Il Genocidio
di Israele a Gaza è del tutto intenzionale e altre conclusioni dal rapporto di
Amnesty International - Jonathan
Ofir
Amnesty International questa settimana ha confermato ciò che molti altri
hanno già detto: Israele sta commettendo un Genocidio a Gaza. Ma il rapporto si
spinge molto oltre per dimostrare un elemento critico nel caso contro Israele:
che il Genocidio è del tutto Intenzionale.
Mercoledì, Amnesty International ha
pubblicato un rapporto storico, intitolato: “Considerati dei Subumani:
Genocidio di Israele contro i palestinesi a Gaza”.
Amnesty non usa mezzi termini:
Israele sta commettendo un Genocidio a Gaza.
Agnés Callamard, Segretario Generale
di Amnesty International, ha presentato il rapporto con termini rigorosi. Non
ci sono né se e né ma, Israele ha commesso un Genocidio e lo sta ancora
perpetrando:
“Il rapporto di Amnesty
International dimostra che Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione
sul Genocidio, con l’Intento specifico di cancellare i palestinesi a Gaza”, ha
affermato Callamard.
“Questi atti includono uccisioni,
gravi danni fisici o mentali e l’inflizione deliberata ai palestinesi di Gaza
di condizioni di vita calcolate per provocare la loro distruzione fisica. Mese
dopo mese, Israele ha trattato i palestinesi di Gaza come Subumani indegni dei
diritti umani e della dignità, dimostrando la sua intenzione di distruggerli
fisicamente”.
L’Intento di Israele di commettere
un Genocidio
Il Crimine di Genocidio è noto come
il “Crimine dei Crimini”, ed è anche considerato il Crimine contro l’Umanità
che richiede il più alto livello di prova per quanto riguarda l’Intento. Non è
sufficiente fare riferimento ad atti che di per sé possono rientrare nella
Convenzione sulla prevenzione e la punizione del Crimine di Genocidio
(“Convenzione sul Genocidio”): l’Intento Genocida deve essere dimostrato come
unica possibile conclusione dell’analisi.
Ecco perché il linguaggio conclusivo
del rapporto è così importante, affermando che:
“Dalle prove presentate si può
trarre solo una ragionevole conclusione: l’Intento Genocida è stato parte
integrante della condotta di Israele a Gaza dal 7 ottobre 2023, inclusa la sua
Campagna Militare”.
Poiché l’aspetto dell’Intento è così
singolarmente cruciale , Amnesty dedica quasi un terzo delle 296 pagine del
rapporto all’Intento (81 pagine all’interno della sezione principale “L’Intento
di Israele a Gaza” pagina 202-282, più altre parti sulla questione in altre
sezioni del rapporto).
La definizione di Genocidio
Il rapporto fa riferimento a tre dei
cinque elementi nella definizione di Genocidio dell’ONU Articolo 2 e li ritiene
soddisfatti:
1 – Uccidere membri del gruppo;
2 – Causare gravi danni fisici o
mentali ai membri del gruppo;
3 – Infliggere deliberatamente al
gruppo condizioni di vita calcolate per causare la sua distruzione fisica in
tutto o in parte;
Ognuno di questi potrebbe costituire
Genocidio, poiché afferma che “uno qualsiasi dei seguenti atti commessi con
l’Intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico,
razziale o religioso, in quanto tale”.
L’argomento della “necessità
militare”
Amnesty conclude che “l’Intento
Genocida è parte integrante della condotta di Israele a Gaza dal 7 ottobre
2023, inclusa la sua Campagna Militare” (pagina 35).
La rivendicazione della necessità
militare è una pretesa centrale di Israele, cosa prevedibile, sotto l’apparente
idea che tali obiettivi legittimino i mezzi impiegati per raggiungerli. Israele
non fa eccezione in questo: l’argomento è spesso utilizzato per respingere le
accuse di Crimini di Guerra o Crimini contro l’Umanità.
Ma Amnesty respinge l’argomentazione
“o l’uno o l’altro”:
“Amnesty International ammette che
identificare il Genocidio in un conflitto armato è complesso e impegnativo, a
causa dei molteplici obiettivi che possono esistere simultaneamente. Tuttavia,
è fondamentale riconoscere il Genocidio quando si verifica nel contesto di un
conflitto armato e insistere sul fatto che la guerra non può mai
giustificarlo”.
