Il vertice Nato con le sue previste decisioni (altri 40 miliardi a Kiev, che entrerà in un ipotetico dopoguerra, la consegna dei sistemi di difesa antiaerei come i nostri Samp-t e l’arrivo degli F16 ) è stato, secondo copione, un pezzo di teatrale bellicismo che svela senza più pudori come l’europa e gli Stati Uniti intendano perseguire una politica di riarmo e di guerra nei confronti della Russia e della Cina, colpevoli di minacciare l’occidente economicamente e perseguendo i propri interessi geostrategici. In altre parole, la colpa storica di queste due potenze nucleari sarebbe quella di non accettare la pax americana e la de-sovranizzazione imposta dall’occidente.
Per quel che riguarda la Russia, Condoleezza Rice in tempi remoti e i gli
analisti odierni sottolineano che Mosca ha perso la guerra fredda e deve quindi
accettare i diktat (come fecero Germania e Giappone, per non parlare
dell’italia, cioè gli sconfitti della seconda guerra mondiale). Non si
comprende quale guerra abbia perso la Cina, ma anch’essa è sicuramente
colpevole. Ha osato diventare un nostro rivale strategico dal punto di vista
economico e ha intessuto da potenza indipendente relazioni col resto del mondo,
spingendosi fino all’acquisto di asset industriali, porti e centri di
produzione. Dall’alto di una cattedra che non poggia più sull’antico potere
economico e culturale ma solo sulle armi, questi nani politici, che devono il
potere alla loro acquiescenza alla volontà delle oligarchie finanziarie e delle
armi, impartiscono lezioni e morale agli emergenti.
La Cina è diventata anch’essa il nemico. Non pochi mesi addietro c’era
ancora una parte di politica, e quindi di accademia a essa legata, che tentava
dei distinguo. Si provava a staccare Pechino da Mosca, si ammetteva
l’interdipendenza economica. Ma ormai il rozzo linguaggio bellico e
trionfalistico svela la vera natura di un’alleanza offensiva, destinata a
seminare caos e guerre per proteggere l’arroccamento occidentale e la
militarizzazione del dollaro. L’europeizzazione della Nato (altro che difesa
europea) lascia la frontiera orientale all’europa, mentre gli Usa e gli alleati
asiatici si occuperanno di Pechino, che viene ormai presa di petto. La Cina è
il regno del male, come l’Iran e la Corea del Nord. La responsabilità cinese è
quella di aiutare economicamente e con le armi la Russia. Noi facciamo lo
stesso e di più con Kiev, ma la coerenza delle nostre posizioni è come sempre
incomprensibile. Il linguaggio orwelliano esclude logica e razionalità.
Passo dopo passo, il riarmo dell’europa, il raggiungimento del 2% di Pil
per le spese militari, la graduale arrendevolezza alle richieste di Zelensky
che vuole armi letali a lungo raggio per colpire in profondità il territorio
russo, il continuo riferimento a truppe Nato sul terreno come ipotesi da
vagliare, l’appello del generale Cristopher Cavoli, a capo del comando europeo
della Nato, ai ragazzi che devono tornare negli eserciti e infine la
constatazione di dover dar vita a un’economia di guerra, ci fa palpare l’abisso
di fronte al quale siamo stati catapultati. “Non in mio nome!”: dovremmo tutti
gridarlo a questa Europa irriconoscibile, come suggerisce Marco Travaglio. Vi
ricordate all’inizio del conflitto? I pochi, come la sottoscritta, che lo
definivano una guerra per procura, per interposta Ucraina, della Nato contro la
Russia, venivano contraddetti e zittiti. La tattica della rana bollita trova la
sua più eclatante conferma nella strategia delle nostre classi dirigenti che
trascinano in guerra un’opinione pubblica bollita a fuoco lento.
Le migliori penne della nostra diplomazia sono scese in campo per sostenere
una tesi delirante: in vista della probabile vittoria di Trump, la Nato deve
prendere decisioni irreversibili sul sostegno economico e militare all’ucraina
e alla promessa del suo ingresso nell’alleanza. Si pensa quindi che la Nato
debba lavorare contro Washington una volta che la presidenza diventerà
repubblicana? Com’è possibile che diplomatici colti ed esperti sostengano
posizioni tanto farneticanti? A quali poteri quindi la Nato risponderebbe per
gli Usa, se non al loro presidente? La nostra premier Meloni incede raggiante
tra Biden e Zelensky. Dalla Garbatella al vertice del mondo. È facile. Basta
essere eletti con un programma anti-europeo e anti-dem americani, e poi fare
l’opposto di quanto promesso. Con una minoranza di voti, il governo sta
violando la nostra Costituzione: e la chiamano democrazia.
Indignez vous!, il manifesto di Stephane Hessel, è tragicamente attuale.
Queste élite sono disposte a sacrificare la vita e la dignità umana. Oggi tocca
ai ragazzi ucraini e ai 14mila bambini palestinesi innocenti di Gaza. Domani a
chi?
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