mercoledì 7 febbraio 2024

Melvill(e) – Rodrigo Fresán

Melville è proprio un miracolo della letteratura. Rodrigo Fresán racconta una storia che riguarda Herman Melville e suo padre Allan Melvill (della e che si aggiunge al cognome saprete leggendo, se siete curiosi).

si tratta di un dialogo fra padre e figlio, o, meglio, dei monologhi di Allan e Herman, a volte quasi dei flussi di coscienza inarrestabili, ed è denso di riferimenti e citazioni, anche del futuro (troverete persino Battiato, fra gli altri) e il miracolo di Rodrigo Fresán è di incastrarli così bene da non pesare un grammo nel flusso della storia (merito anche della traduzione di Giulia Zavagna).

all’inizio sembra difficile leggere il libro, ma appena si entra nel flusso di Allan e Herman non ti stacchi più, e quel delirio dell’attraversamento del fiume ghiacciato ti sembra di averlo visto davvero.

buona (melvilliana) lettura.

 

 

 

A prescindere dal fatto che i fan di Moby Dick e di Melville potrebbero impazzire per un testo del genere, come dicevo, le pagine centrali narrate dal padre sono - non ho paura di affermarlo - quanto di più bello, elegante ed evocativo letto negli ultimi anni. All'interno c'è tutto: la follia, la poesia, la speranza, la consapevolezza della morte, il mare e la terra, l'ignoto e persino il fantasioso, incarnati nella persona di Nico C. Vero è che si potrebbe attribuire il parto di questo personaggio al Delirio Bianco di Allan, ma a me piace pensare (e anche a Herman, come vedrete) che sia davvero esistito.

Si tratta di un testo che va centellinato, letto con calma, se è possibile riletto più volte. 

Melvill è un "romanzo" colto, anche snob se vogliamo, dedicato a quei lettori (per ammissione stessa dell'autore) che non leggono solamente libri "facili" o romanzi "normali". 

Una nota: splendida la traduzione di Giulia Zavagna che ha fatto un lavoro eccellente.

Lo consiglio, ovviamente, a chi è fan di Herman Melville o a chi non conosce nulla dell'autore: mi sembra un buon punto di partenza se siete lettori allenati.

da qui

 

Melvill è allo stesso tempo una biografia, spesso inventata, un romanzo gotico popolato di fantasmi e un'evocazione dell'amore filiale, che racchiude tutto il talento, l'umorismo e l'immensa cultura del grande scrittore argentino.

Un padre morente, in preda alla febbre e al delirio, racconta la sua giovinezza, il suo Grand Tour, i palazzi veneziani popolati da figure affascinanti e malvagie, la sua rovina e il suo viaggio più bello: la traversata a piedi del fiume Hudson ghiacciato. Un figlio, ancora bambino, siede ai piedi del letto, ascoltando attentamente queste ultime parole allucinate. L'opera di Herman Melville, un autore magistrale che fu incompreso, troppo avanti rispetto al suo tempo e giudicato pazzo e pericoloso da alcuni critici dell'epoca, potrebbe avere la sua origine in questo ultimo lascito del padre? Rodrigo Fresán getta uno sguardo nuovo sull'enigma della vocazione letteraria, esplorando i meandri della narrativa, che oscilla costantemente tra realtà e immaginazione.

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Il libro è costruito a due strati, c’è una parte di testo narrativo in cui c’è la storia del padre, il suo racconto, i suoi ricordi, il suo delirio, la sua voce che dice il vero e dice il falso, ovvero non li distingue, non ne ha bisogno. Perché la storia che leggiamo è vera ma è pure inventata, e sentiamo l’eco di Fresán che nel precedente romanzo ci ricorda che "La parte inventata non è mai la parte disonesta", ma è quella che rende possibile il racconto di un fatto (ovvero la sua trasformazione) da come si è svolto a come avrebbe dovuto essere. La spiegazione tecnica e romantica del senso della letteratura. Il secondo strato sono le note corpose a piè di pagina, che sono un romanzo nel romanzo, che in un primo momento puntualizzano, commentano, chiosano, tentano di capire, attraverso la voce di Herman, ma via via che il libro prosegue entrano nel testo principale, prendendone la stessa forma e carattere. A raccontare sono così tre entità: Allan, Herman e il narratore. Nessuna di queste tre è Fresán, nessuna di queste tre non lo è.

"E, sì, è uno di quei momenti, fra tutte le strane occasioni di questa faccenda che chiamiamo vita, in cui non si può che prendere l’intero universo per un’enorme burla, con il sospetto che a farne le spese tocchi proprio a noi". Melvill è diviso in tre parti: Il padre del figlio; Glaciolocia; Il figlio del padre. Nella prima e nella terza parte si manifestano un interrogativo e anche un grande tentativo, lo scrittore che tenta la comprensione e la traduzione del padre, ovvero di scrivere l’inscrivibile. Eppure, il padre vivo e morente e fantasma e i suoi fantasmi attraversano il letto e arrivano al figlio, sciolgono i ghiacci del fiume Hudson. Allan racconta viaggi europei, storie di palazzi veneziani, avventure, incontri, personaggi misteriosi, salti nel buio, tentativi, miserie, fortune. Sogni, infine, vissuti e sognati. Rodrigo Fresán ama Melville, e coltivava l’idea di scrivere di lui da molti anni, usa il padre per andare alle origini di uno scrittore di grande talento, un incompreso del suo tempo, giudicato pericoloso, matto, strambo. Scrive di nuovo per fare letteratura e cerca il luogo, la parola, l’istante in cui nasce la vocazione letteraria di Melville e quindi di ogni grande scrittore.

Biografia inventata, racconto gotico, storia densa di humor, di commozione, di visione e di capacità di sguardo, di vedere oltre le cose. Narrazione scritta da chi non si accontenta della prima immagine o memoria disponibile, scritta per lettrici e lettori che sono pronti a rischiare qualcosa, a lasciare un po’ di sé tra le pagine per prendere qualcos’altro, di indimenticabile. Il ricordo più bello di Allan è la traversata a piedi del fiume Hudson ghiacciato, questo libro va letto con lo stesso spirito e disponibilità, pronti al freddo e a quello che si troverà dall’altra parte.

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Melville afferma inoltre che «non facciamo altro che vivere riscrivendo, veramente, le storie inventate delle nostre vite reali». In queste parole non possiamo che riconoscere il pensiero di Fresán, la cui intromissione è evidente all’interno del libro, come spiega nei ringraziamenti: «buona parte dei nomi e dei luoghi e delle persone e delle date sono reali, ma NON lo sono molte delle loro azioni e dei loro pensieri».

Questa affermazione la si capisce, ad esempio, dai commenti che Allan e Herman fanno a livello metanarrativo sulle note a piè di pagina – qui è evidente l’influenza di autori come David Foster Wallace e Manuel Puig, dove le note a piè di pagina danno alla finzione parvenza di realtà – «che rendono ancora più evidente la vostra impossibilità di capire ogni cosa», oppure sulla falsità dei racconti di viaggio…

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