione pubblica internazionale, aggiungendo “razionalità” e “senso morale” alla propria politica estera. Gli Stati Uniti usano anche i social media per lanciare la guerra psicologica, insieme alle operazioni militari in altri Paesi, e reprimere ogni tipo di retorica contro la guerra. Usano la libertà di parola per praticare due pesi e due misure, creano una cortina di fumo e sostengono che altri Paesi stanno diffondendo “informazioni false”, mentre pubblicano vari rapporti distorti e screditanti basati su informazioni false, per distogliere l'attenzione della comunità internazionale dalle malefatte degli Stati Uniti. Il 4 maggio 2022, il senatore statunitense Rand Paul ha detto senza mezzi termini in un'audizione al Senato: “Sapete chi è il più grande propagatore di disinformazione nella storia del mondo? Il governo degli Stati Uniti”.

·         Durante la Guerra Fredda, il governo degli Stati Uniti ha creato tre organizzazioni mediatiche, Voice of America, Radio Free Europe e Radio Liberty, per condurre la guerra dell'opinione pubblica e attuare un'evoluzione pacifica. Dagli anni '80, con il rapido sviluppo di Internet, gli Stati Uniti hanno sfruttato i loro vantaggi tecnologici e si sono rivolti principalmente ai giovani per diffondere l'ideologia, i valori e i prodotti culturali americani attraverso Internet. Gli Stati Uniti hanno manipolato l'opinione pubblica internazionale, influenzando o addirittura incitando direttamente la popolazione dei Paesi interessati a confrontarsi con il governo. Il 25 febbraio 2022, in un'intervista, l'ex Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha incitato gli hacker statunitensi a lanciare attacchi informatici contro la Russia. Ha dichiarato: “Potremmo anche attaccare molte istituzioni governative, gli oligarchi e il loro stile di vita attraverso attacchi informatici. Abbiamo fatto qualcosa del genere durante la Primavera araba, quando ero Segretario di Stato”. 

·         Il governo degli Stati Uniti usa i social media per fabbricare bugie di guerra per giustificare le interferenze straniere. Nel 2019, il Washington Post ha esposto un documento del programma federale del governo che includeva interviste a più di 400 figure chiave coinvolte nella guerra in Afghanistan, tra cui fonti militari statunitensi, diplomatici, appaltatori militari, funzionari afghani e altri. I documenti dimostrano che il governo statunitense ha cercato di insabbiare i commenti degli intervistati e di nascondere le prove che la guerra non era vincibile, e che gli alti funzionari non hanno mai detto al pubblico la verità durante i 18 anni di guerra in Afghanistan, rendendo difficile per la popolazione ottenere informazioni veritiere. Un documento del 2008 rilasciato dal National Security Archive ha rivelato che l'amministrazione Bush ha rafforzato le accuse contro l'Iraq facendo pressione sulla comunità di intelligence e rilasciando selettivamente prove favorevoli alla posizione del governo, per legittimare la guerra. Il documento cita anche diversi casi di “politicizzazione dell'intelligence”. Ad esempio, le persone coinvolte affermano che se uno staff della CIA avesse fornito informazioni diverse da quelle volute dall'amministrazione Bush, la sua carriera sarebbe stata a rischio. I fatti successivi alla guerra in Iraq indicano che l'Iraq non è stato trovato in possesso di armi di distruzione di massa o associato ad Al-Qaeda. Negli Stati Uniti si sono diffusi sospetti e critiche sulla manipolazione dell'opinione pubblica e sull'inganno del governo nei confronti della popolazione.

