domenica 12 gennaio 2025

il genocidio (intenzionale) a Gaza continua

Il Genocidio di Israele a Gaza è del tutto intenzionale e altre conclusioni dal rapporto di Amnesty International - Jonathan Ofir

 

Amnesty International questa settimana ha confermato ciò che molti altri hanno già detto: Israele sta commettendo un Genocidio a Gaza. Ma il rapporto si spinge molto oltre per dimostrare un elemento critico nel caso contro Israele: che il Genocidio è del tutto Intenzionale.


Mercoledì, Amnesty International ha pubblicato un rapporto storico, intitolato: “Considerati dei Subumani: Genocidio di Israele contro i palestinesi a Gaza”.

Amnesty non usa mezzi termini: Israele sta commettendo un Genocidio a Gaza.

Agnés Callamard, Segretario Generale di Amnesty International, ha presentato il rapporto con termini rigorosi. Non ci sono né se e né ma, Israele ha commesso un Genocidio e lo sta ancora perpetrando:

“Il rapporto di Amnesty International dimostra che Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul Genocidio, con l’Intento specifico di cancellare i palestinesi a Gaza”, ha affermato Callamard.

“Questi atti includono uccisioni, gravi danni fisici o mentali e l’inflizione deliberata ai palestinesi di Gaza di condizioni di vita calcolate per provocare la loro distruzione fisica. Mese dopo mese, Israele ha trattato i palestinesi di Gaza come Subumani indegni dei diritti umani e della dignità, dimostrando la sua intenzione di distruggerli fisicamente”.

L’Intento di Israele di commettere un Genocidio

Il Crimine di Genocidio è noto come il “Crimine dei Crimini”, ed è anche considerato il Crimine contro l’Umanità che richiede il più alto livello di prova per quanto riguarda l’Intento. Non è sufficiente fare riferimento ad atti che di per sé possono rientrare nella Convenzione sulla prevenzione e la punizione del Crimine di Genocidio (“Convenzione sul Genocidio”): l’Intento Genocida deve essere dimostrato come unica possibile conclusione dell’analisi.

Ecco perché il linguaggio conclusivo del rapporto è così importante, affermando che:

“Dalle prove presentate si può trarre solo una ragionevole conclusione: l’Intento Genocida è stato parte integrante della condotta di Israele a Gaza dal 7 ottobre 2023, inclusa la sua Campagna Militare”.

Poiché l’aspetto dell’Intento è così singolarmente cruciale , Amnesty dedica quasi un terzo delle 296 pagine del rapporto all’Intento (81 pagine all’interno della sezione principale “L’Intento di Israele a Gaza” pagina 202-282, più altre parti sulla questione in altre sezioni del rapporto).

La definizione di Genocidio

Il rapporto fa riferimento a tre dei cinque elementi nella definizione di Genocidio dell’ONU Articolo 2 e li ritiene soddisfatti:

1 – Uccidere membri del gruppo;

2 – Causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo;

3 – Infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per causare la sua distruzione fisica in tutto o in parte;

Ognuno di questi potrebbe costituire Genocidio, poiché afferma che “uno qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’Intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale”.

L’argomento della “necessità militare”

Amnesty conclude che “l’Intento Genocida è parte integrante della condotta di Israele a Gaza dal 7 ottobre 2023, inclusa la sua Campagna Militare” (pagina 35).

La rivendicazione della necessità militare è una pretesa centrale di Israele, cosa prevedibile, sotto l’apparente idea che tali obiettivi legittimino i mezzi impiegati per raggiungerli. Israele non fa eccezione in questo: l’argomento è spesso utilizzato per respingere le accuse di Crimini di Guerra o Crimini contro l’Umanità.

Ma Amnesty respinge l’argomentazione “o l’uno o l’altro”:

“Amnesty International ammette che identificare il Genocidio in un conflitto armato è complesso e impegnativo, a causa dei molteplici obiettivi che possono esistere simultaneamente. Tuttavia, è fondamentale riconoscere il Genocidio quando si verifica nel contesto di un conflitto armato e insistere sul fatto che la guerra non può mai giustificarlo”.

