L’arrivo di Trump al potere sta notevolmente aumentando il tasso di marasma mentale e demenza più o meno senile dei cosiddetti governanti europei e dei loro sottopancia nazionali. Costoro oscillano fra l’ansia di sottomissione servile al nuovo padrone, l’evidente invidia per i suoi progetti devastanti e la comprensibile stizza dovuta al fatto che il furbo Donald ha deciso di scaricare sull’Unione Europea buona parte dei suoi problemi, sia sotto forma di dazi, che di sganciamento dagli impegni Nato, all’ombra della quale erano abituati da tempo immemorabile a vegetare.
Si alternano quindi velleitari proclami
guerreschi, come quelli lanciati ad ogni piè sospinto da Kallas, Rutte, von der
Leyen, ecc., e intenzioni per nulla nascoste di imitare le ricette che Trump
vorrebbe propinare alla popolazione statunitense e al mondo intero. È davvero deplorevole che 446.735.291 cittadini europei, un
numero ben superiore alla popolazione degli Stati Uniti, debbano sottostare
alle pericolosissime fanfaluche di una responsabile della politica estera, tale
Kallas appunto (ma non Maria, dato che invece di armoniosi gorgheggi emette
stridule urla bellicose) che proviene da un minuscolo staterello baltico, ha un
conto personalissimo aperto con la Russia e
blatera a ogni piè sospinto della necessità di prepararsi alla guerra. La
stragrande maggioranza della popolazione in Italia ma anche
nel resto d’Europa è assolutamente contraria a questa roulette russa che favorisce e fa ingrassare solo
i trafficanti di armi e le lobby energetiche statunitensi, mentre colpisce
duramente, oltre che le tasche dei cittadini colpite dal caro-energia e dalla
destinazione alle spese militari di quelle sociali, le industrie italiane e di
altri Paesi che da sempre hanno intrattenuto rapporti di mutuo beneficio con la
Russia, così come con la potenza economica cinese con la quale vanno intensificati
i rapporti di cooperazione su tutti i piani.
Crosetto e, sia pure con minor cognizione
di causa come gli è abituale, Salvini – e altri – mugugnano senza costrutto. Né si può sperare che
abbiano il coraggio di dire apertamente, una volta tanto, qualcosa che vada a
vantaggio del popolo italiano che vuole la pace (e anche i
condizionatori, nei limiti del possibile). Il Pd dal canto
suo oscilla in modo schizoide tra l’appoggio al riarmo
sfrenato e il sorprendente voto contrario sulla risoluzione maccartista
del Parlamento europeo che inaugura una nuova stagione di caccia alle streghe
equiparando dissennatamente nazismo e comunismo, senza tenere conto del fatto che la falce e
il martello sono stati e continuano ad essere in moltissimi casi simboli di
civiltà e di progresso, e che il nazismo fu sconfitto proprio grazie al
sacrificio immenso del popolo sovietico, come
riconosciuto di recente perfino da Donald Trump.
La nostra Giorgia Meloni è data
unanimemente in pole position nei rapporti tra il nuovo imperatore dai capelli
tinti e l’Europa, date le affinità ideologiche e i rapporti amichevoli che ha
saputo costruire sia con Trump che con Musk. Ma occorre chiedersi a cosa le
servirà questa corrispondenza di amorosi sensi quando si parlerà, e già se ne parla,
di dazi da infliggere o di spese militari da
scaricare, dato che Donald è persona estremamente concreta e pragmatica e da
quell’orecchio non ci sente proprio.
Nel frattempo, l’Italia è sicuramente in
prima fila dal punto di vista dell’imitazione servile dei peggiori aspetti del
trumpismo. Si veda l’approccio al tema dei migranti, che le
destre vorrebbero relegare in eterno nel limbo dei senza-diritti, destinati
solo ad essere sfruttati selvaggiamente o spinti alla disperazione e alla
delinquenza per avere modo di riaffermare le proprie politiche repressive e
liberticide, nei confronti degli stessi migranti ma anche di un numero
crescente di indigeni italiani. Oppure l’ostilità nei confronti della Corte penale internazionale: dopo l’immunità preventiva
concessa a Netanyahu nonostante il
mandato di cattura che lo ha raggiunto, il governo ha toccato nuovi livelli di
inaccettabile antigiuridicità col rifiuto di ottemperare all’ordine di
arrestare il criminale libico Almasri,
probabilmente per evitare che facesse nomi e cognomi di politici o funzionari
italiani che, sotto il tetto degli Accordi italo-libici,
sono stati suoi complici nella commissione dei crimini contro l’umanità,
comprensivi di sequestri, uccisioni, torture e stupri che gli vengono addebitati.
L’ostilità nei confronti dello Stato di diritto e della magistratura non servile
costituisce in effetti un sicuro aspetto di convergenza tra Meloni e Trump, entrambi impegnati nel tentare di
travolgere ogni ostacolo di ordine normativo e giudiziario alle loro azioni e
progetti più o meno folli, si tratti di muro alla frontiera con il Messico o di lager albanesi. Meno zelante appare
invece Meloni nel promuovere la pace con la Russia, dato che in tal caso decide
di subordinarsi alla von der Leyen, a Rutte e alla suddetta Kallas. In fondo ci
ricorda un po’, da brava sottonista, l’Arlecchino servitore di due
padroni di goldoniana memoria, favorita, in questo suo sforzo
di saltimbanco della politica, dell’appoggio tacito e palese di buona parte del
Pd.
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