·         Le forze armate statunitensi utilizzano i social media per manipolare argomenti e propaganda ingannevole per influenzare la percezione degli altri Paesi. Il Comando centrale degli Stati Uniti ha firmato un accordo per lo sviluppo di software con una società californiana per manipolare i social media attraverso false personalità online e influenzare la popolazione dei Paesi del Medio Oriente. Nel 2022, Twitter ha rilasciato documenti interni al sito web “The Intercept”, esponendo l'uso dei social media da parte dell'esercito statunitense per condurre campagne di disinformazione che giustificano l'uccisione indiscriminata di cittadini di altri Paesi. Il Dipartimento della Difesa aveva sviluppato una “lista bianca” che imponeva a Twitter di dare priorità ai servizi per le agenzie presenti nell'elenco. Il funzionario del Comando centrale Nathaniel Kahle ha chiesto a Twitter, nel luglio 2017, di dare priorità a sei account in lingua araba del governo statunitense che promuovevano “la precisione degli attacchi militari dei droni statunitensi nello Yemen, con l'uccisione di terroristi e non di civili”. “

·         Gli Stati Uniti si vantano della “libertà di parola”, mentre applicano due pesi e due misure agli altri Paesi. Nell'agosto del 2022, lo Stanford Internet Observatory ha pubblicato uno studio intitolato Unheard Voices: Evaluating Five Years of Pro-Western Covert Influence Operations. Lo studio ha rivelato una rete di account interconnessi su piattaforme di social media come Twitter, Facebook e Instagram che utilizzano l'inganno per promuovere la retorica filo-occidentale in regioni come il Medio Oriente e l'Asia centrale, promuovendo il governo degli Stati Uniti, attaccando e diffamando Paesi come Cina, Russia e Iran. Alcuni account utilizzano anche la tecnologia dell'intelligenza artificiale per creare profili personali falsi e diffondere disinformazione. Gli Stati Uniti utilizzano anche diversi mezzi per “silenziare” i media stranieri. I media mainstream russi, come RT TV e Sputnik News Agency, sono stati banditi dagli Stati Uniti e dall'Europa. Gli account ufficiali russi sono stati limitati da piattaforme come Twitter, i canali e le applicazioni mobili russi sono stati rimossi dagli App Store di Apple e Google. I contenuti relativi alla Russia sono soggetti a un controllo estremo.

 

·         Gli Stati Uniti, con il pretesto della “libertà di parola”, attaccano e diffamano ferocemente la Cina. Alcuni politici statunitensi non solo hanno fabbricato in modo sconsiderato dichiarazioni false, come l'esaltazione del “virus cinese” e del “virus di Wuhan”, e altri commenti non veritieri, ma hanno anche attaccato i resoconti dei media che riflettevano obiettivamente la lotta della Cina contro la pandemia. Secondo i media statunitensi, la Casa Bianca ha pubblicato un articolo sul suo sito web ufficiale criticando i media per aver preso i soldi dei contribuenti americani per “promuovere la Cina”. Anche la NBC e la CNN sono state accusate dalla Casa Bianca di essere “fantoccio della Cina” e “nemico pubblico” per aver affermato nei loro servizi le prestazioni antiepidemiche della Cina.

·         I media americani interpretano in modo unilaterale gli eventi e coprono male le notizie relative alla Cina. I media statunitensi hanno interpretato il ritiro delle università americane dalla classifica mondiale delle università e delle professioni come un atto giusto contro la tirannia dell'istruzione superiore americana, ma hanno interpretato il ritiro di alcune università cinesi dalla classifica mondiale come la “politica delle porte chiuse” della Cina nel campo della scienza. Alcuni politici e media statunitensi hanno denunciato come disordini l'assedio del popolo americano al Campidoglio per le elezioni presidenziali. La violenza di strada a Hong Kong, in Cina, è stata invece glorificata come “la ricerca della democrazia e della libertà” e “la bella vista”.

·         Gli Stati Uniti perseguono un doppio standard di libertà di parola nel campo di Internet, stigmatizzando la Cina come “autoritarismo digitale” e definendo l'India “la capitale della chiusura digitale di Internet”. Allo stesso tempo, hanno promosso la formazione della “Internet Future Alliance”, che sostiene di costruire “un futuro aperto, libero, globale, interoperabile, affidabile e sicuro”, escludendo Cina, Russia e altri Paesi. In questo modo, gli Stati Uniti tentano di formare un circolo ristretto ed esclusivo, creando un digital divide e un confronto tra blocchi nel campo di Internet.