Callamard sottolinea:
“Israele ha ripetutamente sostenuto
che le sue azioni a Gaza sono legittime e possono essere giustificate dal suo
obiettivo militare di sradicare Hamas. Ma l’Intento Genocida può coesistere con
gli obiettivi militari e non deve essere necessariamente l’unico intento di
Israele”.
Quindi l’intento militare può
coesistere con l’Intento Genocida, ma non annulla l’Intento Genocida. Se
l’Intento Genocida è “parte integrante” della condotta di Israele, “inclusa la
sua Campagna Militare”, allora questo significa che la “Guerra” di Israele è
davvero Genocida.
Dichiarazioni Genocide di funzionari
israeliani
Nel capitolo sull’Intento,
riguardante le dichiarazioni sulla distruzione dei palestinesi (7.3, pagina
241), Amnesty si è limitata ad analizzare 102 dichiarazioni di alti funzionari
israeliani:
“L’organizzazione ha identificato
102 dichiarazioni che disumanizzavano i palestinesi o chiedevano o
giustificavano atti proibiti ai sensi della Convenzione sul Genocidio o altri
Crimini di Diritto Internazionale contro i palestinesi di Gaza, come
l’espansione degli insediamenti, il trasferimento forzato o gli attacchi
indiscriminati. Sono state fatte da membri dei gabinetti di guerra e sicurezza
e da alti membri dell’esercito, così come dal Presidente di Israele, oltre ad
alcuni membri della Knesset (Parlamento) e ministri del governo”.
Di sicuro, le dichiarazioni che
incitano al Genocidio sono innumerevoli in Israele e il progetto Law for
Palestine (Legge per la Palestina) ha una banca dati con oltre 500 di queste
dichiarazioni dai vertici fino a giornalisti e opinionisti. Ma Amnesty ha
applicato la limitazione anche per giustificare la richiesta di Israele alla
Corte Internazionale di Giustizia nel caso del Genocidio: Sudafrica contro
Israele.
Amnesty:
Dato che Israele ha sostenuto di
fronte alla Corte Internazionale di Giustizia che la “politica e le intenzioni”
del governo israeliano possono essere determinate solo attraverso un esame
delle decisioni dei gabinetti di guerra e sicurezza, nonché un’analisi di “se
particolari commenti espressi siano conformi o meno alle politiche e alle
decisioni prese”, Amnesty International ha limitato la sua analisi alle
dichiarazioni rilasciate da funzionari con responsabilità dirette sulla
condotta dell’Offensiva su Gaza. Ad eccezione del Presidente di Israele, questo
includeva membri dei gabinetti di guerra e sicurezza e alti ufficiali militari.
Amnesty International ha inoltre limitato la sua analisi alle dichiarazioni che
sembravano chiedere o giustificare la distruzione dei palestinesi, tra cui:
• Appelli a negare ai palestinesi di
Gaza l’accesso a servizi e beni essenziali per la sopravvivenza della
popolazione, finché Hamas non sarà distrutta o finché gli ostaggi non saranno
rilasciati;
• Dichiarazioni che confondono
deliberatamente i palestinesi di Gaza con Hamas, apparentemente giustificando
azioni dirette contro i civili palestinesi;
• Dichiarazioni che chiedono la
distruzione fisica di Gaza, inclusa l’intera popolazione e le infrastrutture
civili, o che chiedono la distruzione di Hamas distruggendo fisicamente i
palestinesi di Gaza”.
Delle 102 dichiarazioni esaminate,
Amnesty International ne ha identificate 22. Le restanti 80 dichiarazioni
invocavano altri Crimini di Diritto Internazionale contro i palestinesi di
Gaza, come l’espansione degli insediamenti, il trasferimento forzato o gli
attacchi indiscriminati, oppure utilizzavano un linguaggio Razzista e
Disumanizzante contro i palestinesi. L’organizzazione ha analizzato le 22
dichiarazioni che apparentemente chiedevano o giustificavano la distruzione dei
palestinesi di Gaza concentrandosi sull’identità dell’oratore e sulla sua
influenza e sul contenuto del discorso”.
