COSÌ LA DESTRA SALVA I COLLETTI BIANCHI – Guerra ai pm. Ascolti vietati, inutilizzabili o a tempo, paletti ai sequestri degli smartphone: il governo scuda di fatto i delitti contro la PA
Togliere, limitare, circoscrivere, ridurre ogni strumento che possa servire alle indagini sui politici e sui colletti bianchi. Lasciare i pubblici ministeri a mani nude davanti ai reati eccellenti, soprattutto quelli contro la Pubblica amministrazione. È l’amnistia permanente: perché impedisce, a monte, di indagare sui delitti che non siano quelli di strada. In un mondo interconnesso come il nostro, lo strumento principale d’indagine è l’intercettazione telefonica e ambientale, e il suo sviluppo tecnologico: il trojan che capta voci e contatti. Contro la possibilità d’intercettare e di usare i programmi-spia da anni si sono moltiplicate le iniziative di legge per ridurli fin quasi ad azzerarli. L’ultimo segnale è arrivato due giorni fa dalla sentenza della Corte di Cassazione che ha messo a rischio la possibilità di salvare decine di processi in corso, utilizzando (come permesso finora dalla legge Bonafede) le intercettazioni realizzate in un procedimento diverso. Una lunga storia, quella di rendere difficile o impossibile l’utilizzo delle captazioni telefoniche, che si è intensificata con il governo Meloni.
Basta “strascico”.
Già approvate e in vigore alcune norme che depotenziano lo strumento
investigativo delle intercettazioni. Stop a quelle “a strascico”, cioè divieto
di usarle per un procedimento diverso da quello per cui sono state autorizzate,
anche se offrono elementi di prova di un nuovo reato, a meno che non sia un
reato per il quale sia previsto l’arresto in flagranza. Esclusi così molti
crimini dei colletti bianchi. E ancora: vietato inserire nel verbale di
trascrizione delle intercettazioni quelle considerate “irrilevanti” ai fini
dell’indagine. Anche se queste potrebbero, nel corso dell’inchiesta, divenire
importanti: e non solo per l’accusa, ma anche per la difesa. Il pm dovrà anche
scrivere quanto ha speso per ogni intercettazione. Norme inserite nel decreto
Omnibus approvato in via definitiva dal Senato il 9 ottobre 2023.
Sequestro cellulari e chat.
Il 10 aprile, al Senato, approvato il ddl che dispone una stretta sul sequestro
degli smartphone e degli altri apparecchi elettronici. Prevede un meccanismo
talmente farraginoso per poter sequestrare e utilizzare nelle indagini le chat
e la messaggistica informatica, che sarà inevitabile la perdita di tempo utile
per le indagini. Come già per le intercettazioni, le chat e il materiale
informatico sequestrato non potrà essere utilizzato per muovere un’altra
accusa, anche se si dimostrasse un elemento stringente di prova. Per il
sequestro di cellulari o pc o tablet dovrà intervenire un giudice. Entro cinque
giorni, il pm deve avvisare tutte le persone coinvolte nel sequestro: gli
indagati, i difensori, le persone offese. Con una sorta di udienza per la
duplicazione del contenuto degli apparati elettronici sequestrati, di cui viene
prodotta una copia forense. Poi sarà obbligatoria una seconda autorizzazione
del gip per poter utilizzare il materiale sequestrato. Il testo approvato al
Senato ora passerà alla Camera.
Niente trojan.
Una settimana fa, l’assalto all’utilizzo dei trojan. Enrico Costa, ex Forza
Italia passato ad Azione di Carlo Calenda, davanti alle commissioni Affari
costituzionali e Giustizia della Camera ha sventagliato ben 23 emendamenti al
ddl sulla cybersicurezza. Tra questi, il divieto di usare il trojan nelle indagini per reati contro la Pubblica
amministrazione.
Solo 45 giorni d’ascolto.
Quattro giorni fa, la commissione Giustizia del Senato ha approvato
l’emendamento proposto dalla senatrice Erika Stefani (Lega) che introduce per
la prima volta nel nostro Codice di procedura penale un tetto alla durata delle
operazioni di ascolto: 45 giorni, eccetto per mafia e terrorismo.
No salva-intercettazioni.
Giovedì scorso le sezioni unite della Cassazione sono intervenute sulla legge
Bonafede salva-intercettazioni del 2020. Le intercettazioni autorizzate per un
determinato reato potranno essere utilizzate anche per un altro reato soltanto
se il fascicolo originario e quello nuovo siano stati iscritti entrambi dopo
l’entrata in vigore della legge (31 agosto 2020). La Bonafede, in ogni caso, è
stata superata dalla norma sul divieto delle intercettazioni a strascico.
Dunque, anche con i limiti stabiliti ora dalla Cassazione, si potrà applicare
solo per reati iscritti dopo il 31 agosto 2020 e prima del 9 ottobre 2023.
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