Un discorso
senza ombre - Patrizia Cecconi
Una parte dell’Italia, seppur distratta dal cenone di capodanno, alle 20,30
del 31 dicembre ha ascoltato il tradizionale discorso di fine anno del
Presidente della Repubblica. Un’altra parte, invece, non ha posto attenzione
alla Tv, privilegiando la conversazione a tavola e tra il tintinnio di posate e
bicchieri, ha perso il discorso e dovrà accontentarsi dei commenti di politici
e opinion maker , tutti entusiasticamente concordi – tutti eh! da
Salvini a Schlein, da Conte a Tajani, da La Russa di Fratelli d’Italia a
Fratoianni di Sinistra Italiana – nel ritenere che Mattarella ha dato prova di
grandezza nel difendere i diritti umani e l’impegno per la pace, “nel non
rassegnarci alla guerra” dice Conte, o nel porre “l’accento sulla
condanna della guerra” dicono Verdi e Sinistra Italiana.Per onestà
intellettuale, dopo aver ascoltato attentamente il discorso del Presidente e
non averci trovato nulla di quanto riportato dai creatori di opinione delle Tv
nazionali, ho ritenuto opportuno andare a leggere il discorso in questione
perché, ascoltandolo, forse mi era sfuggito qualcosa. Anzi, mi era sembrato
addirittura un discorso falso, impostato a servilismo verso gli attuali potenti
della terra e oltraggioso verso le vittime di quei potenti, oltre che verso i
principi che sono alla base del Diritto universale umanitario.
Mi sono detta che forse ero prevenuta per il fatto che Mattarella fino ad
oggi, nella politica internazionale, non ha mai dato prova di
imparzialità quindi, probabilmente, ero rimasta vittima di un pregiudizio
dovuto a sue precedenti esternazioni e, magari, avevo inconsapevolmente fatto
un confronto impossibile tra lui e il Presidente più apprezzato della nostra
Repubblica, cioè Pertini. Così oggi ho letto, e con molta attenzione, il
discorso che avevo ascoltato la sera del 31 e per dare una valutazione onesta
di quelle parole, ho deciso di procedere a una semplice analisi del contenuto.
Quella che offro alla critica di chi mi legge.
Mattarella saluta i cari cittadini e le care cittadine “Nella consueta
speranza che si aprano giorni positivi e rassicuranti” aggiungendo subito,
come è giusto, che “non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene
intorno a noi” che ci troviamo “in una stagione che
presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità”,
Confesso di non aver capito dove siano le opportunità, comunque il
Presidente continua andando avanti per argomenti. Il primo è la violenza
della guerra, il secondo sarà la pace e poi la sicurezza, i diritti ecc. Ma
vediamoli passo dopo passo.
In ordine di priorità abbiamo “Le devastazioni che vediamo nell’Ucraina,
invasa dalla Russia, per sottometterla e annetterla.L’orribile ferocia
terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini,
donne, uomini, anziani d’Israele. Ignobile oltre ogni termine, nella sua
disumanità.La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che
provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza,
moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da
tutti.”
Quando si analizza un testo si esamina non solo il peso di quanto detto, ma
anche il peso di quanto taciuto e degli eventuali confronti – manifesti o
sottintesi – tra diverse situazioni considerate. Vale a dire che la
presenza di un dato storico, o anche di un aggettivo particolarmente
significante in uno degli argomenti esposti e, parallelamente, la sua
assenza nell’altro, denota il senso che si vuole dare al messaggio
e quindi gli effetti che l’emittente, in questo caso il Presidente Mattarella,
vuole produrre sul destinatario della sua comunicazione, cioè il popolo
italiano.
E il messaggio è che l’Ucraina è invasa dalla Russia mentre la Palestina
non è invasa, né occupata da Israele.Ma sta dicendo di peggio, e cioè che
l’azione armata di Hamas spunta da pura “ferocia terroristica… ignobile
oltre ogni termine, nella sua disumanità” e non da diciassette anni di
assedio della Striscia di Gaza e massacri orrendi e ripetuti da parte di
Israele, di uomini, donne e bambini; non dai crimini continui in tutta la
Palestina commessi da Israele da oltre 75 anni; non dalle violazioni di un
centinaio di Risoluzioni Onu e dall’immobilismo delle istituzioni
internazionali verso tali violazioni, immobilismo che ha lasciato i
palestinesi, tutti e non solo a Gaza, in balia dei soprusi israeliani; che ha
lasciato oltraggiare e/o distruggere luoghi di culto, quali chiese e
moschee, senza battere ciglio. Non solo tutto questo e tanto altro viene
taciuto da Mattarella, ma il suo discorso continua con un vero insulto alle vittime
di 75 anni di soprusi dichiarando che la “reazione del governo
israeliano provoca anche migliaia di vittime civili”.