Callamard sottolinea:

“Israele ha ripetutamente sostenuto che le sue azioni a Gaza sono legittime e possono essere giustificate dal suo obiettivo militare di sradicare Hamas. Ma l’Intento Genocida può coesistere con gli obiettivi militari e non deve essere necessariamente l’unico intento di Israele”.

Quindi l’intento militare può coesistere con l’Intento Genocida, ma non annulla l’Intento Genocida. Se l’Intento Genocida è “parte integrante” della condotta di Israele, “inclusa la sua Campagna Militare”, allora questo significa che la “Guerra” di Israele è davvero Genocida.

Dichiarazioni Genocide di funzionari israeliani

Nel capitolo sull’Intento, riguardante le dichiarazioni sulla distruzione dei palestinesi (7.3, pagina 241), Amnesty si è limitata ad analizzare 102 dichiarazioni di alti funzionari israeliani:

“L’organizzazione ha identificato 102 dichiarazioni che disumanizzavano i palestinesi o chiedevano o giustificavano atti proibiti ai sensi della Convenzione sul Genocidio o altri Crimini di Diritto Internazionale contro i palestinesi di Gaza, come l’espansione degli insediamenti, il trasferimento forzato o gli attacchi indiscriminati. Sono state fatte da membri dei gabinetti di guerra e sicurezza e da alti membri dell’esercito, così come dal Presidente di Israele, oltre ad alcuni membri della Knesset (Parlamento) e ministri del governo”.

Di sicuro, le dichiarazioni che incitano al Genocidio sono innumerevoli in Israele e il progetto Law for Palestine (Legge per la Palestina) ha una banca dati con oltre 500 di queste dichiarazioni dai vertici fino a giornalisti e opinionisti. Ma Amnesty ha applicato la limitazione anche per giustificare la richiesta di Israele alla Corte Internazionale di Giustizia nel caso del Genocidio: Sudafrica contro Israele.

Amnesty:

Dato che Israele ha sostenuto di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia che la “politica e le intenzioni” del governo israeliano possono essere determinate solo attraverso un esame delle decisioni dei gabinetti di guerra e sicurezza, nonché un’analisi di “se particolari commenti espressi siano conformi o meno alle politiche e alle decisioni prese”, Amnesty International ha limitato la sua analisi alle dichiarazioni rilasciate da funzionari con responsabilità dirette sulla condotta dell’Offensiva su Gaza. Ad eccezione del Presidente di Israele, questo includeva membri dei gabinetti di guerra e sicurezza e alti ufficiali militari. Amnesty International ha inoltre limitato la sua analisi alle dichiarazioni che sembravano chiedere o giustificare la distruzione dei palestinesi, tra cui:

• Appelli a negare ai palestinesi di Gaza l’accesso a servizi e beni essenziali per la sopravvivenza della popolazione, finché Hamas non sarà distrutta o finché gli ostaggi non saranno rilasciati;

• Dichiarazioni che confondono deliberatamente i palestinesi di Gaza con Hamas, apparentemente giustificando azioni dirette contro i civili palestinesi;

• Dichiarazioni che chiedono la distruzione fisica di Gaza, inclusa l’intera popolazione e le infrastrutture civili, o che chiedono la distruzione di Hamas distruggendo fisicamente i palestinesi di Gaza”.

Delle 102 dichiarazioni esaminate, Amnesty International ne ha identificate 22. Le restanti 80 dichiarazioni invocavano altri Crimini di Diritto Internazionale contro i palestinesi di Gaza, come l’espansione degli insediamenti, il trasferimento forzato o gli attacchi indiscriminati, oppure utilizzavano un linguaggio Razzista e Disumanizzante contro i palestinesi. L’organizzazione ha analizzato le 22 dichiarazioni che apparentemente chiedevano o giustificavano la distruzione dei palestinesi di Gaza concentrandosi sull’identità dell’oratore e sulla sua influenza e sul contenuto del discorso”.

