Il decreto sicurezza disegnato dal ministro dell’Interno Piantedosi suscita preoccupazione anche negli atenei. L’associazione italiana per la Scienza Aperta (Aisa) ha segnalato i pericoli per la libertà della ricerca contenuti nel dispositivo ora in discussione al Senato.
(da il manifesto)
Il decreto sicurezza disegnato dal ministro
dell’Interno Piantedosi suscita preoccupazione anche negli atenei.
L’associazione italiana per la Scienza Aperta (Aisa) ha segnalato i pericoli
per la libertà della ricerca contenuti nel dispositivo ora in discussione al
Senato.
In particolare, ricercatori e docenti segnalano il
primo comma dell’articolo 31 che «obbliga chi lavora nelle università e negli
enti di ricerca a collaborare con i servizi segreti». L’articolo in questione
mira a modificare la legge del 2007 sul sistema di informazione per la
sicurezza. Ma se quel testo disciplinava che «il Dis, l’Aise e l’Aisi possono
corrispondere con tutte le pubbliche amministrazioni e con i soggetti che
erogano (…) servizi di pubblica utilità e chiedere ad essi la collaborazione
necessaria per l’adempimento delle loro funzioni istituzionali», la nuova
formulazione del governo Meloni cambia l’ordine dei soggetti e il verbo,
modificando in peggio la collaborazione tra organi dello stato e università.
Si legge infatti nella bozza in corso di approvazione:
«Le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a
controllo pubblico e i soggetti che erogano servizi di pubblica utilità sono
tenuti a prestare al Dis, all’Aise e all’Aisi la collaborazione e l’assistenza
richieste». E poi stabilisce che gli accordi di collaborazione tra servizi
segreti e università «possono prevedere la comunicazione di informazioni ai
predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di
riservatezza».
Ed è questo il punto che allarma l’associazione di
docenti universitari. «Il potere dei servizi di informazione di corrispondere
con gli altri soggetti si trasforma in obbligo di questi ultimi di prestare
collaborazione e assistenza – si legge nella nota di Scienza Aperta –
L’imposizione nell’ambito universitario dell’obbligo di collaborare suscita
preoccupazione: la disposizione legislativa, anche per la sua ambiguità, si
presta a essere interpretata come fonte di un anomalo potere investigativo in
capo ai servizi di informazione da utilizzare nei confronti di università ed
enti pubblici di ricerca. Tale potere si pone in frontale contrasto con la
Costituzione».
L’Aisa riporta anche le parole dell’ex procuratore
Armando Spataro che, in sede di audizione, aveva sollevato la questione. Per
Spataro la norma risponde a un generale «orientamento politico finalizzato ad
estendere il ruolo delle agenzie di informazione nella direzione di attività
che non competono loro, come, in particolare, quelle di indagine giudiziaria».
Nell’ambito del movimento di ricercatori e precari
contro la riforma Bernini sul reclutamento e contro il definanziamento
dell’università pubblica, l’Aisa chiede agli «organi di rappresentanza
dell’università italiana e degli enti pubblici di ricerca di fare sentire la
propria voce» e al Parlamento di non approvare il ddl sicurezza.
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