Quell’ “anche”, Presidente, fa ribrezzo. Fa ribrezzo perché vuol
dare l’idea di accidentalità mentre Lei dovrebbe sapere benissimo che non solo
non è accidentale ma è voluto e perfino dichiarato. E che dire di quel “respinti
da tutti”?Vede, Presidente, il Suo discorso mostra che Lei non sta servendo
la pace come dirà più avanti, ma sta servendo chi ha interesse a
ridurre all’insignificanza il popolo palestinese a tutto vantaggio del
colonizzatore israeliano che condivide i suoi affari con quelle che al
momento ancora sono le massime potenze economiche e politiche mondiali.
Istintivamente mi stavo rivolgendo a Mattarella, ma in realtà non avrebbe
avuto senso perché Mattarella sa benissimo chi sta servendo. Torno
quindi a rivolgermi ai lettori che, immagino, abbiano già compreso che quel
“respinti da tutti” ha la funzione di sgravare Israele anche da
quest’ultimo crimine, quello di una nuova Nakba, cioè il proseguimento di
quella orrenda “pulizia etnica” iniziata nel 1948, anzi anche un po’
prima, e proseguita senza interruzione in forma a volte sotterranea, a volte
più evidente e che, con la scusa del 7 ottobre, è ora in piena e sanguinaria
ripresa, sostenuta dall’esercito mass mediatico a servizio dello Stato ebraico
e da prese di posizione “autorevoli” proprio come quella che stiamo
esaminando.Il Presidente Mattarella, dicendo che i palestinesi
sono respinti da tutti sta avvalorando il desiderio dei
peggiori razzisti quali Gallant, Smotrich o Ben Gvir, oltre ovviamente a
Netanyahu e anche di altri sionisti, meno indecenti ma altrettanto razzisti,
che vorrebbero vedere i palestinesi “liberamente” evacuati in altri paesi
arabi, lasciando che Israele si impossessi di altro territorio per
avvicinarsi al completamento del progetto “dalet”, ovvero l’annessione dell’intera
Palestina storica. Ma andiamo avanti e leggiamo la grande scoperta
contenuta nel discorso di fine anno e cioè l’affermazione che le guerre
generano odio e che l’odio continuerà anche a guerra conclusa. Tutto il
passaggio sulle guerre merita attenzione perché, sotto il contenuto manifesto,
che non differisce dal buon senso che anima le conversazioni da bar o da
mercatino rionale su quant’è brutta la guerra con tutti quei morti, poveri
figli di mamma signora mia, si cela un contenuto di colpe a senso unico che
appare “discretamente” in frasi come “il pretesto del proprio interesse
nazionale” o “brutalità che pensavamo, ormai,
scomparse; oltre che condannate dalla storia.” Poi fa un
cenno piuttosto asettico alle “armi fonti di enormi guadagni”
affermando subito dopo che però non sono loro la vera causa delle guerre. le
guerre nascono “da quel che c’è nell’animo degli uomini”, e allora “è
indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace”
e per maggior chiarezza Mattarella aggiunge che “Parlare di pace oggi non è
astratto buonismo… ma concreto esercizio di realismo” .La demagogia è una
bestia infida, a volte si annida anche nei discorsi dei presidenti, e solo se
si esce dalla fascinazione del contesto e ci si pone la banale domanda “ma
che significa?” la si vede in tutta la sua splendente desolazione. Forse
anche il Presidente, o il suo ghost writer, hanno ipotizzato una possibile
fastidiosa domanda e quindi dopo due righe arriva la specifica che “
non basta invocare la pace. Occorre che venga perseguita dalla volontà dei
governi. Anzitutto di quelli che hanno scatenato i conflitti”. E qui
sta allo spettatore-lettore capire chi sono coloro che hanno scatenato i
conflitti. Il Presidente suggerisce, ma non dichiara! Aggiunge che va respinta “la
logica di una competizione permanente tra gli Stati”. Potrebbe di nuovo
affacciarsi la domanda “come? E che significa?” ma non c’è tempo
per soffermarsi sulle domande perché il discorso avanza e si sposta sulla vita
quotidiana. “Educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle
nuove generazioni. Nei gesti di ogni giorno.” E da qui passa al tema del
momento: la violenza sulle donne.