·         Gli Stati Uniti usano la “libertà di parola e di stampa” per interferire negli affari interni di altri Paesi e sovvertire i loro regimi. Nel 1970, con il pretesto della “libertà di stampa”, la CIA lanciò una campagna diffamatoria su larga scala contro il governo cileno di Allende, cercando giornali e riviste fuori dal Cile per pubblicare articoli che attaccavano e diffamavano Allende. Inoltre, ha sostenuto l'opposizione nel sequestro delle piattaforme mediatiche, ha istigato azioni antigovernative e ha collaborato con forze politiche come l'esercito cileno e l'Organizzazione degli Stati Americani e altri Paesi dell'America Latina per rovesciare il governo di Allende.

·         Gli Stati Uniti istigano le rivoluzioni colorate con l'aiuto della “libertà di parola”. Approfittando dell'instabilità di alcuni Paesi appena indipendenti dopo il crollo dell'Unione Sovietica, hanno sostenuto e utilizzato i media per sostenere la democrazia occidentale, produrre e diffondere notizie negative sui governi e sui leader locali e aiutare l'opposizione a promuovere la retorica politica. Ad esempio, la creazione di “centri di informazione per la democrazia” in Azerbaigian e Kirghizistan è stata annunciata pubblicamente per assistere lo sviluppo di “media indipendenti” locali e per influenzare e promuovere il “processo di democratizzazione” in quei Paesi. Durante le elezioni parlamentari in Kirghizistan, l'emittente radiofonica Aztec, sostenuta dagli Stati Uniti, ha esaltato le opinioni dell'opposizione e quelle filo-occidentali per formare l'opinione pubblica a favore di un cambio di regime.

·         I siti di social network americani hanno diffuso un gran numero di informazioni false per ostacolare gli sforzi del governo della Repubblica Democratica del Congo (RDC) per combattere l'epidemia di Ebola. Nel 2018, a seguito di un'altra epidemia di Ebola nella RDC, i social media come Twitter e Facebook hanno diffuso sospetti affermando che l'epidemia non esisteva e mettendo in dubbio la retorica del governo sulla sua risposta alla malattia, causando gravi disagi alla lotta locale contro l'epidemia di Ebola. Uno studio del 2019 pubblicato sulla rivista medica The Lancet ha rilevato che le false informazioni hanno portato un quarto della popolazione locale a credere che l'ebola non esistesse e un terzo a credere che il virus fosse usato solo per destabilizzare la regione.

·         I giornalisti internazionali americani subiscono spesso una repressione ingiustificata. Secondo i media statunitensi, nel giugno 2010 a Helen Thomas, nota giornalista di 89 anni, è stato chiesto di commentare Israele quando ha partecipato a una celebrazione alla Casa Bianca del Mese della storia ebraico-americana. È stata costretta a interrompere la sua carriera perché ha risposto “andatevene dalla Palestina”. Nel maggio 2021, la giornalista dell'Associated Press Emily Wilder è stata licenziata per aver “violato la politica dei social media” per aver pubblicato tweet pro-palestinesi. Nel febbraio 2023, il giornalista investigativo veterano Seymour Hersh, vincitore del Premio Pulitzer, ha pubblicato un'inchiesta che rivela che il governo statunitense era dietro il bombardamento del gasdotto Nord Stream. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha dichiarato che l'articolo di Hersh sull'esplosione del gasdotto Nord Stream da parte dell'amministrazione Biden era una falsa informazione e una pura montatura e ha attaccato Hersh.

 

Conclusione

La libertà di parola negli Stati Uniti è una cosa per i politici e i gruppi di interesse nazionali e un'altra per la gente comune. È un modo di dire e fare cose sugli Stati Uniti e un modo di dire e fare cose su altri Paesi. Gli Stati Uniti hanno pubblicato un rapporto per diffamare e accusare senza fondamento altri Paesi di diffondere “disinformazione”, ma gli Stati Uniti sono la fonte della disinformazione e il posto di comando della “guerra cognitiva” in tutto il mondo. Il mondo di oggi non è il momento in cui una menzogna ripetuta migliaia di volte può diventare la verità, o in cui infangare gli altri può imbiancare sé stessi. Gli occhi dei popoli del mondo sono luminosi. Per quanto gli Stati Uniti propagandino la loro libertà di parola e non risparmino sforzi per incolpare altri Paesi di diffondere “false informazioni”, non possono cambiare il fatto che sempre più persone vedono le brutte pratiche degli Stati Uniti: come si affidano alle bugie per tessere “i vestiti nuovi dell'imperatore” e come infangano gli altri per mantenere la loro egemonia.

