(traduzione di Paola Tornaghi, Edizioni Alegre, 2024, 20€, prefazione di Eric Gobetti, postfazione di Ivan Serra)
Questo libro non è stato scritto recentemente, pubblicato da Rizzoli nel 1992 col titolo L’olocausto rimosso, non arrivò nelle librerie, fu mandato al macero prima della diffusione (anche se qualche copia si è salvata).
Dell’ottobre 2024 il libro è riapparso grazie alle Edizioni Alegre di Roma, con un titolo diverso, ma il contenuto non è cambiato, la storia è sempre quella.
I cittadini di Libia, Etiopia, Grecia, Albania, Slovenia, Croazia, furono le vittime del maledetto impero italiano, con più di un milione di morti causati dagli aguzzini italiani, senza dimenticare i crimini della repubblica di Salò.
Si tratta un libro intenso e denso di fatti, tratti da documenti che aspettavano solo di essere letti e diffusi, e si legge senza mai un momento di stanchezza o di noia, come un libro dell’orrore.
L’autore racconta anche, come in un giallo che si rispetti, il modo nel quale molti documenti sono stati riscattati dall’oblio, da un armadio della vergogna, nella sede dell’ONU di New York.
Il libro, che smonta la leggenda falsa di italiani brava gente, leggenda alla quale ha contribuito un film come Mediterraneo, di Gabriele Salvatores.
Purtroppo ai fatti isolati di soldati italiani che si ribellano contro il fascismo, episodi spesso richiamati, sottolineati e lodati, si contrappone il silenzio e la censura dei crimini e criminali dell’esercito italiano.
L’auspicio è che questo libro (come pure quelli di Angelo Del Boca) diventi un libro di testo nelle scuole di ogni ordine e grrado, ma può essere possibile se in Italia la seconda carica dello Stato ostenta orgogliosamente il busto di Mussolini, e gli eredi del fascismo sono al governo?
Gli israeliani si sono certamente ispirati ai crimini dell’Italia fascista, ci sono tante somiglianze, ci sono i criminali di guerra, come Graziani (e non solo) e Netanyahu (e non solo), ci sono i genocidi nelle colonie italiane durante la seconda guerra mondiale, ma anche in Grecia (i soldati tedeschi, in confronto ai maledetti italiani, erano dei gentiluomini), ci sono i campi di sterminio nei paesi occupati dall’Italia e Gaza (secondo il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres), e tra le enormi infamie sono da considerare il divieto di fornire cibo a chi muore, letteralmente, di fame, in Grecia gli italiani osteggiavano la Croce Rossa, a Gaza è l’ONU a essere perseguitato, in tutti i modi possibili.
QUI si può leggere un’interessante intervista con Michael Palumbo
QUI un’intervista apparsa in bottega
QUI si può vedere Fascist legacy (L’eredità fascista), prodotto dalla BBC, con regia di Ken Kirby
“Il documentario Fascist Legacy (l’eredità fascista) dello storico italoamericano Michael Palumbo e dell’inglese Ken Kirby ha posto fine per sempre alla leggenda degli “italiani brava gente”. Ma che si trattasse, appunto di un mito senza alcun fondamento lo sapevano bene non solo gli storici, ma le vittime (libiche, etiopiche, greche, jugoslave) e, com’è ovvio, gli stessi carnefici”.
Così scriveva L’Unità il 10 giugno 1990, mezzo secolo dopo l’annuncio della dichiarazione di guerra nel secondo conflitto mondiale e pochi mesi dopo la messa in onda del documentario da parte della Bbc in due puntate, il 1 e 8 novembre 1989, suscitando le proteste diplomatiche italiane, presentate dall’ambasciatore a Londra Boris Biancheri ed un ampio dibattito in Italia. (Si vedano ad esempio due articoli di Repubblica del 10 novembre 1989, “Italia, ecco i tuoi crimini di guerra” e “E’ vero, e Londra sapeva. Gli storici italiani rispondono“).
Il 2 dicembre 1989 vi fu una proiezione al Festival dei Popoli di Firenze e la Rai il 1 gennaio 1990 ne acquisì i diritti esclusivi per l’Italia facendoli però scadere il 30 settembre 1994 senza che il filmato fosse mai programmato (vedi interrogazione parlamentare del 25 novembre 1997). Nel corso del 2004 l’emittente La7 ne trasmise ampi stralci e in seguito History Channel una versione integrale (si può visionare qui).
Fin dalla prima apparizione del documentario, era prevista la realizzazione da parte di Michael Palumbo, sulle cui ricerche era basato, di un libro sui crimini di guerra italiani.
Un articolo di Simonetta Fiori su Repubblica del 17 aprile 1992 (Quel libro non si stampi!) ci spiega perché fino ad oggi non ci fosse traccia del libro, arrivato ad una fase di produzione avanzato per la Rizzoli ma poi abortito per la minaccia di querela da parte di Giovanni Ravalli, ex ufficiale ai tempi dell’occupazione in Grecia, che respingeva le accuse sul suo conto rinvenute nelle prime bozze del libro fatte circolare. Nell’articolo la direttrice editoriale smentiva quanto riportato da una prima notizia secondo la quale “la Rizzoli aveva deciso di mandare al macero le ottomila copie già stampate, una tiratura giustificata dalle attese”, affermando che ”non ne era stata stampata neppure una copia”.
Oggi – per la prima volta dopo 28 anni, per quanto ne sappiamo – siamo in grado di presentare pubblicamente una copia sopravvissuta di quel volume, evidentemente scampata al macero, dimostrando che la prima notizia nell’articolo “Quel libro non si stampi!” era quella veritiera.
Come si lamentava Palumbo: “E’ una tragedia che si possano fare rivelazioni di questa gravità soltanto a distanza di decenni”. Era il 1992 e si riferiva alla documentazione della Commissione delle Nazioni Unite per i Crimini di Guerra rimasta sepolta fino al 1980.
Però la stessa sorte è purtroppo toccata al suo libro, censurato e dimenticato fino ad ora.
Forse, come riportato da Mimmo Franzinelli nel numero 3 del mensile Millenovecento del gennaio 2003, non fu il solo Ravalli ad interessarsi al futuro del libro:
“La minaccia di querela per autore ed editore, con le concomitanti pressioni di ambienti influenti della politica e del mondo militare [corsivo nostro], indussero i dirigenti della Rizzoli a riconsiderare il libro in uscita e a toglierlo dalla programmazione editoriale. Il tenace e combattente Ravalli è scomparso nel 1998, all’età di 89 anni, ed è inumato in un cimitero della capitale, nel loculo di famiglia. Dove sia sepolto il libro inedito di Palumbo è invece un mistero: le bozze di stampa sono scomparse dagli stessi archivi Rizzoli”.
Per ora si può solo raccontare della sfortuna editoriale di Michael Palumbo in Italia e approfondire il caso del tenente Ravalli…
QUI si può vedere Il leone del deserto, un film del 1980 diretto da Mustafa Akkad.
Il film è stato censurato impedendone la distribuzione in Italia, in quanto ritenuto “lesivo all’onore dell’esercito italiano”, e non è mai stato mai trasmesso dalla RAI.
In bottega (QUI) avevamo ricordato Angelo Del Boca, il primo storico a pubblicare libri sul criminale colonialismo italiano.
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