Mattarella pensa di poter superare il problema dei femminicidi parlando
direttamente “ai più giovani”, quelli che di sicuro stanno facendo altro
durante il suo discorso ma non importa, è abbastanza chiaro che il suo discorso
va oltre, e spiega loro in cosa consiste l’amore vero! Poi, visto che ora
è passato ai giovani tocca il tema lavoro e denuncia l’ingiustizia
delle “differenze di retribuzione tra pochi superprivilegiati e tanti
che vivono nel disagio”. E poi? Anche qui sembra di essere tornati al
bar nell’ora del cornetto e cappuccino, però ora cita la Costituzione e quindi,
forse, si solleverà un po’ il livello.Per affrontare questo punto il Presidente
si appoggia a un verbo usato nella Costituzione: “riconoscere” per dire che se
la Costituzione riconosce i diritti vuol dire “che i diritti umani sono nati
prima dello Stato”.Per un attimo, stoltamente, mi sono illusa che
affrontasse il tema dei diritti umani violati, di chi ne paga le conseguenze e
dei colpevoli di queste violazioni. Mi sono fatta ancora più attenta quando ha
detto “che una democrazia si nutre, prima di tutto….” Ci siamo, ho
pensato! Finalmente tocca davvero i principi della Costituzione e quelli del
diritto internazionale. No, mi ero illusa che avvenisse l’impossibile.
Mattarella sta leggendo un discorso che ha una funzione politica, un
discorso che non consente ombre, e lui seguiterà a svolgere il ruolo di
servitore fedele della potenza di cui l’Italia è suddita, quindi “una
democrazia si nutre prima di tutto della capacità di ascoltare… ascoltare gli
anziani. Preoccupati di pesare sulle loro famiglie…. Gli studenti, che vanno
aiutati a realizzarsi… a cominciare dai costi di alloggio…” e avanti così,
fino al “non volgere lo sguardo altrove di fronte ai migranti” che non
si sa con esattezza cosa voglia dire, e infine un passaggio veloce
sull’intelligenza artificiale per dire che la rivoluzione tecnologica deve
restare umana e “iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede
nella persona e nella sua dignità il pilastro irrinunziabile.. perché la
democrazia è fatta di libertà.” Ancora qualche minuto per dire
che “non dobbiamo farci vincere dalla rassegnazione o dall’indifferenza”,
rispetto a cosa non si sa, ma la frase è piaciuta molto a La Repubblica,
quotidiano, che l’ha passata ai propri lettori insieme
all’unità “che è la forza della Repubblica” intesa come Repubblica
italiana in cui l’unità “si riconosce nei valori fondanti della nostra
civiltà… e che appartengono all’identità stessa dell’Italia” . Poi,
per non creare disturbo a nessuno (perché stiamo parlando di Mattarella, mica
di Pertini!) gli ultimi minuti del suo discorso il Presidente li dedica a
elencare le situazioni in cui “quei valori” li ha visti esprimersi. Per
esempio “nell’operosa solidarietà dei ragazzi … che spalavano il fango e
cantavano Romagna mia” , “nei sorrisi dei ragazzi con autismo che
lavorano con entusiasmo a Pizza aut” o “nel radunarsi
spontaneo di tante ragazze dopo i terribili episodi di brutalità sulle donne”
o “nell’impegno e nella determinazione di donne e uomini in divisa. Che
operano per la nostra sicurezza. In Italia, e all’estero.”
Un discorso veramente senza ombre, in cui non si intravvede ma si
vede chiaramente lo scopo: la parte più politica rispetta il copione
dettato da Israele e Usa, mescolando omissioni e mezze verità sia rispetto alla
guerra russo-ucraina che rispetto alla guerra Israele-Hamas, e tutto il resto
fatto di senso comune da bar e di retorica demagogica. E’ andato bene a
tutti, cioè a tutti coloro che sono inseriti, con differenze più o meno di
facciata, nella stessa casta. Insomma non disturbare il conducente. E
il conducente non è Mattarella
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