sabato 29 aprile 2017

Assange è un prigioniero politico -- Mark Weisbrot


Julian Assange è un prigioniero politico che non è stato mai accusato di un crimine.
Che poche persone sappiano questo e che importanti organi di stampa abbiano opportunamente ignorato questo fatto, è una messa in stato d’accusa per tutti i leader politici occidentali che dichiarano di interessarsi dei diritti umani e delle libertà civili, ma che restano in silenzio o, peggio, riguardo a uno dei prigionieri di coscienza più famosi del mondo.
Nel 2015,  il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione arbitraria ha scoperto che i governi del Regno Unito e della Svezia avevano detenuto arbitrariamente Assange. Hanno ordinato il suo rilascio e l’indennizzo.
Di fatto, è detenuto nell’ambasciata ecuadoriana di Londra, dove il governo dell’Ecuador gli ha accordato asilo politico. Se cercherà di andarsene, sarà estradato in Svezia dove è ricercato  per un interrogatorio in un caso penale  per il quale non è stata portata nessuna accusa.
Ma la vera minaccia è che la Svezia lo estraderebbe negli Stati Uniti, dove un gran giurì è probabile che  lo incriminerebbe. In effetti è considerato probabile  che sia stata già preparata un’incriminazione sigillata.
Sarebbe imprigionato  e potrebbe affrontare una condanna all’ergastolo o perfino
la pena di morte.
Ma non ha commesso reati. Assange e la sua organizzazione WikiLeaks hanno fatto azioni  giornalistiche, concentrandosi in particolare sulla difesa dei diritti umani e delle libertà civili. Questo è il motivo per cui ha ricevuto così tanti premi giornalistici.
Il vero reato di WikiLeaks è stato quello di rivelare i crimini commessi dal paese più potente del mondo.
Grazie a  WikiLeaks, milioni di persone hanno potuto vedere il video segreto dei soldati statunitensi che, nel luglio 2007,  uccidevano con colpi di arma da fuoco 18 persone in Iraq, compresi due impiegati della Reuters, nel luglio 2007.
Nel luglio 2010, Wikileaks ha pubblicato il Diario della guerra in Afghanistan che comprendeva più di 75.000 precedenti rapporti delle forze armate americane in Afghanistan.
Anche  i  registri della Guerra in Iraq, dove sono state elencate 66.000 morti di civili in Iraq, sono stati diffusi da WikiLeaks, rivelando l’esteso uso della tortura da parte delle forze irachene. I dossier indicano che forse gli Stati Uniti sapevano della tortura quando affidavano migliaia di prigionieri alla custodia irachena.
Le migliaia di cablogrammi diplomatici pubblicati da WikiLeaks nel novembre 2010, in collaborazione con i più importanti organi di stampa, compresi il New York Times e il Guardian di Londra, hanno rivelato anche violazioni dei diritti umani, corruzione e altri crimini compiuti da vari governi.
WikiLeaks ha anche sviluppato una metodologia per proteggere le “talpe” che rivelano abusi e crimini. I sostenitori dei diritti umani in tutto il mondo hanno usato i documenti di WikiLeaks per sfidare i governi e difendere i loro cittadini in tribunale e nel settore dell’opinione pubblica.
Non ci  sorprende che le persone più potenti del mondo, specialmente negli Stati Uniti vorrebbero  zittire e punire qualcuno che rivela i loro crimini e le loro atrocità.
Quello che ci sorprende o che dovrebbe sorprenderci, è che abbiano ottenuto così tanta aiuto nel farlo.
Mark Weisbrot è condirettore del Centro per la ricerca economica e politica Research a Washington, D.C. I lettori possono scrivergli a: CEPR, 1611 Connecticut Avenue NW, suite 400, Washington, D.C., 20009.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: The Sacramento Bee
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

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