 

*Articolo originale:

https://www.fmprc.gov.cn/eng/wjbxw/202403/t20240314_11260689.html

 

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sabato 16 marzo 2024

Manicomio militar-industriale - Toni Muzzioli

Ma come stanno i nostri dirigenti politici? Voglio dire i governanti della nostra parte di mondo, quella che un tempo (e oggi di nuovo) si autodefinisce ed autocelebra come “mondo libero”, democratico (la democrazia ci perdoni) e liberale (e ci perdoni anche il liberalismo)?

Crescente preoccupazione destano le condizioni mentali delle nostre classi dirigenti, soprattutto per quel che riguarda la gestione delle crisi internazionali, in particolare la guerra russo-ucraina. E non mi riferisco alle ormai non più occultabili costanti defaillances del POTUS, nonché futuro candidato alle elezioni presidenziali Usa Joe Biden (notevole una delle ultime, quando ha relazionato sull’incontro avuto qualche giorno prima con… Mitterrand!) – se il problema fosse questo staremmo tranquilli. Penso proprio alla lucida follia che presiede da due anni alla gestione della guerra Russia-Nato. Una follia che dilaga soprattutto tra le classi dirigenti europee, visto che per quanto riguarda gli Usa una sua sensatezza esiste, dal momento che questa guerra “da remoto” degli Usa contro la Russia su suolo ucraino in definitiva – e lo ha capito dal primo momento chi non aveva gli occhi ricoperti da spesse fette di salame di Felino – va a tutto vantaggio (1) del suo apparato militar-industriale1 e (2) del suo progetto geostrategico consistente oggi nel frenare l’avanzata di un mondo multipolare e più in particolare (3) nell’“abbassare la cresta alla Germania” (ricordiamo l’adagio che riassume la strategia statunitense dal secondo dopoguerra nell’area euroasiatca: « Keep the Russians out, the Amercans in, the Germans down »).2 Nel caso degli europei siamo invece in presenza di una follia autodistruttiva, nel senso che non solo siamo coinvolti direttamente per ragioni geografiche, ma soprattutto ci stiamo letteralmente autodistruggendo economicamente. Il sabotaggio del Nord Stream 2 nell’estate del 2022 è stata la rappresentazione plastica di questa situazione.3

Ecco, tale processo di impazzimento si arricchisce ora di un ulteriore passaggio, dovuto questa volta a quello da cui ce lo si aspetterebbe di meno, il presidente francese Macron (essendo la Francia sul piano geopolitico in Europa l’unica potenza a esprimere storicamente un po’ autonomia da Washington). È stato infatti il portaborsetta di Brigitte (copyright Dagospia) a dichiarare, alla conferenza internazionale dei sostenitori dell’Ucraina (Parigi, 26 febbraio), che l’Europa potrebbe in futuro partecipare direttamente con proprie truppe alla guerra. Il punto di partenza dello s-ragionamento è che «noi abbiamo la convinzione che la sconfitta della Russia sia indispensabile alla sicurezza e stabilità dell’Europa». Perciò «faremo tutto quello che c’è da fare affinché la Russia non possa vincere questa guerra (…). Per raggiungere quest’obiettivo, tutto è possibile» e anche l’invio di truppe non può «essere escluso». 4