Questi proclami Genocidi hanno spesso utilizzato gli ostaggi/prigionieri israeliani come scusa. Lo stesso ha detto il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Parlando in una conferenza stampa congiunta con l’allora Ministro della Difesa Gallant il 5 dicembre 2023, il Primo Ministro Netanyahu ha spiegato che la raccomandazione del gabinetto di guerra di consentire l’ingresso di due o quattro camion di carburante al giorno per soddisfare “i bisogni umanitari minimi” della popolazione di Gaza, che le autorità “valutano ogni giorno, anche ogni poche ore”, era progettata per consentire la continuazione dei combattimenti:

“Sappiamo anche che se ci sarà un collasso: pestilenze, malattie, contaminazione delle falde acquifere, ecc., questo fermerà i combattimenti. Lo capiamo. Pertanto, non vediamo una contraddizione tra lo sforzo bellico, che abbiamo già visto essere il fattore più efficace nel far tornare i nostri rapiti, e lo sforzo umanitario che accompagna la guerra e ne è una parte importante”.

Questo “ragionamento”, tra l’altro, era dilagante in tutto lo spettro politico israeliano, e persino l’attuale leader del Partito Laburista Meretz, “I Democratici”, ha affermato: “Si può farli morire di fame, è del tutto legittimo”.

Tali dichiarazioni hanno improntato la Campagna Militare di Israele in modo chiaro. Amnesty:

“Le dichiarazioni di alti funzionari israeliani sono state ascoltate e ricevute dai soldati impegnati nella Campagna Militare a Gaza e sembrano aver comunicato, esplicitamente o implicitamente attraverso noti riferimenti culturali, una missione percepita della Campagna”.

Queste dichiarazioni sono state poi riprese dai principali ufficiali militari, che guidavano la Campagna Militare, e le azioni dei loro soldati sono state ostentate sui social media attraverso innumerevoli video che celebravano la distruzione Genocida.

Amnesty respinge l’affermazione di Israele di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia secondo cui queste dichiarazioni erano semplicemente “retoriche”:

“Amnesty International riconosce che, all’inizio dell’Offensiva Militare, i funzionari israeliani hanno definito i suoi obiettivi come lo smantellamento delle capacità militari e di governo di Hamas, aggiungendovi successivamente il rilascio di ostaggi e prigionieri. In seguito, il Primo Ministro Netanyahu, l’allora Ministro della Difesa Gallant e i Portavoce dell’esercito israeliano hanno chiarito pubblicamente in numerose occasioni che l’Offensiva era diretta ad Hamas piuttosto che al popolo palestinese.

Tuttavia, sembrano aver intensificato tali chiarimenti solo in seguito alla crescente pressione degli alleati occidentali di Israele sulla portata delle morti e della distruzione risultanti da settimane di bombardamenti incessanti. Fondamentalmente, come evidenziato sopra, c’è una grande quantità di prove che i soldati continuano a diffondere e mettere in pratica le precedenti dichiarazioni di questi funzionari molto tempo dopo che sono state pronunciate per la prima volta.

Anche i video indicano che i soldati hanno dato seguito a questi appelli mentre erano impegnati in apparenti atti di distruzione. Ciò indica la portata e l’impatto delle dichiarazioni dei funzionari. Mostra anche che i funzionari israeliani hanno ampiamente fallito nel costruire narrazioni alternative. Infatti, l’ampia diffusione di dichiarazioni che chiedevano la distruzione di Gaza e delle infrastrutture civili al suo interno sembra essere stata tollerata e non adeguatamente indagata, per non parlare di punita, dalle autorità israeliane, che non hanno preso alcuna misura per mesi.

Inoltre, durante il periodo di nove mesi in esame, Israele ha continuato a compiere attacchi deliberati che hanno ucciso e ferito gravemente civili palestinesi e a imporre deliberatamente condizioni di vita impossibili all’intera popolazione di Gaza, sfidando la difesa di Israele secondo cui le dichiarazioni rilasciate da alti funzionari governativi e che hanno riecheggiato attraverso l’esercito erano semplicemente il tipo di commenti infiammatori che ci si può aspettare all’inizio di un conflitto armato”.

