martedì 20 giugno 2017

Il camerata Storace diffonde una foto taroccata sulle #foibe, fa una figuraccia, poi querela e gli va male - Nicoletta Bourbaki


Lo scorso 6 giugno, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma ha archiviato una querela per diffamazione presentata da Francesco Storace, ex presidente della regione Lazio, ex candidato sindaco di Roma, fino al febbraio 2017 alla guida de “La Destra”, un partitino d’area «post»-fascista. Le persone denunciate erano la giornalista Ilaria Lonigro, collaboratrice de ilfattoquotidiano.it, e il direttore responsabile della testata, Peter Gomez. Questa la vicenda in seguito alla quale il politico ha deciso di ricorrere senza successo alle vie legali.
Il 10 febbraio 2016, Storace aveva rilanciato dal suo account twitter la foto dei fucilati di Dane, il falso fotografico sulle foibe per antonomasia, mostrando di dare credito all’infame vulgata secondo cui l’immagine rappresenta un’esecuzione di soldati italiani a opera di partigiani titini.
Sarebbe bastata una rapida ricerca in rete per imbattersi nelle numerose fonti che denunciano la falsificazione e restituiscono la foto al suo contesto: lo scatto ritrae un plotone del regio esercito nell’atto di fucilare cinque contadini sloveni, l’esatto contrario di quel che sostiene il discorso “foibologico” più disinformato e becero.
Il grossolano errore, offensivo per le vittime e la verità storica (e in quella versione ulteriormente aggravato da interventi di fotoritocco), fu fatto notare sui social.


















Da manuale. Quindi utile: in un colpo d'occhio dice tutta la portata del falso. #foibe #GiornodelRicordo

Nel suo articolo per ilfattoquotidiano.it, Ilaria Lonigro diede risalto all’accaduto, riportando in particolare l’intervento di Wu Ming su twitter.

Storace scelse allora di mirare al bersaglio grosso, il sito di uno dei più letti quotidiani italiani: il 22 marzo 2016 querelò l’autrice del pezzo per diffamazione, e il direttore de ilfattoquotidiano.it per non aver sorvegliato sulla liceità dei contenuti pubblicati dalla testata di cui è responsabile (art. 57 del codice penale). Motivo della querela, secondo le parole dello stesso Storace, la pretesa che l’articolo l’avrebbe diffamato, accusandolo di aver manipolato lui stesso la foto dei fucilati di Dane.
Il 6 giugno 2017, come rende noto il sito “Ossigeno per l’informazione”, il gip del tribunale di Roma ha archiviato la notizia di reato, ritenendola infondata.
Già al termine delle indagini, il pubblico ministero aveva chiesto al giudice di archiviare il procedimento. Storace s’era avvalso di un diritto del querelante, quello di essere informato della richiesta e di opporsi all’archiviazione (art. 408 del codice di procedura penale). Il gip ha però respinto le argomentazioni della querela e dell’opposizione di Storace alla richiesta del pm, e ha di conseguenza archiviato.
Questa vicenda incrocia due argomenti su cui Giap e il nostro gruppo di lavoro si sforzano da tempo di fare informazione: l’uso politico della storia e l’uso politico delle querele.
Non importa il motivo per cui Storace, con i suoi post sui social, abbia scelto di cavalcare la vulgata nazional-propagandistico-vittimaria che ha indegnamente ribaltato il senso della foto dei fucilati di Dane: lui si è sempre difeso dicendo di non sapere della manipolazione. L’ordinanza del gip di Roma dimostra che, se sei un personaggio politico, e quindi hai un ruolo pubblico (per quanto – noi ci auguriamo – con un seguito sempre più esiguo) non puoi difenderti dicendo «io non sapevo». Non puoi farlo, perché avresti potuto e dovuto accorgerti della manipolazione: bastava volerlo. Lo prova la quantità di fonti disponibili sull’argomento. Non puoi difenderti dicendo «io non sapevo», se hai assecondato il falso a causa di una tua negligenza inescusabile.
La sequenza fotografica di cui fa parte quest'immagine si trova qui: http://muceniskapot.nuovaalabarda.org/foto-21-ita.php  #10febbraio#foibe #GiornodelRicordo

E in questo libro interamente scansionato: 29 mesi di occupazione nella provincia di Lubiana (1946) http://www.diecifebbraio.info/2012/01/ventinove-mesi-la-documentazione-fotografica/  #10febbraio
Soprattutto, non puoi difenderti agitando lo spauracchio della querela per diffamazione contro la giornalista che racconta il tuo sfondone e contro la testata che pubblica il pezzo.
* Nicoletta Bourbaki è un gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico in rete e sulle false notizie a tema storico, nato nel 2012 durante una discussione su Giap, il blog di Wu Ming. Ne fanno parte storici, ricercatori di varie discipline, scrittori, attivisti e semplici appassionati di storia. Il nome allude al collettivo di matematici noto con lo pseudonimo collettivo «Nicolas Bourbaki» attivo in Francia dagli anni Trenta agli anni Ottanta del ventesimo secolo.
Il gruppo di lavoro ha all’attivo diverse inchieste – pubblicate su Giap – sulle manipolazioni neofasciste della Wikipedia in lingua italiana e sui falsi storici in tema di foibe. Tra i vari risultati, ha contribuito a smontare la bufala della cosiddetta «foiba di Rosazzo», altrimenti detta «foiba volante».
Per l’edizione on line della rivista Internazionale, in occasione del Giorno del Ricordo 2017, Nicoletta Bourbaki ha curato lo speciale La storia intorno alle foibe. Sul n.39 della rivista di studi storici Zapruder (gennaio-aprile 2016), in collaborazione con Lorenzo Filipaz, ha pubblicato l’articolo Wi Chi? Battaglie per il sapere in rete. In collaborazione con Tommaso Baldo, ha partecipato alla tavola rotonda Wikipedia e le scienze storiche, organizzata e pubblicata dalla rivista storica Diacronie.
Nicoletta Bourbaki è anche su Facebook.
 

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