Questi proclami Genocidi hanno
spesso utilizzato gli ostaggi/prigionieri israeliani come scusa. Lo stesso ha
detto il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Parlando in una conferenza stampa
congiunta con l’allora Ministro della Difesa Gallant il 5 dicembre 2023, il
Primo Ministro Netanyahu ha spiegato che la raccomandazione del gabinetto di
guerra di consentire l’ingresso di due o quattro camion di carburante al giorno
per soddisfare “i bisogni umanitari minimi” della popolazione di Gaza, che le
autorità “valutano ogni giorno, anche ogni poche ore”, era progettata per
consentire la continuazione dei combattimenti:
“Sappiamo anche che se ci sarà un
collasso: pestilenze, malattie, contaminazione delle falde acquifere, ecc.,
questo fermerà i combattimenti. Lo capiamo. Pertanto, non vediamo una
contraddizione tra lo sforzo bellico, che abbiamo già visto essere il fattore
più efficace nel far tornare i nostri rapiti, e lo sforzo umanitario che
accompagna la guerra e ne è una parte importante”.
Questo “ragionamento”, tra l’altro,
era dilagante in tutto lo spettro politico israeliano, e persino l’attuale
leader del Partito Laburista Meretz, “I Democratici”, ha affermato: “Si può
farli morire di fame, è del tutto legittimo”.
Tali dichiarazioni hanno improntato
la Campagna Militare di Israele in modo chiaro. Amnesty:
“Le dichiarazioni di alti funzionari
israeliani sono state ascoltate e ricevute dai soldati impegnati nella Campagna
Militare a Gaza e sembrano aver comunicato, esplicitamente o implicitamente
attraverso noti riferimenti culturali, una missione percepita della Campagna”.
Queste dichiarazioni sono state poi
riprese dai principali ufficiali militari, che guidavano la Campagna Militare,
e le azioni dei loro soldati sono state ostentate sui social media attraverso
innumerevoli video che celebravano la distruzione Genocida.
Amnesty respinge l’affermazione di
Israele di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia secondo cui queste
dichiarazioni erano semplicemente “retoriche”:
“Amnesty International riconosce
che, all’inizio dell’Offensiva Militare, i funzionari israeliani hanno definito
i suoi obiettivi come lo smantellamento delle capacità militari e di governo di
Hamas, aggiungendovi successivamente il rilascio di ostaggi e prigionieri. In
seguito, il Primo Ministro Netanyahu, l’allora Ministro della Difesa Gallant e
i Portavoce dell’esercito israeliano hanno chiarito pubblicamente in numerose
occasioni che l’Offensiva era diretta ad Hamas piuttosto che al popolo
palestinese.
Tuttavia, sembrano aver
intensificato tali chiarimenti solo in seguito alla crescente pressione degli
alleati occidentali di Israele sulla portata delle morti e della distruzione
risultanti da settimane di bombardamenti incessanti. Fondamentalmente, come
evidenziato sopra, c’è una grande quantità di prove che i soldati continuano a
diffondere e mettere in pratica le precedenti dichiarazioni di questi
funzionari molto tempo dopo che sono state pronunciate per la prima volta.
Anche i video indicano che i soldati
hanno dato seguito a questi appelli mentre erano impegnati in apparenti atti di
distruzione. Ciò indica la portata e l’impatto delle dichiarazioni dei
funzionari. Mostra anche che i funzionari israeliani hanno ampiamente fallito
nel costruire narrazioni alternative. Infatti, l’ampia diffusione di
dichiarazioni che chiedevano la distruzione di Gaza e delle infrastrutture
civili al suo interno sembra essere stata tollerata e non adeguatamente indagata,
per non parlare di punita, dalle autorità israeliane, che non hanno preso
alcuna misura per mesi.
Inoltre, durante il periodo di nove
mesi in esame, Israele ha continuato a compiere attacchi deliberati che hanno
ucciso e ferito gravemente civili palestinesi e a imporre deliberatamente
condizioni di vita impossibili all’intera popolazione di Gaza, sfidando la
difesa di Israele secondo cui le dichiarazioni rilasciate da alti funzionari
governativi e che hanno riecheggiato attraverso l’esercito erano semplicemente
il tipo di commenti infiammatori che ci si può aspettare all’inizio di un
conflitto armato”.
