lunedì 19 dicembre 2011

Austerlitz - Winfrid Georg Sebald

ho iniziato a leggerlo qualche mese fa, ma non riuscivo ad entrare nella storia, ho lasciato perdere.
ho riprovato da poco, e superata la prima parte, che ti porta in giro, ma non sai dove, è venuto il bello.
bisogna fidarsi.
la storia è una ricerca delle origini, delle radici, quelle vere.
e scopri tutto dalle parole di Jacques Austerlitz, e "vedi" Praga, Terezin, Parigi.
un libro emozionante e coinvolgente.
vogliatevi bene, leggetelo, anche se vi farà soffrire - franz

 

…Sebald è un autore che seleziona i suoi lettori e credo che la scarsa fortuna dei suoi libri (da cui la sua ristretta notorietà) sia dovuta ad un’altrettanto scarsa platea di potenziali lettori. Sebald è decisamente uno scrittore non al passo con i tempi poiché il suo afflato culturale è troppo distante dalla normalità speculativa che ci tocca osservare anche negli ambienti intellettualmente distinti.

Superato però lo scoglio culturale il libro scorre e appassiona rivelandosi un testo post moderno vero e proprio, collettanea di resoconti senza un reale legame, minimalia tecnologiche, enciclopedia naturalistica, artistica, sperimentale.

Un testo apparentemente caotico e senza senso ma invece coeso, denso e significante in una traccia di equidistanza valoriale tra le diverse discipline, la realtà e l’esistenza. Una visione di esistenza distante, estranea, assurda; un personaggio dal nome improprio che in realtà nome non ha e che rappresenta il racconto della sua vita come un apolide metafisico (vi ho trovato infatti assonanze ed affinità con Cioran e con il Canetti di Autodafè). Un apolide della società, non solo con riferimento alla nazionalità ma anche alla cultura, all’atteggiamento culturale. Un approccio settecentesco alla scienza ed ai saperi umanistici, uniti da uno sforzo intellettivamente superiore di coesione alchimistica.

Decisamente la lettura non lascia indifferenti a patto che ci si sottoponga ad un modesto inquadramento come “lettore” che non ha facoltà interpretative poiché il testo è un’opera “chiusa”, nel senso indicato dagli strutturalisti francesi ed ossia completa, non integrabile, studiabile solo in quanto unione di forma e contenuto già tutti dentro il testo. Se si vuole e si può stare al patto se ne resterà appagati. Altrimenti, e lo dico col cuore, che il lettore prenda altre vie a lui più congeniali…

da qui

 

Winfrid Georg Sebald è nato nel 1944, ha lasciato la Germania a venticinque anni non potendo più tollerare quel silenzio con il quale la generazione dei padri continuava a nascondere i crimini e le sofferenze provocate dal nazismo e da una guerra devastante, incapaci di confrontarsi con un passato.

Emigra quindi in Inghilterra, dove insegna letteratura tedesca fino alla morte, avvenuta nel dicembre 2001. Aver lasciato, però, la sua terra natia non ha voluto per lui dire dimenticare, voltar pagina, ma al contrario ripercorrere vicende che hanno lasciato segni e ferite indelebile in chi le ha vissute.

Le tragedie del ‘900, soprattutto quelle tedesche, vengono riviste con gli occhi di chi le ha subite o di chi ne è scampato, come in alcuni racconti degli Emigrati oppure, come nel caso di Jacques Austerlitz, di chi cerca di ricomporre la propria identità ricostruendo la storia della propria origine, ma che continuamente si scontra con la difficoltà della memoria di mantenere in vita ciò che invece va dissolvendosi nella dimenticanza…

continua qui

 

…And I have read few books that provide such an intense sense of place and the relationship of buildings to their history, including, for example, a hypnotic description of how Austerlitz discovers the streets where he was born, as well as of particular places, from Antwerp railway station to Tower Hamlets cemetery.

Sebald describes a universe which is peculiar but recognisable, the way experience of the world can be shaped by a strongly academic and historical intelligence. I can't really comprehend his prose style, so distinctive in the length of his sentences and the slight archaism of manner, the monotony of its cadences probably due to the fact that it was originally written in German and then translated. But I would strongly recommend anyone who has not experienced his writing to do so, because it succeeds in communicating issues of great importance concerning time, memory and human experience.

Not least I would recommend reading Austerlitz's account of trying to find out what happened to his father in the new Bibliothèque Nationale and failing to do so because its design appears calculated to frustrate the aspirations of its readers, such that one realises that the mentality which led to the concentration camp at Terezin is perfectly capable of designing comparable buildings in the present.

Inhumanity does not cease. Is what Sebald writes true? It does not matter. It is the most powerful fiction.

da qui

 

Scrittura inusuale quella di Sebald, fatta non solo di parole ma anche di fotografie e riproduzioni di documenti anche del tutto secondari, come il biglietto d'ingresso a un museo. Una prosa laboriosa e malinconica che seduce e impressiona, anche quando sembra fare il verso alla letteratura, come a volerne dichiararne l'inutilità o l'impotenza a fermare i drammi della Storia. Un libro difficile, persino ambiguo, ma che affascina e incuriosisce parecchio, anche quando lo stile elegiaco si fa esagerato, saturo di richiami letterari e prende un tono malinconico per via dei periodi lunghi e lenti e provoca nel lettore (o almeno a me) un senso d'angoscia, di straniamento...

da qui



1 commento:

  1. allora non sono il solo:)

    una difficoltà dello stesso tipo mi è capitata 26 anni fa con "Il nome della rosa", poi è stato come leggere un giallo appassionante, ero su un treno Ancona-Roma, o viceversa, e mi ricordo che un passeggero mi avesse chiesto cosa leggessi con tanta passione, che l'avrebbe letto anche lui:)

    RispondiElimina