martedì 9 luglio 2024

Philip Dick lo aveva detto - Amedeo Spagnuolo

 

Potrebbe anche essere il risultato di una riflessione come la mia condizionata in misura notevole dalle innumerevoli delusioni politico – sociali che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della mia vita soprattutto se confrontate con le tante speranze di “un mondo nuovo” che negli anni della mia giovinezza ancora resistevano.

Però non credo di sbagliarmi nell’affermare che siamo caduti in un baratro dal quale stentiamo ad uscire e che si caratterizza per alcuni aspetti molto inquietanti che si possono riassumere nella consapevolezza di essere entrati nell’era dell’insensatezza e del disordine del mondo. Come spiegare altrimenti la deriva politica che, per esempio, sta interessando il nostro paese nel quale si scopre che proprio quelli che sono maggiormente danneggiati dal neofascismo mascherato che ci governa si rivelano poi come i sostenitori più decisi e convinti del ritorno di una figura autoritaria, inevitabile premessa all’instaurazione di un devastante regime neofascista.

Un autore molto sottovalutato ma che dal mio punto di vista può essere definito assolutamente un genio della letteratura mondiale che ha anticipato con la sua fantascienza i temi di cui si parlava in precedenza, è sicuramente Philip Dick. Infatti, non crediamo di esagerare quando affermiamo che quell’ordine e quel senso del mondo Dick lo cercò per tutta la sua vita. Bisogna dire che in questa sua ricerca Dick non raggiunse mai una visione “stabile” del mondo per cui la sua inquietudine interiore rimase inalterata ma proprio per questo motivo riuscì a descrivere molto bene la realtà paranoica, diciamo pure da incubo, della realtà politico – sociale che si andava sviluppando soprattutto nella seconda metà del Novecento.

Infatti Dick è fortemente legato alla contingenza storica al punto che in molte sue opere si evidenziano situazioni politiche tipiche del suo periodo storico che però anticiperanno anche eventi che si realizzeranno in futuro. Il magma letterario nel quale si mosse Dick spiega anche perché la sua letteratura favorì interpretazioni molto diverse tra loro come ad esempio l’interpretazione rigorosamente marxista che faceva di lui uno scrittore antiborghese e anticapitalista, per passare poi all’interpretazione di Jean Baudrillard che vedeva nella sua tematica del simulacro un’anticipazione di quel concetto di “iperrealtà” conseguenza dell’identificazione tra realtà e immaginazione.

Andando più nel dettaglio, relativamente alle capacità previsionali di Dick, cercherò di elencare alcuni aspetti molto attuali e discussi oggi di cui Dick aveva già parlato nelle sue opere oltre cinquant’anni fa. Partiamo da “Minority Report” uno dei romanzi di Dick reso famoso dall’omonimo film di Steven Spielberg. In quest’ opera Dick immagina una società del futuro nella quale le forze di polizia sono in possesso di strumenti tecnologici talmente sofisticati che gli consentono di prevedere e quindi prevenire in anticipo reati di varia natura prima che questi accadano. Quando fu scritto il libro tutto questo appariva come fantascienza oggi però gli algoritmi di predizione, l’intelligenza artificiale e i big data vengono usati massicciamente dalle aziende per fini commerciali ma anche dalle forze dell’ordine.

L’uso di queste nuove tecnologie da parte delle forze di polizia che in qualche modo osservano e analizzano i nostri comportamenti in modo da poter anticipare le nostre azioni, sollevano seri problemi a riguardo del diritto alla privacy e delle libertà individuali. Un altro aspetto del quale si è interessato Dick nella sua produzione letteraria è quello che riguarda la realtà simulata. In particolare ci sono due libri nei quali questi argomenti vengono trattati stupendamente, uno è “Ubik” e l’altro è “La svastica sul sole”. In entrambi il tema della distorsione della realtà è centrale.

Sembra incredibile, ma nella nostra realtà queste previsioni sembrano sulla via di avverarsi, basti pensare ai software di realtà virtuale e realtà aumentata che stanno diventando sempre più sofisticati e sempre più presenti nella vita quotidiana, per esempio, dei nostri giovani che vedono assottigliarsi sempre di più il confine tra il reale e il virtuale determinando rischi notevoli per ciò che riguarda la possibile visione distorta della realtà che già sta condizionando la vita di tanti adolescenti. Per non parlare di alcuni giochi immersivi capaci di creare mondi paralleli nei quali tanti di noi rischiano di perdersi, insomma proprio l’allarme lanciato dalla letteratura di Dick alcuni decenni fa.

Un tema di forte attualità riguarda la possibilità che le macchine possano riprodurre la coscienza umana e dunque creare seri problemi nel cercare di distinguere ciò che è umano dal non umano. Nell’opera intitolata “Anche gli androidi sognano pecore elettriche?”, dal quale. è stato tratto il film – cult “Blade Runner”, Dick si occupa del confine sottile che separa gli androidi dagli umani. Nel mondo contemporaneo, lo sviluppo vertiginoso della robotica e dell’intelligenza artificiale, ci pone proprio di fronte a questi problemi di cui Dick si preoccupava molto prima di noi. Un tema di stretta attualità è la manipolazione della realtà che si è diffusa oggi in maniera esponenziale nelle nostre società grazie soprattutto al potere dei media, la proliferazione delle fake news, la manipolazione delle informazioni attraverso i social media. La difficoltà sempre più diffusa nel riuscire a distinguere la realtà dalla manipolazione è il tema centrale del libro di Dick intitolato “Ubik”, ma lo stesso tema è presente in tante opere del geniale scrittore americano con la non trascurabile differenza che tali affermazioni Dick le aveva fatte oltre cinquant’anni fa.

Dunque Philip Dick non era solo un autore di fantascienza bensì un autore – visionario che è riuscito ad anticipare di decenni le implicazioni etiche, sociali e politiche che lo sviluppo tecnologico ha determinato nel nostro mondo, insomma basta pensare all’inquietante mutazione che sta subendo il capitalismo contemporaneo che da finanziario si sta trasformando in tecnocapitalismo intendendo con questo termine l’uso strumentale che il capitale fa della tecnologia per continuare a dominare le masse che vivono ai margini di questo nostro povero mondo sbranato senza pietà da un gruppo ristretto di umani voraci che vogliono accumulare altra ricchezza a scapito della maggioranza della popolazione mondiale che continua a impoverirsi.

da qui

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