John Mearsheimer è un professore all’Università di Chicago, eminente politologo appartenente alla scuola realista, ha pubblicato numerosi libri di successo di politica internazionale e (per informazione di coloro come Paolo Mieli secondo i quali i media mainstream non esisterebbero) si può ascoltare su YouTube non sulla Cbc, Nbc o Bbc. Con una battuta restata famosa, il politologo descriveva una situazione paradossale ma non lontana dalla realtà: “Certo, noi rispettiamo le regole del Diritto internazionale, perché le abbiamo create noi al fine di proteggere i nostri interessi”.
Questa
perspicace e ironica intuizione descriveva la realtà del dopoguerra non certo
quella odierna. Il multilateralismo e la governance economica
internazionale hanno avuto un periodo d’oro, durato all’incirca fino alla fine
degli anni 90. La dissoluzione dell’Urss, la nascita dell’Osce hanno fatto
sperare in una possibile stabilizzazione dell’Europa, una convivenza con la
Russia che avrebbe avuto la possibilità di recepire forme di democrazia liberale.
Il commercio e i liberi investimenti dovevano moltiplicare la ricchezza e
avvicinare i popoli. Il CdS delle Nazioni Unite riusciva ancora a raggiungere
importanti mediazioni. Europa, Russia, Stati Uniti e Nazioni Unite cooperavano
per una soluzione pacifica della questione palestinese. Il debito non aveva
ancora raggiunto vette stratosferiche e il capitale Cloud non era stato ancora
creato. Il Dark Deal basato sul
reinvestimento del surplus commerciale e finanziario nella finanza e non in
investimenti produttivi non vigeva ancora.
Con i
bombardamenti Nato di Belgrado, le guerre di esportazione della democrazia, ha
inizio la hybris e il nichilismo
dell’Occidente che fa a meno del multilateralismo, della governance economica e di alcuni principi base del
capitalismo liberale, abbandona gradualmente i principi democratici e si isola
dal resto del mondo. Non rispetta le regole che esso stesso ha creato. Difende
l’integrità territoriale e la non ingerenza negli affari interni di un altro
Stato contro i nemici, ma si permette di violare questi stessi principi senza
accusare contraddizioni. Abbraccia la retorica bellicistica. I vergognosi doppi
standard lo fanno divenire complice del tentato genocidio di Israele in
Palestina, mentre denuncia il macellaio Putin e definisce la Russia “Stato
terroristico”. Non ha più senso del ridicolo e perde autorevolezza di fronte ai
suoi stessi alleati. Turchia, Arabia Saudita, Egitto, India per menzionarne
solo alcuni hanno ormai politiche autonome, si avvicinano alla Cina, creano
alleanze tra emergenti e col Sud globale. Come uno struzzo impazzito
l’Occidente nasconde la testa e si guarda bene da far fronte con una politica
strategica al nuovo mondo che si delinea all’orizzonte. Gioca l’ultima carta
rimasta: la superiorità militare preparando il conflitto con le potenze
nucleari di Russia e Cina. Attraverso Israele destabilizza il Medio Oriente in
un conflitto allargato. Non si può continuare a restare in silenzio o a votare
per interesse e conoscenze. C’è in ballo il destino dei nostri figli. La
comunità ebraica per il bene di Israele dovrebbe insorgere contro i crimini di
guerra e le forme di apartheid in
Cisgiordania. È possibile che l’unica democrazia del Medio Oriente sbatta i
bambini in carcere e li torturi? Che sperimenti le sue armi su una popolazione
inerme e collabori con i suoi strumenti di sorveglianza con il Sudafrica dell’apartheid, con le peggiori dittature dell’America
Latina e con Modi contro i musulmani del Kashmir? Questo non è antisemitismo.
La denuncia dei crimini è in linea con la più alta cultura ebraica come
testimoniano Gideon Levy, Finkelstein e Moni Ovadia.
Il problema
purtroppo non è solo Netanyahu. Katz non ha idee molto differenti. Il 67% degli
israeliani si è dimostrato concorde con l’arresto degli aiuti umanitari a Gaza.
Purtroppo il Paese si sta smarrendo. Abbraccia principi e metodi che lo hanno
visto vittima. Se l’Occidente non ritorna alla difesa sostanziale dei diritti
umani e della pace, se non riforma insieme agli emergenti il multilateralismo e
la governance economica, se non ritorna ai principi
di base delle democrazie liberali, accettando la concorrenza della Cina nei
settori di punta tecnologici, se non ritorna allo Stato sociale e a una
moderazione delle spinte animalesche della finanza, se non ritorna alla
Politica e alla strategia, rinnovando le proprie classi dirigenti, rifiutando
il dispotismo delle oligarchie finanziarie, allora avrà già perso la sua
guerra.
Vogliamo
restare su questo treno o fermarlo per poter scendere alla prima fermata?
Noi, i
filo-putiniani, noi i filo-terroristi e antisemiti, noi che amiamo l’onestà
intellettuale, faremo di tutto per fermare questo treno impazzito e per salvare
l’Occidente, la sua cultura, la sua civiltà.
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