Ma l’Intento non si può solo dedurre
dalle dichiarazioni, gli atti confermano le intenzioni:
“Nel valutare l’Intento Genocida,
Amnesty International ha analizzato tali violazioni del Diritto Internazionale,
comprese quelle dettagliate nel Capitolo 6, “Le azioni di Israele a Gaza”, nel
contesto dell’intera Offensiva: le ha esaminate insieme e cumulativamente,
tenendo conto della loro ricorrenza e del loro verificarsi simultaneo più e più
volte, aggravando reciprocamente l’impatto dannoso. Inoltre, l’organizzazione
ha considerato la portata e il numero delle vittime e l’entità della
distruzione ripetute nel tempo, nonostante i continui avvertimenti delle
Nazioni Unite e degli alleati di Israele, nonché i molteplici ordini vincolanti
della Corte Internazionale di Giustizia” (pagina 279).
Contesto generale dell’Apartheid
israeliano
Amnesty valuta il Genocidio di
Israele in un contesto storico, per sottolineare che la “Disumanizzazione
endemica dei palestinesi” è stata una caratteristica che ha preceduto il 7
ottobre 2023, ha una lunga storia, inclusi Crimini di Guerra sistemici e
Crimini contro l’Umanità:
“Una valutazione del contesto
storico dimostra che l’offensiva di Israele si sta verificando nel contesto
della sua Occupazione Militare illegale e del Sistema di Apartheid contro i
palestinesi, compresi i palestinesi di Gaza, un contesto pieno di gravi violazioni
del Diritto Internazionale e basato sulla Disumanizzazione endemica dei
palestinesi” (pagina 278).
Si tratta di un sistema di
Disumanizzazione dei palestinesi in generale, in cui Gaza è stata resa
“particolarmente vulnerabile”:
“Infatti, molti funzionari
israeliani di alto livello, così come altri politici e personaggi pubblici con
una portata e un’influenza significative in Israele, hanno utilizzato un
linguaggio Disumanizzante, Sprezzante e Razzista profondamente radicato nei
confronti dei palestinesi per anni, senza alcuna responsabilità reale o
effettiva.
La Disumanizzazione dei palestinesi
è stata una caratteristica costante del Sistema di Apartheid di Israele: sono
trattati come un gruppo razziale inferiore che non merita i diritti umani e le
necessità fondamentali. Per mantenere questo Sistema di Oppressione e Dominio,
Israele ha a lungo sottoposto i palestinesi, compresi quelli di Gaza, a
Tortura, detenzione arbitraria, trasferimento forzato e uccisioni e ferite
illegali. Come parte di questo Sistema di Apartheid, il blocco illegale di Gaza
da parte di Israele ha lentamente inflitto condizioni di vita dannose ai
palestinesi lì per 16 anni prima del 7 ottobre 2023, lasciandoli in una
situazione di vulnerabilità unica”.
Differenza tra Movente e Intento
Simile all’argomento della
“necessità militare”, le persone possono rivendicare vari motivi per i loro
Atti Genocidi, potrebbero non considerarli come tali (le persone raramente lo
ammettono apertamente) e potrebbero rivendicare “sicurezza” o “vendetta”, ma
questi motivi non annullano l’Intento Genocida:
“Infine, Amnesty International
riconosce che la politica di Israele nei confronti di Gaza potrebbe essere
stata guidata da diversi motivi sostenuti da vari funzionari del governo.
Tuttavia, Movente non equivale a Intento.
La giurisprudenza internazionale è
chiara sul fatto che molti motivi possono spingere ad Atti Genocidi, tra cui il
desiderio di profitto, vantaggio politico e così via. In definitiva, finché
l’Intento Genocida è chiaro, il motivo di fondo dei singoli funzionari non ha
importanza, che si tratti di sicurezza, vendetta, determinazione a rimanere al
potere, desiderio di mostrare una forza schiacciante nella regione o ricerca
del reinsediamento di Gaza” (pagina 281).