Ma l’Intento non si può solo dedurre dalle dichiarazioni, gli atti confermano le intenzioni:

“Nel valutare l’Intento Genocida, Amnesty International ha analizzato tali violazioni del Diritto Internazionale, comprese quelle dettagliate nel Capitolo 6, “Le azioni di Israele a Gaza”, nel contesto dell’intera Offensiva: le ha esaminate insieme e cumulativamente, tenendo conto della loro ricorrenza e del loro verificarsi simultaneo più e più volte, aggravando reciprocamente l’impatto dannoso. Inoltre, l’organizzazione ha considerato la portata e il numero delle vittime e l’entità della distruzione ripetute nel tempo, nonostante i continui avvertimenti delle Nazioni Unite e degli alleati di Israele, nonché i molteplici ordini vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia” (pagina 279).

Contesto generale dell’Apartheid israeliano

Amnesty valuta il Genocidio di Israele in un contesto storico, per sottolineare che la “Disumanizzazione endemica dei palestinesi” è stata una caratteristica che ha preceduto il 7 ottobre 2023, ha una lunga storia, inclusi Crimini di Guerra sistemici e Crimini contro l’Umanità:

“Una valutazione del contesto storico dimostra che l’offensiva di Israele si sta verificando nel contesto della sua Occupazione Militare illegale e del Sistema di Apartheid contro i palestinesi, compresi i palestinesi di Gaza, un contesto pieno di gravi violazioni del Diritto Internazionale e basato sulla Disumanizzazione endemica dei palestinesi” (pagina 278).

Si tratta di un sistema di Disumanizzazione dei palestinesi in generale, in cui Gaza è stata resa “particolarmente vulnerabile”:

“Infatti, molti funzionari israeliani di alto livello, così come altri politici e personaggi pubblici con una portata e un’influenza significative in Israele, hanno utilizzato un linguaggio Disumanizzante, Sprezzante e Razzista profondamente radicato nei confronti dei palestinesi per anni, senza alcuna responsabilità reale o effettiva.

La Disumanizzazione dei palestinesi è stata una caratteristica costante del Sistema di Apartheid di Israele: sono trattati come un gruppo razziale inferiore che non merita i diritti umani e le necessità fondamentali. Per mantenere questo Sistema di Oppressione e Dominio, Israele ha a lungo sottoposto i palestinesi, compresi quelli di Gaza, a Tortura, detenzione arbitraria, trasferimento forzato e uccisioni e ferite illegali. Come parte di questo Sistema di Apartheid, il blocco illegale di Gaza da parte di Israele ha lentamente inflitto condizioni di vita dannose ai palestinesi lì per 16 anni prima del 7 ottobre 2023, lasciandoli in una situazione di vulnerabilità unica”.

Differenza tra Movente e Intento

Simile all’argomento della “necessità militare”, le persone possono rivendicare vari motivi per i loro Atti Genocidi, potrebbero non considerarli come tali (le persone raramente lo ammettono apertamente) e potrebbero rivendicare “sicurezza” o “vendetta”, ma questi motivi non annullano l’Intento Genocida:

“Infine, Amnesty International riconosce che la politica di Israele nei confronti di Gaza potrebbe essere stata guidata da diversi motivi sostenuti da vari funzionari del governo. Tuttavia, Movente non equivale a Intento.

La giurisprudenza internazionale è chiara sul fatto che molti motivi possono spingere ad Atti Genocidi, tra cui il desiderio di profitto, vantaggio politico e così via. In definitiva, finché l’Intento Genocida è chiaro, il motivo di fondo dei singoli funzionari non ha importanza, che si tratti di sicurezza, vendetta, determinazione a rimanere al potere, desiderio di mostrare una forza schiacciante nella regione o ricerca del reinsediamento di Gaza” (pagina 281).

