Molto, molto tempo fa, l’umanità si divise in due, tra quelli che facevano la fila per farsi vaccinare contro il Covid, e quelli che accettavano di farsi licenziare, pur di non farsi vaccinare.
In questo
conflitto, avevo due ferme incertezze.
La prima,
che essendo laureato in lingue orientali e non in medicina, ci capivo il
giusto; e che magari anche molti laureati in una delle centomila medicine ci capivano il giusto, e che tutte le
voci che mi arrivavano, da una parte o dall’altra, erano frutto di pregiudizi
più che di profonde e documentate riflessioni.
Per cui non
ho mai dato eccessivo peso alle critiche contro il contenuto dei vaccini, tanto che mi sono anche vaccinato per amore di
quieto vivere, e sono ancora vivo.
La seconda
ferma incertezza, era che si trattava dell’Appalto del Secolo (poi
scoppiò la guerra che rende ancora di più,
e mi confondo).
Vedete, diversi
anni fa, ho vissuto uno scambio intenso: io insegnavo inglese
ai funzionari della Glaxo (oggi un
impronunciabile GSK plc), e i funzionari della Glaxo,
conversando in inglese, mi insegnavano in
cambio come funziona il mondo dell’industria farmaceutica.
In questo
dialogo con persone spesso simpatiche, dirigenti e tecnici e venditori mi hanno
insegnato come si fanno gli studi medici:
la megaditta X fa un prodotto, contatta un Noto
Accademico per testarlo, dicendo che lo pagheranno solo se i
risultati sono favorevoli
il Noto Accademico presenta uno studio in cui dice di aver fatto un tot di
esperimenti, elencati in dettaglio tecnicamente ineccepibile, da cui emerge che
il prodotto è abbastanza buono (mai
esagerare!)
nessuno pagherà mai per fare un controesperimento: il peer review riguarda solo la forma, in cui il Noto
Accademico è un esperto.
Tralascio i discorsi tra l’ammirato e l’invidioso che mi facevano poi,
sul tenore di vita del Noto Accademico
Con lo
studio redatto dal Noto Accademico, il venditore della ditta farmaceutica va
dal direttore dell’ospedale X, e si scrive insieme il bando,
che prevede che il prodotto vincente deve corrispondere esattamente alle
specifiche del prodotto presentato dalla ditta in questione.
Poi mi
chiamavano a fare da interprete (in questo caso non per
la Glaxo) e scoprivo ad esempio che il bando per le siringhe specificava
la lunghezza esatta di aghi prodotti proprio dalla
ditta il cui agente aveva scritto il bando. A buon rendere, perché il prossimo
appalto lo poteva scrivere la ditta concorrente, quindi niente cattivo sangue,
e soprattutto nessuno così indispettito da pagare per smentire gli studi scientifici pagati dal vincitore.
Poi si
arrivava nello spicciolo, a promuovere le prescrizioni da parte di
singoli medici. Ad esempio regalando inviti a conferenze di aggiornamento da svolgersi in note località marinare brasiliane: la parte scientifica
si svolgeva solo la mattina; pomeriggio e soprattutto sera liberi.
E il bello che pagavano per una persona sola.
Questa era
la norma quando non c’erano emergenze.
Immaginatevi la pacchia, quando a comprare e imporre il prodotto
del Privato è lo Stato con autoblindo e
licenziamenti.
E se
l’emergenza è tale che si fa sostanzialmente, prima il prodotto e poi la prova.
Grazie ai
miei istruttori, quindi ho avuto la fortuna di intuire cosa stava succedendo.
E ogni tanto
fa piacere sapere di averci capito davvero qualcosa!
Pino Cabras sul suo canale Telegram
racconta così ciò che Francesco Forciniti (ex-parlamentare fuoruscito dalle 5
Stelle) riassume di una puntato di Report che non ho visto. Fate quindi tutta la tara
al riferito del riferito, ma il quadro mi sembra chiaro:
Francesco Forciniti, con il quale ho avuto l’onore di condividere tante
battaglie parlamentari giuste e coraggiose, ha riassunto
mirabilmente l’inchiesta di Report sui
cosiddetti vaccini anticovid:
Dal 2020 ad oggi l’Italia ha speso 4,4 miliardi di euro per 381 milioni di
dosi.
Più della metà sono già finite in discarica oppure ci finiranno a breve
perché scadute o non aggiornate, con buona pace della svolta green.
Gli stati nazionali sono stati esautorati dalla
trattativa con le case farmaceutiche, perché la Commissione europea ha
negoziato in nome e per conto di tutti i Paesi membri.
Il primo contratto prevedeva un costo di 15 euro a dose, poi
inspiegabilmente salito a 19 con un secondo accordo.
Le condizioni contrattuali (rigorosamente secretate)
prevedono l’esonero da qualsivoglia responsabilità per i
produttori su eventi avversi, la pubblicazione dei dati solo nel 2025 e
l’impossibilità di utilizzarli in tribunale.
Il direttore generale dell’AIFA in una chat privata definì questi contratti
un “capestro presa in giro per analfabeti con l’anello al naso”.
Quando ci si è resi conto che le dosi acquistate erano troppe si è
rinegoziato l’accordo per prenderne di meno, ma le dosi alle quali si è
rinunciato sono state comunque pagate a Pfizer con un indennizzo pari a 10 euro
a dose, quindi gli stiamo pagando pure ciò che non ci hanno
dato.
Nonostante ciò siamo vincolati fino al 2026 a
prendere almeno 12 milioni di dosi all’anno quando si prevede di utilizzarne a
malapena 2.
Ursula Von Der Leyen ha contrattato personalmente tali condizioni con il
capo di Pfizer Bourla attraverso delle chat sul cellulare.
I dati sull’efficacia nel lungo periodo delle dosi erano falsi.
Mentre le istituzioni massacravano cittadini e PMI con green pass e super
green pass, gli utili della Pfizer sono passati dai 9 miliardi di utili del
2020 ai 32 miliardi del 2022.
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