Esitazione a sottolineare l’Intento
Genocida nei confronti di Israele
Uno dei punti spesso rivendicati da
Israele è quello del “doppio criterio”, affermando che Israele viene
ingiustamente “preso di mira”. Questo punto è anche entrato nella famigerata
definizione di antisemitismo dell’Alleanza Internazionale per la Memoria
dell’Olocausto (IHRA), che confonde la critica a Israele con l’odio per gli
ebrei.
L’ottavo esempio dell’IHRA afferma:
“Applicare doppi criteri richiedendogli un comportamento non previsto o
richiesto da nessun’altra nazione democratica”.
Ma Amnesty sottolinea il contrario,
ovvero che esiste esattamente un doppio criterio decisionale in termini di
approccio a Israele con Intento Genocida, laddove sarebbe più facile farlo con
altri Paesi. Si è dimostrato più difficile per la filiale separata di Amnesty
in Israele accettare la conclusione del Genocidio, quindi si sono opposti alle
conclusioni del rapporto internazionale, proprio come è stato nel 2022 con il
rapporto Israele-Apartheid di Amnesty International. Sebbene Amnesty si vanti
di essere “indipendente da qualsiasi governo e ideologia politica” (relazione,
pagina 2), esistono pregiudizi politici locale. Amnesty chiede un criterio
universale:
“Amnesty International riconosce che
c’è resistenza ed esitazione da parte di molti nel trovare Intenti Genocidi
quando si tratta della condotta di Israele a Gaza. Questa resistenza ha
impedito la giustizia e la responsabilità rispetto ai conflitti passati in
tutto il mondo e dovrebbe essere evitata in futuro. Amnesty International
rifiuta una gerarchia tra i Crimini di Diritto Internazionale.”
Campanello d’allarme
Il mondo ha lasciato che ciò
accadesse, in un sonno di negazione e pregiudizio verso Israele che ha permesso
al Genocidio più trasmesso in televisione della storia di durare per oltre un
anno.
Callamard afferma: “Le nostre
schiaccianti conclusioni devono servire da campanello d’allarme per la comunità
internazionale: questo è Genocidio. Deve finire subito”.
Per fermarlo sono necessarie una
serie di azioni, non da ultimo da parte di Stati terzi. Amnesty chiede alla
Corte Penale Internazionale di migliorare la sua valutazione della situazione
della Palestina per includere il Genocidio, anche in termini di mandati di
arresto come quelli emessi per il Primo Ministro Netanyahu e l’ex Ministro
della Difesa Gallant:
“Considerare urgentemente la
commissione del Crimine di Genocidio da parte di funzionari israeliani dal 7
ottobre 2023 nell’ambito delle indagini in corso sulla situazione nello Stato
di Palestina. Considerare come le indagini dell’Ufficio del Procuratore sulla
situazione nello Stato di Palestina potrebbero essere ulteriormente accelerate.
Se del caso, richiedere mandati di arresto contro individui sospettati, anche
per il Crimine di Genocidio”.
Questo deve essere un grande shock
per coloro che credevano che “Mai Più” fosse sotto il monopolio israeliano, per
proteggere gli ebrei per sempre. Si scopre che l’autoproclamato “Stato Ebraico”
non è immune dal commettere Genocidio. Israele può ora solo rispondere con l’uso
della “mistificazione” e negare, negare, negare.
Ma questo rapporto non è un’opera di
propaganda spiccia. È una lunga e meticolosa documentazione di uno dei
principali gruppi di pressione legali, Amnesty International. Ciò aggiungerà
peso al crescente consenso internazionale sulla questione. E tutti noi siamo
responsabili, tutti noi dobbiamo svegliarci ora, perché è già troppo tardi.
Jonathan Ofir è un direttore
d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive
regolarmente per Mondoweiss.
Traduzione: Beniamino Rocchetto –
Invictapalestina.org
I soldati israeliani prendono d’assalto l’Ospedale Kamal Adwan di Gaza,
sgomberando medici e pazienti seminudi - Lubna Masarwa e Ahmed Dremly
L’Ospedale Kamal Adwan è sotto assedio da più di due mesi, ricevendo pochi
o nessun aiuto, medicine, cibo o carburante.
I soldati israeliani hanno preso
d’assalto l’ultimo ospedale funzionante di Gaza venerdì e hanno costretto
medici e pazienti palestinesi seminudi ad andarsene a piedi verso una
destinazione sconosciuta, secondo video e testimonianze oculari condivise.
