La cosa che mi colpisce è la “resilienza” degli italiani. Uso lo stesso termine improprio tirato fuori dai media al tempo del covid per evitare di dire resistenza che ha comunque un significato positivo, perché la vicenda Abedini non merita altro. Resilienza a ciò che era evidente fin da subito e che adesso il ministero della Giustizia (chiamiamolo così per carità di patria) ha chiarito definitivamente: prendiamo ordini da Washington e tutta la vicenda non è stata altro che una chiara dimostrazione del nostro status meno che coloniale. Non è solo che il ministro Nordio e insieme a lui tutta la giurisdizione dapprima hanno avallato l’arresto di Abedini e la sua permanenza in carcere senza alcuna base giuridica, ma poi lo hanno miracolosamente scarcerato dopo la deplorevole contrattazione fatta dalla Meloni in Usa.
Il fatto è che il ministero non fa mistero (perdonate il gioco di parole) di tale patteggiamento sottobanco quando in una nota afferma che il trattato di estradizione tra Italia e Stati Uniti prevede che questa misura venga adottata solo nel caso in cui i reati siano punibili in entrambi i Paesi. Ma questo si sapeva fin dall’inizio della vicenda e dunque non si capisce in base a cosa si debba l’arresto e la detenzione di Abedini, tanto più che la richiesta degli Stati Uniti non era accompagnata da un mandato internazionale, ma era una richiesta unilaterale. Ci hanno insomma detto chiaramente che per compiacere quello che passa per un alleato, si è proceduto a un arresto illegale e privo di qualsiasi base giuridica, visto che Abedini in Italia non ha commesso alcun reato, se non quello di atterrare in un territorio sottoposto di fatto alla giurisdizione americana.
Ora bisogna vedere che cosa la Meloni ha concesso agli Usa per evitare una cosiddetta figura di merda di fronte a una richiesta di estradizione che violava la lettera e lo spirito dei trattati. O forse tutta questa farsa è servita per copiare i dati contenuti nel computer dell’ingegnere. In ogni caso adesso è in debito con Trump e la brutta figura c’è stata lo stesso, nonostante qualcuno privo di testa pensante, parli di capolavoro diplomatico. No, si è trattato solo di un capolavoro di servilismo. Certo i giornaloni hanno tentato di distrarre l’attenzione buttandola sul patetico, facendo parlare gli avvocati tutti presi dal loro ruolo salvifico, descrivendo le lacrime dell’ingegnere finalmente liberato, facendo insomma cronaca spicciola e distrattiva. La realtà rimane però intatta: Cecilia Sala avrebbe potuto evitare tre settimane in balia del patriarcato durante le quali non solo è stata privata degli occhiali, a dimostrazione della ferocia degli iraniani. ma ha dovuto mangiare solo riso e carne, invece dei manicaretti di qualche chef stellato.
Certo non so cosa sia meglio, ma a parte gli scherzi ci troviamo di fatto di fronte a un’aberrazione giuridica di cui nessuno sembra voler prendere atto, per non dover ammettere che le nostre leggi non soltanto sono di fatto sottoposte alla volontà di Bruxelles, ma anche direttamente a quella di Washington. Del resto cosa aspettarsi da un Paese che svende le proprie telecomunicazioni vitali a Musk che anche senza cariche specifiche è comunque un personaggio eminente della nuova amministrazione Usa? Così la destra fa la medesima figura che fece la sinistra con la strage del Cermis quando si consentì ai piloti dei marines che avevano provocato 20 morti, tranciando i cavi di una funivia, giusto per divertirsi, di essere processati in America e non in Italia.
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