Esitazione a sottolineare l’Intento Genocida nei confronti di Israele

Uno dei punti spesso rivendicati da Israele è quello del “doppio criterio”, affermando che Israele viene ingiustamente “preso di mira”. Questo punto è anche entrato nella famigerata definizione di antisemitismo dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA), che confonde la critica a Israele con l’odio per gli ebrei.

L’ottavo esempio dell’IHRA afferma: “Applicare doppi criteri richiedendogli un comportamento non previsto o richiesto da nessun’altra nazione democratica”.

Ma Amnesty sottolinea il contrario, ovvero che esiste esattamente un doppio criterio decisionale in termini di approccio a Israele con Intento Genocida, laddove sarebbe più facile farlo con altri Paesi. Si è dimostrato più difficile per la filiale separata di Amnesty in Israele accettare la conclusione del Genocidio, quindi si sono opposti alle conclusioni del rapporto internazionale, proprio come è stato nel 2022 con il rapporto Israele-Apartheid di Amnesty International. Sebbene Amnesty si vanti di essere “indipendente da qualsiasi governo e ideologia politica” (relazione, pagina 2), esistono pregiudizi politici locale. Amnesty chiede un criterio universale:

“Amnesty International riconosce che c’è resistenza ed esitazione da parte di molti nel trovare Intenti Genocidi quando si tratta della condotta di Israele a Gaza. Questa resistenza ha impedito la giustizia e la responsabilità rispetto ai conflitti passati in tutto il mondo e dovrebbe essere evitata in futuro. Amnesty International rifiuta una gerarchia tra i Crimini di Diritto Internazionale.”

Campanello d’allarme

Il mondo ha lasciato che ciò accadesse, in un sonno di negazione e pregiudizio verso Israele che ha permesso al Genocidio più trasmesso in televisione della storia di durare per oltre un anno.

Callamard afferma: “Le nostre schiaccianti conclusioni devono servire da campanello d’allarme per la comunità internazionale: questo è Genocidio. Deve finire subito”.

Per fermarlo sono necessarie una serie di azioni, non da ultimo da parte di Stati terzi. Amnesty chiede alla Corte Penale Internazionale di migliorare la sua valutazione della situazione della Palestina per includere il Genocidio, anche in termini di mandati di arresto come quelli emessi per il Primo Ministro Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Gallant:

“Considerare urgentemente la commissione del Crimine di Genocidio da parte di funzionari israeliani dal 7 ottobre 2023 nell’ambito delle indagini in corso sulla situazione nello Stato di Palestina. Considerare come le indagini dell’Ufficio del Procuratore sulla situazione nello Stato di Palestina potrebbero essere ulteriormente accelerate. Se del caso, richiedere mandati di arresto contro individui sospettati, anche per il Crimine di Genocidio”.

Questo deve essere un grande shock per coloro che credevano che “Mai Più” fosse sotto il monopolio israeliano, per proteggere gli ebrei per sempre. Si scopre che l’autoproclamato “Stato Ebraico” non è immune dal commettere Genocidio. Israele può ora solo rispondere con l’uso della “mistificazione” e negare, negare, negare.

Ma questo rapporto non è un’opera di propaganda spiccia. È una lunga e meticolosa documentazione di uno dei principali gruppi di pressione legali, Amnesty International. Ciò aggiungerà peso al crescente consenso internazionale sulla questione. E tutti noi siamo responsabili, tutti noi dobbiamo svegliarci ora, perché è già troppo tardi.

Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.

 

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

 

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I soldati israeliani prendono d’assalto l’Ospedale Kamal Adwan di Gaza, sgomberando medici e pazienti seminudi - Lubna Masarwa e Ahmed Dremly


L’Ospedale Kamal Adwan è sotto assedio da più di due mesi, ricevendo pochi o nessun aiuto, medicine, cibo o carburante.

I soldati israeliani hanno preso d’assalto l’ultimo ospedale funzionante di Gaza venerdì e hanno costretto medici e pazienti palestinesi seminudi ad andarsene a piedi verso una destinazione sconosciuta, secondo video e testimonianze oculari condivise.