In un video si potevano vedere
diversi carri armati israeliani stazionati fuori dall’Ospedale bombardato Kamal
Adwan a Beit Lahia, mentre decine di uomini seminudi venivano diretti verso
un’area fuori campo.
Islam Ahmad, un giornalista locale e
testimone oculare dell’attacco, ha affermato che le comunicazioni con il
personale dell’ospedale erano state interrotte ore prima che le forze
israeliane prendessero d’assalto la struttura.
Ha raccontato che le forze
israeliane avevano attaccato l’ospedale fin dall’alba, con sale operatorie,
laboratori e altri reparti di emergenza presi di mira da attacchi e dati alle
fiamme.
Ha aggiunto che c’erano crescenti
timori per la sicurezza di medici come Hossam Abu Safiya, il direttore
dell’ospedale, a causa del deliberato attacco di Israele contro il personale
sanitario.
Nel frattempo, un operatore
sanitario all’interno dell’ospedale ha affermato che c’era una paura palpabile
all’interno dell’edificio principale dopo che le forze israeliane hanno
interrotto l’erogazione di ossigeno e costretto medici e pazienti a uscire per
strada.
Il meteo a Gaza è precipitato negli
ultimi giorni con almeno quattro neonati morti per ipotermia a causa del blocco
di Israele su cibo, acqua e scorte invernali essenziali.
In precedenza, il filmato mostrava
un drone quadricottero israeliano che lanciava esplosivi su una sezione della
struttura mentre risuonavano grida di aiuto. Non era chiaro se ci fossero
vittime negli attacchi di venerdì.
L’assalto a Kamal Adwan arriva un
giorno dopo che 50 palestinesi sono stati uccisi in un attacco aereo su un
edificio nell’area all’interno dell’ospedale. Almeno cinque membri del
personale medico sono stati uccisi nell’attacco di giovedì, insieme alle loro
mogli, genitori e figli.
Kamal Adwan è sotto un soffocante
assedio israeliano da più di due mesi, ricevendo pochi o nessun aiuto,
medicine, cibo o carburante da quando Israele ha intensificato il blocco sulle
parti settentrionali dell’enclave.
Gli altri due ospedali, l’Ospedale
Indonesiano e l’Ospedale Al-Awda, hanno cessato le loro attività settimane fa a
causa dei continui attacchi israeliani.
Kamal Adwan è rimasto operativo alla
capacità minima, offrendo servizi salvavita ai neonati nelle unità di terapia
intensiva neonatale e ad altri pazienti nelle terapie intensive.
L’esercito israeliano ha
intensificato la sua offensiva nel Nord di Gaza il 5 ottobre dopo che una
controversa proposta denominata “Piano dei Generali” è stata presentata al
governo israeliano.
Il Piano affermava che le aree a
Nord del Corridoio Netzarim, che taglia Gaza in due, avrebbero dovuto essere
svuotate dei suoi residenti in modo che Israele potesse stabilire una “zona
militare chiusa”.
Secondo il Piano, chiunque
scegliesse di restare sarebbe considerato un agente di Hamas e potrebbe essere
ucciso.
Da quando è stato lanciato il Piano,
le forze israeliane sono state accusate di aver esacerbato la fame e la
malnutrizione per fare Pulizia Etnica tra i palestinesi, con Oxfam che
all’inizio di questa settimana ha riferito che solo 12 camion di aiuti
umanitari sono arrivati nella parte settentrionale di Gaza questo mese.
L’esercito israeliano è stato anche
accusato di aver deliberatamente distrutto il sistema sanitario di Gaza
attraverso attacchi costanti a ospedali, ambulanze e medici, sin dall’attacco
guidato da Hamas del 7 ottobre nel Sud di Israele.
Le forze israeliane hanno
precedentemente fatto irruzione nei due più grandi ospedali della Striscia,
l’Ospedale Al-Shifa a Gaza e l’Ospedale Naser a Khan Younis, distruggendoli
durante l’assalto.
Hanno anche ucciso più di 1.150
operatori sanitari e ne hanno arrestati 300 dall’inizio della guerra a Gaza,
secondo il Ministero della Sanità palestinese.