Curioso che i primi a rispondere escludendo la prospettiva, in un primo momento, sono stati proprio gli Stati Uniti (salvo qualche giorno dopo, come vedremo, spararla grossa pure loro). Così hanno fatto un po’ tutti in Europa: dalla Germania alla pur bellicosa Polonia, fino allo stesso segretario generale Nato Stoltenberg («Non ci sono piani per truppe da combattimento della Nato sul terreno in Ucraina»).5 E da ultima è arrivata anche l’Italia, che con Tajani ha escluso del tutto questa possibilità. La Russia dal canto suo si è limitata, lapalissianamente e freddamente, a rilevare che lo scontro diretto sarebbe in questo caso «inevitabile», aggiungendo poi che in verità truppe occidentali sul campo ce ne sono da tempo (britannici e francesi in particolare), come del resto ha ammesso in un forse non involontario lapsus il cancelliere tedesco Olaf Scholz.6

Quella di Macron, in ogni caso, e al di là di motivazioni specifiche che andrebbero indagate,7 si inserisce in quella serie crescente di segnali paurosi che provengono dalle nostre cancellerie e che non fanno sperare niente di buono. Su questo stesso sito avevamo dato notizia (abbastanza in solitudine), poco più di un mese fa, della conferenza stampa congiunta dei capi militari Nato che, presentando la nuova esercitazione “Steadfast Defender 2024” (90.0000 uomini mobilitati fino a fine maggio), invitavano l’Europa a preparasi a un conflitto aperto con la Russia.8

Pochi giorni dopo, ecco le dichiarazioni del segretario Nato Jens Stoltenberg: attendiamoci – ha detto in un’intervista alla “Welt am Sonntag” – «decenni» di guerra contro la Russia. Decenni, non anni! «La Nato non vuole la guerra con la Russia, ma dobbiamo preparaci a un confronto che potrebbe durare decenni». Rilanciando poi la solita baggianata di una Russia intenzionata, in caso di successo in Ucraina, ad espandersi ulteriormente verso Occidente, ha aggiunto: «Dobbiamo ricostruire ed espandere la nostra base industriale più velocemente, in modo da poter aumentare le forniture all’Ucraina e rifornire le nostre scorte. Questo significa passare da una produzione lenta in tempi di pace a una produzione veloce, come è necessario in tempi di conflitto». 9

Insomma, la Nato continua a farci sapere che la guerra dell’Occidente contro la Russia non terminerà, anzi è destinata a cronicizzarsi per gli anni a venire (sempre che, per qualche “errore di calcolo” non debordi in conflitto nucleare, e allora… buona notte). Scordatevi, dunque, le trattative e la diplomazia, che anzi proporrei di superare proprio, sostituendola magari con qualche programma di Intelligenza Artificiale, visto che oggi va tanto di moda.

E ancora il 28 febbraio, all’assemblea plenaria del Parlamento europeo, quella nobildonna tedesca che risponde al nome di Ursula von der Leyen, e che per nostra sciagura presiede la Commissione europea, ha dichiarato, sulla stessa linea, che la guerra alla Russia deve continuare, anche perché «vediamo la potenza e i pericoli generati da una crescente e inquietante lega di Stati autoritari. La Corea del Nord sta consegnando ordini su ordini di munizioni alla Russia. E l’Iran fornisce droni d’attacco, e soprattutto la tecnologia che li supporta, per infliggere danni indicibili alle città e ai cittadini ucraini». In tale scenario «la minaccia di guerra potrebbe non essere imminente ma non è impossibile». Insomma, «i rischi di una guerra non dovrebbero essere esagerati, ma bisogna prepararsi. E tutto ciò inizia con l’urgente necessità di ricostruire, rifornire e modernizzare le forze armate degli Stati membri. L’Europa dovrebbe sforzarsi di sviluppare e produrre la prossima generazione di capacità operative vincenti. E di garantire che disponga della quantità sufficiente di materiale e della superiorità tecnologica di cui potremmo aver bisogno in futuro. Il che significa potenziare la nostra capacità industriale della difesa nei prossimi cinque anni».10

