ho iniziato a leggerlo qualche mese fa, ma non riuscivo ad entrare nella
storia, ho lasciato perdere.
ho riprovato da poco, e superata la prima parte, che ti porta in giro, ma non
sai dove, è venuto il bello.
bisogna fidarsi.
la storia è una ricerca delle origini, delle radici, quelle vere.
e scopri tutto dalle parole di Jacques
Austerlitz, e "vedi" Praga, Terezin, Parigi.
un libro emozionante e coinvolgente.
vogliatevi bene, leggetelo, anche se vi farà
soffrire - franz
…Sebald è un autore che
seleziona i suoi lettori e credo che la scarsa fortuna dei suoi libri (da cui
la sua ristretta notorietà) sia dovuta ad un’altrettanto scarsa platea di
potenziali lettori. Sebald è decisamente uno scrittore non al passo con i tempi
poiché il suo afflato culturale è troppo distante dalla normalità speculativa
che ci tocca osservare anche negli ambienti intellettualmente distinti.
Superato però lo scoglio
culturale il libro scorre e appassiona rivelandosi un testo post moderno vero e
proprio, collettanea di resoconti senza un reale legame, minimalia
tecnologiche, enciclopedia naturalistica, artistica, sperimentale.
Un testo apparentemente
caotico e senza senso ma invece coeso, denso e significante in una traccia di
equidistanza valoriale tra le diverse discipline, la realtà e l’esistenza. Una
visione di esistenza distante, estranea, assurda; un personaggio dal nome
improprio che in realtà nome non ha e che rappresenta il racconto della sua
vita come un apolide metafisico (vi ho trovato infatti assonanze ed affinità
con Cioran e con il Canetti di Autodafè). Un apolide della società, non solo
con riferimento alla nazionalità ma anche alla cultura, all’atteggiamento
culturale. Un approccio settecentesco alla scienza ed ai saperi umanistici, uniti
da uno sforzo intellettivamente superiore di coesione alchimistica.
Decisamente la lettura
non lascia indifferenti a patto che ci si sottoponga ad un modesto
inquadramento come “lettore” che non ha facoltà interpretative poiché il testo
è un’opera “chiusa”, nel senso indicato dagli strutturalisti francesi ed ossia
completa, non integrabile, studiabile solo in quanto unione di forma e
contenuto già tutti dentro il testo. Se si vuole e si può stare al patto se ne
resterà appagati. Altrimenti, e lo dico col cuore, che il lettore prenda altre
vie a lui più congeniali…
Winfrid Georg Sebald è nato nel 1944, ha lasciato la
Germania a venticinque anni non potendo più tollerare quel silenzio con il
quale la generazione dei padri continuava a nascondere i crimini e le
sofferenze provocate dal nazismo e da una guerra devastante, incapaci di
confrontarsi con un passato.
Emigra quindi in Inghilterra, dove insegna
letteratura tedesca fino alla morte, avvenuta nel dicembre 2001. Aver lasciato,
però, la sua terra natia non ha voluto per lui dire dimenticare, voltar pagina,
ma al contrario ripercorrere vicende che hanno lasciato segni e ferite
indelebile in chi le ha vissute.
Le tragedie del ‘900, soprattutto quelle
tedesche, vengono riviste con gli occhi di chi le ha subite o di chi ne è
scampato, come in alcuni racconti degli Emigrati oppure, come nel caso di
Jacques Austerlitz, di chi cerca di ricomporre la propria identità ricostruendo
la storia della propria origine, ma che continuamente si scontra con la
difficoltà della memoria di mantenere in vita ciò che invece va dissolvendosi
nella dimenticanza…
…And I have read few books that provide such an intense sense of place and
the relationship of buildings to their history, including, for example, a
hypnotic description of how Austerlitz discovers the streets where he was born,
as well as of particular places, from Antwerp railway station to Tower Hamlets
cemetery.
Sebald describes a universe which is peculiar but recognisable, the way
experience of the world can be shaped by a strongly academic and historical intelligence.
I can't really comprehend his prose style, so distinctive in the length of his
sentences and the slight archaism of manner, the monotony of its cadences
probably due to the fact that it was originally written in German and then
translated. But I would strongly recommend anyone who has not experienced his
writing to do so, because it succeeds in communicating issues of great
importance concerning time, memory and human experience.
Not least I would recommend reading Austerlitz's account of trying to find
out what happened to his father in the new Bibliothèque Nationale and failing
to do so because its design appears calculated to frustrate the aspirations of
its readers, such that one realises that the mentality which led to the
concentration camp at Terezin is perfectly capable of designing comparable
buildings in the present.
Inhumanity does not cease. Is what Sebald writes true? It does not matter.
It is the most powerful fiction.
…Scrittura inusuale quella di Sebald, fatta
non solo di parole ma anche di fotografie e riproduzioni di documenti anche del
tutto secondari, come il biglietto d'ingresso a un museo. Una prosa laboriosa e
malinconica che seduce e impressiona, anche quando sembra fare il verso alla
letteratura, come a volerne dichiararne l'inutilità o l'impotenza a fermare i
drammi della Storia. Un libro difficile, persino ambiguo, ma che affascina e
incuriosisce parecchio, anche quando lo stile elegiaco si fa esagerato, saturo
di richiami letterari e prende un tono malinconico per via dei periodi lunghi e
lenti e provoca nel lettore (o almeno a me) un senso d'angoscia, di straniamento...
allora non sono il solo:)
RispondiEliminauna difficoltà dello stesso tipo mi è capitata 26 anni fa con "Il nome della rosa", poi è stato come leggere un giallo appassionante, ero su un treno Ancona-Roma, o viceversa, e mi ricordo che un passeggero mi avesse chiesto cosa leggessi con tanta passione, che l'avrebbe letto anche lui:)