Il mese scorso, la Corte Penale
Internazionale ha emesso mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano
Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant per Crimini di
Guerra e Crimini contro l’Umanità a Gaza.
Israele affronta anche un causa di
Genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia per la sua guerra contro
l’enclave.
Ahmed Dremly è un giornalista di
Gaza i cui scritti sono apparsi su Mondoweiss, Palestine Chronicle, The Electronic
Intifada e Al-Monitor.
Lubna Masarwa è una giornalista e
direttrice dell’ufficio Palestina e Israele di Middle East Eye, con sede a
Gerusalemme.
Traduzione: Beniamino Rocchetto –
Invictapalestina.org
“Israele”
impedisce al dott. Safiya di incontrare i suoi avvocati, afferma gruppo
israeliano per i diritti umani
Gaza – MEMO. Un
importante gruppo per i diritti umani in Israele ha rivelato che l’esercito di
occupazione rifiuta di permettere al dottor Hussam Abu Safiya, direttore
dell’ospedale Kamal Adwan di Gaza, di incontrare un avvocato per valutare le
sue condizioni personali e di detenzione.
“Nonostante
le nostre richieste urgenti di inviare un avvocato, l’esercito dice che gli è
stato impedito di visitare un avvocato fino al 10 gennaio”, ha dichiarato
il Physicians for Human Rights-Israel (PHRI) sui social media.
“I militari israeliani continuano inoltre a non fornire informazioni sul luogo
di detenzione del dottor Hussam Abu Safiya, nonostante abbiano ritrattato la
loro precedente affermazione che non è detenuto in Israele”.
Il PHRI ha
sottolineato che i professionisti del settore medico sono protetti dal diritto
umanitario internazionale. “C’è una ragione per questo, ed è che se si
attaccano gli operatori sanitari, si attacca un’intera società, si attaccano i
civili che hanno bisogno di cure mediche, persone con malattie croniche e
persone con ferite”.
L’organizzazione
ha aggiunto che le sue statistiche mostrano che ci sono più di 20 mila persone
a Gaza in attesa di evacuazioni mediche urgenti. “Il motivo è che a Gaza non
c’è un sistema sanitario attivo e centinaia di professionisti del settore
medico hanno perso la capacità di prendersi cura della propria gente”, ha
dichiarato il PHRI. “Più di mille operatori sanitari sono stati uccisi; 230
sono stati arrestati; 130 sono ancora detenuti nelle strutture di carcerarie
israeliane […]. Più di 70 persone sono già morte nelle strutture di detenzione
israeliane. Per fare un confronto, a Guantanamo sono morte nove persone in 22
anni di attività. Qui abbiamo più di 70 persone in pochi mesi”.
Abu Safiya è
stato arrestato dall’esercito israeliano nel governatorato di Gaza Nord il 28
dicembre, un giorno dopo che i soldati avevano preso d’assalto l’ospedale Kamal
Adwan, incendiandolo e mettendolo fuori servizio. Più di 350 persone sono state
arrestate, tra cui Abu Safiya, che è stato fotografato con il suo camice medico
mentre veniva condotto dai soldati in manette in mezzo alla distruzione,
scatenando un’ondata di condanna internazionale.
Mentre il
genocidio israeliano si intensificava, il direttore dell’ospedale ha pagato un
pesante prezzo personale quando ha perso suo figlio Ibrahim nell’assalto
dell’esercito israeliano a Kamal Adwan, il 26 ottobre. Il 24 novembre, lo
stesso Abu Safiya è stato ferito in un bombardamento che ha preso di mira
l’ospedale, ma si è rifiutato di andarsene e ha continuato a curare i pazienti
e i feriti.
Il genocidio
israeliano ha ucciso quasi 46 mila persone, per lo più donne e bambini, a
partire dall’incursione transfrontaliera di Hamas del 7 ottobre 2023,
nonostante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che
chiedeva un cessate il fuoco immediato.
Nel novembre
2024, la Corte penale internazionale (ICC) ha emesso mandati di arresto per il
primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex-ministro della Difesa Yoav
Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza. Israele deve
anche affrontare un caso di genocidio presso la Corte internazionale di
giustizia.
Traduzione
per InfoPal di F.L.
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