L’Unione europea, infatti, si sta impegnando in un progetto di riarmo, presentato il 5 marzo a Bruxelles, che per ora ha un nome e un acronimo, materie in cui alla Commissione sono maestri, ma non si sa quanta sostanza: “European Defence Industry Programme”, EDIP. Dal momento che la difesa resta di pertinenza dei governi nazionali, quello che la Commissione europea può fare è promuovere un programma di acquisto coordinato (almeno il 40% degli equipaggiamenti entro il 2030), fare in modo che gli acquisti riguardino in misura crescente aziende di paesi Ue 8almeno il 50% entro il 2030), e mettere a disposizione dal bilancio comune un fondo di… 1,5 miliardi di euro (e dire che il ministro francese della Difesa aveva parlato della necessità di almeno 100 miliardi, per fare le cose seriamente…).11

Insomma, l’Europa, già azzoppata economicamente (per scientifica decisione statunitense) da due anni di guerra, si appresta, almeno nella sua fantasia, a dotarsi di un suo piccolo complesso militar-industriale, anche se c’è da dubitare che possa andar molto al di là delle parole, mentre la cosa più probabile è che tutto si riduca a un centro unico d’acquisto UE sul modello, com’è stato detto dalla stessa ineffabile von der Leyen, dei vaccini anti-Covid (per cui, come ha notato un disegnatore satirico, aspettiamoci i carri armati… Astrazeneca).

Siamo insomma di fronte, almeno nelle intenzioni, a un… New War Deal. Dal green al war nello spazio di un mattino!

Chi invece il complesso militar-industriale ce l’ha davvero, e ce l’ha grosso, per dirla con Trump, sono gli Stati Uniti. E così pochi giorni dopo la sparata di Macron, è toccato a Lloyd Austin, segretario della Difesa, evocare anche lui lo scontro diretto con la Russia, se la Ucraina dovesse essere sconfitta («Se l’ucraina cadesse, penso davvero che la Nato potrebbe affrontare la Russia»), in un discorso alla Camera che, però, è stata soprattutto una chiara (e per noi molto istruttiva) perorazione a favore della guerra a uso interno (i dannati repubblicani che stanno bloccando i finanziamenti): «L’Ucraina è importante perché è importante innanzitutto per la nostra sicurezza nazionale. È un investimento: mentre forniamo risorse all’Ucraina, sostituiamo tali risorse con attrezzature più aggiornate presenti nel nostro inventario. Tutto questo fluisce attraverso fabbriche in diversi stati del paese. Ci sono miliardi di dollari investiti per espandere le nostre linee di produzione e aumentare la nostra capacità».

L’Ucraina sta collassando, non solo militarmente, come normale e prevedibile, e penso che prima o poi le nostre classi dirigenti lo dovranno ammettere; quella americana (la più razionale, in definitiva, nel senso che perlomeno persegue un interesse nazionale preciso) sembra la più vicina a farlo. Il momento però non è ancora arrivato. Ora bisogna alzare la voce e vari polveroni (vedi caso Navalny), almeno fino alla celebrazione delle elezioni europee e soprattutto fino alle presidenziali americane (né i governanti europei né quelli americani intendono andare alle elezioni in presenza di una conclamata “sconfitta” della propria guerra santa antirussa). Poi per l’Ucraina si vedrà, tanto più se andrà al governo Trump.

Quel che però si cerca di rendere irrimediabile, almeno da parte americana, è la nuova guerra di civiltà che è stata proclamata due anni fa (ma che veniva preparata da tempo) contro la Russia e tutte le altre “autocrazie” (parola in codice per indicare quelli che ci stanno sui coglioni), nonché uno stato di guerra permanente, vero e proprio ossigeno, oggi più che mai, per il sempre più asfittico, indebitato e finanziarizzato capitalismo Usa. Per Washington si tratta, in definitiva, di una prospettiva dotata di una sua razionalità, nonostante l’immane pericolo in cui getta il mondo intero: è il buon vecchio imperativo di tenere vivo, appunto, il complesso militar-industriale, con le sue oltre ottantamila unità produttive. Per gli europei è forse meglio dire, oggi… manicomio militar-industriale.


NOTE

1 Un recente dossier del “Wall Street Journal” rileva i notevoli profitti che stanno facendo due settori: quello militare-aerospaziale e quello dell’energia (cfr. Luca Incoronato, Russia e Ucraina, la guerra fa ricchi gli Stati Uniti, “QuiFinanza”, 22 febbraio 2024, https://quifinanza.it/politica/geopolitica/guerra-russia-ucraina-guadagni-stati-uniti/795215/ ).

