venerdì 28 aprile 2017

La violenza degli Stati e dei mercati – Enrico Euli

Gabriele del Grande, appena arrivato all’aeroporto di Bologna, finalmente libero, ha dichiarato: non mi è stato torto un capello, ma sono stato vittima di una violenza istituzionale. Le istituzioni, e non solo quelle turche – sfacciatamente autoritarie -, sono ormai nemiche della libertà, comunque se ne ammantino. E comunque ci avvolgano, ci avviluppino, ci attornino e ci blandiscano.
Sino a quando stiamo lì, obbedienti e docili, va tutto bene fuorché noi e la nostra vera libertà. Ma appena disobbediamo, critichiamo, cerchiamo di divincolarci e svincolarci da esse, ecco che ci arrivano addosso ricatti, pressioni, minacce, attacchi, aggressioni. Al fine di farci paura, e farci così tornare nei ranghi. Non si può pensare che questo sistema di relazioni possa far crescere la fiducia tra cittadini e stati. Anzi, fanno aumentare il rifiuto, il boicottaggio coperto o scoperto, le trasgressioni clandestine, le resistenze e le renitenze.
Emmanuel Macron ha uno slogan, “En marche“, che però manca di un accento finale: il suo vero slogan dovrebbe essere “En marchè” (nel mercato). Niente di più convenzionale e scontato. L’unico che “ci marcia” è lui. Insieme alle borse che, non a caso, festeggiano. Eppure, è bastato che si sia presentato come un personaggio fuori dai partiti e ha conquistato in pochissimi mesi il voto di milioni di francesi. Ci si vuole liberare di qualcosa, confusamente magari, passando dalla padella alla brace probabilmente. Ma è un processo chiaro e lampante, di liberazione dai partiti, quello che è in corso oggi.
I vaccini faranno pure bene alla salute, avranno ridotto la mortalità, avranno debellato molte malattie endemiche. Niente da eccepire, parlano i fatti. Tuttavia, un bel po’ di gente non si fida più dell’Organizzazione mondiale della salute, dei medici e dei farmacologi: li vede come una casta che difende i propri interessi istituzionali, i propri privilegi di parte. Il contenuto, questa volta, sono i vaccini, ma il problema sta soprattutto altrove: nell’arroganza di una nemesi medica senza scrupoli e senza ritegno.
Lo stesso vale per le Organizzazioni non governative e il loro ruolo nella questione migranti: salveranno pure migliaia di disperati al giorno, dedicheranno le loro vita al bene dell’umanità reietta e negletta. Ma molta gente non è stupida e vede quel che sta accadendo: gli stati, i trafficanti e le Ong ci marciano, sono collusi, stanno in piedi grazie ai poveracci, e vivono alle loro spalle. Non è in questione la bontà della polpa di salmone (anche se molti sono più che altro lepri in salmì); è il sistema della cooperazione e della solidarietà pietosa che non va, sarebbe onesto almeno ammetterlo.
Nei giorni scorsi sono stato coinvolto nell’organizzazione di una serie di incontri all’Università di Cagliari sulle scuole libertarie e non statali: anche qui è sempre più evidente che lo stato sta perdendo il monopolio dell’istruzione scolastica. Le famiglie non si fidano più: non vogliono più affidare i loro figli a scatola chiusa a un sistema malmesso, autoritario e arrogante. Preferiscono cercare o creare altre strade. E nascono scuoline e scuolette autofinanziate e autogestite. Ancora una volta: non si rifiuta l’educazione, ma chi la vuole imporre a modo suo e per i suoi esclusivi fini.
Insomma, in questa festa della Liberazione chiediamoci: chi sono i nazifascisti e i totalitari oggi? Non lasciamoci distrarre da leghisti, lepenisti e poundisti, non coglieremmo nel segno. Quelli sono soltanto l’effetto reattivo e sussidiario di una causa ben più profonda: la violenza degli Stati e dei mercati. Non possiamo avere l’una senza gli altri. Ma chi è disposto a riconoscerlo e a liberarsene?
(*) Enrico Euli è ricercatore alla facoltà di Studi Umanistici dell’università di Cagliari, in cui è docente di Metodologie e tecniche del gioco, del lavoro di gruppo e dell’animazione. Ha pubblicato vari testi, l’ultimo: «Fare il morto (Sensibili alle foglie edizioni).
(**) Testo ripreso da «Comune Info»
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