In un video si potevano vedere diversi carri armati israeliani stazionati fuori dall’Ospedale bombardato Kamal Adwan a Beit Lahia, mentre decine di uomini seminudi venivano diretti verso un’area fuori campo.

Islam Ahmad, un giornalista locale e testimone oculare dell’attacco, ha affermato che le comunicazioni con il personale dell’ospedale erano state interrotte ore prima che le forze israeliane prendessero d’assalto la struttura.

Ha raccontato che le forze israeliane avevano attaccato l’ospedale fin dall’alba, con sale operatorie, laboratori e altri reparti di emergenza presi di mira da attacchi e dati alle fiamme.

Ha aggiunto che c’erano crescenti timori per la sicurezza di medici come Hossam Abu Safiya, il direttore dell’ospedale, a causa del deliberato attacco di Israele contro il personale sanitario.

Nel frattempo, un operatore sanitario all’interno dell’ospedale ha affermato che c’era una paura palpabile all’interno dell’edificio principale dopo che le forze israeliane hanno interrotto l’erogazione di ossigeno e costretto medici e pazienti a uscire per strada.

Il meteo a Gaza è precipitato negli ultimi giorni con almeno quattro neonati morti per ipotermia a causa del blocco di Israele su cibo, acqua e scorte invernali essenziali.

In precedenza, il filmato mostrava un drone quadricottero israeliano che lanciava esplosivi su una sezione della struttura mentre risuonavano grida di aiuto. Non era chiaro se ci fossero vittime negli attacchi di venerdì.

L’assalto a Kamal Adwan arriva un giorno dopo che 50 palestinesi sono stati uccisi in un attacco aereo su un edificio nell’area all’interno dell’ospedale. Almeno cinque membri del personale medico sono stati uccisi nell’attacco di giovedì, insieme alle loro mogli, genitori e figli.

Kamal Adwan è sotto un soffocante assedio israeliano da più di due mesi, ricevendo pochi o nessun aiuto, medicine, cibo o carburante da quando Israele ha intensificato il blocco sulle parti settentrionali dell’enclave.

Gli altri due ospedali, l’Ospedale Indonesiano e l’Ospedale Al-Awda, hanno cessato le loro attività settimane fa a causa dei continui attacchi israeliani.

Kamal Adwan è rimasto operativo alla capacità minima, offrendo servizi salvavita ai neonati nelle unità di terapia intensiva neonatale e ad altri pazienti nelle terapie intensive.

L’esercito israeliano ha intensificato la sua offensiva nel Nord di Gaza il 5 ottobre dopo che una controversa proposta denominata “Piano dei Generali” è stata presentata al governo israeliano.

Il Piano affermava che le aree a Nord del Corridoio Netzarim, che taglia Gaza in due, avrebbero dovuto essere svuotate dei suoi residenti in modo che Israele potesse stabilire una “zona militare chiusa”.

Secondo il Piano, chiunque scegliesse di restare sarebbe considerato un agente di Hamas e potrebbe essere ucciso.

Da quando è stato lanciato il Piano, le forze israeliane sono state accusate di aver esacerbato la fame e la malnutrizione per fare Pulizia Etnica tra i palestinesi, con Oxfam che all’inizio di questa settimana ha riferito che solo 12 camion di aiuti umanitari sono arrivati ​​nella parte settentrionale di Gaza questo mese.

L’esercito israeliano è stato anche accusato di aver deliberatamente distrutto il sistema sanitario di Gaza attraverso attacchi costanti a ospedali, ambulanze e medici, sin dall’attacco guidato da Hamas del 7 ottobre nel Sud di Israele.

Le forze israeliane hanno precedentemente fatto irruzione nei due più grandi ospedali della Striscia, l’Ospedale Al-Shifa a Gaza e l’Ospedale Naser a Khan Younis, distruggendoli durante l’assalto.

