“Non posso dimenticare un discorso con Moro poche settimane prima del suo rapimento: si discuteva delle BR, delle difficoltà di trovare i covi. E Moro mi disse: ‘La mia preoccupazione è questa: che io so per certa la notizia che i servizi segreti sia americani che israeliani hanno infiltrati nelle BR ma noi non siamo stati avvertiti di questo, sennò i covi li avremmo trovati’ “. Davanti alle telecamere di NEXT, l’approfondimento quotidiano di Rainews24 curato da Piero Di Pasquale, l’ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni confida un ricordo degli anni di piombo che suggerisce paragoni con la vicenda del rapimento dell’imam della moschea milanese da parte della CIA.
“Me ne sono
ricordato proprio ora, perché nei 55 giorni di prigionia di Moro ebbimo grandi
difficoltà a metterci in contatto con i servizi americani, difficoltà che non
incontrammo poi durante il rapimento del generale Dozier”, racconta Galloni.
L’internazionalizzazione
della sfida delle BR
Il generale James Lee Dozier venne rapito a Verona il 17 dicembre 1981: fu
liberato con un blitz delle forze dell’ordine italiane, con i Nocs, il 28
gennaio 1982. Più di vent’anni dopo, alcuni documenti della CIA pubblicati
mostreranno la scarsa fiducia di quest’ultima nelle possibilità di ritrovare
vivo l’alto ufficiale e nelle capacità investigative italiane, nonché la
preoccupazione per una internazionalizzazione in chiave anti americana del
terrorismo italiano ed europeo. Ma anche, almeno stando a quanto è stato reso
noto, la relativa scarsa conoscenza dei servizi americani, fino ai primi anni
’80, delle BR:
“Nonostante
alcune speculazioni sul trasferimento di Dozier in un paese vicino, le autorità
italiane credono che il generale sia in Italia, forse nell’area tra Milano,
Verona e Venezia – si legge ad esempio in un documento CIA del dicembre 1981 –
Noi non abbiamo prove che nel passato le Brigate Rosse abbiano cercato di
spostare i loro rapiti oltre i confini nazionali. La prigione del popolo dove
fu detenuto Aldo Moro non è mai stata localizzata, ma la maggior parte degli
esperti di sicurezza è convinta che il leader democristiano non sia mai stato
lontano da Roma, e forse lo hanno tenuto sempre dentro Roma stessa”.
L’altro
dubbio di Galloni
‘Ma allora qualche informazione sul rapimento Moro allora dagli americani
poteva arrivare?’, chiede Di Pasquale. “E’ possibile – risponde Galloni –
d’altronde Pecorelli (il giornalista di OP assassinato in circostanze
misteriose il 20 marzo 1979) scrisse che il 15 marzo 1978 sarebbe accaduto un
fatto molto grave in Italia e si scoprì dopo che Moro doveva essere rapito il
giorno prima… (Moro venne rapito il 16 marzo , ndr.) . L’assassinio di
Pecorelli – ha aggiunto Galloni – potrebbe essere stato determinato dalle cose
che il giornalista era in grado di rivelare”. Anni di indagini sulla morte di
Pecorelli hanno portato di volta in volta a seguire piste dell’estremismo di
destra, della Loggia P2, della mafia, fino al processo al senatore a vita
Giulio Andreotti e all’ex magistrato Vitalone, chiuso dalla definitiva
assoluzione sancita dalla Corte di Cassazione il 30 ottobre 2003.
“Del resto – ha proseguito Galloni – tutti i magistrati che hanno lavorato sul
rapimento Moro hanno detto che le dichiarazioni delle BR non hanno avuto
dichiarazioni del tutto convincenti. Qualcosa ci hanno nascosto. E
l’interrogativo nasce in relazione anche ai servizi segreti deviati italiani,
che rispondevano prima ai colleghi americani della CIA che ai loro superiori”.
Una tesi che si ricollega ai molti che negli anni scorsi hanno sostenuto che
durante il rapimento Moro i servizi americani non offirono la massima
collaborazione, per ostacolare il ‘compromesso storico’ che avrebbe portato al
governo il PCI.
Rapporti
paritari
“Dalla fine ’78 al 1984 ho fatto numerosi viaggi negli USA (…) – ha spiegato
Galloni – Lì venni a sapere che la CIA era estremamente preoccupata per
l’Italia, per il fatto che se i comunisti arrivavano al governo loro non
avrebbero potuto mettere certe basi in Italia: una questione di vita o di morte
per loro, rispetto alla quale qualunque atto sarebbe stato giustificabile. O si
superano questi limiti o i rapporti non si svilupperanno mai su un piano di
democrazia e parità”.
“Per
difendere la democrazia non bisogna uscire dalla democrazia. Bisogna trovare
collegamenti e coordinamenti adeguati fra i Paesi. Quando nascono equivoci … Il
nostro Paese è parte dell’Occidente – ha detto ancora Galloni – ma si sa
benissimo che alcune cose in Italia non si possono fare”.
Tristezza infinita... Purtroppo la Storia è fatta anche (e soprattutto) di servizi segreti e di servizi segreti deviati o condizionati da super potenze.
RispondiEliminail Male vince sempre, purtroppo
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