Continuiamo
pure a dire che non è vero che ci sono fascisti, che il fascismo è una cosa del
passato, che figuriamoci se oggi… La sostituzione etnica? Ma sono modi di dire, non pensava davvero a quello; la
limitazione alla libertà di stampa? In fondo a chi interessa, i giornalisti poi
si sa, sono antipatici ai più. Bocciare gli studenti che protestano?
Censurare ogni voce che non corrisponda al dettato del governo? Infischiarsene
delle regole (me ne frego!); ostentare frasi razziste (“È ora che gli italiani
si proclamino francamente razzisti” recitava il punto 7 del Manifesto della
razza).
No, si fa
finta di niente, si sminuisce, si ha quasi paura di dire che il dettato
democratico si sta incrinando e dalla crepa che si apre inizia fuoriuscire un
alito pericoloso, infetto. Non solo in Italia, in tutta Europa. In una bellissima
lezione sugli ultimi mesi prima della Seconda Guerra Mondiale, Alessandro
Barbero metteva in rilievo come i primi atti di Hitler fossero stati
sottovalutati, sminuiti, fino a trovarsi poi travolti da un conflitto
planetario. Anche in Italia si sottovalutò l’ascesa di Mussolini o peggio la si
agevolò, purché non vincesse la sinistra, per poi trovarsi per vent’anni sotto
una dittatura. Oggi purtroppo non è certamente la paura della sinistra a
favorire l’ascesa delle destre, è la perdita della memoria, la stanchezza del
pensiero, l’ignavia collettiva, la privatizzazione delle nostre vite. “C’è
solo la strada…” cantava il compianto Giorgio Gaber, ma le strade sono percorse
da auto frettolose di tornare nelle case. Gli sguardi sono fissi sullo
smartphone, non sulle piazze.
È in questo
disinteresse, in questa tendenza a non dare importanza, che rinasce il pericolo
di un tempo. Quello
che Umberto Eco ha chiamato l’UR-Fascismo, quello per cui il disaccordo è
tradimento, che guarda con sospetto la cultura – abbiamo un ministro delle
Infrastrutture che si vanta di non avere letto libri -, che privilegia il
binomio “terra e sangue”, che parla una lingua povera o peggio la neolingua di
orwelliana memoria: dire una cosa pensandone un’altra, camuffare la realtà con
parole false.
“L’UR-Fascismo
può ancora ritornare sotto le spoglie più innocenti” scrive Umberto Eco, parafrasando Primo Levi (“È
accaduto, può accadere ancora”), ma conclude: “Il nostro dovere è di
smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme ogni giorno,
in ogni parte del mondo…”.
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