2 Si tratta di una battuta pronunciata dal primo segretario generale della Nato (1954-57), il britannico Hastings Lionel Ismay (1887-1965).

3 Questo sito se ne occupò a suo tempo: cfr. Toni Muzzioli, Il nemico alla nostra testa, “ideeinformazione”, 27 ottobre 2022, https://www.ideeinformazione.org/2022/10/27/il-nemico-alla-nostra-testa/

4 Cfr. Guerre en Ukraine: Macron prévient que l’envoi des troupes occidentales ne peut «être exclu» à l’avenir, “20 Minutes”, 27/02/024, https://www.20minutes.fr/monde/ukraine/4078412-20240227-guerre-ukraine-macron-previent-envoi-troupes-occidentales-peut-etre-exclu-avenir ; Duda, truppe in Ucraina? Non c’è nessun accordo, “Ansa”, 27 febbraio 2024, https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2024/02/27/duda-truppe-in-ucraina-non-ce-nessun-accordo_15fc4761-5323-4c98-86c0-7ca10795d88c.html

5 Nato, ‘Non abbiamo piani di inviare truppe in Ucraina’, “Ansa”, 27 febbraio 2024, https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/02/27/nato-non-abbiamo-piani-di-inviare-truppe-in-ucraina_99f1d1d1-53d0-47c0-9957-66fee1bb9003.html

6 Scholz ha infatti dichiarato di essere contrario all’invio dei missili tedeschi Taurus in Ucraina, armi a lunga gittata e che richiedono personale molto preparato (e dunque truppe tedesche al seguito), perché la Germania non può fare «quel che fanno francesi e britannici» (cioè essere largamente presenti nel teatro di guerra). Immaginate la gioia di Parigi e Londra.

7 L’economista francese Jacques Sapir ha fatto varie ipotesi per questa intemerata: volontà di farsi valere all’interno del consesso europeo, tentativo di fare pressione su quella parte di schieramento politico Usa restio al sostegno all’Ucraina, mera operazione rumorosa ad uso interno in vista delle prossime elezioni europee (qui la traduzione del commento di Sapir, pubblicata sul suo profilo X, a cura di “Scenari economici”: https://scenarieconomici.it/perche-macron-parla-di-intervento-militare-linteressante-punto-di-vista-di-jacques-sapir/ ). In ogni caso si tratta di un comportamento altamente irresponsabile e incendiario per fortuna seccamente rifiutato dalla larga maggiornza del popolo francese (76%) secondo un sondaggio (https://scenarieconomici.it/il-76-dei-francesi-contrario-allinvio-di-truppe-in-ucraina/ ).

8 Cfr. Toni Muzzioli, Mobilitazione totale, “ideeinformazione”, 3 febbraio 2024, https://www.ideeinformazione.org/2024/02/03/mobilitazione-totale/ . La notizia è stata tenuta molto sotto traccia da tutta la stampa dominante, ma anche poco rilevata dai canali informativi critici. Fanno eccezione l’ottimo Stefano Orsi sui sui canali web (YouTube e Telegram) e OttolinaTV.

9 Stoltenberg, la Nato si prepari a un confronto dcennale con Mosca, “ANSA”, 10 febbraio 2024, https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/02/10/stoltenberg-la-nato-si-prepari-a-un-confronto-decennale-con-mosca_3aa05823-3536-40c3-9e54-a0e86ba0cd9a.html

10 Von der Leyen: “Guerra in Europa non imminente, ma neanche impossibile”, “Adnkronos”, 28/0272024, https://www.adnkronos.com/internazionale/esteri/ucraina-guerra-europa-von-der-leyen_3VQwsEwtybkDgI6rAtKbHy

11 Alfonso Bianchi, In Europa parte la corsa al riarmo: “Siamo in pericolo, dobbiamo agire insieme”, “Europa today”, 5 marzo 2024, https://europa.today.it/unione-europea/riarmo-ue-politica-difesa-comune-pericolo-agire-insieme.html

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