Nel documento finale del vertice NATO un attacco duro alla Cina, accusata
di sostenere la Russia in Ucraina. E Stoltenberg finalmente uscente mente sulle
«responsabilità della Cina sull’aggressione della Russia contro l’Ucraina».
Componenti cinesi nelle armi russe? Ce ne sono molte di più in quelle
americane. E lo dice uno studio statunitense che bastava leggere e non essere faziosamente
stupidi
Tecnologie
cinesi nelle armi russe? Di più in quelle americane
La Nato nella versione Stoltenberg-Guerra fredda, reinciampa. Componenti
cinesi nelle armi russe? Ce ne sono di più in quelle americane. E lo dice uno
studio americano! Rapporto del centro di analisi per la ‘Difesa e la Sicurezza
Govini’ di Arlington (Virginia) che nel 2019 ha ricevuto dal Pentagono un
contratto quinquennale da 400 milioni di dollari per monitorare la presenza di
componenti di produzione cinese per lo più elettroniche, nei sistemi d’arma
statunitensi. Analisi documentata e conclusa, e Nato-Stoltenberg sbugiardato.
Rapporto
Govini: componenti cinesi nelle armi USA
Il report di
Govini non era neppure segreto, già ampiamente citato da un articolo di Forbes.
La misura della penetrazione cinese nella catena di approvvigionamento della
difesa statunitense. Con la scoperta che «categorie industriali cruciali per la
difesa nazionale degli Stati Uniti non vengono più costruite in nessuno dei 50
stati». E volendo giocare alla guerra mondiale -riposta Analisi Difesa-, con
soli 25 attacchi ben mirati, un pianificatore militare avversario potrebbe
paralizzare gran parte dell’apparato manifatturiero americano per la produzione
di armi avanzate». E Forbes rivela i «tre numeri che descrivono l’inquietante
dipendenza che il Pentagono e le forze statunitensi hanno dalla Cina per le
forniture per la difesa».
Oltre il 40% dei semiconduttori per i sistemi d’arma del Dipartimento
della Difesa e le sue infrastrutture provengono dalla Cina. Dal 2005 al 2020,
il numero di fornitori cinesi dell’industria della difesa Usa è quadruplicato.
Tra il 2014 e il 2022, la dipendenza americana dall’elettronica cinese è
aumentata del 600%.
Superportaerei
Usa a ‘conduttori’ cinesi
Secondo
Govini, le più recenti portaerei di classe Ford degli Stati Uniti dipendono da
oltre 6.500 semiconduttori di origine cinese per operare. Molte altre navi e
aerei della Marina americana dipendono analogamente da migliaia di
semiconduttori cinesi per funzionare come strumenti di difesa e proiezione di
potenza degli Stati Uniti. I numeri sono allarmanti, ma la tendenza che
descrivono è del declino della capacità interna di costituire gli elementi
costitutivi dei sistemi di difesa statunitensi, sottolinea Gianandrea Gaiani.
«Molti di questi sistemi sono fondamentali sia per l’Ucraina che per Israele
mentre lottano con il sostegno degli Stati Uniti per i propri conflitti»
L’industria
Difesa ovviamente ‘batte cassa’
Per scelta
del governo e del Dipartimento della Difesa, le aziende della difesa hanno
perseguito la ‘produzione snella e l’efficienza finanziari’a, fornendo sistemi
d’arma ’al momento’, senza scorte, con linee di produzione deliberatamente
minimaliste a forze armate che hanno mantenuto scorte quanto più ridotte
possibile. Il risultato, sostiene ora Govini, è stato l’opposto di quanto
previsto: una riduzione dei risparmi. Questi non sono stati consegnati e la
strategia ha contemporaneamente reso vulnerabile la sicurezza americana,
lasciando basse le scorte e riducendo la nostra capacità di ricostituirle la
versione su cui sarebbe possibile discutere o almeno sospettare.
La potenza
industriale cinese
Mentre la
capacità industriale interna degli Stati Uniti si è indebolita, paesi come la
Cina hanno rafforzato la propria e si sono espansi nei mercati globali. Oggi,
sottolinea il rapporto, «quasi un terzo delle aziende globali nel settore della
difesa ha sede in Cina». Mentre la domanda di munizioni, in particolare di armi
a guida di precisione, provenienti da Ucraina e Israele, ha reso palese la
diminuzione delle scorte di ‘proiettili’ nell’arsenale americano, pronto a
distribuire ad Israele la superbomba da una tonnellata per spianare Gaza, o i
proiettili all’uranio impoverito con cui ha armato Kiev.
Il
disinformato Stoltenberg
Da quanto emerge dal Rapporto Govini -sempre Analisi Difesa-, la presenza
di componenti elettroniche ‘made in China’ appare molto più rilevante nei
sistemi d’arma statunitensi e quindi della NATO che in quelli russi. Una
informazione pubblica e nota a chi di dovere. Certamente anche a Stoltenberg
che ha scelto di chiudere il suo non certo esemplare mandato con una menzogna
scoperta. Addio senza rimpianti.
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