Hanno anche ucciso più di 1.150 operatori sanitari e ne hanno arrestati 300 dall’inizio della guerra a Gaza, secondo il Ministero della Sanità palestinese.

Il mese scorso, la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant per Crimini di Guerra e Crimini contro l’Umanità a Gaza.

Israele affronta anche un causa di Genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia per la sua guerra contro l’enclave.

Ahmed Dremly è un giornalista di Gaza i cui scritti sono apparsi su Mondoweiss, Palestine Chronicle, The Electronic Intifada e Al-Monitor.

Lubna Masarwa è una giornalista e direttrice dell’ufficio Palestina e Israele di Middle East Eye, con sede a Gerusalemme.

 

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

 

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“Israele” impedisce al dott. Safiya di incontrare i suoi avvocati, afferma gruppo israeliano per i diritti umani

Gaza – MEMO. Un importante gruppo per i diritti umani in Israele ha rivelato che l’esercito di occupazione rifiuta di permettere al dottor Hussam Abu Safiya, direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Gaza, di incontrare un avvocato per valutare le sue condizioni personali e di detenzione.

“Nonostante le nostre richieste urgenti di inviare un avvocato, l’esercito dice che gli è stato impedito di visitare un avvocato fino al 10 gennaio”, ha dichiarato il Physicians for Human Rights-Israel (PHRI) sui social media. “I militari israeliani continuano inoltre a non fornire informazioni sul luogo di detenzione del dottor Hussam Abu Safiya, nonostante abbiano ritrattato la loro precedente affermazione che non è detenuto in Israele”.

Il PHRI ha sottolineato che i professionisti del settore medico sono protetti dal diritto umanitario internazionale. “C’è una ragione per questo, ed è che se si attaccano gli operatori sanitari, si attacca un’intera società, si attaccano i civili che hanno bisogno di cure mediche, persone con malattie croniche e persone con ferite”.

L’organizzazione ha aggiunto che le sue statistiche mostrano che ci sono più di 20 mila persone a Gaza in attesa di evacuazioni mediche urgenti. “Il motivo è che a Gaza non c’è un sistema sanitario attivo e centinaia di professionisti del settore medico hanno perso la capacità di prendersi cura della propria gente”, ha dichiarato il PHRI. “Più di mille operatori sanitari sono stati uccisi; 230 sono stati arrestati; 130 sono ancora detenuti nelle strutture di carcerarie israeliane […]. Più di 70 persone sono già morte nelle strutture di detenzione israeliane. Per fare un confronto, a Guantanamo sono morte nove persone in 22 anni di attività. Qui abbiamo più di 70 persone in pochi mesi”.

Abu Safiya è stato arrestato dall’esercito israeliano nel governatorato di Gaza Nord il 28 dicembre, un giorno dopo che i soldati avevano preso d’assalto l’ospedale Kamal Adwan, incendiandolo e mettendolo fuori servizio. Più di 350 persone sono state arrestate, tra cui Abu Safiya, che è stato fotografato con il suo camice medico mentre veniva condotto dai soldati in manette in mezzo alla distruzione, scatenando un’ondata di condanna internazionale.

Mentre il genocidio israeliano si intensificava, il direttore dell’ospedale ha pagato un pesante prezzo personale quando ha perso suo figlio Ibrahim nell’assalto dell’esercito israeliano a Kamal Adwan, il 26 ottobre. Il 24 novembre, lo stesso Abu Safiya è stato ferito in un bombardamento che ha preso di mira l’ospedale, ma si è rifiutato di andarsene e ha continuato a curare i pazienti e i feriti.

Il genocidio israeliano ha ucciso quasi 46 mila persone, per lo più donne e bambini, a partire dall’incursione transfrontaliera di Hamas del 7 ottobre 2023, nonostante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato.

Nel novembre 2024, la Corte penale internazionale (ICC) ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex-ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza. Israele deve anche affrontare un caso di genocidio presso la Corte internazionale di giustizia.

 

Traduzione per InfoPal di F.L.

 

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