sabato 10 febbraio 2024

Aeroporto di Cagliari-Elmas “Gigi Riva”

 


di Francesco Masala


All'interno dell’aeroporto di Cagliari Elmas c’è una biblioteca, pare, e verrà intitolata a Gigi Riva - come viene annunciato sui social - Rombo di tuono Library (scrive l’Ansa).

Che sforzo!

Perché non intitolare l’aeroporto a Gigi Riva?

Va bene dedicargli lo stadio, o una strada, ma perché non l’aeroporto?

 

Qualcuno dirà che i nomi non si possono cambiare, l'aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo lo dimostra, i nomi si possono cambiare.

 

Quello che tutti i sardi provavano (e provano) per Gigi Riva è amore, rispetto, stima senza limiti, il giorno dei funerali si è visto, e si è visto tutti i giorni in cui Riva ha vissuto a Cagliari, ma nessuno di chi sta in alto propone l’Aeroporto “Gigi Riva”.

 

Milioni di persone arrivando o partendo in aereo ricordanno Gigi Riva, o, incuriositi, cercheranno di capire chi fosse.

 

Sembrerà strano un aeroporto intitolato a un calciatore, eppure Belfast ha intitolato l’aeroporto a George Best, forse Gigi Riva è da meno?

 

Aeroporto di Cagliari-Elmas “Gigi Riva” suona proprio bene!

 

 

ps:  Nel libro “Sardignolo” Alberto Mario Delogu ricorda che l’aeroporto di Cagliari-Elmas è intitolato a Mario Mameli, un pilota d’aereo morto nell’adempimento del dovere. Il dovere era bombardare (e ammazzare) gli abissini, a casa loro, in una guerra infame.

…Per ricordare i fatti pare giusto citare la motivazione con cui gli verrà concessa la medaglia d’argento al valor militare “sul campo”, alla memoria: «Pilota d’apparecchio da bombardamento, partecipava con slancio, entusiasmo e valore a numerose incursioni offensive. Negli attacchi aerei della valle di Maj Mescic, della valle del Samre; di Amba Aradam, del Tembien, piana di Andino contribuiva ad infliggere al nemico gravissime perdite mediante attacchi a bassa quota dai quali il velivolo rientrava spesso colpito. Il 1° marzo 1936, durante il bombardamento e mitragliamento condotto con brillante aggressività a volo radente, per meglio assolvere il proprio compito, sfidava arditamente l’offesa nemica svolgendo azione valorosa che culminava con il sacrificio della propria esistenza. Cielo di Monte Andino 1° marzo 1936…» (da qui)

 

Chissà se fra quei migranti che arrivano (o non arrivano) in Italia c’è qualche pronipote di chi veniva bombardato da Mario Mameli per portare la civiltà.


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